Il tatuatore di Auschwitz

Film 2024 | Drammatico

Regia di Tali Shalom-Ezer. Una serie Da vedere 2024 con Jonah Hauer-King, Harvey Keitel, Anna Próchniak, Melanie Lynskey, Mili Eshet. Cast completo Titolo originale: The Tattooist of Auschwitz. Genere Drammatico - Gran Bretagna, 2024, Valutazione: 4 Stelle, sulla base di 1 recensione. STAGIONI: 1 - EPISODI: 6

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Ultimo aggiornamento mercoledì 8 maggio 2024

Dal bestseller "The Tattooist of Auschwitz" di Heather Morris, il racconto di una storia d'amore in uno dei luoghi più bui: un campo di concentramento.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO
ASSOLUTAMENTE SÌ
Raccontare il senso di colpa delle vittime dell'Olocausto: una sfida difficile che la serie riesce a vincere. Riattualizzando il trauma storico.
Recensione di Gabriele Prosperi
mercoledì 8 maggio 2024
Recensione di Gabriele Prosperi
mercoledì 8 maggio 2024

Basata sul bestseller di Heather Morris, la serie racconta la vera storia di Lali, un ebreo slovacco deportato nel 1942 nel campo di concentramento nazista di Auschwitz II-Birkenau. Nel campo, Lali (interpretato da Jonah Hauer-King da giovane e da Harvey Keitel come ottantenne) viene incaricato di marchiare i prigionieri coi numeri di identificazione. Durante questa attività, incontra Gita (Anna Próchniak), un'altra detenuta, e i due si innamorano a prima vista. Nonostante la sorveglianza dell'ufficiale delle SS Baretzki (Jonas Nay), Lali e Gita cercano di sostenersi e proteggersi a vicenda. Decenni dopo, Lali, ormai ottantenne e vedovo, incontra Heather Morris (Melanie Lynskey), una scrittrice esordiente a cui racconta la sua storia d'amore con Gita, rivivendo il passato nel campo.

«Questa è una storia d'amore». Così esordisce Lali Sokolov, interpretato da un ottantenne e magistrale Harvey Keitel, iniziando la sua, a tratti grottesca, intervista con un'infermiera e aspirante scrittrice neozelandese, Heather Morris - reale autrice del bestseller da cui è tratta la nuova serie Sky.

Il tatuatore di Auschwitz nasce da una co-produzione tra Italia, Australia, Stati Uniti e Regno Unito; prodotta da Synchronicity Films e Sky Studios, la serie è - ebbene sì - una vera storia d'amore, se non fosse che a farle da sfondo vi sia la più oscura atmosfera immaginabile: quella del peggior campo di sterminio nazista.

Il tatuatore di Auschwitz pose subito dubbi, sin dalla sua prima pubblicazione, in quanto affrontò gli orrori dell'Olocausto attraverso la lente dell'amore e della sopravvivenza. Il testo, e di conseguenza la serie, solleva soprattutto questioni sulla capacità della finzione di rappresentare adeguatamente un evento storico così atroce. Molte sono state, non a caso, le critiche al testo di Morris - edito nel 2018 e basato su un rapporto personale con il sopravvissuto dal 2003 fino alla sua morte nel 2006 - fondamentalmente incentrate sull'inesattezza di alcuni dati storici e soprattutto sulla liceità di romanzare un evento così complesso e oscuro, semplificandone la portata. Ciononostante, la serie - così come prima il testo - è estremamente efficace nel riportare e nel trasmettere il dramma di alcune delle peggiori atrocità subite dai detenuti nel campo.

La serie intreccia due narrazioni: la prima è quella del passato drammatico di Ludwig "Lali" Eisenberg (Jonah Hauer-King), un giovane ebreo slovacco mandato nel campo di sterminio di Auschwitz II-Birkenau, e il suo racconto di quegli eventi a un'aspirante scrittrice, Heather Morris (Melanie Lynskey), nell'Australia dei primi anni Duemila. Il cupo compito di Lali ad Auschwitz è tatuare i numeri identificativi sulle braccia dei prigionieri. Tra questi c'è Gita Furman, di cui si innamora perdutamente. La loro storia d'amore, coltivata all'ombra della morte e della brutalità costante, diventa per loro un faro di speranza in mezzo a sofferenze inimmaginabili - vengono raccontati gli orrori nel campo, gli omicidi, gli esperimenti clinici; si intrecciano le storie di più gruppi brutalizzati, dai Rom agli omosessuali, alle donne incinte.

Il lavoro di Lali offre a questa coppia, innamorata "assurdamente" in un simile contesto, alcuni vantaggi e l'ufficiale delle SS Stefan Baretzki assicura loro una certa protezione. Nonostante la presenza di una crudeltà indicibile, i due riescono a mantenere la speranza e a sopravvivere.

La seconda linea narrativa avviene attraverso i dialoghi tra il vecchio Lali che, spostatosi in Australia, assunse il cognome Sokolov, ed Heather. Il maggior pregio della serie è la sua capacità di controbilanciare le forti critiche di un'eccessiva semplificazione del substrato narrativo. Ciò viene fatto, innanzitutto, trasformando il personaggio di Morris in una figura grottesca, sopra le righe - se questo era lo scopo, la scelta di Melanie Lynskey è ottima - permettendo così di sorvolare sui problemi di autenticità. La riscrittura, e soprattutto la regia dell'israeliana Tali Shalom Ezer (Princess, My Days of Mercy), permettono infatti di trascurare lo scopo finzionale di raccontare una storia d'amore e di affrontare un tema molto più complesso e molto poco raccontato nei testi, soprattutto audiovisivi, sull'Olocausto: la difficoltà della memoria dei superstiti e, principalmente, la sindrome del sopravvissuto, la survivor guilt che ha accompagnato interamente le vite dei superstiti ebrei.

Grazie a una meticolosa attenzione ai dettagli e all'approccio rispettoso della regista, Il tatuatore di Auschwitz affronta l'ardua sfida di navigare tra verità e finzione affidandosi a un soggetto sotteso e difficilmente raccontabile: il senso di colpa delle vittime. Un sentimento che schiaffeggia costantemente Keitel in faccia - gli occhi dell'attore americano ne sono sempre sopraffatti - e che porta il protagonista a vedere e rivedere oggettivamente le scene più tragiche del suo passato. Il racconto, così, appare una prima volta come lo si è ricordato per anni - e lo si è raccontato a sé stessi per poter vivere - per poi essere confutato e ri-confutato, rivisto e re-interpretato, per raggiungere una verità personale che non si riesce mai, veramente, bene a cogliere.

In questo la serie eccelle più di molti altri racconti sull'Olocausto, appoggiandosi sulle inestimabili interpretazioni di Keitel e Hauer-King e sulle musiche di Hans Zimmer, permettendo allo spettatore di assistere a una storia che combina la memoria con una narrazione attuale, ovvero che riattualizza il dramma, lo rende nuovamente vicino, e quindi adatto a ri-memorizzare il trauma storico.

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