criticoso
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giovedì 17 agosto 2017
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noioso
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Noioso noioso noioso noioso noioso ... e pure ossessivo.
Un po' di ermetismo ed espressionismo gli danno un'aria intellettuale. L'ho visto tutto chiedendomi di tanto in tanto: "Sono un po' masochista o semplicemente testardo?"
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stefano capasso
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lunedì 6 luglio 2015
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il mistero come istanza suprema
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Andrea ha una vita agiata, ha tutto ma sente che gli manca la capacità di amare. Entra in un seminario gesuita su in isolotto di Venezia e li comincia a confrontarsi con se stesso con i superiori e con gli altri novizi
In memoria di me di Saverio Costanzo è un film austero come è richiesto dal tema trattato. Ambientato tutto negli interni del convento affronta il tema della spiritualità e della fede con lo spessore di un occhio esperto della materia. Si respira dal principio e per tutta la durata del film un aria di mistero: tutti scrutano gli altri cercando di capirne le motivazioni, possibilmente i segreti e fanno, allo stesso tempo, i conti con i propri dubbi.
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Andrea ha una vita agiata, ha tutto ma sente che gli manca la capacità di amare. Entra in un seminario gesuita su in isolotto di Venezia e li comincia a confrontarsi con se stesso con i superiori e con gli altri novizi
In memoria di me di Saverio Costanzo è un film austero come è richiesto dal tema trattato. Ambientato tutto negli interni del convento affronta il tema della spiritualità e della fede con lo spessore di un occhio esperto della materia. Si respira dal principio e per tutta la durata del film un aria di mistero: tutti scrutano gli altri cercando di capirne le motivazioni, possibilmente i segreti e fanno, allo stesso tempo, i conti con i propri dubbi. Ed è proprio il mistero che il superiore del convento rivela nel finale come motivo fondamentale al dubbioso Andrea. Il mistero è l’istanza primaria, precedente alla capacità di amare, e provare un sentimento reale. E’ l’atto di fede supremo che accetta il proprio destino, dato dalle proprie capacità e inclinazioni. Questo permette il compimento della propria vita in modo completo, che è quello per cui ognuno è stato chiamato all’esistenza.
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nalipa
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sabato 23 ottobre 2010
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tratto da "lacrime impure"
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di Furio Moniceli che si é dedicato alla letteratura dopo un'esperienza come novizio gesuita.
E' un film "spesso", che arriva ad ognuno in modo differente, ma arriva.
Non vuole dire niente di più di ciò che dice perchè anche se non come novizi tutti gli esseri cercano in qualche momento dell'esistenza una sorta di conoscenza di Dio.
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marisella
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sabato 12 aprile 2008
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ca...ta pazzesca
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Un film che ripropone al presente una situazione di cinquant'anni fa... Pessimo cinema
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paolo
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martedì 12 febbraio 2008
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splendido
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durante franco
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mercoledì 12 dicembre 2007
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inizio di un viaggio alla ricerca de mistero "dio"
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ad un inizio di sequenze di taglio Bergmaniano ( vedi "Persona") un susseguirsi di interni che ricorda certi film francesi di Bresson . Molto bella la fotografia e l'angolazione di certe inquadrature. Azzeccata la scelta delle musiche.
Poco convincente la trama che a mio avviso una ricerca nel mistero di Dio dovrebbe essere piu' decisamente motivata dall'amore che una persona porta dentro, tanto,da poterlo trasferire agli ultimi nella luce della Parola di Dio.
Non sono riuscito ad intravedere dell'ottimismo religioso o di Fede in nessuno dei personaggi : soltanto rassegnazione! Ma e' tutta cosi' la fucina che dovrebbe forgiare l'esercito di Dio?
Un film che merita di essere visto per le qualita' anzidette e per poter aprire un dibattito , magari in quelle parrocchie dove i fedeli si allontanano per mancanza di entusiasmo dentro la stessa realta' parrocchiale.
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ad un inizio di sequenze di taglio Bergmaniano ( vedi "Persona") un susseguirsi di interni che ricorda certi film francesi di Bresson . Molto bella la fotografia e l'angolazione di certe inquadrature. Azzeccata la scelta delle musiche.
Poco convincente la trama che a mio avviso una ricerca nel mistero di Dio dovrebbe essere piu' decisamente motivata dall'amore che una persona porta dentro, tanto,da poterlo trasferire agli ultimi nella luce della Parola di Dio.
Non sono riuscito ad intravedere dell'ottimismo religioso o di Fede in nessuno dei personaggi : soltanto rassegnazione! Ma e' tutta cosi' la fucina che dovrebbe forgiare l'esercito di Dio?
