Giallo,
durata 90 min.
- Italia 2003.
MYMONETROPiazza delle Cinque lune
valutazione media:
2,06
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Dire che il film non aggiunge niente non è del tutto vero: di cose ne vengono aggiunte, rispetto alla vulgata tradizionale. Inoltre chi è che si aspetta che un film aggiunga qualcosa? Un film non è un'indagine, ma si basa su fatti già noti (a qualcuno di più, a qualcuno di meno). Risulta ormai chiaro che le brigate furono infiltrate, manipolate dai servizi segreti occidentali (USA, Israele, Italia): ma questo ancor oggi si ha vergogna di dirlo. Nel film questo è detto chiaramente e coraggiosamente: si poteva inoltre approfondire il ruolo di gente come Cossiga (o Prodi), ma il film non sarebbe neanche uscito. E' uscito, la famiglia Moro lo approva e questo sito gli dà 1 come giudizio: come dire "guardatevi vacanze di Natale" con Boldi-De Sica che è meglio.
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Dire che il film non aggiunge niente non è del tutto vero: di cose ne vengono aggiunte, rispetto alla vulgata tradizionale. Inoltre chi è che si aspetta che un film aggiunga qualcosa? Un film non è un'indagine, ma si basa su fatti già noti (a qualcuno di più, a qualcuno di meno). Risulta ormai chiaro che le brigate furono infiltrate, manipolate dai servizi segreti occidentali (USA, Israele, Italia): ma questo ancor oggi si ha vergogna di dirlo. Nel film questo è detto chiaramente e coraggiosamente: si poteva inoltre approfondire il ruolo di gente come Cossiga (o Prodi), ma il film non sarebbe neanche uscito. E' uscito, la famiglia Moro lo approva e questo sito gli dà 1 come giudizio: come dire "guardatevi vacanze di Natale" con Boldi-De Sica che è meglio. E' ovvio che ancora certi argomenti risultano scomodi, se dei miseri critici della rete stroncano su due piedi e senza firma questo film, che sicuramente brutto e noioso non è. Via Caetani: in questa via nel ghetto ebraico nel palazzo omonimo abitava Igor Markevitch, musicista assoldato dai servizi segreti; anche di questo non si parla.
Un bel film, da far vedere.
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PER PURO CASO, SONO DAVANTI ALLA TV, E SU RAI UNO DANNO "PIAZZA DELLE 5 LUNE", VISTO CHE TROVO CHE IL FILM SIA BELLO, MI METTO A GUARDARLO E PENSO...QUESTO FILM IN PRIMA VISIONE, ERA USCITO NEL 2003 SEMPRE IN ESTATE E ALMENO A MILANO E' DURATO UNA SETTIMANA, PER POI SPARIRE. E' APPRODATO NELLE VARIE VIDEOTECHE, NEL 2005(COSA STRANA PER UN FILM DI POCO SUCCESSO) ED ORA IN TV, VIENE TRASMESSO IN PIENO AGOSTO E A DIR POCO IN ULTIMA SERATA. IL FILM PURTROPPO NON HA AVUTO SUCCESSO. VERO E'CHE IN ITALIA UN FILM PER ESEMPIO SU KENNEDY RIEMPIREBBE LE SALE, MENTRE UN FATTO RIGUARDANTE NOI, NON INTERESSA NESSUNO(CHE TRISTEZZA), PERO' E' ABBASTANZA STRANO CHE SI CERCHI SEMPRE DI FARLO VEDERE A POCA GENTE, MENTRE INVECE UN FILM COME "BUONGIORNO NOTTE" DI BELLOCCHIO, CHE PERSONALMENTE TROVO VUOTO E NOIOSO, PER POCO NON VINCE IL LEONE D ORO(GRAZIE IN ETERNO AD ACCORSI CHE ALLORA ERA MEMBO DI UNA GIURIA,CHE CON SUCCESSO FECE IL POSSIBILE PER BOICCOTARE LA VITTORIA).
