Sono passati ormai cinque anni dal suo ultimo film ("Hellboy: The Golden Army") e nel frattempo chi poteva immaginarsi che Guillermo Del Toro stesse realizzando uno dei migliori film di fantascienza dell'anno? Ha rinunciato a dirigere "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" per questo film. Ha impiegato tre anni per realizzarlo e lo considera il suo sogno nel cassetto. Il titolo? "Pacific Rim".
"Pacific Rim" è tutto quello che si può desiderare per una titanica lotta tra maxi robot, chiamati Jaeger (cacciatore in tedesco) e mostruosi alieni/dinosauri, i Kaiju (in giapponese bestia strana) devastatori di intere città. Come dichiarato dallo stesso Del Toro, egli si è ispirato ai manga giapponesi, imitando mostri famosi come "Godzilla" e robot come quello dei "Power Rangers". Il suo è quindi un omaggio a questo mondo nipponico che lui ama e dal quale ha sempre tratto spunto per la realizzazione dei suoi film.
Se pensate di non andare a vedere questo splendido film poiché lo ritenete una tamarrata, beh, vi sbagliate di grosso. Infatti i robot e i mostri sono realizzati talmente bene da sembrare vere creature lottatrici. Il film non è un'esplosione dopo l'altra come avviene in "Transformers" di Michael Bay, anzi, esso è travolgente e coinvolgente, oltre che per nulla fastidioso o stancante. Inoltre gioca a suo favore anche la distribuzione delle scene d’azione durante tutta la durata del film. Essa è ben amalgamata e non stanca affatto. Il montaggio è talmente ottimo da far strepitare lo spettatore, risucchiato nell'azione prima e ansioso di vederne altra e altra ancora poi.
Ma "Pacific Rim" trova il suo più grande punto di forza negli effetti speciali e nella loro CGI. Le scene di combattimento sono magistrali ed emozionanti, così come tutti i monitor scientifici in cui viene sfruttato al meglio il 3D. Tutte le scene seppur del tutto fantasiose e paradossali sono però realistiche e, soprattutto, vive, trasmettendo eccitazione e intrattenendo in ogni loro singolo secondo.
Anche la CG (computer grafica) è sensazionale, con la costruzione virtuale di intere città e la loro successiva distruzione. Per non parlare poi dei mostri e dei robot, bellissimi e colossali. Dei dinoalieni mi è piaciuto molto il loro liquido blu elettrico proveniente dalle enormi fauci e anche i loro enormi corpi geneticamente modificati dalle radiazioni del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki (infatti sono presenti in fumetti fantascientifici giapponesi).
Naturalmente la componente più banale e scontata del film è la storia, come d'altronde in tutti gli altri film del genere. Questa però a differenza di altri presenta sprazzi brillanti e geniali e ciò che più mi ha intrigato e affascinato é stata l'idea del "drift", ossia del collegamento neurale dei due piloti a guida dello Jaeger. É stata un'ottima idea quella di Del Toro di mostrarci le motivazioni di alcuni personaggi proprio attraverso il drift, avvalorandone ancor di più l'importanza nella storia.
Per quanto riguarda i personaggi sono rimasto anche lì molto piacevolmente sorpreso. Mi aspettavo infatti per un film del genere dei protagonisti sciocchi e marginali alle vicende. Invece proprio grazie all'idea del drift divengono figure interessanti da analizzare e approfondire. Come é noto, Del Toro cerca in ogni suo film di caratterizzare ogni personaggio, dal più insignificante a quello più importante. Facendo così si è caratterizzato lui stesso, divenendo ormai l'unico in questa raffinata operazione. Ed é così che abbiamo un Charlie Hunnam (“Sons of Anarchy”) un po' orgoglioso, spaccone ma anche comprensivo e profondo, molto legato sentimentalmente alla morte del fratello durante una lotta marina contro un Kaiju. La sua interpretazione non è favolosa ma neanche scarsa. Per il ruolo che ha è più che sufficiente, forse svantaggiato dal tipo di personaggio, stereotipato e caricaturale.
