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mamauz
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giovedì 23 ottobre 2025
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una storia universale
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Riccardo Milani torna con La vita va cos?, una commedia sociale ispirata a una storia vera che mette al centro il conflitto tra identit? territoriale e sviluppo economico. Ambientato nella Sardegna del Sulcis, il film racconta la battaglia di Efisio Mulas, un pastore che si rifiuta di vendere la sua terra a un colosso immobiliare intenzionato a costruire un resort di lusso su quella costa incontaminata.La sceneggiatura evita la facile retorica e si concede un realismo asciutto e concreto, con dialoghi essenziali che restituiscono le motivazioni profondamente radicate nei personaggi. Il ritmo pacato permette di osservare con attenzione le diverse voci all?interno della comunit? ? dagli abitanti ai lavoratori, dalle istituzioni alle famiglie ? mostrandone le tensioni e le contraddizioni senza ricorrere a colpi di scena spettacolari.
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Riccardo Milani torna con La vita va cos?, una commedia sociale ispirata a una storia vera che mette al centro il conflitto tra identit? territoriale e sviluppo economico. Ambientato nella Sardegna del Sulcis, il film racconta la battaglia di Efisio Mulas, un pastore che si rifiuta di vendere la sua terra a un colosso immobiliare intenzionato a costruire un resort di lusso su quella costa incontaminata.La sceneggiatura evita la facile retorica e si concede un realismo asciutto e concreto, con dialoghi essenziali che restituiscono le motivazioni profondamente radicate nei personaggi. Il ritmo pacato permette di osservare con attenzione le diverse voci all?interno della comunit? ? dagli abitanti ai lavoratori, dalle istituzioni alle famiglie ? mostrandone le tensioni e le contraddizioni senza ricorrere a colpi di scena spettacolari. Proprio questa sobriet? conferisce al film una crescente intensit? emotiva.Al centro della narrazione c?? la difesa del territorio non solo come istanza economica, ma come elemento simbolico di identit? e resilienza collettiva. Efisio diventa cos? il simbolo di una lotta etica e personale, incorniciata da un ambiente che non ? semplice sfondo ma parte integrante della storia: il mare, le dune e la natura della Sardegna diventano un personaggio in pi?, capace di influenzare la svolta emotiva dei protagonisti.Il confronto si fa anche specchio delle tensioni generazionali e sociali, con le scelte dei singoli che riflettono i conflitti pi? ampi di una comunit? divisa tra tradizione e necessit? economica. Anche se in alcuni momenti la scrittura tende a ripetersi, il film riesce a stimolare una riflessione critica sul prezzo del progresso e sul valore delle radici culturali.Dal punto di vista tecnico, la regia privilegia la testimonianza sincera e l?intimit?, sostenuta da un cast capace di trasmettere sia la durezza che l?umanit? dei personaggi. La vita va cos? non ? un manifesto ambientalista n? un semplice racconto morale, ma un invito a guardare con piet? e misura alle difficolt? di chi lotta per il proprio territorio in un mondo che corre altrove.In definitiva, Milani firma un film capace di tradurre un episodio locale in una storia universale, che parla di coraggio, comunit? e speranza senza rinunciare a una narrazione coinvolgente e misurata. Un?opera che merita attenzione per il modo in cui coniuga impegno civile e forza emotiva, lasciando aperta una domanda fondamentale: come costruire il futuro senza dimenticare chi siamo?
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albatros
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domenica 26 ottobre 2025
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ta mito e realta
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Sembra di vedere il cinema neorealista di De Sica. Un estratto di commedia umana nel microcosmo di un paesino. Come nel precedente film dello stesso regista “Un mondo a parte” viene messa sotto una speciale lente antropologica una comunità sul limitare dell’estinzione e tuttavia ben radicata in un territorio che sembra averla tradita. In “La vita va cosi”, però, il deserto sociale avanza inesorabile e porta con se il rinnegamento dei valori di un pugno di compaesani, che in altre parole non si fanno scrupolo di rinunciare alla propria identità e sono pronti ad abdicare al sentimento comune di solidarietà, che fino a quel momento ha permesso loro di restare umanamente vivi e uniti.
