mondolariano
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domenica 1 maggio 2011
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ai vertici del cinema italiano
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Un anno dopo l’emigrato in Australia, Sordi firma ancora una volta una memorabile interpretazione del sentimento e del costume popolare italiano. Più amara, se possibile, al punto da essere una vera e propria denuncia sociale contro il potere della ricchezza, appena stemperata dalle cadenze ridanciane della farsa. Il finale drammatico, con la corsa disperata tra le baracche, sta secondo me ai vertici del cinema italiano. Viene da chiedersi se la molla che spinge i due poveracci a sfidare il gioco dei potenti sia veramente il sogno di uscire dalla povertà o, come vorrebbe il professore, la soddisfazione di eliminare fisicamente il potere stesso. A ognuno la sua risposta, anche se la torta avvelenata non lascia dubbi in proposito.
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Un anno dopo l’emigrato in Australia, Sordi firma ancora una volta una memorabile interpretazione del sentimento e del costume popolare italiano. Più amara, se possibile, al punto da essere una vera e propria denuncia sociale contro il potere della ricchezza, appena stemperata dalle cadenze ridanciane della farsa. Il finale drammatico, con la corsa disperata tra le baracche, sta secondo me ai vertici del cinema italiano. Viene da chiedersi se la molla che spinge i due poveracci a sfidare il gioco dei potenti sia veramente il sogno di uscire dalla povertà o, come vorrebbe il professore, la soddisfazione di eliminare fisicamente il potere stesso. A ognuno la sua risposta, anche se la torta avvelenata non lascia dubbi in proposito.
Bette Davis è affascinante da giovane come da vecchia. Modugno ha prestato il suo volto ad un ruolo antipatico, anche se non proprio sgradevole come l’amico di Amedeo in Australia. Joseph Cotten lavorò spesso in Italia negli ultimi anni, firmando così la sua presenza in questo grande capolavoro. Quattro stelle e mezzo.
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ziogiafo
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domenica 30 novembre 2008
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una stupenda commedia da rivedere…
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ziogiafo – Lo scopone scientifico, Italia 1972 - Una brillante «commedia all’italiana», diretta da uno dei più raffinati pionieri del genere: Luigi Comencini, maestro nelle rappresentare sul grande schermo - con intensa poesia e “amara” ironia… - la non facile vita degli “umili”, alle prese con le loro complesse problematiche. Storie emozionanti, ambientate nelle piccole realtà italiane, dove gli straordinari personaggi dei film di Comencini si muovono sempre con grande spontaneità, regalandoci degli appassionanti scenari di vita vissuta. «Lo scopone scientifico», narra dell’eterno sogno di ricchezza, dello straccivendolo Peppino e di sua moglie Antonia che non smettono mai di sperare di “sistemarsi” vincendo una bella somma di denaro, – con un colpo di fortuna – al gioco delle carte, per mettere fine a tutti i sacrifici di una vita di stenti a cui sono sottoposti per la loro disagiata condizione sociale ed economica.
