Last Days |
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Un film di Gus Van Sant.
Con Asia Argento, Kim Gordon, Lukas Haas, Ricky Jay, Harmony Korine.
continua»
Drammatico,
durata 97 min.
- USA 2005.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 maggio 2005.
MYMONETRO
Last Days
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film irrisoltodi enocFeedback: 0 |
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martedì 17 maggio 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimo capitolo di un'ipotetica "trilogia della rarefazione esistenziale", "Last Days" chiude, malamente, il discorso stilistico inizato con la secchezza desertica di "Gerry" (2002) e proseguito con l'impassibile pedinamento di "Elephant" (2003). All'ostilità minerale del primo e alla labirintica artificialità del secondo, Van Sant aggiunge adesso una natura umida e gorgogliante, evidente riparo regressivo dagli attacchi di una modernità insaziabile e rapace. Chiunque vuole vendere qualcosa: inserzioni pubblicitarie sulle Pagine Gialle, religione, la bellezza patinata e volgare di un video musicale letteralmente agghiacciante. Chiunque vuole qualcosa: la partecipazione di Blake ad una tournée di soli (?) 84 giorni, le sue scuse per essere diventato "un cliché del rock and roll", l'ascolto di un demo e l'aiuto per "rendere più personale" il verso di una canzone. Non esiste disinteresse, fatta eccezione per un cucciolo spaurito di gatto che Blake prende timidamente in collo senza riuscire a calmare, palese riflesso della sua fragilità e chiara proiezione del suo senso di colpa per la figlia lontana. E' proprio questo tenore simbolico a non convincere affatto: ogni passaggio narrativo è suscettibile di essere interpretato in chiave allegorica, in parabola morale, in esemplificazione. Il bagno nel fiume diventa allora una sorta di lavacro, l'intervento della madre si trasforma in pistolotto colpevolizzante, la fuga degli amici in emblema dell'indifferenza giovanile e i commenti televisivi nel consueto vaniloquio mediatico. I dialoghi poi, nell'apparente ed esibita insignificanza, veicolano un senso irrimediabilmente enfatico: il venditore di inserzioni tempesta Blake con una raffica di "d'accordo?" che spostano la comunicazione sul piano del contatto, sottolineandone la sostanziale ipocrisia; i gemelli mormoni si esprimono con un linguaggio di sapore fortemente biblico, precipitando nella caricatura macchiettistica e l'investigatore privato logorroico giunge addirittura a darci un suggerimento di lettura dell'intero film, parlando di una pellicola (di una vita?) che prima si cristallizza e poi implode. Ciò non toglie che, come avveniva in "Elephant", "Last Days" possieda un impianto visivo di esemplare rigore, merito anche della fotografia di Harris Savides, determinato nel desaturare la materia cromatica, infallibile nel seguire Blake con disperata esattezza e magistrale nel muovere la macchina da presa con implacabili, raggelanti carrellate. Ma al superbo controllo figurativo non corrisponde un altrettanto convincente prosciugamento morale: la sottrazione stilistica non è portata fino in fondo, l'enunciato contraddicendo, clamorosamente e irrimediabilmente, l'enunciazione. Un film irrisolto.
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