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PER PURO CASO, SONO DAVANTI ALLA TV, E SU RAI UNO DANNO "PIAZZA DELLE 5 LUNE", VISTO CHE TROVO CHE IL FILM SIA BELLO, MI METTO A GUARDARLO E PENSO...QUESTO FILM IN PRIMA VISIONE, ERA USCITO NEL 2003 SEMPRE IN ESTATE E ALMENO A MILANO E' DURATO UNA SETTIMANA, PER POI SPARIRE. E' APPRODATO NELLE VARIE VIDEOTECHE, NEL 2005(COSA STRANA PER UN FILM DI POCO SUCCESSO) ED ORA IN TV, VIENE TRASMESSO IN PIENO AGOSTO E A DIR POCO IN ULTIMA SERATA. IL FILM PURTROPPO NON HA AVUTO SUCCESSO. VERO E'CHE IN ITALIA UN FILM PER ESEMPIO SU KENNEDY RIEMPIREBBE LE SALE, MENTRE UN FATTO RIGUARDANTE NOI, NON INTERESSA NESSUNO(CHE TRISTEZZA), PERO' E' ABBASTANZA STRANO CHE SI CERCHI SEMPRE DI FARLO VEDERE A POCA GENTE, MENTRE INVECE UN FILM COME "BUONGIORNO NOTTE" DI BELLOCCHIO, CHE PERSONALMENTE TROVO VUOTO E NOIOSO, PER POCO NON VINCE IL LEONE D ORO(GRAZIE IN ETERNO AD ACCORSI CHE ALLORA ERA MEMBO DI UNA GIURIA,CHE CON SUCCESSO FECE IL POSSIBILE PER BOICCOTARE LA VITTORIA). FORSE IL FATTO E' CHE UN FILM DA FASTIDIO ED UN ALTRO NO??? SICURAMENTE IL TENTARE DI UMANIZZARE I BRIGATISTI, E NON AFFRONTARE I TANTI MISTERI DEL CASO MORO, COME INVECE FA IL NOSTRO FILM IN QUESTIONE, RIEMPIE SICURAMENTE LE SALE. BASTA VEDERE I VARI LIBRI CHE MORETTI HA PUBBLICATO, PARLANDO DI TUTTO, SENZA DIRE NIENTE(IO ERO IL CARCERIERE, IO REGISTRAVO GLI INTERROGATORI ECC.) GIUSTIFICA DI PIU' UN SUCCESSO DI PUBBLICO. MA A MIO MODO DI VEDERE NON ESAGERATO PENSARE CHE SU PIAZZA DELLE 5 LUNE SI SIA, E SI APPLICHI ANCORA UNA "CENSURA OCCULTA" . GLI EX BRIGATISTI, ORAMAI TRATTATI A RAGIONE O A TORTO COME DELLE AUTENTICHE SUPERSTAR(TUTTI ORAMAI, FUORI DI GALERA, CON NUOVE IDENTITA' E NUOVI LAVORI...CHISSA' POI PERCHE') FAREBBERO MEGLIO A DIRE FINALMENTE LA VERITA' SU MORO, SU COSA ERANO VERAMENTE LE BRIGATE ROSSE, CIOE' DELLE PICCOLE ROTELLE DI UN INGRANAGGIO PIU' GRANDE DI LORO, COMANDATO DA QUALCHE GRANDE POTERE, A CUI LA GIUSTIZIA PURTROPPO NON RIUSCIRA' MAI AD ARRIVARE. FACCIAMO UN SIERO DELLA VERITA' A KOSSIGA, E VEDRETE CHE COSA NON CI DICE SUL SUO AMICO E COLLEGA DI PARTITO ASSASSINATO...
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[+] credo fosse canale 5 poi, non rai uno (di geronimo)[ - ] credo fosse canale 5 poi, non rai uno
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Da guardare! A me è piaciuto molto, soggetto, trama, attori (tutti), recitazione, ambientazione e regia.
Aggiungerei che dovrebbe essere materiale didattico per gli studenti delle medie inferiori.
Insegna qualcosa che non ha un nome che è un classico nel nostro paese e che sarebbe la paura o l'impotenza di dire quello che ognuno pensa e che abbiamo sotto gli occhi ovvero che la classe dirigente italiana nasconde i propri misfatti, la propria incapacità, dissolutezza e la palese malafede nell'agire e si nasconde dietro un dito.
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Uno dei pochi film di denuncia diretto splendidamente dal regista Martinelli che fa luce su uno dei passati più tristi della nostra Repubblica.
Non ha avuto molto successo e non mi meraviglia.
Ancora tanti primi attori di quel periodo sono vivi e vegeti (ed in splendida forma).
Tra vent'anni, forse...
Straordinarie le prestazioni di attori come Sutherland e del nostro Giancarlo Giannini (ormai "un mostro sacro" del Cinema Italiano).
Fa tristezza leggere certe recensioni non molto positive.
