In memoria di me |
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Un film di Saverio Costanzo.
Con Christo Jivkov, Filippo Timi, Marco Baliani, André Hennicke, Fausto Russo Alesi.
continua»
Drammatico,
durata 115 min.
- Italia 2006.
- Medusa
uscita venerdì 9 marzo 2007.
MYMONETRO
In memoria di me
valutazione media:
3,10
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Giovani allo sbando... in chiave spiritualedi DarkoFeedback: 0 |
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domenica 11 marzo 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Girato in modo impeccabile, "In Memoria di Me" ricava una potenza d'immagini da pochissimi elementi, fra l'altro ossesivamente ripetuti, che si muovono o non si muovono all'interno della Basilica veneziana in cui il film si svolge. Ci sono le regole severe dei padri superiori, ci sono le ubbidienze dei novizi servizievoli e taciturni e poi ci sono gli spiriti "ribelli" dei tre protagonisti. Andrea, Zanna e un terzo (di cui ora non ricordo il nome), che si sente all'inizio del film come presenza disturbante all'interno della comunità gesuitica. Il ragazzo prende di notte e scompare dal monastero, dopo aver sbattuto la testa (letteralmente) un po' dappertutto, deluso dalle ideologie che regnano in quel mondo. Andrea fino a quel momento rimane testimone silenzioso, ma curioso. Infine viene messo sotto una cattiva luce quando uno dei padri superiori, il Maestro (interpretato dal sempre bravo Marco Baliani), capisce la sua anima rivoluzionaria. I compagni cominciano a guardarlo male. Andrea viene chiamato ad esporre le sue riflessioni e teorie, spiccatamente contrastanti con gli ideali dei superiori, e gli risponde a tono il compagno Zanna (il grande Filippo Timi, attore più che altro di teatro, visto in questi stessi giorni in un ruolo di sfondo nel film di Ozpetek), il quale vede benissimo la sua paura e incertezza e lo invita ad essere più "amorevole". I due, seppur diversi, taciturnamente si inseguono e incontrano nei corridoi bui del monastero, di notte, per confidarsi le loro angosce esistenziali. C'è poi la presenza misteriosa di un malato o una malata (non si capisce il sesso), di cui non viene assolutamente chiarita l'identità, che scuote Zanna al momento della sua morte. Egli decide di andarsene, in seguito, completamente allo sbando, Andrea decide di seguirlo, stanco della finzione che gli sembra di aver messo in atto al momento della scelta monastica. Nella penultima scena il Padre superiore ammonisce il novizio Zanna mettendo in risalto i pregi e, indirettamente, i difetti della vita religiosa, sopratutto quelli. Zanna se ne va comunque, zittendolo con un bacio sulla bocca, e fa il suo ritorno nel mondo. Andrea, che ha assistito alla scena in disparte e segretamente, ha un'ulteriore ripensamento e forse la sua "illuminazione". Nel finale lo vediamo rientrare nella Basilica sul Lido veneziano dicendoci che ha deciso di portare avanti il suo progetto in cui sente di essersi imbarcato per una giusta causa e perchè ormai sente di aver stabilito un contatto diretto con Dio. Finale che suggerisce dunque un distaccamento spirituale dalla vita del monastero per favorire un avvicinamento alla vera essenza della fede, che si può avere o meno. La fede è un po' come l'amore, quando te la ritrovi davanti non ci vedi più e ti affidi totalmente ad essa.Io credo che a suo modo questo film sia un film generazionale perchè racconta i giovani estremamente incerti di oggi e che vanno alla ricerca di qualcosa di estremo e assoluto, che li protegga e che allo stesso tempo li liberi. Impresa impossibile, ma del resto è questo che l'uomo è nato per fare. Il film, come ha detto qualche critico o giornalista che ho letto, è asciutto, dunque efficace. Ambienti, fotografia e musiche sono puri, incontaminati, sacri, ma nel senso laico della parola. Il film è magnetico e coinvolgerà sicuramente quel pubblico in grado di ragionare, al di là della propria opinione in fatto di fede e religione.
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