mara baraldo
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sabato 6 giugno 2009
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giovanni busacca...
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Che dire, UN CAPOLAVORO! Se il cinema è una forma d'arte, "La grande guerra" ne è la sua espressione piu' sublime.
Un perfetto mix di buoni sentimenti, ironia, comicità, storia, eroismo; il tutto diretto con maestria e rara sensibilità.
Tutti gli attori, dai protagoniti(splendidi Gassman e Sordi) alle comparse, con le loro toccanti e semplici storie, che si incontrano e si intrecciano grazie e per colpa della prima guerra mondiale, commuovono e coinvolgono lo spettatore di ieri, oggi e domani; gli fanno capire che cosa terribile è la guerra, ma fanno capire anche che in fondo la guerra è fatta dagli uomini, con tutti i suoi limiti: meschinità, viltà, ma anche i suoi meriti: coraggio, generosità, partecipazione.
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Che dire, UN CAPOLAVORO! Se il cinema è una forma d'arte, "La grande guerra" ne è la sua espressione piu' sublime.
Un perfetto mix di buoni sentimenti, ironia, comicità, storia, eroismo; il tutto diretto con maestria e rara sensibilità.
Tutti gli attori, dai protagoniti(splendidi Gassman e Sordi) alle comparse, con le loro toccanti e semplici storie, che si incontrano e si intrecciano grazie e per colpa della prima guerra mondiale, commuovono e coinvolgono lo spettatore di ieri, oggi e domani; gli fanno capire che cosa terribile è la guerra, ma fanno capire anche che in fondo la guerra è fatta dagli uomini, con tutti i suoi limiti: meschinità, viltà, ma anche i suoi meriti: coraggio, generosità, partecipazione.
Vorrei soffermarmi sulla figura di Giovanni Busacca interpretato dal magnifico Vittorio Gassman.
Giovanni Busacca, spesso accusato insieme al suo amico Oreste Jacovacci di codardia.
No, non è vero, Giovanni non è un vile, è solo vittima suo malgrado di eventi piu' grandi di lui; catapultato dalla prigione, direttamente in prima linea, con un fucile in mano, contro un nemico, a combattere una guerra di cui probabilmente non conosce nè il motivo, nè il fine, una guerra che non sente e per la quale gli chiedono la vita, unico bene rimastogli. E' chiaro che in quel contesto l'unico suo pensiero è di salvare la pelle, scappando di fronte al pericolo, pagando pur di non affrontare missioni pericolose.
Quando viene catturato dagli austriaci ed è costretto a rivelare il luogo esatto in cui si sta costruendo il ponte di barche, Giovanni quasi cede; il generale però lo deride, lo tratta con sufficienza, dice che non ha coraggio nè fegato, in quell'istante ferito e umiliato nel suo orgoglio, nel suo amor proprio, si risveglia l'Uomo: " e mi te disi un bel nient! Facia de merda!"
Giovanni, figlio di N.N., avanzo di galera, ignorante e rozzo, scarto della società, si riscatta, ma va incontro alla morte, non per salvare i suoi compagni, non per proteggere un segreto militare, nè tantomeno per amor di patria, ma per difendere un bene piu' prezioso della sua stessa vita: la sua dignità.
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[+] amore
(di zippomovies)
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dino
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venerdì 4 maggio 2007
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fantastico!
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Cosa dire di questo film? Tutto è stato già scritto e sottolineato ma forse è bene ribadire come un'opera che lascia spazio alla riflessione sia comunque da preferire a film "vuoti".
Vuoi la capacità del regista di trasmettere quel giusto mix di riso amaro allo spettatore, vuoi la corrispondenza dei luoghi teatro della storia con quelli del tremendo conflitto mondiale, vuoi l'interpretazione memorabile di due geni della cinematografia mondiale come Alberto Sordi e Vittorio Gassman, la Grande Guerra rimane, come ha detto lo stesso Sordi, il film più bello che abbia mai toccato il tema della guerra.
