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maramaldo
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sabato 14 dicembre 2024
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n?lite iudicare (matteo,7)
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a Ballando l'hanno capito. Inconvenienti, effetti indesiderati comporta il far parte di una giuria sia montata per sollazzo e burla sia designata per sbattere al fresco un malavventurato poco di buono. Il Nazareno categorico in merito: giustizia è faccenda di quelli che ne hanno fame e sete ossia dei giusti.
Non lontana l'idea del film che per composizione e concetto può stare accanto ai classici del genere. Freschezza, movimentazione, ritmo, guizzi nervosi di modernità, di attualità fanno però pensare che non è tutta farina del sacco di Eastwood, a cominciare dalla storia.
L'impenitente patriottardo si preoccupa di salvaguardare la reputazione del sistema giudiziario del suo Paese che, denigrare quanto si vuole, è corretto, spedito, efficace, ha tratti di indipendenza e democraticità.
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a Ballando l'hanno capito. Inconvenienti, effetti indesiderati comporta il far parte di una giuria sia montata per sollazzo e burla sia designata per sbattere al fresco un malavventurato poco di buono. Il Nazareno categorico in merito: giustizia è faccenda di quelli che ne hanno fame e sete ossia dei giusti.
Non lontana l'idea del film che per composizione e concetto può stare accanto ai classici del genere. Freschezza, movimentazione, ritmo, guizzi nervosi di modernità, di attualità fanno però pensare che non è tutta farina del sacco di Eastwood, a cominciare dalla storia.
L'impenitente patriottardo si preoccupa di salvaguardare la reputazione del sistema giudiziario del suo Paese che, denigrare quanto si vuole, è corretto, spedito, efficace, ha tratti di indipendenza e democraticità. Affiora, comunque, il pessimismo, l'acrimonia dell'anziano sconfortato. L'acido di un certo sguardo: In God We Trust, dopo una pronuncia contestabile; la bilancetta della dea bendata che oscilla al vento.
In fondo il racconto verte su drammi di natura psicologica che denotano la sfiducia che lo stizzoso vegliardo nutre sugli umani. Umori, timori, livori manifatturano un prodotto iniquo. Al perbene Justin (un belloccio e sbiaditello Hoult) si intorcigliano le budella trovandosi in una circostanza inedita e ingarbugliata. Come può capitare a tutti il suo comportamento è determinato dall'influenza di terzi. Un religioso che per un dollaro si compenetra della deontologia e della cinica saggezza dell'avvocato. L'angelo che gli sta vicino che, in compenso di renderlo padre orgoglioso, pretende di dirigerlo in un compito che lo vuole più consapevole e avveduto. Placati i rimorsi, sedato gli scrupoli, il nostro antieroe sarebbe vissuto felice e contento, senonchè all'uscio di casa appare chi lo medusa.
Toni Collette. Non me la perdo mai però mi turba. Commediante versatile e scaltra, eppure inespressiva e impenetrabile. Tetra, cupa, spesso lugubre, come si dice in cucina la morte sua è l'horror. Non me la scordo in Hereditary-Le redici del male di Ari Aster. In un camuffamento pagliaccesco saltabecca e ballonzola invasata da un demone inquieto e balzano. Forse nel film c'è la stessa lunghezza d'onda. Cha fa Faith Killebrew? Accusa imtemerata senza remore di dubbi. Evidentemente "sa" o quanto meno è sicura che in ciascuno alberga il male. Tanto vale scaraventarlo in un qualche infero. Provandoci un gusto perverso cerca e scova errori e colpe.Sempre nel film, creatura del maligno consegue successo, l'avversario le si mostra amico cordiale, la omaggia di un cactus.
