Simon Konianski |
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Un film di Micha Wald.
Con Jonathan Zaccaï, Popeck, Abraham Leber, Irène Herz, Nassim Ben Abdeloumen.
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Commedia,
durata 100 min.
- Belgio, Francia, Canada 2009.
- Fandango
uscita venerdì 9 aprile 2010.
MYMONETRO
Simon Konianski
valutazione media:
2,71
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Commedia popolare arguta, che si lascia guardaredi matteobaldanFeedback: 9094 | altri commenti e recensioni di matteobaldan |
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venerdì 16 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La critica che al Festival di Roma, sezione Extra, ha salutato con favore il film di Micha Wald deve aver subito tutto il fascino del politicamente scorretto che viene dell’ironia audace con cui il regista belga tratta temi tanto delicati come i dissidi in merito al conflitto israelo-palestinese, interni anche alla comunità ebraica, e l’eterno ripresentarsi dell’incubo della Shoah. Perché al di là della sublime autoironia, del sapersi fare le beffe anche delle proprie paure più radicate, se non inconsce, di cinema in Simon Konianski ce n’è davvero molto poco. E quando il cinema latita anche di una commedia arguta e gradevole rimane un’impronta assai labile. Film fortemente autobiografico, Simon – alterego del regista – , 35 anni, eterno adolescente, è stato da poco scaricato dalla donna della sua vita, una danzatrice goy (yiddish: chi non è ebreo). Ernest, suo padre è costretto ad ospitarlo, temporaneamente. Hadrien, il figlio di Simon, è appassionato dei terribili ricordi del nonno Ernest, ex-deportato. La convivenza forzata e la frequentazione coatta della famiglia d’origine – di cui fanno parte Maurice, l’anziano zio paranoico, e la zia Mala dalla parlantina facile – è fonte di continue tensioni che derivano dalla volontà di Simon di non essere o diventare come i suoi genitori. I punti della discordia sono abbastanza tipici di un certo ambiente ebreo: la bar-mitzvah, la scuola ebraica, la circoncisione, la ragazza non ebrea, ecc. Le tensioni si allentano e le fratture fra l’ebraismo secolarizzato di Simon e l’ebraismo tradizionale dei suoi iniziano a ricomporsi lungo il rocambolesco viaggio verso il paese ucraino dove il padre ha disposto di essere sepolto prima di morire. E’ un viaggio che ripropone il tema del nostos, del viaggio di ritorno, che è sempre anche un viaggio interiore attraverso le proprie paure e conflitti irrisolti. Viaggio che giunge al punto di massima intensità emotiva con la visita del lager di Majdanek, vicino a Lublino, dov’era stato rinchiuso il padre di Simon. A chi gli fa notare che molti l’hanno già paragonato a Woody Allen, Micha Wald risponde che il regista newyorkese è d’estrazione più borghese, lui più “artigiana”. E in effetti in Simon Konianski mancano i dialoghi irresistibili, ma soprattutto manca quel saper fare cinema che appartiene alle commedie di Allen. Ciò nonostante Simon Konianski è una commedia popolare girata con un linguaggio filmico molto elementare che, per quanto possa risultare un po’ troppo pretenziosa, si lascia guardare.
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