Per quanto mi riguarda è una pellicola che ho visto per la prima volta a nove anni in una di quelle belle serate in cui la RAI trasmetteva "il cinema"; ho continuato a vederlo fino ad ora che di anni ne ho 39 ed ogni volta, con mia sorpresa, mi avvince, mi commuove e mi lascia basito per la sua immensa capacità di coinvolgimento.
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Cosa dire di questo film? Tutto è stato già scritto e sottolineato ma forse è bene ribadire come un'opera che lascia spazio alla riflessione sia comunque da preferire a film "vuoti".
Vuoi la capacità del regista di trasmettere quel giusto mix di riso amaro allo spettatore, vuoi la corrispondenza dei luoghi teatro della storia con quelli del tremendo conflitto mondiale, vuoi l'interpretazione memorabile di due geni della cinematografia mondiale come Alberto Sordi e Vittorio Gassman, la Grande Guerra rimane, come ha detto lo stesso Sordi, il film più bello che abbia mai toccato il tema della guerra.
Per quanto mi riguarda è una pellicola che ho visto per la prima volta a nove anni in una di quelle belle serate in cui la RAI trasmetteva "il cinema"; ho continuato a vederlo fino ad ora che di anni ne ho 39 ed ogni volta, con mia sorpresa, mi avvince, mi commuove e mi lascia basito per la sua immensa capacità di coinvolgimento.
CAPOLAVORO
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erre
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martedì 4 marzo 2008
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i grandi del cinema italiano
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Giovanni Busacca (Vittorio Gasman) è un furbo e sfaticato ragazzotto milanese che viene chiamato alle armi dall' esercito italiano. All' aruolamento conosce (sfortunatamente) il soldato Oreste Jacovacci (Alberto Sordi), romano di origini e finto-duro di natura. Mandati al fronte insieme, i due non si sopportano a causa delle continue burle e discussioni, ma una cosa li acomuna, la loro codardia. Qusto difetto, a lungo andare, si trasforma in una fortuna che gli permette di superare molte situazioni difficili. Tra i due, nel frattempo, si è instaurata una sorta di amicizia che, però, entrambi, non vogliono far trasparire. Mandati in licenza, pensano che tutto sia finito ma gli austriaci sono dietro l' angolo.
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Giovanni Busacca (Vittorio Gasman) è un furbo e sfaticato ragazzotto milanese che viene chiamato alle armi dall' esercito italiano. All' aruolamento conosce (sfortunatamente) il soldato Oreste Jacovacci (Alberto Sordi), romano di origini e finto-duro di natura. Mandati al fronte insieme, i due non si sopportano a causa delle continue burle e discussioni, ma una cosa li acomuna, la loro codardia. Qusto difetto, a lungo andare, si trasforma in una fortuna che gli permette di superare molte situazioni difficili. Tra i due, nel frattempo, si è instaurata una sorta di amicizia che, però, entrambi, non vogliono far trasparire. Mandati in licenza, pensano che tutto sia finito ma gli austriaci sono dietro l' angolo. Rimandati in prima linea, con un altro colpo di fortuna, riescono a scampare nuovamente all' ennesimo terribile attacco delle truppe alleate, non sapendo, però, che quello sarebbe stato, in realtà, l' inizio della fine...
Staordinaro capolavoro, un inno alla vita e all' amicizia e una seria e, a volte cruda, denuncia contro la guerra. Sentimenti e colpi di scena si specano e il ritmo è decisamente sostenuto. Una straordinaria pellicola firmata da un grandissimo regista e interpretata in maniera maggistrale da (parere personale) due dei cinque migliori attori italiani di sempre
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[+] bello
(di franc)
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alb83
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venerdì 21 luglio 2006
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film unico
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La commedia all'italiana all'apice. Il picco più alto di una tendenza che ha fatto scuola, di un modo di ridere della vita e della morte. Al pari de "il sorpasso" di Dino Risi il film più grandioso di quest'epoca d'oro.
