luca scialo
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giovedì 1 giugno 2023
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un androide più umano degli uomini
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Richard Martin, appassionato di tecnologia, decide di regalare alla propria famiglia un androide, che possa fungere da governante ma anche come passatempo per le bambine. Il robot si integra benissimo, ma non è un semplice automa: è capace di apprendere e provare sentimenti, al punto che, più passano gli anni, più vuole diventare un umano. Fino al punto da sacrificare la sua eternità. Robin Williams dà ancora prova del suo istrionismo, questa volta cimentandosi nei panni, letteralmente, di un robot. Al netto di qualche smielatura di troppo, resta un film emozionante e significativo sul senso della vita.
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orion84
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giovedì 6 aprile 2017
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da guardare col cuore
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Questo è uno di quei film in cui mi sento di dire che non vi è una battuta, una, sbagliata..
Bellissimo, commovente e divertente al tempo stesso..Robin Williams si supera una volta di più, con una mimica impressionante nell'assumere il ruolo del Robot Andrew.
Si potrà obbiettare che il film è troppo "buonista" ma credo che la vera chiave di lettura sia capire se stessi e lottare per diventare quello che si è davvero.
Quando leggo che molti critici hanno stroncato il film perché "contro la diversità" io penso che davvero più che i critici dovrebbero andare a fare altro..
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Questo è uno di quei film in cui mi sento di dire che non vi è una battuta, una, sbagliata..
Bellissimo, commovente e divertente al tempo stesso..Robin Williams si supera una volta di più, con una mimica impressionante nell'assumere il ruolo del Robot Andrew.
Si potrà obbiettare che il film è troppo "buonista" ma credo che la vera chiave di lettura sia capire se stessi e lottare per diventare quello che si è davvero.
Quando leggo che molti critici hanno stroncato il film perché "contro la diversità" io penso che davvero più che i critici dovrebbero andare a fare altro..il film è l'esatto opposto! Il film è l'esaltazione della singolarità di ogni essere su questo mondo..Andrew è nato robot ma per qualche motivo si sente umano, e tutta la sua vita la dedicherà al compiere quella trasformazione per essere riconosciuto da tutti per quello che lui ritiene di essere, tutti lo vedono come un Robot, ma lui sa di essere diverso, di essere unico, umano...
Per certi versi, si può leggere in chiave moderna come un film pro gender quasi..
Ma la cosa non mi interessa..per me un film sono le emozioni che trasmette, e qui si ride e si piange in egual misura e non ci si stancherebbe mai di guardarlo.
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futuristicalboy
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domenica 6 novembre 2016
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i sospiri del futuro
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:<>: Ammonisce Qoelet (1,18)e non basta essere fatti di acciaio per sfuggire a questa profezia Biblica; se ne accorgerà ben presto anche ANDREW MARTIN l'unità robotica N114.che in virtù delle sue straordinarie capacità intellettive fornitegli dal cervello positronico arriverà persino ad entrare in empatia con gli umani che lo hanno comperato per avere un aiuto domestico.Entrando in simbiosi con la loro psiche capirà giorno per giorno il valore ed il peso dei sentimenti umani, addirittura l'amore per essi, allorchè viene "promosso" da un esperto di ciborg, RUPERT BURNS ad Androide. Rupert Burns gli aumenterà le capacità sensoriali e di apprendimento della psiche umana.