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Sembra di vedere il cinema neorealista di De Sica. Un estratto di commedia umana nel microcosmo di un paesino. Come nel precedente film dello stesso regista “Un mondo a parte” viene messa sotto una speciale lente antropologica una comunità sul limitare dell’estinzione e tuttavia ben radicata in un territorio che sembra averla tradita. In “La vita va cosi”, però, il deserto sociale avanza inesorabile e porta con se il rinnegamento dei valori di un pugno di compaesani, che in altre parole non si fanno scrupolo di rinunciare alla propria identità e sono pronti ad abdicare al sentimento comune di solidarietà, che fino a quel momento ha permesso loro di restare umanamente vivi e uniti. Emarginano Efisio lo “strano” il “diverso” che alla propria identità centrata sul focolare domestico, e sulla storia di generazioni che esso contiene, invece non sa proprio rinunciare. Il ricatto morale che il protagonista affronta si presenta sotto forma di sviluppo economico-sociale ritagliato su misura per una di quelle zone arretrate del Paese rimaste fuori dal PIL nazionale. Ne nasce una lotta tra mito e realta, ostinazione e convenienza, rispetto (che parola obsoleta!) e umiliazione (intesa come capacità di sapersi adeguare ai cambiamenti indotti dalla globalizzazione). Quando l’imprenditore Abatantuono guarda la città di Milano dall’attico dove hanno sede i suoi affari, vede spiccare le Torri incriminate dai recenti scandali edilizi a simboleggiare anche lì il cambiamento e lo sviluppo economico-sociale intervenuto negli anni; scopre di sentirsi violentato come Efisio e di non avere mai avuto il coraggio di denunciare dimostrato dal vecchio pastore sardo. Forse un tempo anche il ricco imprenditore aveva sentito l’impulso di dire no, di fermarsi davanti al limite oltre il quale si diventa mostri che generano altri mostri, ma quando il progresso chiama, l’uomo risponde.
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nino pellino
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domenica 26 ottobre 2025
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tematica sociale trattata in modo fluido e comico
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Il regista Riccardo Milani ha spesso trattato nei suoi film tematiche dai risvolti sociali che ci vengono da lui proposte attraverso un tipo di narrazione scorrevole e indirizzata verso un genere comico che come tale ha quasi sempre avuto riscontri positivi presso il grande pubblico. Così è successo in passato ad esempio con l'entusiasmante pellicola "Il posto dell'anima" o con altre sue opere come "Benvenuto Presidente" o "Corro da te". Questa volta il regista ambienta la sua ultima fatica in terra sarda, regalandoci soprattutto nelle sequenze iniziali un'encomiabile scenografia nella quale prevalgono in primo piano brevi fotogrammi raffiguranti mucche, palazzine rurali, tanto verde e, sullo sfondo, un bellissimo e vasto mare azzurro.
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Il regista Riccardo Milani ha spesso trattato nei suoi film tematiche dai risvolti sociali che ci vengono da lui proposte attraverso un tipo di narrazione scorrevole e indirizzata verso un genere comico che come tale ha quasi sempre avuto riscontri positivi presso il grande pubblico. Così è successo in passato ad esempio con l'entusiasmante pellicola "Il posto dell'anima" o con altre sue opere come "Benvenuto Presidente" o "Corro da te". Questa volta il regista ambienta la sua ultima fatica in terra sarda, regalandoci soprattutto nelle sequenze iniziali un'encomiabile scenografia nella quale prevalgono in primo piano brevi fotogrammi raffiguranti mucche, palazzine rurali, tanto verde e, sullo sfondo, un bellissimo e vasto mare azzurro. La storia, ambientata sul finire del secolo scorso, è quella di un vecchio pastore sardo di nome Efisio il quale farà di tutto per difendere la sua proprietà dalle pretese di un grande magnate del nord che vorrebbe cementificare la sua terra e le relative zone circostanti per costruire un grande resort allo scopo di attirare migliaia di turisti per arricchire la sua azienda milanese. Ad affiancare il vecchio contadino per la difesa del territorio ci sarà sua figlia Francesca, interpretata dalla famosa presentatrice televisiva, e imitatrice Virginia Raffaele che qui si dimostra particolarmente convincente nel ruolo a lei affidato, in quanto drammatico e lontano dalla sua immagine di personaggio comico a cui siamo abituati. Ad un certo punto i due protagonisti si ritroveranno da soli ad affrontare non solo l'impero industriale del grande magnate, ma i loro stessi concittadini che nel frattempo sono stati anch'essi attratti da una prospettiva economicamente allietante per il loro futuro e per quello della loro terra. Ci penserà però l'intervento della legge a proteggere la famiglia di Efisio e controbattere con efficacia le pretese di chi crede di governare sugli altri, grazie ad un discorso di dominante forza finanziaria. Film gradevole, come sempre di richiamo per il grande pubblico, forse ripretitivo a tratti nella forma e comunque molto discreto nel suo spessore qualitativo.