La guerra raccontata con sarcasmo (spesso), con obiettività (sempre), con malinconia (qualche volta)..la guerra a cui non partecipano solo gli eroi..la guerra di tutti, dei più poveri, dei più deboli e perchè no dei più vigliacchi.
Oreste Jacovacci (Sordi) e Giovanni Busacca (Gassman) sono due scansafatiche, appena possono scansare il pericolo spariscono, cercano di evitare ogni situazione difficile. Ci fanno vedere la parte più umana della cosa più disumana che l'uomo abbia creato (la guerra) e al tempo stesso muoiono in maniera epica.
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La commedia all'italiana all'apice. Il picco più alto di una tendenza che ha fatto scuola, di un modo di ridere della vita e della morte. Al pari de "il sorpasso" di Dino Risi il film più grandioso di quest'epoca d'oro.
La guerra raccontata con sarcasmo (spesso), con obiettività (sempre), con malinconia (qualche volta)..la guerra a cui non partecipano solo gli eroi..la guerra di tutti, dei più poveri, dei più deboli e perchè no dei più vigliacchi.
Oreste Jacovacci (Sordi) e Giovanni Busacca (Gassman) sono due scansafatiche, appena possono scansare il pericolo spariscono, cercano di evitare ogni situazione difficile. Ci fanno vedere la parte più umana della cosa più disumana che l'uomo abbia creato (la guerra) e al tempo stesso muoiono in maniera epica.
Il sergente si rivolge ad un militare: "Anche questa volta quei due se la sono scampata..". L'inquadratura successiva vede i soldati che marciano dopo aver difeso il loro territorio e in primo piano Oreste e Giovanni, distesi uno sull'altro, inermi..questa vittoria è anche un pò loro..sicuramente lo è di Monicelli
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(di anonimo.)
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chriss
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giovedì 7 ottobre 2010
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capolavoro tragicomico: imperdibile...
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La Grande Guerra, di Mario Monicelli, è uno dei tanti capolavori del cinema nostrano di quegli anni. E' un film di guerra, vissuta attraverso le avventure di due uomini comuni (anche il contorno non si presenta male, specialmente Bordin, Costantina e Giacomazzi) che non hanno nulla a che vedere con la stessa e che, alla prima occasione, fuggono di fronte alle avversità ostili. Premiato col Leone d' oro al Festival di Venezia nel lontano 1959, venne nominato all' Oscar per il miglior film straniero. L' opera del regista, una commedia tragica (o una tragica commedia) che esalta da una parte la bontà di cuore ed il coraggio e dall' altra la paura e la vigliaccheria, è soprattutto una latente denuncia alla guerra, portatrice di follia, morte ed orrore.
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La Grande Guerra, di Mario Monicelli, è uno dei tanti capolavori del cinema nostrano di quegli anni. E' un film di guerra, vissuta attraverso le avventure di due uomini comuni (anche il contorno non si presenta male, specialmente Bordin, Costantina e Giacomazzi) che non hanno nulla a che vedere con la stessa e che, alla prima occasione, fuggono di fronte alle avversità ostili. Premiato col Leone d' oro al Festival di Venezia nel lontano 1959, venne nominato all' Oscar per il miglior film straniero. L' opera del regista, una commedia tragica (o una tragica commedia) che esalta da una parte la bontà di cuore ed il coraggio e dall' altra la paura e la vigliaccheria, è soprattutto una latente denuncia alla guerra, portatrice di follia, morte ed orrore. La Prima Guerra Mondiale (La Grande Guerra, appunto), scoppiata per motivi economici, politici e sociali, venne combattuta dal 1915 al 1918: provocò milioni di dispersi, feriti e morti. Protagonisti incontrastati di questo magnifico film sono il romano Oreste Jacovacci ed il milanese Giovanni