Vabbè che viviamo in una deomacrazia (apprente e molto sofisticate...), però...
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Siena, ai nostri giorni. Rosario Saracini (Donald Sutherland - Una squillo per l'ispettore Klute, M.A.S.H.), festeggia l'ultimo giorno di lavoro come procuratore capo, e, mentre torna a casa, viene assalito da un losco figuro nell'androne della palazzina in cui vive. L'uomo gli dà uno strano pacchetto e scappa via. Una volta entrato nel suo appartamento Saracini scarta il regalo misterioso, scoprendo cosi un vecchio film girato in super 8 che mostra il sequestro di Aldo Moro a Via Cesare Fani il 16/3/1978. Per l'ex procuratore capo è l'occasione per lasciare qualcosa d'importante ai posteri prima di morire e, insieme al suo guardaspalle Branco (Giancarlo Giannini - Il Male Oscuro, Hannibal) e la sostituta Fernanda Doni (Stefania Rocca - Nirvana, Casomai), ricomincia ad indagare sul caso più importante d'Italia.
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Siena, ai nostri giorni. Rosario Saracini (Donald Sutherland - Una squillo per l'ispettore Klute, M.A.S.H.), festeggia l'ultimo giorno di lavoro come procuratore capo, e, mentre torna a casa, viene assalito da un losco figuro nell'androne della palazzina in cui vive. L'uomo gli dà uno strano pacchetto e scappa via. Una volta entrato nel suo appartamento Saracini scarta il regalo misterioso, scoprendo cosi un vecchio film girato in super 8 che mostra il sequestro di Aldo Moro a Via Cesare Fani il 16/3/1978. Per l'ex procuratore capo è l'occasione per lasciare qualcosa d'importante ai posteri prima di morire e, insieme al suo guardaspalle Branco (Giancarlo Giannini - Il Male Oscuro, Hannibal) e la sostituta Fernanda Doni (Stefania Rocca - Nirvana, Casomai), ricomincia ad indagare sul caso più importante d'Italia. La pista, a distanza di anni, è difficile da seguire ma Saracini, grazie alla sua tenacia, riesce a muoversi bene, anche se i corridoi del potere sono imprevedibili.
Questa l'operazione di Renzo Martinelli (Porzus, Vajont) intitolata "Piazza delle Cinque Lune" che, nella prima parte, si dedica alla ricostruzione fedele del sequestro in Via Cesare Fani, con tanto di flashback riproposti in bianco e nero con tanto di celluloide sgranata del Super 8. Mentre la seconda fase dà più spazio al percorso pieno di insidie che intraprende Sutherland nella sua inchiesta. Ma, con tutto il rispetto verso la famiglia Moro, l'intento di Martinelli è uno dei meno riusciti nella storia del cinema. Quei pochi che si sono documentati sul perché di quella strage attraverso libri sul caso, erano già riusciti a dare tutte le spiegazioni plausibili, la pellicola non aggiunge niente di interessante. Persino una puntata di un programma di Minoli sul secondo canale un mesetto fa era riuscita ad essere più approfondita ed appassionante. Lo stile narrativo di Martinelli non riesce a coinvolgere, non basta qualche dolly nei momenti cruciali, e un paio di trovate fatte con la computer grafica per alzare una tensione che non c'è. Alcune soluzioni visive ricordano persino un Dario Argento piuttosto datato. Ogni cosa, ogni piccolo ingranaggio è scontato, per non approfondire parlando di un finale che definire banale è quasi un complimento. Che dire di Donald Sutherland e Giancarlo Giannini? Fanno il loro lavoro, sono pagati per questo. Stefania Rocca, nel ruolo del sostituto magistrato, cerca, forse, di uscire dal quel ghetto che un certo tipo di cineasti italiani le ha disegnato apposta, ma, proprio per colpa del regista, non riesce neanche a convincere se stessa. Forse l'intento di Martinelli era quello di divulgare alle masse quella strana indagine piena di lacune, usando un mezzo come il cinema, alla portata di tutti. Solo che, per far restare seduti un paio d'ore gli spettatori, bisogna saperlo usare, il "Cinema".