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eugenio
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domenica 2 novembre 2025
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efisio contro il resort
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Una storia che per certi versi richiama la commedia sociale impegnata degli anni ’70, quel verghiano sopruso di un Davide nei confronti di Golia, antitesi eccellente per sottolineare lo scontro tra passato e modernità, dettata dallo strapotere della speculazione edilizia. Sardegna del Sud: un vecchio pastore, Efisio (Loi), resiste a ogni offerta economica rivolta da un gruppo imprenditoriale che ha il volto di Abatantuono, che vorrebbe acquistare la sua proprietà per realizzare un resort ecosostenibile. A tal fine, per agevolare la trattativa, l’imprenditore manda “l’emissario” Mariano il palermitano (Baglio), capocantiere sui generis nel piccolo paradiso sardo mentre intorno, il paese cerca di convincere l’anziano pastore alla vendita considerando la possibilità lavorativa generata dalla grande opportunità turistica. Tuttavia, Efisio prima e la figlia Francesca (Virginia Raffaele) poi, non ci stanno e si opporranno con la forza dell’eroismo a quel mondo vacuo e tutto luci, la Milano opulenta delle feste e della borghesia che pensa di comprare con i soldi ogni bene, dignità inclusa. La vita va così trova nella triade Efisio-Francesca-Mariano un cardine su cui imperniare una riflessione a tratti retorica ma potente sull’importanza di tenere alte le proprie decisioni, ragionando con la propria testa quando il mondo sembra opporsi e remare contro di noi. Un incitamento necessario a smuovere le nostre coscienze, a prendere in carico il futuro e la responsabilità, preservando le proprie tradizioni e al tempo stesso mantenendone vivo il ricordo per chi verrà dopo di noi.
Incisivo nel cammeo della Cucciari nel ruolo del giudice, La vita va così strappa qualche risata e in un mondo dove tutto sembra piegarsi al profitto, ci ricorda l’importanza di avere radici, valori e senso di appartenenza. Da vedere
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fabriziog
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giovedì 13 novembre 2025
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bel film ideologicamente orientato
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“La vita va così” è un bel film di Riccardo Milani anche se ideologicamente orientato. Attori di grande caratura come Diego Abatantuono (ricco, imprenditore edilizio e per giunta di Milano, fatalmente “cattivo”); Aldo Bagio senza Giovanni e Giacomo, che passa da “cattivo”(mentre lavorava per l’impresa edile) a “buono”, quando prende contezza della importanza di lasciare nel godimento della comunità locale una spiaggia paradisiaca nel sud della Sardegna, invece di fornire alla stessa Terra 2500 posti di lavoro, più l’indotto; Virginia Raffaele, figlia e grande sostenitrice del pastore sardo protagonista delle vicende, sarda orgogliosa e verace che ritiene più utile lasciare fratelli, nipoti, amici e compaesani in gravi disagi economici e lavorativi piuttosto che accettare dodici milioni di euro; Geppi Cucciari, giudice sarda che si intrattiene senza alcun problema a dialogare con la parte ricorrente (il pastore sardo) prima di emettere la sentenza (quindi già scritta), si accompagnano ad attori neofiti al pari di Giuseppe Ignazio Loi, vero pastore sardo sino all’età di 84 anni quando è stato scoperto dal regista, interprete di Efisio, ossia Ovidio Marras, realmente esistito, deceduto nel gennaio 2024 e che ha combattuto una battaglia ventennale – vincendola - contro una grande impresa edilizia che voleva costruire un resort in quella zona.
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“La vita va così” è un bel film di Riccardo Milani anche se ideologicamente orientato. Attori di grande caratura come Diego Abatantuono (ricco, imprenditore edilizio e per giunta di Milano, fatalmente “cattivo”); Aldo Bagio senza Giovanni e Giacomo, che passa da “cattivo”(mentre lavorava per l’impresa edile) a “buono”, quando prende contezza della importanza di lasciare nel godimento della comunità locale una spiaggia paradisiaca nel sud della Sardegna, invece di fornire alla stessa Terra 2500 posti di lavoro, più l’indotto; Virginia Raffaele, figlia e grande sostenitrice del pastore sardo protagonista delle vicende, sarda orgogliosa e verace che ritiene più utile lasciare fratelli, nipoti, amici e compaesani in gravi disagi economici e lavorativi piuttosto che accettare dodici milioni di euro; Geppi Cucciari, giudice sarda che si intrattiene senza alcun problema a dialogare con la parte ricorrente (il pastore sardo) prima di emettere la sentenza (quindi già scritta), si accompagnano ad attori neofiti al pari di Giuseppe Ignazio Loi, vero pastore sardo sino all’età di 84 anni quando è stato scoperto dal regista, interprete di Efisio, ossia Ovidio Marras, realmente esistito, deceduto nel gennaio 2024 e che ha combattuto una battaglia ventennale – vincendola - contro una grande impresa edilizia che voleva costruire un resort in quella zona.