Frase e assunto dell'opera: giustizia non è verità. Chi l'ha detto che debbano camminare a braccetto? La verità, poi. Richiesto da Pilato su "cosa" fosse il Nazareno tacque. Serietà, classe. Gingillarsi con pettegolezzi e porcheriole varie è ameno mentre impegnativo (e inopportuno) affrontare interrrogativi come Notre Dame o Le Torri Gemelle. Il meccanismo giudizio/condanna, anche e soprattutto mediatico o nel web, è funzionale all'indignazione di stagione, al biasimo di costume, alla necessaria condiscendenza politica. Contiene, però, la spinta ad uccidere in qualche modo, suscita il cervello rettiliano sempre presente in individui e popoli. Astenetevi pertanto.
Del resto, non sperate che qualcuno vi chiami giusti. Come il buon vecchio Clint adoperatevi ad apparire sufficientemente giudiziosi.
Anche a Ballando. Così sia.
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melania
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venerdì 13 dicembre 2024
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capolavoro
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il vecchio Clint non delude mai
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pippo
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domenica 8 dicembre 2024
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finale mancante e occasione sprecata
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"Giurato Numero 2" di Clint Eastwood ha generato opinioni contrastanti, in particolare per il suo finale aperto che lascia molte domande senza risposta. La trama segue Justin Kemp, un giurato che scopre di poter essere coinvolto nell'omicidio al centro del processo. Nonostante le premesse intriganti e un forte conflitto morale, il film non sfrutta appieno il suo potenziale, risultando meno incisivo rispetto alle migliori opere del regista.
Il finale è stato criticato per la sua ambiguità. Non chiarisce mai il grado di colpevolezza del protagonista né il destino delle sue azioni, lasciando lo spettatore con una sensazione di incompletezza. Molti si aspettavano un confronto più diretto con la verità e una risoluzione narrativa più soddisfacente.
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"Giurato Numero 2" di Clint Eastwood ha generato opinioni contrastanti, in particolare per il suo finale aperto che lascia molte domande senza risposta. La trama segue Justin Kemp, un giurato che scopre di poter essere coinvolto nell'omicidio al centro del processo. Nonostante le premesse intriganti e un forte conflitto morale, il film non sfrutta appieno il suo potenziale, risultando meno incisivo rispetto alle migliori opere del regista.
Il finale è stato criticato per la sua ambiguità. Non chiarisce mai il grado di colpevolezza del protagonista né il destino delle sue azioni, lasciando lo spettatore con una sensazione di incompletezza. Molti si aspettavano un confronto più diretto con la verità e una risoluzione narrativa più soddisfacente. Questa scelta stilistica, invece di arricchire il dramma, rischia di compromettere il coinvolgimento emotivo e di deludere chi cerca una conclusione più netta e significativa.
Nonostante le interpretazioni eccellenti di Nicholas Hoult e Toni Collette, il film manca di una tensione crescente e di una struttura narrativa pienamente appagante. La lentezza riflessiva tipica di Eastwood, invece di approfondire il conflitto morale del protagonista, sembra dissipare l'urgenza emotiva che avrebbe potuto caratterizzare la storia.
In sintesi, "Giurato Numero 2" offre spunti di riflessione interessanti, ma il finale poco chiaro e la narrazione priva di incisività lasciano nello spettatore un senso di incompiutezza che limita l'impatto complessivo dell'opera.
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eraldo
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giovedì 5 dicembre 2024
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emozioni
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni.
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni. Non avrei mai voluto che finisse, ma eppure doveva succedere dopo 114 minuti in cui neppure un istante è stato superfluo. Ho trovato fantastica la parabola dei contrasti, la lotta per rinascere del protagonista per uscire da una dipendenza e impegnarsi con una donna a fare una famiglia, ma come l’etichetta del passato possa travolgerti anche dopo anni, come se la redenzione personale non abbia mai un avallo sociale definitivo. Gesù disse: - Chi è senza peccato scagli la prima pietra!- E tutti se ne andarono. Ma questo non ha fatto grande insegnamento nemmeno nelle società che fanno riferimento in qualche modo a quei valori religiosi. Così come l’accusato innocente, anche lui redento da un passato criminale, ma ancora con la debolezza del vizio alcolico è considerato per questo il perfetto assassino per la giustizia che deve fare il suo sbrigativo corso, a costo di mandare all’ergastolo un innocente, come innocente è anche il giurato numero 2, che pensava di aver investito un cervo in quella terribile notte temporalesca, dove l’intensa pioggia toglie visibilità esterna nell’auto, mentre amplifica quella interna messa a nudo in tutto il suo dolore.