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:<>: Ammonisce Qoelet (1,18)e non basta essere fatti di acciaio per sfuggire a questa profezia Biblica; se ne accorgerà ben presto anche ANDREW MARTIN l'unità robotica N114.che in virtù delle sue straordinarie capacità intellettive fornitegli dal cervello positronico arriverà persino ad entrare in empatia con gli umani che lo hanno comperato per avere un aiuto domestico.Entrando in simbiosi con la loro psiche capirà giorno per giorno il valore ed il peso dei sentimenti umani, addirittura l'amore per essi, allorchè viene "promosso" da un esperto di ciborg, RUPERT BURNS ad Androide. Rupert Burns gli aumenterà le capacità sensoriali e di apprendimento della psiche umana.Tale miglioramento però lo porterà a sperimentare il DOLORE alla perdita delle persone che ha imparato ad amare. Dapprima il sig. MARTIN suo ex padrone ed amico,poi la di lui consorte e la loro figlia""PICCOLA MISS" che accudiva da bambina e che ha visto invecchiare inesorabilmente e quindi esalare l'ultimo respiro nel letto di un ospedale.Tutti coloro che amava sono invecchiati e morti mentre lui resta immutabile essendo una macchina con sembianze umane...<< per te il tempo è infinito..>>: gli tornano alla mente le parole del suo caro amico scomparso,il signor MARTIN, e la cosa gli procura Dolore,che non può nemmeno sfogare in quanto non può versare Lacrime, ma solo Sospirare nella sua anima robotica.ANDREW MARTIN ha ormai 200 anni,una sola persona dei suoi amici gli è rimasta e non la vuole perdere,è PORZIA la nipote del sig.MARTIN anch'essa divenuta adulta.RUPERT BURNS compirà in lui l'ultima fase della sua evoluzione facendolo divenire uomo a tutti gli effetti in modo da permettergli finalmente di vivere pienamente il suo sentimento a lungo represso.Così,da comune mortale sposa PORZIA ,ma solo dopo molti anni giunto alla fine della sua vità gli viene riconosciuta la sua appartenenza al genere UMANO dal CONGRESSO MONDIALE. prima non si poteva, ma ora che lo hanno visto invecchiato si sono convinti.<< Signor ANDREW MARTIN! questo congresso,ha espresso il suo giudizio e la ritiene idoneo ad appartenere al GENERE UMANO!>>:Ma ANDREW MARTIN disteso in un letto d'ospedale assieme alla sua PORZIA morente in collegamento satellitare non fa in tempo ad ascoltare per intero la decisione del CONGRESSO,e muore mentre sul monitor difronte a lui,viene pronunciata la frase che lo avrebbe fatto felice.Muore felice o con un sospiro nel suo cuore di uomo?..No è chiara la cosa. Molto struggente è questa scena finale; una nota geniale che il Regista CHRIS COLUMBUS ha voluto aggiungere come sua idea personale;come geniale è la frase pronunciata da GALATEA divenuta anche lei UMANA,a PORZIA morente::<>.
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sabry01
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giovedì 3 luglio 2014
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commovente e pieno di significato
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non c'è da stupirsi che un film con robbin williams sia pieno di significato, l' ideale di libertà di un robot non è da lasciar perdere, la sua voglia di assomigliare agli uomini indica che li ammira e rispetta, pur essendo un robot è molto sviluppato e ha molte domande da fare come un bambino al padre lui cerca risposte, è molto commovente come lui sia legato alla sua famiglia e come li stia accanto in tutti i momenti del bisogno, consiglio di vederlo
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filippo catani
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lunedì 3 marzo 2014
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può un robot diventare umano?
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In un futuro non troppo lontano, una famiglia accoglie al suo interno un intelligentissimo robot fedele alle leggi della robotica. L'automa mostra fin da subito di avere qualità straordinarie. Inizia così il lungo viaggio verso un sogno: diventare un essere umano.
Tratto da un romanzo di Asimov, questo film è piacevole, commovente e riesce a fare riflettere con semplicità. Lo spettatore lungo un vasto lasso di tempo assiste alla crescita intellettuale e sentimentale di questo automa deciso in tutto e per tutto a diventare simile a un essere umano. Dall'amore verso la piccola miss cioè la figlia minore della famiglia in cui lavora fino a trovare il vero amore una volta quasi del tutto attuata la sua trasformazione.
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In un futuro non troppo lontano, una famiglia accoglie al suo interno un intelligentissimo robot fedele alle leggi della robotica. L'automa mostra fin da subito di avere qualità straordinarie. Inizia così il lungo viaggio verso un sogno: diventare un essere umano.
