Girato nell'arco di poche ore a una festa a Milano nel 1979, Facce di festa è una riflessione su un frammento di realtà giovanile in cerca di nuovi riferimenti. Sono giovani che usciti da anni di intenso attivismo politico e di profondi cambiamenti sociali e culturali si trovano alla soglia di un nuovo decennio dove rampantismo ed edonismo si propongono come valori dominanti. Un film costruito assemblando materiale raccolto con tecniche diverse: camera nascosta, interviste comportamentali, immagini descrittive. Tentando di creare un'interferenza tra la narrazione dell'autore e la percezione dello spettatore. Facce di festa viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1980.
Il giorno che precedette la sfilata di una giovane stilista di moda di Los Angeles, che diverrà subito dopo "La donna che inventò Madonna", e una delle più famose costumiste di Hollywood -"The Doors", "Terminator 2", "JFK", "Night at the Museum", "Hitch", "Alì", "True Lies", "The Judge".
New York è la città in cui Edward Hopper ha vissuto, oscillando tra istanti di scoramento e di perfetta simbosi con essa. Gli anni Venti rappresentano per lui il momento preciso tra la ricerca, il lavoro come illustratore e la definitiva consacrazione. Sono glianni in cui Paul Strand, Charles Sheeler e il precisionismo sembrano imporre al pubblico una forma di realismo che deve molto a Courbet e Manet. Hopper, pur restando isolato, sembra sentire la loro presenza: si pensi a un acquerello del 1926 intitolato Rooftops. Linee architettoniche, attenzione per
il paesaggio urbano, il trattamento della luce. Sono questioni su cui lavorerà sempre.