nano moretto
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lunedì 9 gennaio 2006
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bello il film di zagarrio
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se almeno potessimo vederlo nelle sale! il blocco culturale e politico che l'Italia fascista sta vivendo, determina una censura a monte delle opere e dei pensieri. oltre mussolini e hitler, questi signori che governano le nostre sorti impongono ciò che vogliono, soprattutto un assalto inverosimile e detestabile delle cialtronerie televisive, che rispondono ai modelli di pensiero dell'attuale blocco governo-capitale. dunque il film è bello già soltanto per il titolo, unica cosa che ci è data di conoscere, anche se, visti i tempi e i soggetti, di giorni di anarchia ce ne vorrebbero 3 milioni, non tre, e ciò solo per appena depurarsi dallo schifo televisivo e cinematografico (che ormai sono la stessa cosa).
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se almeno potessimo vederlo nelle sale! il blocco culturale e politico che l'Italia fascista sta vivendo, determina una censura a monte delle opere e dei pensieri. oltre mussolini e hitler, questi signori che governano le nostre sorti impongono ciò che vogliono, soprattutto un assalto inverosimile e detestabile delle cialtronerie televisive, che rispondono ai modelli di pensiero dell'attuale blocco governo-capitale. dunque il film è bello già soltanto per il titolo, unica cosa che ci è data di conoscere, anche se, visti i tempi e i soggetti, di giorni di anarchia ce ne vorrebbero 3 milioni, non tre, e ciò solo per appena depurarsi dallo schifo televisivo e cinematografico (che ormai sono la stessa cosa). in bocca al lupo ai distributori e al cast, poiché è vergognoso che un lavoro, un'opera, non debba essere conosciuta dal pubblico e magari anche felicemente detestata.
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[+] finalmente!!!
(di ripper - roma)
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(di alberto sordo)
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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la fascinazione della visionarietà
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Vito Zagarrio non teme di misurarsi con quella Sicilia che fu primariamente di Visconti e Rossellini, ma anche di Germi e di Rosi e poi di Tornatore, per ambientare la sua storia, ispirata ad un fatto realmente accaduto, in un paesino del ragusano, rimasto per tre giorni senza governo alla caduta del fascismo e in attesa dell’arrivo degli Alleati.
Pretesto narrativo ricco di implicazioni, che permette all’autore di delineare l’utopia – diversamente declinata in termini politici dai personaggi principali – di poter fare a meno delle istituzioni: la normalizzazione delle camionette americane porrà presto fine al sogno. Che rimarrà soltanto nella mente del protagonista, in una sorta di beata visione.
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Vito Zagarrio non teme di misurarsi con quella Sicilia che fu primariamente di Visconti e Rossellini, ma anche di Germi e di Rosi e poi di Tornatore, per ambientare la sua storia, ispirata ad un fatto realmente accaduto, in un paesino del ragusano, rimasto per tre giorni senza governo alla caduta del fascismo e in attesa dell’arrivo degli Alleati.
Pretesto narrativo ricco di implicazioni, che permette all’autore di delineare l’utopia – diversamente declinata in termini politici dai personaggi principali – di poter fare a meno delle istituzioni: la normalizzazione delle camionette americane porrà presto fine al sogno. Che rimarrà soltanto nella mente del protagonista, in una sorta di beata visione.
Ed è quest’ultimo aspetto che appare particolarmente significativo, ovvero la fascinazione della visionarietà, come nella sequenza della proiezione in piazza di un film western o quella onirica della Madonna salvatrice.
Il tutto in un contesto autoriflessivo, riferito anche ai modelli su citati, come ad esempio nell’uso del dialetto contrapposto alla lingua inglese o nella rappresentazione della capacità di adattamento del vecchio potere ai nuovi scenari, che non può non richiamare la lezione del Gattopardo.
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