Un film che merita di essere visto per le qualita' anzidette e per poter aprire un dibattito , magari in quelle parrocchie dove i fedeli si allontanano per mancanza di entusiasmo dentro la stessa realta' parrocchiale.
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giorgio camisani
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domenica 11 novembre 2007
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indagini sul senso della fede
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Il film, liberamente ispirato al romanzo Il gesuita perfetto di Furio Monicelli e rieditato con il titolo Lacrime impure, racconta la storia di una vocazione o, più precisamente, è un’indagine sui concetti di vocazione e di fede. Attraverso le vicende interiori del protagonista, un novizio che entra in seminario, si pongono allo spettatore alcune domande ed alcuni dubbi e lo si lascia padrone di trovare una propria personale risposta. L’impostazione del film è di una vera e propria investigazione morale, dove le contrastanti interpretazioni sul senso della fede cristiana rientrano comunque in uno sguardo autoriale metafisico, che afferma in ogni caso la fede in una trascendenza, attraverso un linguaggio cinematografico freddo e rigoroso.
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Il film, liberamente ispirato al romanzo Il gesuita perfetto di Furio Monicelli e rieditato con il titolo Lacrime impure, racconta la storia di una vocazione o, più precisamente, è un’indagine sui concetti di vocazione e di fede. Attraverso le vicende interiori del protagonista, un novizio che entra in seminario, si pongono allo spettatore alcune domande ed alcuni dubbi e lo si lascia padrone di trovare una propria personale risposta. L’impostazione del film è di una vera e propria investigazione morale, dove le contrastanti interpretazioni sul senso della fede cristiana rientrano comunque in uno sguardo autoriale metafisico, che afferma in ogni caso la fede in una trascendenza, attraverso un linguaggio cinematografico freddo e rigoroso. Il tema del film è lo stesso trattato da Ermanno Olmi in Centochiodi, ma se là non si riesce ad andare oltre alla spettacolarità della rappresentazione dei libri inchiodati e dei paesaggi, qui con In memoria di me si scava nei contenuti, ci si interroga, ed anche visivamente il film risulta maestoso ed intenso, appunto perché filtrato da un occhio metafisico.
Un giovane uomo, come folgorato da un’illuminazione, non si riconosce più nel modello umano nel quale si è sempre identificato: sente la necessità di aprirsi alla trascendenza, a Dio, ad punto di riferimento assoluto per la propria vita. Fa così richiesta di entrare in convento, che si presume sia un seminario di gesuiti e che si scoprirà essere situato sull’isola di San Giorgio a Venezia.
La giornata dei novizi è strutturata rigidamente, scandita da una sequenza di azioni ritualizzate, incentrate sulla meditazione, la preghiera ed una severa disciplina di vita fatta di abnegazione, solitudine, essenzialità, silenzio, ma non di quiete. Infatti, all’interno del convento si respira un’atmosfera sinistra, dove prevale il sospetto tra i superiori ed i novizi, tra i novizi stessi e soprattutto tra il protagonista (Andrea) e lo spazio, fisico e spirituale, del convento...
Per leggere la recensione completa collegati a www.filmagazine.it
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francotrastevere
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domenica 14 ottobre 2007
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fare il passo più lungo della sua gamba
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Saverio Costanzo ha dato tutto quello che
aveva. Purtroppo pur applicandosi con diligenza nella tecnica cinematografica, il linguaggio, in questo caso cinematogra- fico, è ben più complesso, in quanto coniugare tecnica,espressione e contenuti è la cosa più straordinariamente diffici- le non solo nel cinema ma in tutta l'Arte.
Provare per credere.
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principe myskin
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domenica 30 settembre 2007
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principe myskin
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Sono d'accordo. Belle le immagini e bravi gli attori, ma una presunta profondità di messaggio è soltanto lo specchietto per allodole/allocchi che cela un vuoto di senso, buchi di sceneggiatura e un baratro di noia.
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anna b.
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domenica 23 settembre 2007
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arte e intelligenza
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grande film, allegorico, in parte critico dei sistemi chiusi ma anche dell´umanità che ha bisogno di prigionie volontarie per proteggersi dalla paura di vivere, per niente scontato e fatto con una tale arte da riuscire ad emozionare per come si muove la telecamera o come le luci svelano i sentimenti. Un autentico piacere poter ritrovare un cinema che sa parlare con i suoi strumenti di immagini, luci, sequenze . Che si riallontana dal piccolo schermo per tornare ad essere cinema di autore, dove intelligenza e arte convivono, l´arte non è virtuosismo e l´intelligenza non é solo nel contenuto della trama.
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