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ziogiafo – Lo scopone scientifico, Italia 1972 - Una brillante «commedia all’italiana», diretta da uno dei più raffinati pionieri del genere: Luigi Comencini, maestro nelle rappresentare sul grande schermo - con intensa poesia e “amara” ironia… - la non facile vita degli “umili”, alle prese con le loro complesse problematiche. Storie emozionanti, ambientate nelle piccole realtà italiane, dove gli straordinari personaggi dei film di Comencini si muovono sempre con grande spontaneità, regalandoci degli appassionanti scenari di vita vissuta. «Lo scopone scientifico», narra dell’eterno sogno di ricchezza, dello straccivendolo Peppino e di sua moglie Antonia che non smettono mai di sperare di “sistemarsi” vincendo una bella somma di denaro, – con un colpo di fortuna – al gioco delle carte, per mettere fine a tutti i sacrifici di una vita di stenti a cui sono sottoposti per la loro disagiata condizione sociale ed economica. La magica occasione di realizzare il tanto anelato “sogno” si presenta ogni anno, quando arriva a Roma una vecchia miliardaria americana con il suo segretario - entrambi amanti dello scopone scientifico - che puntualmente, invitano nella loro lussuosa villa, la coppia di poveri borgatari a giocare, regalando loro, ogni volta, un milione di lire per iniziare le partite. I due tenaci romani sperano sempre di fare il “colpaccio”, impegnandosi al massimo nel gioco, per portare a termine il loro fondamentale obiettivo. Purtroppo, però, l’impresa non è facile poiché l’anziana miliardaria e il suo partner sono dei giocatori incalliti e riescono sempre a concludere le partite vincendo. Peppino e Antonia però, non si perdono mai di coraggio e sperano sempre che il vento cambi in loro favore, sostenuti dal gran tifo di tutta la borgata che in trepidante attesa – durante le partite - esulta ad ogni minimo successo della coppia di compaesani. Antonia e Peppino mirano ad una rivincita definitiva, dopo lunghi mesi trascorsi ad allenarsi in attesa di queste importanti giornate di gioco, desiderano più che mai vincere una buona volta e finalmente realizzare il loro sogno. Purtroppo questa illusione non li porterà da nessuna parte, quello che trionferà alla fine comunque, saranno i classici “veri affetti” – che nonostante tutto - accomoderanno ogni cosa… anche a sopportare la squallida condizione di poveri baraccati. A dare vita a questi fantastici personaggi del film ci sono quattro stratosferici attori di razza: Bette Davis, nei panni della dispotica miliardaria americana, Joseph Cotten, nel ruolo di George (il freddo compagno di gioco, vittima ed ex amante della vecchia signora), Alberto Sordi, il tartassato straccivendolo Peppino, e infine la tenace Antonia, moglie di Peppino, interpretata da Silvana Mangano. C’è anche una bella partecipazione di Domenico Modugno nei panni di Righetto, giocatore professionista, baro e spasimante di Antonia, che creerà non pochi problemi alla sfortunata (al gioco) coppia di simpatici borgatari. Una stupenda commedia da rivedere… Cordialmente, ziogiafo.
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tre pinze e'na tenaja.
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lunedì 18 febbraio 2008
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la luna nera e' in ognuno di noi.
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Una ricca e anziana signora americana ogni anno passa qualche settimana a Roma in una grande e bellissima villa poco distante (cosa curiosa)da una baraccopoli in cui vive una povera coppia con cui la signora ha una singolare amicizia (non si spiega come questa amicizia sia nata ). Punto in comune è il gioco dello scopone scientifico. La coppia, Peppino e Antonia, vive l'evento come la grande occasione della loro vita: quella di poter togliere un sacco di milioni, anzi l'intero patrimonio, alla vecchia. Il popolino osanna i due come fossero eroi, la vecchia è vista invece come l'ingenua persona da spennare. Film che ha il suo lato psicologico che va ben aldilà del gioco dello scopone scientifico.
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Una ricca e anziana signora americana ogni anno passa qualche settimana a Roma in una grande e bellissima villa poco distante (cosa curiosa)da una baraccopoli in cui vive una povera coppia con cui la signora ha una singolare amicizia (non si spiega come questa amicizia sia nata ). Punto in comune è il gioco dello scopone scientifico. La coppia, Peppino e Antonia, vive l'evento come la grande occasione della loro vita: quella di poter togliere un sacco di milioni, anzi l'intero patrimonio, alla vecchia. Il popolino osanna i due come fossero eroi, la vecchia è vista invece come l'ingenua persona da spennare. Film che ha il suo lato psicologico che va ben aldilà del gioco dello scopone scientifico.