Un consiglio a quelli che, mentre sbirciano il giornale, scelgono a loro discapito di puntare il dito su questo film: portatevi appresso, nella sala, un mazzo di fiori. Non tanto per ricordare un uomo che, con la sua statura, avrebbe potuto rovesciare le sorti del nostro paese, ma, più che altro, perché se questo è il tipo di opere che dovrebbe gareggiare con le grandi produzioni americane, vuol dire che il nostro cinema è proprio defunto. [-]
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Buone intenzioni e troppi soldi. Purtroppo inutili effettacci (l'inverosimile citazione hitchcockiana della scena dell'areo), atroci goffaggini (pensate a cosa viene descritto come una "pala d'altare del '300") e una Toscana da agenzia turistica rovinano quello che avrebbe potuto essere un film interessante, impegnato e bello.
Per me incomprensibili, forse casuali e involontarie, anche le allusioni a Pio II (le cinque lune sono quelle dello stemma Piccolomini; la scena del confessionale inquadra esplicitamente il basamento della statua del papa; i bambini vengono lasciati in un bar di Pienza, la città di Pio II).
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Di tutti i film sul caso Moro, almeno di quelli più celebri, "Piazza delle Cinque lune” di R. Martinelli (2003) è quello che mi ha destato più perplessità: il film nasce dal tentativo di indagare i tanti aspetti poco chiari di una delle pagine più drammatiche della storia della Repubblica – il sequestro Moro- offrendo una chiave di lettura diversa da quella "ufficiale" sviscerata a partire da numerosi riferimenti alla realtà; purtroppo però il vizio capitale della pellicola di Martinelli – al di là di una realizzazione tecnica non del tutto convincente - è che proprio il connubio fiction/realtà è talmente mal dosato e poco meditato da minare alla base anche quanto di buono il film potrebbe offrire.
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Di tutti i film sul caso Moro, almeno di quelli più celebri, "Piazza delle Cinque lune” di R. Martinelli (2003) è quello che mi ha destato più perplessità: il film nasce dal tentativo di indagare i tanti aspetti poco chiari di una delle pagine più drammatiche della storia della Repubblica – il sequestro Moro- offrendo una chiave di lettura diversa da quella "ufficiale" sviscerata a partire da numerosi riferimenti alla realtà; purtroppo però il vizio capitale della pellicola di Martinelli – al di là di una realizzazione tecnica non del tutto convincente - è che proprio il connubio fiction/realtà è talmente mal dosato e poco meditato da minare alla base anche quanto di buono il film potrebbe offrire. Valga su tutti, come esempio, che se la mai appurata presenza di una moto in Via Fani durante il sequestro è parte reale del "sequestro Moro" ed è lo spunto di partenza della narrazione filmica, di contro il filmato "super8" sull'agguato brigatista da cui parte l'inchiesta nel film non è ovviamente mai esistito come documento nella realtà: in casi come questo la possibilità di appellarsi alla "licenza cinematografica" che giustifichi l'espediente di fantasia è a mio avviso non accettabile perché sconfina di molto la sua funzione, squalificando da sé con questo e altri espedienti davvero poco felici l'ambizione di raccontare una credibile realtà alternativa sul “caso Moro”. Altro fatto che desta più di una perplessità è quello di far quasi praticamente scomparire l'elemento "Brigate Rosse" dal racconto, quasi che queste, anche se eterodirette come la teoria del film vorrebbe, non avessero giocato comunque un ruolo centrale nella vicenda, producendo il paradosso che si finisce per assistere ad una vicenda di terrorismo senza terrorismo (!!). Esaminato il dato di realtà del film, il racconto della fiction, già messo per scelta in secondo piano , non sorretto da una base credibile finisce per scadere ancora di più in una narrazione scialba, banalmente sviluppata nel tentativo di creare una tensione da thriller quasi del tutto assente. Sul piano della realizzazione tecnica un potenzialmente ottimo cast di attori offre una prova abbastanza deludente: parecchio ingessato D. Sutherland, quasi del tutto ammutolito G. Giannini, forse è proprio la più apparentemente fuori luogo S. Rocca ad offrire la prova migliore. La fotografia sceglie di desaturare il colore creando atmosfere fredde e asettiche (e la scelta potrebbe avere senso), il tutto viene condito però da un doppiaggio della versione italiana davvero terribile e inspiegabile, che forse è l'aspetto che più immediatamente infastidisce lo spettatore. Della regia di Martinelli occorre salvare senza dubbio le parti che interpolano docufiction in bianco e nero al racconto degli eventi reali, che ricalcano volutamente il classico "JFK" e che aggiungono ritmo al film, ma il tentativo diviene quello di citare l'aereo di Hitchcock di "Intrigo Internazionale", il risultato raggiunge il grottesco per l'inopportunità della scena.