Tratto da un romanzo di Asimov, questo film è piacevole, commovente e riesce a fare riflettere con semplicità. Lo spettatore lungo un vasto lasso di tempo assiste alla crescita intellettuale e sentimentale di questo automa deciso in tutto e per tutto a diventare simile a un essere umano. Dall'amore verso la piccola miss cioè la figlia minore della famiglia in cui lavora fino a trovare il vero amore una volta quasi del tutto attuata la sua trasformazione. Il film è convincente e svolge, seppur in punta di piedi, alcune riflessioni bioetiche. Quì forse sta un po' uno dei due limiti del film (l'altro è una parte centrale un po' troppo dilatata) e cioè quello di non essere nè carne nè pesce perchè alterna una narrazione più adatta al pubblico dei piccoli a una rivolta decisamente ad un pubblico di adulti. Diciamo che questa "ambiguità" fa un po' segnare il passo a un film che comunque resta godibile e mescola al suo interno più generi.
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il beppe nazionale
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lunedì 27 gennaio 2014
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un drammatico senso del tempo
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Sento di dare cinque stelle a questo film in quanto è uno dei rari lungometraggi che riesce sempre a commuovermi.
Andrew (R. Williams) è un robot domestico comprato dalla famiglia Martin per delegare le faccende domestiche; tuttavia per un difetto di fabbricazione questa unità NDR è dotata di personalità ed è in grado di apprendere. La signora Martin e la figlia maggiore restano alquanto diffidenti, mentre Richard (S. Neill) e la piccola Miss ci si affezionano sempre di più. Andrew impara così dal capofamiglia le nozioni più disparate, dalla sessualità alla storia, mentre si lega in modo particolare alla bambina di casa.
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Sento di dare cinque stelle a questo film in quanto è uno dei rari lungometraggi che riesce sempre a commuovermi.
Andrew (R. Williams) è un robot domestico comprato dalla famiglia Martin per delegare le faccende domestiche; tuttavia per un difetto di fabbricazione questa unità NDR è dotata di personalità ed è in grado di apprendere. La signora Martin e la figlia maggiore restano alquanto diffidenti, mentre Richard (S. Neill) e la piccola Miss ci si affezionano sempre di più. Andrew impara così dal capofamiglia le nozioni più disparate, dalla sessualità alla storia, mentre si lega in modo particolare alla bambina di casa. Il tempo però passa, Andrew acquisisce nuove conoscenze e assorbe l'ideale della libertà, cosa che lo porterà a costruirsi una casetta e a cominciare un viaggio alla ricerca di robot speciali come lui. Il fato sembra sfavorevole per l'intrepido Andrew in quanto molte unità NDR non hanno personalità o sono state smantellate. Appena prima di rientrare a casa Andrew fa una conoscenza che cambierà la sua vita, ovvero Rupert Burns, esperto di ingegneria androide. Burns infatti conserva dei progetti mai realizzati di modifiche atte a conferire un aspetto più umano ai robot, Andrew coglie dunque la palla al balzo e acquisisce le sembianze di Robin Williams.
Cosa è successo nel frattempo? Gli anni passano a decine e Andrew può osservare la sua piccola Miss crescere, infatuarsi della sua simpatia, sposare un uomo gretto, diventare vecchia e, ahimè, morire. Piccola Miss tuttavia ha una nipote, Porzia, che fa la restauratrice ed è identica alla nonna da giovane. Inizialmente Andrew non accetta una somiglianza così esagerata e ne resta scosso, tanto da disprezzare in toto la figura di Porzia, ma con l'andare del tempo i due si uniranno sempre più, fino ad innamorarsi. Spinto dall'amore Andrew progetta assieme a Burns tutta una serie di organi artificiali atti a donargli una sensibilità e un aspetto sempre più umano. Un secolo scorre, la storia d'amore si sviluppa, ma manca ancora qualcosa: Andrew vuole essere riconosciuto come uomo. Fa un primo tentativo davanti al consiglio mondiale che tuttavia è costretto a rifiutare la richiesta per via della sua immortalità. Ormai conscio che tutte le persone attorno a lui se ne andranno, Andrew opta dunque per un atto estremo: diventare mortale attraverso l'innesto di una circolazione sanguigna. L'unità NDR, ormai inimmaginabile come robot, vuole stare con Porzia e condividere con lei anche l'evento della morte, che probabilmente è una delle scene più coinvolgenti del film.