I personaggi principali (e non solo) dimostrano lati della loro personalità che lo spettatore non si aspetterebbe. Chi sembra ingenuo (Peppino)sarà in parte riscattato, chi apparirà ormai in fin di vita (la vecchia) si riprenderà bene, chi pur essendo dotata di notevole intelligenza(Antonia), userà male questa sua virtù rivolgendosi ad un "professionista" del gioco nonché suo ex, Righetto, pentendosene poi amaramente.
Ma soprattutto chi rappresenta, o dovrebbe rappresentare l'innocenza(Cleopatra) tirerà fuori un odio lucido e sottile. L'unico che non vince mai veramente è George, colui che in fondo è ciò che appare: un ex artista che per amore (vero e non interessato) verso la signora ha rinunciato alla sua passione conducendo una vita molto triste. Silvana Mangano è semplicemente insuperabile.
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freedom2006
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domenica 2 ottobre 2011
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recensione
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Il film, scritto da Rodolfo Sonego e diretto da Luigi Comencini, ci propone un tema molto caro alla commedia all’italiana, ovvero l’eterna contrapposizione tra l’alta borghesia e il sottoproletariato, tra il colto e l’ignorante, il ricco e il povero. Lo stile e l’approccio, tuttavia, appartengono a quel filone della commedia degli anni Settanta, caratterizzato da atmosfere ed elementi più tristi e malinconici rispetto al decennio precedente. Ma Sordi è particolarmente abile a dare risvolti comici a situazioni pregne di amarezza; così, con un’interpretazione sempre all’altezza, coerente con la nuova tendenza, e grazie anche all’ottimo contributo di Silvia Mangano, egli riesce a stemperare la forza emotiva del film e a regalare momenti di viva comicità.
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Il film, scritto da Rodolfo Sonego e diretto da Luigi Comencini, ci propone un tema molto caro alla commedia all’italiana, ovvero l’eterna contrapposizione tra l’alta borghesia e il sottoproletariato, tra il colto e l’ignorante, il ricco e il povero. Lo stile e l’approccio, tuttavia, appartengono a quel filone della commedia degli anni Settanta, caratterizzato da atmosfere ed elementi più tristi e malinconici rispetto al decennio precedente. Ma Sordi è particolarmente abile a dare risvolti comici a situazioni pregne di amarezza; così, con un’interpretazione sempre all’altezza, coerente con la nuova tendenza, e grazie anche all’ottimo contributo di Silvia Mangano, egli riesce a stemperare la forza emotiva del film e a regalare momenti di viva comicità.
Una miliardaria americana (interpretata da una Bette Davis volutamente invecchiata), ogni estate, si reca in soggiorno presso la sua mastodontica villa romana, ai piedi della quale si estende una baraccopoli. In questa ampia distesa di gente disgraziata, con i medesimi stenti, vivono anche Peppino e Antonia (rispettivamente, Alberto Sordi e Silvana Mangano) e i loro bambini. “La vecchia” (così viene chiamata dal popolaccio), ridotta su una sedia a rotelle, come l’anno precedente invita i due protagonisti nella sua reggia, per disputare una partita all’antico gioco dello “scopone scientifico”. E’ lei stessa a concedergli il denaro con cui giocare: un eccesso di sicurezza verso le proprie capacità, oppure una svalutazione degli avversari; fatto sta che Peppino e Antonia giocano senza sopportare alcun rischio. Possono soltanto vincere. E’ la loro “grande occasione”, simile all’occasione “americana” offerta allo sbandato pugile di periferia Rocky Balboa, che inopinatamente si ritrova a contendere il titolo dei pesi massimi al mostro sacro Apollo Creed. Sulle prime, questo grottesco rituale sembra avere giustificazione in una particolare passione della vecchia per lo “scopone scientifico”; in alcuni