Busacca, rispettivamente interpretati da Alberto Sordi e da Vittorio Gassman, due mostri sacri della commedia all' italiana. Non a caso vinsero entrambi il David di Donatello come migliori attori protagonisti. Anche se preferisco l' Albertone Nazionale (romano come me) nei panni di un vigliacco qualunque, devo ammettere che Gassman si cala benissimo nel ruolo del fannullone. E' memorabile il ghigno di sfida di Busacca al capitano austriaco, che con una battuta infelice lo aveva liquidato con disprezzo. La Grande Guerra, perfettamente ricostruita dal punto di vista storico da Monicelli e da tutta la produzione, si avvale inoltre di un altro cast di grandi attori, a cominciare da Silvana Mangano nella parte di Costantina, una prostituta abbordata di notte dal Busacca. Bravi lo saranno anche Ferruccio Amendola, Romolo Valli, Nicola Arigliano, Bernard Blier e Folco Lulli, solo per citarne alcuni. Ci sono diverse scene comiche che vanno ricordate con piacere: Alberto Sordi che sfotte i presunti prigionieri, che tocca il seno di una donna in procinto di partire o che se la prende con una sentinella amica che gli aveva sparato; infine la gallina che passa dalla parte del nemico con una fucilata e la padella che diventa una groviera. La Grande Guerra è anche la storia di una grande amicizia, nata (male) prima di partire per il fronte. Già dalle prime battute s' intuisce che i due buoni a nulla, anche se completamente diversi, finiranno la loro avventura insieme. Jacovacci e Busacca sono infatti dei lavativi, dei rammolliti, degli scansafatiche, travolti da un evento (gigantesco) che non accettano, che non comprendono e a cui non vogliono assolutamente partecipare. E' emblematica la scena del soldato austriaco che se ne stà da solo e che dovrebbe essere facilmente eliminato dai due amici con una fucilata. Invece di far ciò, esitano troppo, finché qualcun altro non lo fa al posto loro. "Famoje beve almeno prima er caffè", dirà Jacovacci. Per ben due volte riusciranno a scampare al pericolo della morte, sempre in agguato in tali circostante (le trincee). La terza volta non la scampano, anche se sarà diverso il modo di morire. Mentre Busacca affronterà la morte da eroe, redimendo così tutti i suoi peccati, Jacovacci morirà da eroe vigliacco. "Ma che séte matti? aoh, ma che s'ammazza così 'a gente? Io so' un vijacco, lo sanno tutti", dirà Jacovacci prima di raggiungere il suo amico. Il loro modo un pò ambiguo di riscattarsi non sarà del tutto vano. Il film, che avrebbe meritato l' Oscar, è un monumento del nostro amato cinema. Io l' ho conservato nella mia collezione privata. Assolutamente imperdibile. Palmieri Christian...
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giorgio
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lunedì 18 agosto 2008
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un pò bertoldo, un pò 'libro cuore'
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Il film "la grande guerra" è un film complesso, che risente indubbiamente del tempo (anni '50).
Il film è incentrato su un paradosso: Sordi e Gassman sono il prototipo del soldato italiano contadino, il tipo Bertoldo, che non è certo educato in senso 'nazionale', che è del tutto scettico sul significato politico della guerra, ma che, alla fine, un atavico istinto di lealtà li porta a non tradire il proprio corpo, a tacere un'informazione decisiva per la vittoria e a morire (suo malgrado) da eroi. La morale della favola è semplice: c'è più eroismo nel soldato semplice ignorante che ha subito la guerra, piuttosto che nel borghesuccio che magari ha manifestato per l'intervento (vedi il tenente frustrato, Mario Valdemarin, con le sue angherie verso i soldati semplici: un 'nonno' ante litteram non c'è che dire!).
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Il film "la grande guerra" è un film complesso, che risente indubbiamente del tempo (anni '50).