Per concludere: un prodotto che per pochi aspetti si salva dall'essere un papocchio : tolti qualche espediente registico, la presenza di un cast di livello e l'interesse che l'argomento suscita naturalmente, il resto è infatti è ampiamente dimenticabile. Peccato, perchè una maggiore meditazione della vicenda di Moro e una più marcata ricerca di autorialità da parte del regista avrebbero potuto portare ad un risultato diverso e apprezzabile.
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Di tutti i film sul caso Moro, almeno di quelli più celebri, "Piazza delle Cinque lune” di R. Martinelli (2003) è quello che mi ha destato più perplessità: il film nasce dal tentativo di indagare i tanti aspetti poco chiari di una delle pagine più drammatiche della storia della Repubblica – il sequestro Moro- offrendo una chiave di lettura diversa da quella "ufficiale" sviscerata a partire da numerosi riferimenti alla realtà; purtroppo però il vizio capitale della pellicola di Martinelli – al di là di una realizzazione tecnica non del tutto convincente - è che proprio il connubio fiction/realtà è talmente mal dosato e poco meditato da minare alla base anche quanto di buono il film potrebbe offrire.
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Di tutti i film sul caso Moro, almeno di quelli più celebri, "Piazza delle Cinque lune” di R. Martinelli (2003) è quello che mi ha destato più perplessità: il film nasce dal tentativo di indagare i tanti aspetti poco chiari di una delle pagine più drammatiche della storia della Repubblica – il sequestro Moro- offrendo una chiave di lettura diversa da quella "ufficiale" sviscerata a partire da numerosi riferimenti alla realtà; purtroppo però il vizio capitale della pellicola di Martinelli – al di là di una realizzazione tecnica non del tutto convincente - è che proprio il connubio fiction/realtà è talmente mal dosato e poco meditato da minare alla base anche quanto di buono il film potrebbe offrire. Valga su tutti, come esempio, che se la mai appurata presenza di una moto in Via Fani durante il sequestro è parte reale della deposizione di un testimone nel “processo Moro” ed è lo spunto di partenza della narrazione filmica, di contro il filmato "super8" sull'agguato brigatista da cui parte l'inchiesta nel film non è ovviamente mai esistito come documento nella realtà: in casi come questo la possibilità di appellarsi alla "licenza cinematografica" che giustifichi l'espediente di fantasia è a mio avviso non accettabile perché sconfina di molto la sua funzione, squalificando da sé con questo e altri espedienti davvero poco felici l'ambizione di raccontare una credibile realtà alternativa sul “caso Moro”. Altro fatto che desta più di una perplessità è quello di far quasi praticamente scomparire l'elemento "Brigate Rosse" dal racconto, quasi che queste, anche se eterodirette come la teoria del film vorrebbe, non avessero giocato comunque un ruolo centrale nella vicenda, producendo il paradosso che si finisce per assistere ad una vicenda di terrorismo senza terrorismo (!!). Esaminato il dato di realtà del film, il racconto della fiction, già messo per scelta in secondo piano , non sorretto da una base credibile finisce per scadere ancora di più in una narrazione scialba, banalmente sviluppata nel tentativo di creare una tensione da thriller quasi del tutto assente. Sul piano della realizzazione tecnica un potenzialmente ottimo cast di attori offre una prova abbastanza deludente: parecchio ingessato D. Sutherland, quasi del tutto ammutolito G. Giannini, forse è proprio la più apparentemente fuori luogo S. Rocca ad offrire la prova migliore. La fotografia sceglie di desaturare il colore creando atmosfere fredde e asettiche (e la scelta potrebbe avere senso), il tutto viene condito però da un doppiaggio della versione italiana davvero terribile e inspiegabile, che forse è l'aspetto che più immediatamente infastidisce lo spettatore. Della regia di Martinelli occorre salvare senza dubbio le parti che interpolano docufiction in bianco e nero al racconto degli eventi reali, che ricalcano volutamente il fortunato esempio del classico "JFK" e che producono il risultato di aggiungere ritmo a questi spezzoni del film, ma quando in una delle ultime scene il tentativo è quello di citare l'aereo di Hitchcock di "Intrigo Internazionale", il risultato raggiunge il grottesco per l'inopportunità della scena .