tratti, nella sua finta giovialità, si potrebbe persino intravedere, da parte sua, una volontà benefattrice, come se provasse piacere – pur non rinunciando a inseguire la vittoria - a concedere ai due baraccati la chance di cambiar vita. Basterà poco per vedere che non è così: dopo l’ennesima disfatta, i protagonisti tornano a giocare dalla vecchia e vincono diverse mani, mettendo in cascina un bel gruzzolo. La padrona di casa, colta di sorpresa, la prende malissimo. Carica di rabbia, oltre a corrucciarsi e ad affossarsi sulla sua sedia, inizia a maltrattare il suo compagno di gioco, interpretato da Joseph Cotten (il segretario ed ex amante di lei, un uomo dimesso che la asseconda pedissequamente). Ai suoi accessi di malumore, seguono improvvise perdite di lucidità, avvisaglie di un malore, al quale, tuttavia, ella non intende sottomettersi. In quel lasso di tempo, si capisce che il cerimoniale, per la Signora delle carte, non è una sfida o un momento di piacere, né tanto meno un gesto di signorilità verso i più deboli. Piuttosto, si ha la sensazione che ella abbia sempre goduto nell’illudere la coppia rivale (che lei, falsamente, chiama “amici”) con l’attrattiva dei suoi soldi, giocando con le loro vite, per poi umiliarli, sadicamente, e vederli uscire dalla sua villa con il capo chino e senza un soldo. Ma adesso, il destino, le sta voltando le spalle, e apertamente strizza l’occhio ai due poveretti, i quali vincono e continuano a vincere con strabiliante facilità, avvantaggiati dalle pessime condizioni di salute dell’antagonista. Ma questa non ci sta, e quando sembra a un passo dalla resa fisica, tra le rimostranze del suo medico di fiducia e del dimesso compagno, chiede di continuare il gioco con il sistema del “lascia o raddoppia”. Peppino e Antonia si lasciano incastrare, trascurando una circostanza essenziale: la loro acerrima avversaria, considerato l’imponente patrimonio che possiede, può permettersi il lusso di giocare e perdere chissà quante mani, mentre loro, con una sola andata male, perderebbero tutto: addio appartamento, addio istruzione per i figli, tutti beni che se abbandonassero adesso il tavolo da gioco sarebbero acquisiti.
Più che dall’ingenuità e dall’ignoranza, i due sono trascinati al gioco dalle frustrazioni accumulate, dalla speranza e dall’aspettativa di riscatto, che non sono solo proprie, ma dell’intera comunità dei baraccati (tra questi, spicca il personaggio del “professore”, interpretato da Carotenuto), che li incitano a raddoppiare fino alla fine, approfittando del fatto che la vecchia, colpita da un collasso, non appare più in grado di connettere. E’ chiaro che ora, per questa fetta di sottoproletariato, inclusi i due protagonisti, non si tratta più solo di vincere soldi, ma di sferrare un duro colpo a quella miliardaria americana, eletta a simbolo del potere e dell’ingiustizia, perfetto contraltare della quotidiana sofferenza e della miseria, cui, invece, è ridotta la gente della baraccopoli.
Quella che era un’occasione per ottenere del prezioso denaro e accedere ad una vita meno disastrata, diventa per i nostri (anti-)eroi, sospinti dagli altri baraccati, una sorta di guerra civile; una guerra da dichiarare al ricco come istituzione sociale; allo stesso modo, il sadismo inizialmente frivolo della vecchia miliardaria si traduce in un arguto piano di sopraffazione sul povero. Così, non solo la posta in gioco finisce per confondersi, ma anche le parti in conflitto tendono a fondersi in un’unica entità negativa e amara, il cui elemento comune è l’avidità, la brama di ricchezza e lo spirito di sopraffazione sull’altro.
Francesco Boschetti
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salvatore scaglia
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martedì 24 aprile 2012
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chi è il vero vincitore ?
