L'uomo che verrà |
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Un film di Giorgio Diritti.
Con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi.
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Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 117 min.
- Italia 2009.
- Mikado Film
uscita venerdì 22 gennaio 2010.
MYMONETRO
L'uomo che verrà ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Realismo dallo sguardo attonito
di matteobaldanFeedback: 9094 | altri commenti e recensioni di matteobaldan |
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domenica 11 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La ricostruzione degli Appennini bolognesi e della loro umanità terrigna che si esprime in emiliano stretto e sottotitolato, è ammirevole. A conferma della buona impressione fatta da il vento fa il suo giro, film d’esordio del cinquantenne regista bolognese con un passato in Ipotesi Cinema. Il senso di realismo è molto importante per Giorgio Diritti. Realismo inteso come realismo dello sguardo di un personaggio. Nell’uomo che verrà sono gli occhi di una bimba, Martina, che guardano senza comprendere la morte e la distruzione che la guerra comporta. Lo sguardo di Martina è accentuato dal fatto che non parla. Martina, 8 anni, è l’unica figlia di una famiglia di contadini. Ha smesso di parlare da quando, anni prima, ha perso il suo fratellino. Nel dicembre del 1943 la mamma rimane nuovamente incinta. Martina vive i 9 mesi di gravidanza nell’attesa del bimbo che verrà, mentre le operazioni di guerra di intensificano e le condizioni di vita degli abitanti di Monte Sole diventano sempre più difficili. La notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il piccolo viene al mondo. Intanto l’esercito tedesco dà il via a un’operazione militare volta a stroncare la resistenza partigiana infierendo sulla popolazione civile. All’uomo che verrà va il merito di essere riuscito ad affrontare un tema delicato come la strage di Marzabotto senza cadere nella retorica resistenziale: “Marzabotto preferì ferro, fuoco e distruzioni piuttosto che cadere all’oppressore…”, recita la motivazione per il conferimento della Medaglia d’Oro al valor militare nel 1946. La focalizzazione attraverso lo sguardo della bimba fa, tuttavia, di Marzabotto un simbolo astorico di tutte le guerre in cui periscono civili inermi e inconsapevoli, senza render conto delle ragioni di quel massacro che gli storici hanno appurato.
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