Super 8 |
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Un film di J.J. Abrams.
Con Kyle Chandler, Elle Fanning, Joel Courtney, Gabriel Basso, Noah Emmerich.
continua»
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- USA 2011.
- Universal Pictures
uscita venerdì 9 settembre 2011.
MYMONETRO
Super 8 ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Spettacolo impeccabile intorno al vuoto nostalgico
di Matteo_MoscardaFeedback: 511 | altri commenti e recensioni di Matteo_Moscarda |
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domenica 26 marzo 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Super 8" (2011), scritto e diretto da J. J. Abrams, è un videogioco quasi perfetto, ben confezionato, con dentro tutto ma proprio tutto senza trasudare horror vacui, e nonostante questo tutto rimane un eccellente esercizio di stile, o forme un omaggio di Abrams a Spielberg nell’ottica di un futuro passaggio di testimone (Spielberg è del ’46, Abrams del ’66, prima o poi, almeno per una ventina d’anni, dovrà pur rimpiazzarlo). Prima di "Stranger Things" (2016), anche se meno leccato e “telefonato” di "Stranger Things", "Super 8" ha proposto con enorme consapevolezza un cinema di cliché visivi e contenutistici, qualcosa che ricorda l’approccio di Midjourney alle immagini. Già il titolo orrendo è una dichiarazione di intenti, o meglio, un’ammissione delle priorità: la nostalgia, il focus sulle specificità degli anni Ottanta, e soltanto in secondo luogo una storia qualsiasi. Tant’è che questa storia non brilla per originalità. C’è un alieno che vuole tornare a casa. I militari americani sono cattivi e lo trattengono per studiarne la tecnologia. Un rapporto conflittuale con il padre, anzi no, due! La madre morta. Il gruppetto di amici quattordicenni alla Goonies. Tutti gli ingredienti sono misurati con precisione encomiabile. Ma cosa succede durante il film? Niente. Esplosioni, incidenti e inseguimenti, per 112 minuti. Il film ha inizio con un’esplosione-incidente spettacolare e va avanti così quasi senza sosta, per 112 minuti. Ma il controllo registico e testuale è tale che la sottotrama della madre morta, sintetizzata oltre ogni limite, riesce persino a commuovere, per i pochi secondi che le sono dedicati. Poi però si torna all’obiettivo principale: una combinazione tra ottovolante e dimostrazioni di quel manierismo premiabile molto ben rappresentato dai movimenti di camera, frutto di tanto studio per emulare quelli tipici degli anni Ottanta (vedi scena in cui i due ragazzini prendono a spallate la porta del garage). Chapeau. A latere: bisognerebbe sottoscrivere una petizione globale contro una rappresentazione stereotipata e razzista degli alieni-mostri: da Predator in poi (Alien no, Alien era ancora un predatore puro) fanno tutti lo stesso verso, hanno gli stessi colori, la faccia gli si apre e chiude nello stesso modo, hanno tecnologie sempre più impossibili (quella vista in "Super 8" è veramente ridicola, soprattutto per come si manifesta nell’ultima scena), sono antropomorfi, si muovono a scatti, denotano un’intenzionalità da papà-che-si-finge-mostro-con-il-figlio, ovvero urlano, ringhiano prima di attaccare, usano gli arti anteriori per spaventare (tutte cose che fanno anche i dinosauri da “Jurassic Park” in poi, guarda caso), e mai, mai, mai una volta che abbiano un comportamento davvero animale (i coccodrilli attaccano in silenzio, i predatori non vogliono spaventare le prede, le vogliono mangiare), oppure un comportamento alieno, a noi del tutto incomprensibile (un caso molto interessante di risposta a questi interrogativi è costituito da “Arrival”). Un’ultima riflessione: "Super 8" è un film a suo modo perfetto, e piacerà tantissimo a chi non conosce tutti i riferimenti e gli archetipi, a chi è nato dal 1990 in poi; al contempo è un film che sfrutta l’elemento nostalgico per richiamare un altro comparto di spettatori più vecchi (vedi i commenti su MyMovies), che saranno contenti di rivivere un certo tipo di emozioni. Da bravo oggetto mainstream con elementi midcult, "Super 8" riesce ad accontentare tutti, dando ai giovani un intrattenimento che è una versione perfezionato di cose che sono esistite mille volte ma non passano su Netflix, e ai vecchi un’ipocrita pacca sulla spalla (leggi: un prodotto perfettamente confezionato quanto vuoto, privo di idee sue proprie).
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