Il film è incentrato su un paradosso: Sordi e Gassman sono il prototipo del soldato italiano contadino, il tipo Bertoldo, che non è certo educato in senso 'nazionale', che è del tutto scettico sul significato politico della guerra, ma che, alla fine, un atavico istinto di lealtà li porta a non tradire il proprio corpo, a tacere un'informazione decisiva per la vittoria e a morire (suo malgrado) da eroi. La morale della favola è semplice: c'è più eroismo nel soldato semplice ignorante che ha subito la guerra, piuttosto che nel borghesuccio che magari ha manifestato per l'intervento (vedi il tenente frustrato, Mario Valdemarin, con le sue angherie verso i soldati semplici: un 'nonno' ante litteram non c'è che dire!).
Purtroppo, in questo è anche il limite del film che indulge ad un certo sentimentalismo da 'libro cuore' nella rappresentazione della vita di guerra, occultando il lato decisamente crudo della guerra (oggi riscoperto). Il maggiore torto del film, in particolare, sta nel passare sotto silenzio il significato (indubbio) di guerra civile-sociale che la guerra manifestò e che fu alla base del protrarsi delle lacerazioni tra interventisti e neutralisti anche nel dopoguerra (con lo sbocco prima del 'biennio rosso' e poi nel fascismo). La guerra fu percepita come una guerra civile, perchè a subirne il carico erano per lo più i contadini, mentre gli operai cittadini godevano di alcune esenzioni. Colpevolmente, nel film si tace sulle esecuzioni sommarie di Cadorna, che reagiva col terrorismo al sospetto che la base sociale contadina potesse reagire con il sabotaggio e la diserzione.
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[+] grazie, giorgio
(di gorilla75)
[ - ] grazie, giorgio
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filippo catani
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giovedì 10 maggio 2012
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guerra all'italiana
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Un soldato romano e uno lombardo si incontrano al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. I due si erano già incontrati in precedenza quando il romano aveva fregato il lombardo che gli aveva dato dei soldi per evitare di partire. I due vivranno la guerra con paura (perchè tutt'altro che coraggiosi) e vivranno sia esperienze terribili ma anche qualche momento più leggero fino al riscatto finale.
Meraviglioso capolavoro di Monicelli che racconta splendidamente la guerra come solo i grandi hanno saputo fare. Certo quando si hanno a disposizione due attori protagonisti del calibro di Sordi e Gassman tutto potrebbe apparire più facile ma non è così.
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Un soldato romano e uno lombardo si incontrano al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. I due si erano già incontrati in precedenza quando il romano aveva fregato il lombardo che gli aveva dato dei soldi per evitare di partire. I due vivranno la guerra con paura (perchè tutt'altro che coraggiosi) e vivranno sia esperienze terribili ma anche qualche momento più leggero fino al riscatto finale.
Meraviglioso capolavoro di Monicelli che racconta splendidamente la guerra come solo i grandi hanno saputo fare. Certo quando si hanno a disposizione due attori protagonisti del calibro di Sordi e Gassman tutto potrebbe apparire più facile ma non è così. Splendida è anche l'alternanza dei registri passando da parti spiccatamente drammatiche (il soldato ucciso che portava l'ordine di augurare alle truppe Buon Natale) a parti più leggere (la padella che viene fatta bucare dai proiettili austriaci per poter cucinare le caldarroste). E poi come non citare alcune battute meravigliose (eh se la patria la difendessero solo i buoni povera patria) e la drammatica rappresentazione della guerra al fronte tra ufficiali incompetenti e mezzi praticamente nulli (se vinciamo questa guerra con così poco siamo proprio un grande esercito). Insomma un ritratto tagliente e sagace della "guerra all'italiana" e di due suoi protagonisti tutt'altro che eroici (divertentissima la scena quando i due scappano davanti a quella che credono una bomba a mano ma che in realtà è un calamaio) ma che sanno essere anche molto umani quando ad esempio aiutano la moglie con numerosi figli di un soldato recentemente morto. E poi il riscatto finale quando davanti ad una estrema prova tireranno fuori il proprio coraggio e la propria dignità. E poi è una vera delizia vedere duettare Gassman e Sordi che paiono veramente fatti apposta per spalleggiarsi a vicenda. Film giustamente pluripremiato e assunto ormai nell'Olimpo del cinema italiano e internazionale.
