La mia generazione |
|
||||||||||
Un film di Wilma Labate.
Con Francesca Neri, Silvio Orlando, Claudio Amendola, Arnaldo Ninchi, Anna Melato.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 95 min.
- Italia 1996.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 12 settembre 1996.
|
|||||||||||
|
|||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ottimo film sugli "anni di piombo"di LorenzoFeedback: 0 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
sabato 12 novembre 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' uno dei pochi tentativi seri di elaborare in sede filmica il retaggio degli "anni di piombo": gli ex-rivoluzionari sono fotografati nella loro realtà umana, quella di vecchi ragazzi che, negli anni Settanta, progettavano attentati ed omicidi fra una festa ed una gita scolastica, senza la minima idea delle conseguenze devastanti che simili azioni avrebbero potuto avere sulle loro vite. Non solo le condanne penali ed i sensi di colpa attanagliano i sopravvissuti, ma nella misura in cui i carcerati possono ottenere sconti di pena solamente collaborando cogl'inquirenti e denuciando i compagni rimasti a piede libero, paura e rancore li dividono uno dall'altro. Braccio, il protagonista del film, è un uomo profondamente solo. Gli stessi carabinieri che lo deportano da un carcere all'altro, cercando di sfruttarne le povere speranze per farlo "parlare", non sono trasfigurati in prodi difensori delle istitituzioni democratiche né in biechi servi del capitalismo reazionario: sono individui qualunque, colle loro storie e le loro paure. Il loro capitano si rende perfettamente conto del carattere rivoluzionario di quegli anni e di come un'utopia politica potesse risultasse affascinante agli occhi di ventenni cresciuti nel clima dell'Italia degli anni Settanta, ma deve compiere il suo dovere e sfruttare la disperazione di Braccio per fargli denunciare i suoi ex-compagni. Il film rimane centrato sulle contraddizioni d'una rivoluzione abortita, che ha rovinato tante vite senza mai sfociare in una vera guerra civile (che per quanto feroce avrebbe potuto giustificare e dare un senso alle sofferenze che l'avevano preparata e che ne sarebbero risultate). Si tratta d'un film tipicamente italiano, a cavallo fra tristezza, malinconia e convinzione che la vita non ha alcun senso predefinito; lo si potrebbe forse paragonare a "Regalo di Natale" di Pupi Avati. Il suo unico difetto: una certa tendenza a trasvalutare il protagonista in una sorta di eroe tragico, smarrendo l'equilibrio che caratterizza la struttura complessiva del film. Le conclusioni sono spesso il luogo di simili "inciampi", e questa rappresenta forse il momento più debole d'un film altrimenti apprezzabilissimo.
[+] lascia un commento a lorenzo »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||