Il vero condannato qui per Clint Eastwood credo sia almeno in parte il pregiudizio, che ci riguarda tutti ed è difficilissimo da razionalizzare e soprattutto in questioni di giustizia e di pena non dovrebbe diventare un’aggravante fino ad oscurare le attenuanti reali, per cui la giustizia umana possa fare si il suo corso nel modo più giusto possibile senza cedere al giustizialismo sempre in agguato.
In ogni caso oltre a questo aspetto, il film è anche molto altro di imponderabile, di poetico sospeso, che mi ha trattenuto fino ala fine dell’ultimo titolo di coda, lasciando la sala solo ormai deserta.
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eraldo
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martedì 3 dicembre 2024
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interrogativi profondi
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni. Non avrei mai voluto che finisse, ma eppure doveva succedere dopo 114 minuti in cui neppure un istante è stato superfluo.
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni. Non avrei mai voluto che finisse, ma eppure doveva succedere dopo 114 minuti in cui neppure un istante è stato superfluo. Ho trovato fantastica la parabola dei contrasti, la lotta per rinascere del protagonista per uscire da una dipendenza e impegnarsi con una donna a fare una famiglia, ma come l’etichetta del passato possa travolgerti anche dopo anni, come se la redenzione personale non abbia mai un avallo sociale definitivo. Gesù disse: - Chi è senza peccato scagli la prima pietra!- E tutti se ne andarono. Ma questo non ha fatto grande insegnamento nemmeno nelle società che fanno riferimento in qualche modo a quei valori religiosi. Così come l’accusato innocente, anche lui redento da un passato criminale, ma ancora con la debolezza del vizio alcolico è considerato per questo il perfetto assassino per la giustizia che deve fare il suo sbrigativo corso, a costo di mandare all’ergastolo un innocente, come innocente è anche il giurato numero 2, che pensava di aver investito un cervo in quella terribile notte temporalesca, dove l’intensa pioggia toglie visibilità esterna nell’auto, mentre amplifica quella interna messa a nudo in tutto il suo dolore.
Il vero condannato qui per Clint Eastwood credo sia almeno in parte il pregiudizio, che ci riguarda tutti ed è difficilissimo da razionalizzare e soprattutto in questioni di giustizia e di pena non dovrebbe diventare un’aggravante fino ad oscurare le attenuanti reali, per cui la giustizia umana possa fare si il suo corso nel modo più giusto possibile senza cedere al giustizialismo sempre in agguato.
In ogni caso oltre a questo aspetto, il film è anche molto altro di imponderabile, di poetico sospeso, che mi ha trattenuto fino ala fine dell’ultimo titolo di coda, lasciando la sala solo ormai deserta.
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cinephilo
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giovedì 28 novembre 2024
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un eastwood al suo meglio
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Uno dei migliori Eastwood degli ultimi 15 anni. Il suo stile classico, inconfondibile, nitido e oscuro allo stesso tempo viene fuori in tutta la magnificenza in questo film che è un vero e proprio gioiello da vedere, forse (a quanto pare) l'ultimo della carriera per questo leggendario regista che aggiunge un mezzo capolavoro ad una filmografia già di per sé irraggiungibile.
Chapeau Clint!
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mtom83
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domenica 24 novembre 2024
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decisamente mediocre e monocorde
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Recensioni della critica a mio avviso esagerate per un film che non va oltre il mediocre: Eastwood - di cui non ho mai apprezzato particolarmente lo stile pur ritenendolo senz'altro uno che il cinema lo sa maneggiare - costruisce un intreccio tutto sommato interessante e con dei temi anche impegnativi, pur non evitando anche stavolta di cadere in eccessi di didascalismo. La critica al sistema americano della giustizia è anche coraggiosa e motivata, nonostante arrivi alla solita conclusione che "è il sistema migliore possibile"; detto questo e svelato il leit motiv principale del film, ovvero il travaglio del protagonista di fronte alla sua moralità, la seconda ora si appiattisce completamente iniziando un avvitamento su sè stesso che non aggiunge nulla - e anzi toglie- a quanto già messo in scena precedentemente.