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ettores
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lunedì 17 ottobre 2011
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capolavoro neorealista di monicelli
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In questo film un grande Monicelli cerca di smitizzare la figura del soldato-eroe avvalendosi delle straordinarie e geniali interpretazioni rese da Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Il soldato non è visto più come un giovane "cuor di leone" che non ha paura di niente e di nessuno e disposto a sacrificarsi per la patria, ma come un povero vigliacco che cerca in tutti i modi di scansare i pericoli che la guerra comporta e di salvare la propria vita. Anche se tuttavia un inaspettato finale lascia tutti a bocca aperta e fa riflettere molto, riprendendo la vecchia tematica del senso di appartenenza non più però in questo caso alla propria nazione , ma all'intera umanità.
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In questo film un grande Monicelli cerca di smitizzare la figura del soldato-eroe avvalendosi delle straordinarie e geniali interpretazioni rese da Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Il soldato non è visto più come un giovane "cuor di leone" che non ha paura di niente e di nessuno e disposto a sacrificarsi per la patria, ma come un povero vigliacco che cerca in tutti i modi di scansare i pericoli che la guerra comporta e di salvare la propria vita. Anche se tuttavia un inaspettato finale lascia tutti a bocca aperta e fa riflettere molto, riprendendo la vecchia tematica del senso di appartenenza non più però in questo caso alla propria nazione , ma all'intera umanità. Infatti Monicelli nel corso del film vuole far emergere un ideale non più nazionale e patriottico, ma universale. Soprattutto questo si può ben vedere quando il soldato Oreste Jacovacci (Alberto Sordi) si esprime con la famosa frase: "Tutti fratelli, siamo tutti fratelli!!" e quando un momento prima di essere ucciso, assistendo all'esecuzione dell'amico e compagno d'armi Giovanni (Vittorio Gassman), grida al capitano austriaco: "Ma voi siete matti!!! Che si ammmazza così la gente?!".
In sintesi, per concludere, possiamo definire "La Grande Guerra" di Monicelli uno dei più grandi capolavori del neorealismo italiano.
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il cinefilo
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giovedì 4 novembre 2010
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la grande guerra secondo mario monicelli
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Il film racconta la storia di due soldati italiani(interpretati da Vittorio Gassman e dal geniale Alberto Sordi)che finiscono al fronte,durante la prima guerra mondiale(durata dal 1914 al 1918)dove cercano in ogni modo di evitare gli scontri con il nemico e la storia avrà,alla fine,un risvolto tragico ma,contemporaneamente,anche eroistico.
il regista Mario Monicelli(anche sceneggiatore insieme a Age Scarpelli e Luciano Vincenzoni)riflette sugli orrori del primo conflitto mondiale(il regista Stanley Kubrick affronta lo stesso argomento,in uno dei suoi capolavori,con un intensità drammatica che appare esattamente l'opposto dell'opera in questione)descrivendone la stupidità e l'assurdità.
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Il film racconta la storia di due soldati italiani(interpretati da Vittorio Gassman e dal geniale Alberto Sordi)che finiscono al fronte,durante la prima guerra mondiale(durata dal 1914 al 1918)dove cercano in ogni modo di evitare gli scontri con il nemico e la storia avrà,alla fine,un risvolto tragico ma,contemporaneamente,anche eroistico.
il regista Mario Monicelli(anche sceneggiatore insieme a Age Scarpelli e Luciano Vincenzoni)riflette sugli orrori del primo conflitto mondiale(il regista Stanley Kubrick affronta lo stesso argomento,in uno dei suoi capolavori,con un intensità drammatica che appare esattamente l'opposto dell'opera in questione)descrivendone la stupidità e l'assurdità.
I due protagonisti principali affrontano la guerra da"codardi"e recuperano"l'onore"solamente negli ultimi istanti prima della fucilazione per mano degli austriaci(avendoli sfidati apertamente uno da eroe e l'altro da"codardo")anche se l'esercito italiano,uscito vittorioso,non verrà mai a conoscenza di questo gesto di coraggio.