Dopo questa breve sinossi vorrei elencare i punti deboli di questo film. Bisogna dire che Andrew si presenta fin dal suo primo momento come "troppo umano", il che toglie un po' di tono alla sua evoluzione relegandola all'aspetto fisico e dando per scontato quello psicologico. In secondo luogo si potrà certamente notare che il Richard Martin ben interpretato da Neill è un vero illuminato, un saggio aristotelico fin troppo emancipato e comprensivo, un modello utopico quasi fosse un nuovo padre fondatore. Di padre fondatore parlo perchè condivido la critica di chi ha notato troppi slogan americaneggianti trasudare da questo film: Martin è il capofamiglia dall'animo nobile e sagace, Andrew diventa un ricco imprenditore pronto a dare la vita per il riconoscimento sociale e la libertà. Aggiungo che l'infatuazione di piccola Miss viene presentata in modo un po' ingenuo, con un Andrew prodigo di atteggiamenti che lo rendono adorabile, comprensivo e amabile ma pur sempre un sogno destinato a essere irralizzabile (in un primo momento).
Elencati alcuni difetti, passiamo a ciò che invece mi è piaciuto di questo film.
Abbiamo un Robin Williams e un doppiatore che danno un'impronta tutta loro a Andrew, ricca di simpatia, risposte pronte e parlantina brillante. Sebbene di primo acchitto questa canonizzazione dei personaggi di Williams possa apparire un difetto, alla fine si rivela invece una mossa vincente per entrare in simpatia col robot. La Porzia della Davidtz è molto dolce e Neill sa affascinare come è proprio del suo stile, quindi abbiamo nel complesso dei buoni personaggi e una bella dose di ironia che non guasta mai.
Tuttavia, come da titolo, quello che mi ha estremamente colpito di questo film è il senso del tempo. Non la storia del riscatto, del desiderio di libertà ed emancipazione. Non il rapporto amoroso tra una donna e una macchina caratterialmente migliore della maggior parte degli esseri umani, ma il senso del tempo. Andrew cerca, lavora e ama per due secoli. Per due secoli vede la gente morire e si scontra col fatto paradossale per cui l'uomo, a un certo punto, desidera la morte: l'uomo non è fatto per l'immortalità. Non si tratta affatto di un concetto banale, ma dimostra in tutta la sua drammaticità l'evoluzione per cui desideriamo tanto vivere finchè, ad una certa età, ci rassegnamo al destino e lo aspettiamo. La storia d'amore con Porzia guadagna di spessore proprio in questo, e alla fine lo spettatore si trova di fronte a un robot che si è impegnato duecento anni per... morire. Nella scene conclusive la resa di Williams colora di note malinconiche, addirittura dolenti, tutto quello che è stato visto precedentemente e la vita stesso dello spettatore si annoda alla propria gola creando i presupposti per un finale da lacrime. Il senso del tempo eleva quell'amore presentato così scontato dal regista Columbus, lo rende un ideale immortale e unico. Nello stesso tempo ci fa sentire miseri e con pochi anni a disposizione.
Rimanendo nel genere, posso ricordare solo un altro film dove il senso del tempo è presentato così bene da emozionare fino all'estremo: Intelligenza Artificiale. I.A. eleva l'innocenza di un bambino e l'amore genitoriale, L'uomo bicentenario eleva l'amore di una coppia e di una famiglia. Una presa emotiva di questo genere mi permette di annullare tutti i difetti precedentemente menzionati per lasciarmi colpito e con le guance bagnate.
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shiningeyes
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venerdì 29 marzo 2013
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columbus si adatta bene ad asimov
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Peculiarità preziosa di Chris Columbus è quella di aggiungere sentimentalismo e alti valori morali nei suoi film. Formula vincente nel “Uomo Bicentenario”, dove rende calorosa una fredda trama fantascientifica, che però è comunque commovente già di suo nella storia dell'autodeterminazione e lotta per il riconoscimento come essere umano da parte dell'androide Andrew. Quindi Columbus, ottiene un buon effetto nel tirare fuori la sua idea di cinema ed adattarla bene nella visione di Asimov, che ha scritto il libro tratto dal film; supportata anche da un'ottima sceneggiatura di Nicholas Kazan.