Per concludere: un prodotto che per pochi aspetti si salva dall'essere un papocchio : tolti qualche espediente registico, la presenza di un cast di livello e l'interesse che l'argomento suscita naturalmente, il resto è infatti è ampiamente dimenticabile. Peccato, perchè una maggiore meditazione sulla vicenda di Moro e una ricerca più marcata ricerca di autorialità da parte del regista avrebbero potuto portare ad un risultato diverso e apprezzabile.
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Per i giovani che spesso non conoscono quasi nulla sul caso Moro può rivelarsi un buon film, almeno per conoscere a grandi linee un evento che ha segnato la storia italiana.
La tecnica cinematografica, invece, lascia abbastanza a desiderare. Se Martinelli avesse scritto un libro forse sarebbe stato più riuscito. Il cinema è fatto di immagini e sono quest'ultime a dover narrare la storia. Per gran parte di Piazza delle cinque lune, invece, lo spettatore deve ascoltare dialoghi lunghissimi che spiegano l'avvenimento del sequestro accompagnati, se va bene, da scene ricostruite degli attimi salienti, se no dalle inutili riprese dei tre protagonisti che parlano.
Inoltre, più volte mi sono chiesta perchè mai abbiano scelto Stefania Rocca.
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Per i giovani che spesso non conoscono quasi nulla sul caso Moro può rivelarsi un buon film, almeno per conoscere a grandi linee un evento che ha segnato la storia italiana.
La tecnica cinematografica, invece, lascia abbastanza a desiderare. Se Martinelli avesse scritto un libro forse sarebbe stato più riuscito. Il cinema è fatto di immagini e sono quest'ultime a dover narrare la storia. Per gran parte di Piazza delle cinque lune, invece, lo spettatore deve ascoltare dialoghi lunghissimi che spiegano l'avvenimento del sequestro accompagnati, se va bene, da scene ricostruite degli attimi salienti, se no dalle inutili riprese dei tre protagonisti che parlano.
Inoltre, più volte mi sono chiesta perchè mai abbiano scelto Stefania Rocca.
Stereotipata e fastidiosa la figura del genio del computer con manie di grandezza.
Alla fine, molte cose rimangono abbastanza confuse. Penoso il "colpo di scena" finale.
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[+] brava (di ciclope strabico)[ - ] brava
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Frettoloso, enfatico e un po' troppo compiaciuto. La storia si dipana attraverso una ricerca prospettica elevata. Un punto alto da cui smascherare i demoni degli anni più bui che la democrazia italiana in subaffitto ha visto tra il 75 e l'80. Che la CIA sia dietro il delitto Moro è ormai cosa risaputa, come risaputo è il ruolo ambiguo di Moretti e dei servizi. Niente di nuovo quindi dal film di Martinelli, che indugia si intruppa e si avvita quando vuole scavare il personale dei protagonisti della vicenda. Una Stefania Rocca non credibile nei panni di un ancor meno credibile avvocato senese. Donald Sutherland ieratico come un imbonitore di paese in una delle sue peggiori interpretazioni. Giannini che, come sempre, si salva e aggiunge un'altro personaggio, quello del traditore spia alla sua galleria nutrita ed invidiabile.
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Frettoloso, enfatico e un po' troppo compiaciuto. La storia si dipana attraverso una ricerca prospettica elevata. Un punto alto da cui smascherare i demoni degli anni più bui che la democrazia italiana in subaffitto ha visto tra il 75 e l'80. Che la CIA sia dietro il delitto Moro è ormai cosa risaputa, come risaputo è il ruolo ambiguo di Moretti e dei servizi. Niente di nuovo quindi dal film di Martinelli, che indugia si intruppa e si avvita quando vuole scavare il personale dei protagonisti della vicenda. Una Stefania Rocca non credibile nei panni di un ancor meno credibile avvocato senese. Donald Sutherland ieratico come un imbonitore di paese in una delle sue peggiori interpretazioni. Giannini che, come sempre, si salva e aggiunge un'altro personaggio, quello del traditore spia alla sua galleria nutrita ed invidiabile. Poco l'aiuto della sceneggiature che già a metà film svela il ruolo doppio di Giannini nella vicenda attraverso la sequenza dela fondina speciale in uso alle forze americane. Si salva unicamente dal baratro dell'unica stella per via della sua valenza storica, benchè vista attraverso lo specchio deformante di una interpretazione comunque valida. un opera da consigliare far vedere a chi nel 78 non era ancora nato. Per chi c'era si può evitare la spesa.
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[+] a giulio (di vik)[ - ] a giulio
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