Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Beppe Cino |
Attori | Maria Grazia Cucinotta, Massimo Venturiello, Tiziana Schiavarelli, Umberto Sardella Rossella Leone, Dante Marmone, Lorenzo D'Armento, Valentina Gadaleta, Luciano Lavarra, Pinuccio Sinisi. |
Uscita | giovedì 21 marzo 2024 |
Distribuzione | Draka |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 21 marzo 2024
Ambientato in Puglia, un dramma dai toni della commedia che cerca di affrontare il concetto di confine. In Italia al Box Office Gli agnelli possono pascolare in pace ha incassato 5,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Alfonsina Milletarì è una bidella in pensione che vive in un paese della Puglia. Non è particolarmente religiosa ma una notte in sogno le appare la Madonna che le chiede di fare pace con il fratello e di far scavare in un uliveto, in un punto preciso in cui una sua immagine è stata sepolta.
Beppe Cino è da sempre interessato ad un'indagine antropologica sui valori che rendono l'essere umano degno di essere definito come tale. Tra di essi ha un ruolo primario il rapporto con il sacro senza che questo comporti un approccio di tipo acriticamente fideistico.
Lo fa in questo caso cercando una cifra narrativa che possa arrivare al pubblico più ampio e, in particolare, a quello che conosce le dinamiche della vita di provincia.
Ecco allora che sceglie come protagonista una Maria Grazia Cucinotta che, se nella vita ha una presenza di quelle che si impongono allo sguardo degli astanti, qui è molto brava nell'indossare i panni di una ex bidella che si trova a dover gestire delle apparizioni che non la sconcertano del tutto ma senz'altro la mettono in imbarazzo.
Perché la Madonna si rivolge proprio a lei? Perché poi ha i tratti somatici e l'accento di una donna del Nordafrica? Cino, con questa favola meditata, ci vuole invitare a riflettere sulla molteplicità di barriere che si frappongono a un dialogo che finisce col sembrare impossibile ma che forse non lo è. In un'Italia che non ha smesso di avere bisogno dell'immigrazione perché si portino a compimento attività che gli autoctoni non vogliono più fare questo non sembra importare. È più facile per i Malavasi di ogni regione appellarsi al 'noi' contro 'voi', alla retorica falsa del 'ci rubano il lavoro' e affini.
Sotto quell'albero bisogna scavare non tanto per trovare quanto la Madonna apparentemente chiede ma soprattutto per riscoprire la possibilità di un dialogo e forse anche di qualcosa di più. Cino ce lo espone con semplicità ma anche con l'acutezza nella descrizione dei caratteri. Primo fra tutti il classico sacerdote ('rettore' come lo chiama il sacrestano) di una volta. Uno che si esprime e si muove come un uomo del popolo ma sa fare riflettere sul senso del rapporto degli uomini con il tempo.
Il film cade un po' nella retorica non produttiva nei momenti in cui fa uso di una colonna sonora decisamente troppo intensa rispetto a quanto viene portato sullo schermo e nella parata finale. Per il resto ci ricorda che esiste ancora un mondo rurale in cui possono essersi anche sedimentate antiche diatribe. È però possibile avvalersi del nuovo impulso proveniente da altre culture i cui esponenti, se ben integrati, possono dare una linfa inattesa al bisogno di comunità che una società improntata sul divario e sulla contesa sembra voler negare a sè stessa.
Tutto il cinema di Beppe Cino è una lunga meditazione antropologica che si muove tra le istanze di un’evoluzione permanente e la dimensione più intima della psicoanalisi, un cinema spirituale che affonda la sua ricerca dentro le vedute del mondo reale. Non si balocca col genere, ma analizza i registri della realtà esistente, shakespearianamente: “le ultime sillabe del tempo ricordato”.
Racalmuto, Sicilia (in realtà Molfetta, Puglia). La Madonna dell'Addolorata (con accento straniero, attenzione) compare in sogno all'ex bidella Alfonsina (Maria Grazia Cucinotta, convinta) chiedendole aiuto perché sepolta sotto un albero di carrube al confine tra la proprietà sua e del fratello (Massimo Venturiello, fantasmatico) e quella dei Malavasi, loro nemici giurati.