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La pellicola di Comencini si fa notare anzitutto per lo spessore degli attori: Alberto Sordi, in buona forma, e Silvana Mangano, quasi fisicamente prosciugata, se si ricorda l'abbondanza delle sue forme degli esordi: tanto bella allora quanto brava in questo film. Anzi bella perchè brava; affascinante perchè capace di incarnare la condizione della popolana frustrata. A loro due si aggiunga l'anziana Bette Davis, abilissima nell'attirare su di sè gli odi dello spettatore, non tanto per la sua opulenza quanto per i suoi atteggiamenti alteri e vezzosi.
L'opera è una contrapposizione volutamente estrema tra la povertà-limite e la ricchezza-limite, tra due mondi non solo economicamente e socialmente, ma anche umanamente distanti.
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La pellicola di Comencini si fa notare anzitutto per lo spessore degli attori: Alberto Sordi, in buona forma, e Silvana Mangano, quasi fisicamente prosciugata, se si ricorda l'abbondanza delle sue forme degli esordi: tanto bella allora quanto brava in questo film. Anzi bella perchè brava; affascinante perchè capace di incarnare la condizione della popolana frustrata. A loro due si aggiunga l'anziana Bette Davis, abilissima nell'attirare su di sè gli odi dello spettatore, non tanto per la sua opulenza quanto per i suoi atteggiamenti alteri e vezzosi.
L'opera è una contrapposizione volutamente estrema tra la povertà-limite e la ricchezza-limite, tra due mondi non solo economicamente e socialmente, ma anche umanamente distanti. Nel mondo dei poveri, apparentemente, c'è solidarietà: il professore e il prete sono gli ascoltati e colti mentori, mentre gli altri bevono insieme, chiacchierano insieme, giocano a carte insieme ... Nel mondo della signora che periodicamente arriva a Roma c'è invece solitudine: attorno a lei ruota una serie di comprimari, che si pongono uno o più gradini sotto di lei: dal fido George, al medico, all'infermiera, alla servitù.
Ma il tema centrale sembra essere quello del denaro e delle sue conseguenze nelle relazioni interpersonali: come dimostrano, tra l'altro, le articolate ed erudite dissertazioni del professore (Mario Carotenuto) e le brevi battute del prete. Tanto è vero che, quando cominciano ad arrivare i soldi (o le promesse di soldi) tra le catapecchie della borgata, perchè i coniugi Peppino (Sordi) e Antonia (Mangano) cominciano a vincere alla grande nelle consuete partite a scopone scientifico con "la vecchia", anche qui iniziano i conflitti, a spezzare quella complicità che pareva esserci tra i borgatari.
E il denaro riguarda anche il finale, che lascia con un interrogativo. Peppino ed Antonia non hanno saputo accontentarsi delle pur forti somme vinte e perdono tutto, anche la loro baracca. La signora, in scene grottesche, cade in svenimenti e sembra persino in articulo mortis, ma quando arriva il sacerdote per l'unzione degli infermi risponde: "I want to play cards". Vuole giocare per vincere fino all'ultimo.
Ma chi è, in fondo, il vero vincitore in questa gara in avidità di denaro: i miseri Antonia, Peppino e i loro figli (tra cui Cleopatra), che si vogliono bene nonostante non abbiano più niente o "la vecchia" milionaria che riparte in aereo, su cui forse mangerà il dolcetto preparatole da Cleopatra e condito con veleno per topi ?
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xantoflores
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sabato 9 agosto 2014
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vendetta, tremenda vendetta
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Certo in questo eccellente film, si possono trovare tante chiavi di lettura. Il destino crudele illude, ma poi immediatamente si riprende quello che è il sogno di una vita per l'intera piccola comunità di borgatari. Il professore, marxista illuminato guida l'intera borgata verso l'unica rivoluzione possibile. Far crollare il capitale con la sola arma a disposizione: il gioco. "Prendiamole tutto... poi ridistribuiremo la ricchezza..." Meraviglioso sogno utopico, portato avanti fino alla follia. Prima o poi, a giocare al raddoppio, si perde... o meglio perderà sempre e comunque il più debole, perchè il capitale dispone di risorse infinite.