Efisio è un personaggio straordinario, autentico, granitico, irremovibile nel suo “NO” anche quando per anni si trova non solo tutto il suo paese contro ma anche parte della propria famiglia. Quella straordinaria bellezza naturale non deve essere goduta da pochi e per arricchire taluni ma deve essere a disposizione di tutti.
Il ballo finale che coinvolge l’intero paese e ogni singolo attore al ritmo di armonica è molto molto “acchiappante”.
Una sola domanda conseguente al problema che ricorre per tutta la durata del film, ossia la fuga di giovani e meno giovani dalla Sardegna: ma se è visto come bieco capitalismo l’impresa che porta 2500 cittadini del posto ad essere assunti, oltre l’indotto, quale altra soluzione si può adottare? Sicuri che il “No” orgoglioso, indomito, coraggioso e carico di dignità di Efisio non nasconda l’egoismo di un vecchio disinteressato alle sofferenze e ai notevoli disagi dei suoi compaesani?
Fabrizio Giulimondi
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marcodirani
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sabato 25 ottobre 2025
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"la vita va cos?": un''epopea neorealista in abiti
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L'ultima opera di Riccardo Milani, La vita va così, trascende i confini della commedia popolare per ergersi a raro e necessario film di denuncia nel panorama italiano contemporaneo. Milani affronta di petto un tema di rilevanza epocale: lo sfruttamento predatorio del paesaggio e del territorio in funzione della speculazione edilizia, qui incarnato nelle dinamiche sociali ed economiche della Sardegna, ma estensibile a una critica incisiva sull'intero Mezzogiorno.
L'eco di Francesco Rosi de Le mani sulla città non è casuale: dopo decenni di silenzio su queste tematiche colossali, il cinema italiano torna a interrogare il rapporto distorto tra Capitale e Territorio.
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L'ultima opera di Riccardo Milani, La vita va così, trascende i confini della commedia popolare per ergersi a raro e necessario film di denuncia nel panorama italiano contemporaneo. Milani affronta di petto un tema di rilevanza epocale: lo sfruttamento predatorio del paesaggio e del territorio in funzione della speculazione edilizia, qui incarnato nelle dinamiche sociali ed economiche della Sardegna, ma estensibile a una critica incisiva sull'intero Mezzogiorno.
L'eco di Francesco Rosi de Le mani sulla città non è casuale: dopo decenni di silenzio su queste tematiche colossali, il cinema italiano torna a interrogare il rapporto distorto tra Capitale e Territorio.
Il film opera una tensione stilistica complessa e rivelatrice. Se la superficie strizza l'occhio alla commedia all'italiana con personaggi talvolta macchiettistici, il nucleo drammatico ci riporta a un Neorealismo della contemporaneità. Questo stile bifronte è il riflesso fedele della nostra realtà: una società polarizzata e grottesca, dove l'abisso tra i "ricchi, straricchi" e i "poveri, sempre più poveri" è assoluto.
La Questione Istituzionale: Corruzione e Resistenza Legale
Il quadro sociale ed economico è completato da una critica affilata e dolorosamente realistica al ruolo della politica. Le figure istituzionali, quali sindaci e assessori, emergono per ciò che troppo spesso sono nella realtà italiana: figure cedevoli e sottomesse alla logica del Capitale, meri facilitatori dello scempio speculativo. La loro inefficacia (o peggio, la loro complicità) è parte integrante della dinamica di distruzione territoriale.
A bilanciare questo cinismo sistemico si pone però una figura istituzionale salutare: quella della Giudice. Lei rappresenta l'integrità e il baluardo legale che affianca, fortunatamente, la lotta del pastore sardo. Questa Giudice incarna la possibilità di una giustizia reale, suggerendo che non tutte le istituzioni hanno abdicato al proprio ruolo di garanzia.
L'Eroe Sardo e il Futuro Ineluttabile
In questo contesto di svendita generale, emerge la figura del Pastore Sardo come l'ultimo, mitico eroe, l'unico baluardo di resistenza ancestrale e territoriale. L'ispirazione a una storia vera rafforza la dimensione neorealista del personaggio.
Eppure, il film non cede al consolatorio happy end ideologico. A incarnare il futuro cinico è la figlia del magnate milanese, la perfetta erede del capitalismo finanziario. La sua lucida e disarmante affermazione – "Quella spiaggia sarà nostra" – è la chiosa agghiacciante che svela il destino: un milione di individui cederanno, e la battaglia, purtroppo, è già persa in partenza.
La vita va così è quindi un film importante, non per la sua capacità di celebrare una vittoria improbabile, ma per il coraggio di smascherare il meccanismo dello sfruttamento territoriale e l'inerzia (o complicità) di gran parte delle élite politiche, un monito amaro che merita di essere visto.
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[+] un quadro allargato
(di marcodirani)
[ - ] un quadro allargato
[+] tuerredda
(di michele voss)
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