Non ci siamo. Kahn è troppo schifiltoso per sporcarsi davvero le mani con il nero abissale del genere e troppo sguaiato per riflettere con sufficiente lucidità sulle tensioni latenti e patenti della coppia. Né gioco al massacro psicologico né fatale deragliamento nei territori dell'assurdo, "Luci nella notte" (titolo vagamente sensazionalistico che tradisce lo scarno ed efficace "Feux rouges", "Semafori rossi") si apparenta, nell'ammiccante inconcludenza stilistica, all'ultima operina di Leconte, "Confidenze troppo intime", condividendone concessioni bozzettistiche e caricaturali sottotesti psicoanalitici. Proprio non ci siamo.
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francesco2
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domenica 13 marzo 2011
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leconte, kahn e.......
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Sicuramente quando vedi i film ti poni domande, però non so se sono d'accordo. Questo film ha una prima parte con occasioni sprecate ma anche con risvolti curiosi, nella seconda parte Kahn si preoccupa di più di non annoiare. Quanto a Leconte, non è certamente destinato avincere, ma resta anche la sensazione che non perda mai.
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gianleo67
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lunedì 24 marzo 2014
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severità...comprensibile
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Pur nelle irrisolte articolazioni della trama e nella insufficienza figurativa di alcune soluzioni visive sospese tra l'onirico ed il grottesco, il film mostra un gusto caustico nel mettere alla berlina le stanche dinamiche di un menage coniugale borghese arrivato (quasi) al capolinea e dove perfino i criminali più incalliti dovrebbero temerne di farne le spese.Senza questo retrogusto di feroce ironia (una volta si diceva 'la morale della storia') il tuo giudizio, benché troppo severo (nel cinema soprattutto nostrano si vede ben di peggio) appare più che comprensibile...
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