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Certo in questo eccellente film, si possono trovare tante chiavi di lettura. Il destino crudele illude, ma poi immediatamente si riprende quello che è il sogno di una vita per l'intera piccola comunità di borgatari. Il professore, marxista illuminato guida l'intera borgata verso l'unica rivoluzione possibile. Far crollare il capitale con la sola arma a disposizione: il gioco. "Prendiamole tutto... poi ridistribuiremo la ricchezza..." Meraviglioso sogno utopico, portato avanti fino alla follia. Prima o poi, a giocare al raddoppio, si perde... o meglio perderà sempre e comunque il più debole, perchè il capitale dispone di risorse infinite. E il popolo neppure ci prova a sottrarsi a questo gioco crudele. Peppino e consorte potrebbero anche dire "basta, finiamola qui",ma sono prigionieri della trappola del potere economico. Devono comunque giocare e sanno che possono ritrovarsi nel giro di pochi minuti, punto e a capo. Loro cui basterebbe una manciata di milioni per uscire dalla melma di quella tremenda povertà, devono ogni volta che vincono, accettare la volontà di una Bette Devis moribonda, ma implacabile. "I wanna play cards" dice appena le tolgono la maschera dell'ossigeno. Riprende tutto ciò che ha perso... lo sapeva già, che i suoi avversari prima o poi avrebbero capitolato. Avrebbero messo la testa sul ceppo del boia. La "vecchia" ha il coltello dalla parte del manico. Si.. già lo sapevamo che la rivoluzione non avrebbe potuto distruggere il potere... eppure.. Comencini ci riserva un gran finale a sorpresa. Piccola, riccia e sciancata, la figlia maggiore di Peppino, Cleopatra, pare non partecipare neppure emotivamente a questa rivoluzione popolare, ma sarà proprio lei a uccidere il tiranno. Fredda e lucida. "Hai distrutto i nostri sogni di riscatto: una casa vera, togliere la zia dalla strada, una operazione che miavrebbe ridato il giusto modo di camminare, ma io piccola e fragile, come Davide contro Golia, ti sconfiggerò" E "la vecchia" in volo verso Los Angeles, morirà uccisa dal topicida, che la melanconica Cleopatra, ha mescolato alla farina del dolce, che ha regalato alla miliardaria. Bellissimo finale, per un grande film.
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great steven
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giovedì 22 gennaio 2015
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coppia di borgatari contro una vecchia miliardaria
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LO SCOPONE SCIENTIFICO (IT, 1972) diretto da LUIGI COMENCINI. Interpretato da ALBERTO SORDI, SILVANA MANGANO, BETTE DAVIS, JOSEPH COTTEN, MARIO CAROTENUTO, DOMENICO MODUGNO
Protagonisti della vicenda sono i coniugi Peppino e Antonia, lui uno straccivendolo romano e lei una lucidatrice in una concessionaria di automobili; entrambi vivono in una borgata-baraccopoli della periferia della capitale abitata da individui molto poveri che se la cavano come meglio possono, a forza di stenti e sacrifici. Poco distante dal quartiere c’è una sontuosa villa, circondata da un meraviglioso giardino, in cui risiede una vecchia miliardaria americana appassionata del gioco dello scopone scientifico.