I migliori in assoluto del film sono però lo straordinario Idris Elba ("Luthor","Prometheus") e l'attore feticcio di Del Toro Ron Perlman ("Hellboy", "Hellboy: The Golden Army"). Il primo interpreta un personaggio rigido e apparentemente freddo (infatti la sua uniforme è grigia) ma anche premuroso e sentimentale (forse solo un po' troppo eroe nella parte finale), mentre il secondo, seppure faccia una breve comparsa (per essere poi mangiato stupidamente da un Kaiju appena nato), interpreta un meschino, egoista e spudorato venditore d'organi Kaiju ad Hong Kong. Ron Perlman è fantastico in quanto diverte e inquieta al tempo stesso con discorsi e movimenti agghiaccianti. Ciò che più mi è piaciuto di Hannibal Chau (il personaggio che interpreta) è l'abbigliamento, rosso porpora con occhialini neri e scarpe eleganti ma molto kitsch (lamine d'oro sul collo). Il suo look è conforme alle insegne della città, per lo più rosse e gialle, sgargianti, eccentriche e abbaglianti in un'atmosfera così cupa e piovosa.
Il personaggio che invece mi ha meno emozionato e affascinato é stato quello di Mako Mori, interpretato dalla giapponese Rinko Kikuchi ("Babel", "The Brothers Bloom"). Già in Babel di Inarritu (amico sin dall'infanzia di Del Toro) non mi aveva stupito più di tanto, così come lo stesso film. Del Toro per me ha sbagliato a sceglierla per il ruolo di Mako Mori. Infatti questo personaggio soffre, sta male, ha perso i genitori ed è ancora troppo giovane per essere passata oltre la loro morte. I suoi ricordi si focalizzano solo su quell'evento (come mostratoci dal drift con Raleigh Becket/Charlie Hunnam), molto significativo per lei e per la sua esistenza. Invece il volto della Kikuchi è del tutto inespressivo e non traspare un minimo di sofferenza e dolore. È un personaggio passivo e blando. Non dico che lei sia un'attrice scarsa (se no non sarebbe stata candidata agli Oscar come migliore attrice non protagonista in "Babel"), ma penso che questo ruolo non sia quello adatto alle sue abilità recitative.
Invece due simpaticissime cartole sono i due scienziati Newton e Gottlieb, interpretati rispettivamente da Charlie Day ("Come ammazzare il capo ... E vivere felici", "Monsters Univeristy") e Burn Gorman ("Il cavaliere oscuro - Il ritorno", "The Pusher"). Seppure questi due siano anch'essi abbastanza stereotipati, essi sono simpatici e divertenti. E anche qui Del Toro dimostra di essere uno dei più grandi registi contemporanei. Egli infatti utilizza due personaggi buffi e ridicoli per sdrammatizzare, alterando a scene d'azione emozionanti e catastrofiche altre più leggere e piacevoli.
Mi è piaciuto moltissimo anche il fatto che Del Toro abbia ricreato l'atmosfera scura e piovosa di Hong Kong prendendo spunto da un altro capolavoro fantascientifico, "Blade Runner" di Ridley Scott. Le luci colorate e calde che squarciano l'oscurità del cielo ricordano molto quelle del film di Scott, con cartelloni pubblicitari e insegne luccicanti (vi ricorderete la ragazza cinese della Coca Cola in "Blade Runner").
L' ultimo appunto che posso fare riguarda la colonna sonora. Anch'essa si amalgama benissimo con il contesto e le vicende cui dona il suo ritmo incalzante e quasi epico. Se notate, ogni volta che ci viene mostrato uno Jaeger si sente una musica gloriosa e imponente, dando la carica non solo ai personaggi ma persino agli spettatori seduti sulla loro comoda poltrona.
Insomma, "Pacific Rim" di Guillermo Del Toro è un grandioso film fantascientifico, magistralmente realizzato, con effetti speciali stravolgenti e CG splendida. Il regista dimostra ancora una volta di avere una grande sensibilità e altrettanto talento. Egli riesce a coniugare bellezza e spettacolarità estetica a profonda caratterizzazione etica dei suoi personaggi, talvolta stereotipati ma mai scontati o superficiali. Quindi concludo dicendo che per chi ama il genere fantascientifico, "Pacific Rim" è luce per gli occhi, mentre chi invece no, forse è meglio che incominci ad apprezzarlo proprio a partire da questo film. Wow!
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