Certo, a volte la quantità di sensibilità ed affettuosità delle scene è difficilmente digeribile, ma l'epopea di Andrew e della sua seguente umanizzazione, è di un valore preziosissimo che sa scatenare l'emotività dello spettatore; e non rinuncia neanche all'ironia e divertimento, grazie ad un versato Robin Williams, capace di farci ridere e piangere in maniera più che naturale.
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Peculiarità preziosa di Chris Columbus è quella di aggiungere sentimentalismo e alti valori morali nei suoi film. Formula vincente nel “Uomo Bicentenario”, dove rende calorosa una fredda trama fantascientifica, che però è comunque commovente già di suo nella storia dell'autodeterminazione e lotta per il riconoscimento come essere umano da parte dell'androide Andrew. Quindi Columbus, ottiene un buon effetto nel tirare fuori la sua idea di cinema ed adattarla bene nella visione di Asimov, che ha scritto il libro tratto dal film; supportata anche da un'ottima sceneggiatura di Nicholas Kazan.
Certo, a volte la quantità di sensibilità ed affettuosità delle scene è difficilmente digeribile, ma l'epopea di Andrew e della sua seguente umanizzazione, è di un valore preziosissimo che sa scatenare l'emotività dello spettatore; e non rinuncia neanche all'ironia e divertimento, grazie ad un versato Robin Williams, capace di farci ridere e piangere in maniera più che naturale.
C'è da dire anche che, l'ambientazione futuristica è ben riuscita (buone scenografie), ed in più si può percepire quell'umanità che man di mano nel tempo scompare, insita e rimasta proprio in un androide che esprime più sentimenti umani di un qualsiasi uomo.
Ad affiancare il già citato Williams ci pensano un bravissimo Sam Neill nella parte del gentile mentore di Andrew ed un sempre simpatico Oliver Platt (che renderà esternamente umano Andrew), che risulta uno dei personaggi più interessanti del film.
A contribuire alla buona riuscita del film ci pensano anche una suggestiva fotografia e delle dolci e commoventi musiche, sapientemente curate dall'affermato James Horner.
“L'uomo Bicentenario” è un'opera emozionante e toccante, che mette in risalto i veri valori umani che tutti dovrebbero avere, e che purtroppo si stanno perdendo, dimostrando anche la lungimiranza di uno scrittore geniale come Asimov.
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stako
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giovedì 29 novembre 2012
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dove diamine sono i premi oscar ?!??!?!?!?!?!?!
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Non vi sono parole per descrivere lo splendore di questo film profondo e sentimentale,
il film prende spunto, precisiamo “prende spunto” dall’anonimo libro di Asimov, ma nn è assolutamente l’adattamente del libro, un robot arrivato in una famiglia qualunque come altri robot, si differenzierà per le sue doti di amicizia, creatività ed empatia assolutamente non presente negli altri robot, si evolverà con la famiglia e giunto ormai ad una propria maturità inizierà un viaggio verso l’individualità e la liberta, girerà il mondo alla ricerca di nuovi stimoli e di nuove emozioni mai provate prima, diventerà un uomo a tutti gli effetti anche se con un cervello positronico.
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Non vi sono parole per descrivere lo splendore di questo film profondo e sentimentale,
il film prende spunto, precisiamo “prende spunto” dall’anonimo libro di Asimov, ma nn è assolutamente l’adattamente del libro, un robot arrivato in una famiglia qualunque come altri robot, si differenzierà per le sue doti di amicizia, creatività ed empatia assolutamente non presente negli altri robot, si evolverà con la famiglia e giunto ormai ad una propria maturità inizierà un viaggio verso l’individualità e la liberta, girerà il mondo alla ricerca di nuovi stimoli e di nuove emozioni mai provate prima, diventerà un uomo a tutti gli effetti anche se con un cervello positronico.