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LO SCOPONE SCIENTIFICO (IT, 1972) diretto da LUIGI COMENCINI. Interpretato da ALBERTO SORDI, SILVANA MANGANO, BETTE DAVIS, JOSEPH COTTEN, MARIO CAROTENUTO, DOMENICO MODUGNO
Protagonisti della vicenda sono i coniugi Peppino e Antonia, lui uno straccivendolo romano e lei una lucidatrice in una concessionaria di automobili; entrambi vivono in una borgata-baraccopoli della periferia della capitale abitata da individui molto poveri che se la cavano come meglio possono, a forza di stenti e sacrifici. Poco distante dal quartiere c’è una sontuosa villa, circondata da un meraviglioso giardino, in cui risiede una vecchia miliardaria americana appassionata del gioco dello scopone scientifico. Poiché anche Peppino e Antonia dimostrano una certa abilità nel giocare a carte, ogni anno sfidano la vecchia, in coppia col suo segretario George che la serve da trentasette anni, in interminabili partite a scopone. Inizialmente la posta in ballo è fittizia, ma poi si comincia a fare sul serio: il premio per chi vince è costituito da tutti i risparmi della borgata. Se si aggiunge, poi, che Antonia è insidiata da un vecchio pretendente, Righetto er baro, che vorrebbe fare coppia con lei allo scopone e che le consiglia di mollare il marito Peppino, ritenuto un imbecille, la situazione si complica ulteriormente, tanto più che Peppino è obbligato a chiedere prestiti alla sorella battona e a non mantenere le allettanti promesse fatte ai cinque figli avuti con la moglie. L’anziana magnate li lascia praticamente a becco asciutto, intascandosi tonnellate di denaro con cui ampliare la capienza della propria cassaforte. È un romanzo popolare con ottime cadenze agresti e una morale amara che ne riscatta il pessimismo di fondo: a giocare con i ricchi, con chi tiene il banco, si perde sempre. Non c’è distinzione fra poveri (buoni) e ricchi (cattivi): il gioco corteggia come la dipendenza dagli stupefacenti, e attira sia chi ha bisogno della pecunia per sopravvivere materialmente sia chi ne è già provvisto abbondantemente ma non riesce a placare la sua sete inesauribile di ricchezza e sfrontato benessere. Comencini conosce quello di cui parla e dirige quest’opera eccellente e mirabolante col tocco di un regista consumato che trova, in un angolo espressivo non poi così recondito, un discorso da sfoderare a unghie scoperte per affrontare una storia al cui fulcro ci sono la miseria, il tentativo di riscossa, il vivere nella bambagia, il tema della fortuna “ballerina” e l’impudenza del caso, che favorisce chi vuole lui, a suo completo piacimento. Il film è recitato da attori infallibili: Sordi accentua le sue indimenticabili espressioni da imbambolato cronico, o meglio, da uomo rattristato e sconfitto, con la sua infallibile mistura di umorismo agrodolce e romanità di prima categoria; la Mangano (che finalmente parla con la sua vera voce) appare molto a suo agio, e sferra sassate di saggezza, impazienza e arguzia tipiche di una consorte che crede nel matrimonio e che desidera affermarsi socialmente; a B. Davis è affidato il ruolo dell’antagonista, che curiosamente è amica dei due attori principali, e lo fa tirando fuori un’arrogante civetteria e una prepotenza sottile che sfiora l’enigmatico; J. Cotten è un eccelso attendente, con velleità da artista fallito, che tutto sommato tifa per i due borgatari, ma che continua inconsapevolmente ad appoggiare la finanziera perché ne è segretamente innamorato; Carotenuto è un professore che, durante una cena in casa dei protagonisti, spiega loro le regole dello scopone spiegate brillantemente in un tomo e che risponde alle telefonate a lui indirizzate quando si trova al circolo del quartiere, dove si riuniscono tutti i borgatari; infine, D. Modugno esce per un paio d’ore dalle vesti di cantautore per cimentarsi nella recitazione, e il suo personaggio ha il giusto spazio espressivo e gli consente di mostrarsi birichino, furbastro, manipolatore ma anche subdolamente vigliacco. Una pellicola che merita di essere rivista più volte per apprezzarne perfino i dettagli più nascosti, e che rivaleggia con la commedia all’italiana degli anni 1970 sprizzando tutt’intorno un’aria drammatica di catastrofismo e disillusione, senza per questo ridursi a resa.