Oltrepassando,in ogni caso,qualsiasi possibile discussione sulla natura estetico-ideologica del film la vera importanza de LA GRANDE GUERRA si trova nella tecnica completamente innovativa,che si regge unicamente sull'immaginario della classica commedia all'italiana,utilizzata per raccontare una delle più grosse tragedie del 20°secolo e infatti,inevitabilmente,all'epoca,non tutti apprezzarono immediatamente la pellicola e,al contrario,tentarono di sabotarne la produzione(affidata a Dino De Laurentiis).
Questo capolavoro(che sotto alcuni aspetti può rivelarsi discutibile ma,in ogni caso,rimane,nel bene o nel male,una pietra miliare assoluta del nostro cinema)può vantare una galleria di strepitosi personaggi secondari tra i quali spicca la ragazza(interpretata dall'attrice Silvana Mangano)e,tra le numerose scene divertenti(molte delle quali sono un magnifico connubio tra dramma e comicità)rimane memorabile la sequenza della sfida tra gli austriaci e gli italiani per il possesso di una gallina.
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muttley72
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venerdì 2 agosto 2013
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ottimo film, non retorico, ma non antipatriottico
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In questo film due soldati italiani (uno del nord, l'altro di Roma) tentano di sopravvivere alla 1° G.M. dopo aver inutilmente cercato di non essere inviati in prima linea: essendo 2 dei tanti militari che rischiano la pelle senza però primeggiare in quanto ad eroismo, i due si ingegnano continuamente per salvare la propria pelle. Alla fine del film, catturati ed accusati di essere spie, verranno fucilati dagli austraci pur di non rivelare l'ubicazione di un ponte di barche. Un impeto di orgoglio impedirà ai due di venire a patti con l'ufficiale austriaco che gli offriva sava la vita in caso di collaborazione.. Questa commedia (a tratti commuovente), la cui sceneggiatura è firmata "Age -Scarpelli", non si limita dunque a descrivere (solo) la Grande Guerra, ma anche (.
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In questo film due soldati italiani (uno del nord, l'altro di Roma) tentano di sopravvivere alla 1° G.M. dopo aver inutilmente cercato di non essere inviati in prima linea: essendo 2 dei tanti militari che rischiano la pelle senza però primeggiare in quanto ad eroismo, i due si ingegnano continuamente per salvare la propria pelle. Alla fine del film, catturati ed accusati di essere spie, verranno fucilati dagli austraci pur di non rivelare l'ubicazione di un ponte di barche. Un impeto di orgoglio impedirà ai due di venire a patti con l'ufficiale austriaco che gli offriva sava la vita in caso di collaborazione.. Questa commedia (a tratti commuovente), la cui sceneggiatura è firmata "Age -Scarpelli", non si limita dunque a descrivere (solo) la Grande Guerra, ma anche (.......come queste intelligenti commedie sono solite fare) alcuni "difetti" tipici degli italiani (anche di oggi).....che forse sono luoghi comuni, ma hanno più di un fondo di verità...es. la furbizia, le raccomandazioni, ecc.
Ho letto che all'epoca dell'uscita il film venne contestato per essere anti-patriottico e fu accusato di mancare di rispetto ai soldati italiani....non sono d'accordo perchè il modo ed il tono con cui la pellicola si esprime sono entro i limiti della correttezza e poi.... sotto sotto questi autori ed il regista (tutti di sinistra) danno al film un "tocco" addirittura patriottico al film, senza però attenersi troppo alla retorica. Inoltre gli austriaci sono rappresenati come spietati e cinici nemici (qui forse con una rappresentazione troppo banalizzata, affidata all'attore caratterista specializzato a fare il "crucco" di turno).
Film con un'ottima sceneggiatura, ben diretto (da Monicelli) e con 2 attori stra-noti per la loro bravura (Gassman e Sordi)....film quindi da 4-5 stelle. Film girato in bianco e nero.
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