L’ interpretazione di Robin Williams fa venire la pelle d’oca, come sempre, regala autentici momenti di gioia e commozione, riesco a perdermi ed avvolgermi dal film.
Una domanda mi viene in questo momento, dove diamine sono i premi oscar per miglior film e per miglior attore protagonista?!?!?!?!
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randatilldeath
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sabato 7 gennaio 2012
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toccante, fa riflettere.
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L'ho visto qualche giorno fa in televisione ...anche se me ne avevano già parlato molto.
Sinceramente, credo che sia un film molto sottovalutato, mi è piaciuto molto ed è riuscito anche a farmi piangere. E non sono una persona che si commuove facilmente.
Mi sono immedesimata molto nella causa del protagonista, diviso a metà fra i due mondi: umani e macchine. E sono stata veramente colpita dalla sua scelta finale: rinunciare all'ultima cosa che lo rendeva diverso dagli esseri umani.
L'ho trovato toccante, e la critica che spesso viene rivolta al film, cioè che lasci una "sensazione di freddezza" per me è esagerata.
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L'ho visto qualche giorno fa in televisione ...anche se me ne avevano già parlato molto.
Sinceramente, credo che sia un film molto sottovalutato, mi è piaciuto molto ed è riuscito anche a farmi piangere. E non sono una persona che si commuove facilmente.
Mi sono immedesimata molto nella causa del protagonista, diviso a metà fra i due mondi: umani e macchine. E sono stata veramente colpita dalla sua scelta finale: rinunciare all'ultima cosa che lo rendeva diverso dagli esseri umani.
L'ho trovato toccante, e la critica che spesso viene rivolta al film, cioè che lasci una "sensazione di freddezza" per me è esagerata. Non ho percepito più di tanto tutto ciò, anzi, a tratti a mio avviso è stata intenzionalmente voluta proprio per sottolineare l'appartenenza del protagonista "Andrew" al mondo delle macchine.
Ricorrono alcuni temi molto comuni nei film: la classica storia d'amore, senza eccessi, anzi in maniera molto soft, la vita eterna e anche una sorta di biotecnologie. Dolce e toccante, ma senza eccessi.
Nella scena di chiusura del film, al momento del "verdetto" finale, non ho potuto fare a meno di piangere ...
L'ho trovato nel complesso un film ben realizzato, ottima anche l'interpretazione del protagonista, molto "robotica"!
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fiffa89
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giovedì 8 settembre 2011
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morire come uomo o vivere come macchina?
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Senza dubbio una delle migliori interpretazioni di Robin Williams.
Anno 2004. In America i lavori casalinghi sono affidti ai robot. A casa Martin arriva Andrew, robot dalle particolari caratteristiche: esso è, infatti, dotato di un cervello positronico ma anche di un cuore che gli fà desiderare di poter diventare un essere umano.
Per realizzare questo desiderio, Andrew si istruisce e parte per un periodo di circa 10 anni alla ricerca di qualcuno come lui, ma senza risultati. Giunge così in una città dove fà la conoscenza di uno scienziato che si occupa di robot stringendo con lui un'intensa amicizia e collaborazione.
Può un robot divenire essere umano? Questo è il quesito che fà da sfondo all'intera pellicola.
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Senza dubbio una delle migliori interpretazioni di Robin Williams.
Anno 2004. In America i lavori casalinghi sono affidti ai robot. A casa Martin arriva Andrew, robot dalle particolari caratteristiche: esso è, infatti, dotato di un cervello positronico ma anche di un cuore che gli fà desiderare di poter diventare un essere umano.
Per realizzare questo desiderio, Andrew si istruisce e parte per un periodo di circa 10 anni alla ricerca di qualcuno come lui, ma senza risultati. Giunge così in una città dove fà la conoscenza di uno scienziato che si occupa di robot stringendo con lui un'intensa amicizia e collaborazione.
Può un robot divenire essere umano? Questo è il quesito che fà da sfondo all'intera pellicola. Commovente, indimenticabile.
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