Zabriskie Point

Ho rivisto Zabrinsky Point nel 2025, 55 anni dopo la sua uscita quando lo vidi per la prima volta. L'impressione che mi ha fatto è completamente diversa. La storia è l'incontro tra due anime sole e asperdute nel mondo, un incontro che avviene non causalmente al di fuori e lontano dalla civiltà. Il deserto rappresenta la Natura. Una Natura brulla ma pur sempre accogliente, come a un certo punto dice Daria, rispetto a una civiltà basata sull'alienazione. L'amore è l'unica cosa che dà un senso alla loro vita e, credo, in qualche modo alla vita di tutti noi. Purtroppo dura l'espace d'un matin. Ciò che mi colpisce sempre nei film di Antonioni è questo sguardo oggettivo sul mondo, sembra che lui sia lì per scrutare il mondo e registrare i fatti senza intervenire. Il giudizio lo diamo noi sulla base di quello che lui ci fa vedere. Che bisogno c'era, ad esempio, per i poliziotti di uccidere Mark? Alla fine è un film che mette tristezza: per quanto i due protagonisti cerchino di sottrarsi alla morsa di una civiltà alienata, la loro sorte è in un caso (Mark)  la morte, e nell'altro (Daria) forse la presa di coscienza e il rifiuto di sottomettersi a tale ingranaggio mostruoso. Non è tanto un film sulla contestazione e neppure uno sulla violenza e sulla repressione dei sentimenti che fa la società capitalistica. Quanto piuttosto un film sulla solitudine e sull'alienazione dell'uomo e sull'impossibilità di trovare un senso se nell'amore e per istanti che subito svaniscono.