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aristoteles
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martedì 8 settembre 2015
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ricchi e poveri
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Mi e' piAciuto tanto,uno dei migliori film e una delle migliori interpretazioni dell'Albertone nazionale.
L'ambientazione del povero borgo romano e' meravigliosa,come la caratterizzazione dei suoi abitanti.
Antonia e Peppino sfidano il destino attraverso il gioco delle carte,tentare di battere la vecchia signora diventa un'ossessione pericolosa.
Il ricco,come la storia ci insegna,comanda sempre il gioco.
Le partite al tavolo sono uno spettacolo tra diverse classi sociali.
La piccola e lucida Cleopatra,alla fine sistemera' tutto con un finale "al veleno".
Consigliatissimo,malinconico e pieno di sentimenti "popolari".
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parsifal
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giovedì 11 novembre 2021
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gioco dorato e cruda realtà
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Diretto da Comencini, Sceneggiato da Sonego, prodotto da De LAurentiis e con le musiche di Piccioni, il presente film è vero proprio gioiello del Cinema Italiano, tanto è vero che è stato inserito nella lista dei 100 film da salvare. Peppino, un immenso Alberto Sordi, uomo tanto onesto quanto goffo e sfortunato, vive in una borgata della Capitale, luogo dove all'epoca veinvano relegati i disagiati della società italiana, gli ultimi, costretti a condurre un'esistenza misera, fatta di stenti e false speranze. La speranza più grande di Peppino, ostinato sognatore e di sua moglie Antonia, una tagliente S.Mangano, è quella di vincere una somma immensa al gioco, per potersi affrancare da quella vita misera.
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Diretto da Comencini, Sceneggiato da Sonego, prodotto da De LAurentiis e con le musiche di Piccioni, il presente film è vero proprio gioiello del Cinema Italiano, tanto è vero che è stato inserito nella lista dei 100 film da salvare. Peppino, un immenso Alberto Sordi, uomo tanto onesto quanto goffo e sfortunato, vive in una borgata della Capitale, luogo dove all'epoca veinvano relegati i disagiati della società italiana, gli ultimi, costretti a condurre un'esistenza misera, fatta di stenti e false speranze. La speranza più grande di Peppino, ostinato sognatore e di sua moglie Antonia, una tagliente S.Mangano, è quella di vincere una somma immensa al gioco, per potersi affrancare da quella vita misera. Chi è il loro avversario? Una anziana signora americana, tanto ricca quanto avida , non solo di denaro ma anche e soprattutto di desiderio di vittoria, di dominio, di sopraffazione , su tutto e tutti. La Signora, una insuperabile B.Davis, ha l'usanza di convocare i due coniugi nella sua villa, ogni volta che soggiorna a Roma, per giocare a scopone con loro. IL gioco è un pretesto per affermare il proprio potere, confermato ogni volta con silenzioso ed efferato sadismo. Dopo averli fatti sedere al tavolo, presta loro la somma per poter giocare, Un milione di lire; somma simbolica per lei, enorme ed irraggiungibile per i due tapini. Ed ogni volta, li umilia con implacabile crudeltà. Si instaura un rapporto fatto di ripicche , desiderio di rivalsa, di ricchezza sfrenata per potersi allontanare dalle miserie quotidiane. E allora Peppino, ingenuo ed emotivo, non basta più ; consigliata dalla comunità della borgata, che partecipa in tutti i sensi alle gesta dei due , agognando il sognato riscatto sociale, Antonia interpella Righetto il Baro,D.Modugno, che acconsente a giocare in coppi con lei, avendo anche altre mire di natura sentimentale. Ma i sogni finiscono all'alba e il castello di carte crolla miseramente...Ci penserà qualcun altro a pareggiare i conti, la piccola Cleopatra, loro figlia maggiore, preparerà una sorpresa...
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