antonello villani
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lunedì 13 marzo 2006
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la guerra di mario
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Bambini difficili quelli della periferia napoletana. Antonio Capuano, regista con un occhio alla città ed un altro alla camorra, ha più volte raccontato ragazzini emarginati, dediti a scippi e rapine, talvolta uccisi e gettati via come spazzatura. Dal suo esordio del ‘91 con “Vito e gli altri” sino a “Pianese Nunzio 14 anni a maggio”, la sua filmografia è piena di “muschilli” che si macchiano di crimini perché nelle zone ad alto rischio la violenza è la regola. Ispirato ad un fatto realmente accaduto, “La guerra di Mario” ritorna nei quartieri dormitorio di Ponticelli e Barra per raccontare la storia di un bambino strappato alla madre naturale ed affidato ad una coppia della buona borghesia.
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Bambini difficili quelli della periferia napoletana. Antonio Capuano, regista con un occhio alla città ed un altro alla camorra, ha più volte raccontato ragazzini emarginati, dediti a scippi e rapine, talvolta uccisi e gettati via come spazzatura. Dal suo esordio del ‘91 con “Vito e gli altri” sino a “Pianese Nunzio 14 anni a maggio”, la sua filmografia è piena di “muschilli” che si macchiano di crimini perché nelle zone ad alto rischio la violenza è la regola. Ispirato ad un fatto realmente accaduto, “La guerra di Mario” ritorna nei quartieri dormitorio di Ponticelli e Barra per raccontare la storia di un bambino strappato alla madre naturale ed affidato ad una coppia della buona borghesia. Valeria Golino –l’attrice napoletana ci regala un’interpretazione viscerale- e Marco Grieco sono i protagonisti di due mondi inconciliabili: quello pulito ed istruito dei quartieri bene e quello popolare ed incline al crimine delle periferie degradate. Così Giulia e Sandro hanno un bel da fare per farsi accettare dal piccolo Mario, cercano un linguaggio comune sconfinando talvolta nell’eccessivo permissivismo. In questo scontro di culture, Capuano ripercorre il calvario di una donna che non vuole rinunciare ad essere madre e di un bambino che vuole rinunciare ad essere figlio; i due s’incontrano in quei rari momenti di serenità ma le troppe differenze saranno il preludio del fallimento. Andrea Renzi, Rosaria De Cicco e Anita Caprioli completano il cast di questo dramma familiare che vede coinvolti magistrati, tutrici e assistenti sociali mentre la fotografia di Bigazzi illumina quella parte di città non ancora sporcata dalla camorra. In questa guerra di frontiera dove sono contrapposti il bene e il male, la cultura e l’ignoranza Mario preferirà abbandonarsi al suo triste destino. Antonio Capuano gira tutto d’un fiato -le riprese sono durate poche settimane- un film ruvido ed asciutto confermando il suo talento e, al tempo stesso, la vivacità cinematografica della scuola napoletana.
Antonello Villani
(Salerno)
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lbavassano
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martedì 21 marzo 2017
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grande cinema italiano
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Gran bel film "La guerra di Mario" di Antonio Capuano. Inusuale, in un panorama italiano che pare avere smarrito la capacità di narrare il reale se non immiserendolo sugli schemi sciatti e ripetitivi di una commedia affidata esclusivamente al comico (ed alla bellona) di turno (televisivo). Ed invece per fortuna esistono anche film come questo, certamente criticabili sotto l'aspetto ideologico-educativo dichiaratamente schierato, ma che della realtà comunque ci narrano gli aspetti più autentici, rifuggendo da qualsivoglia stereotipo, anche quello del puro squallore, o del patetico in caccia della troppo facile lacrimuccia, o dell'ancor più facile finale consolatorio.
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Gran bel film "La guerra di Mario" di Antonio Capuano. Inusuale, in un panorama italiano che pare avere smarrito la capacità di narrare il reale se non immiserendolo sugli schemi sciatti e ripetitivi di una commedia affidata esclusivamente al comico (ed alla bellona) di turno (televisivo). Ed invece per fortuna esistono anche film come questo, certamente criticabili sotto l'aspetto ideologico-educativo dichiaratamente schierato, ma che della realtà comunque ci narrano gli aspetti più autentici, rifuggendo da qualsivoglia stereotipo, anche quello del puro squallore, o del patetico in caccia della troppo facile lacrimuccia, o dell'ancor più facile finale consolatorio. Capace di scrutare di scrutare l'interiorità dei personaggi, dei tre principali quantomeno, offrendo loro vita e spessore, senza risparmiargli nulla, errori, inadeguatezza e debolezze, senza risparmiare nulla allo spettatore, anche il fastidio e l'irritazione. Capace di narrare una città, Napoli, che dagli stereotipi rischia costantemente di essere sommersa e negata. Ci vuole un ottimo regista per ottenere tutto ciò, ed interpreti all'altezza.
Gran bel film "La guerra di Mario", che narra una storia marginale capace di coinvolgerci tutti, tutti quelli che comunque si sentono "in guerra". (Impossibile non pensare agli amati Dardenne, in particolare a "Il ragazzo con la bicicletta", non solo per l'affinità tematica, ma anche per gli squarci musicali, ove Bach prende il posto di Beethoven, ma il film di Capuano, una volta tanto, è venuto prima).
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