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Recensioni della critica a mio avviso esagerate per un film che non va oltre il mediocre: Eastwood - di cui non ho mai apprezzato particolarmente lo stile pur ritenendolo senz'altro uno che il cinema lo sa maneggiare - costruisce un intreccio tutto sommato interessante e con dei temi anche impegnativi, pur non evitando anche stavolta di cadere in eccessi di didascalismo. La critica al sistema americano della giustizia è anche coraggiosa e motivata, nonostante arrivi alla solita conclusione che "è il sistema migliore possibile"; detto questo e svelato il leit motiv principale del film, ovvero il travaglio del protagonista di fronte alla sua moralità, la seconda ora si appiattisce completamente iniziando un avvitamento su sè stesso che non aggiunge nulla - e anzi toglie- a quanto già messo in scena precedentemente. Nel mentre anche qualche scena davvero al limite del ridicolo: la "gitarella" dei giurati sui luoghi del crimine con le esplicite regole di non parlare tra loro e non raccogliere prove non solo è superflua, ma ai limiti dello stupido (e quindi cosa ci vanno a fare? boh!), e non ha alcuna funzione narrativa se non quella di esasperare ancor di più il già accennato elemento di tensione narrativa che giunto a quel punto diventa quasi patetico. Conclusione alla Sergio Leone, ma con l'implicito messaggio - a sua volta moraleggiante e rassicurante - che alla fine, nonostante tutto, la giustizia trionfa sempre. Per il resto, leggermente furbo nello strizzare l'occhio a certi prodotti "true crime" pensati per la tv di consumo e al genere del film processuale come clichè cinematografico.
Risultato finale a mio avviso tendente al mediocre: da salvare qualche spunto registico e qualche prova attoriale, dimenticabile tutto il resto.
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fabio silvestre
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domenica 24 novembre 2024
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la vita di un innocente in mano ai giurati
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Il film è ambientato in Georgia e ha come fulcro della storia il processo per omicidio nei confronti di un imputato, un uomo, la cui fidanzata è stata trovata morta in una scarpata adiacente la strada vicina al bar dove i due stavano prima e dove avevano avuto una discussione dinanzi a diversi testimoni. Tra i 12 componenti della giuria vi è il giurato numero 2 che nel sentire la ricostruzione dei fatti dall'avvocato dell'accusa ricorda che quella sera nel bar si trovava anche lui e che uscito per rientrare a casa dalla moglie incinta credeva di aver investito un cervo con la sua auto sotto una pioggia torrenziale. Da qui lo spettatore assiste alle varie fasi del processo penale americano spiegate in modo semplice e diretto da una pregevole sceneggiatura ed una mirata regia del maestro Clint Eastwood con le argomentazioni dei 2 avvocati (accusa e difesa) circa le presunte prove di colpevolezza o innocenza e le testimonianze del medico legale e di chi ha visto qualcosa quella sera al bar e lungo la strada.
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Il film è ambientato in Georgia e ha come fulcro della storia il processo per omicidio nei confronti di un imputato, un uomo, la cui fidanzata è stata trovata morta in una scarpata adiacente la strada vicina al bar dove i due stavano prima e dove avevano avuto una discussione dinanzi a diversi testimoni. Tra i 12 componenti della giuria vi è il giurato numero 2 che nel sentire la ricostruzione dei fatti dall'avvocato dell'accusa ricorda che quella sera nel bar si trovava anche lui e che uscito per rientrare a casa dalla moglie incinta credeva di aver investito un cervo con la sua auto sotto una pioggia torrenziale. Da qui lo spettatore assiste alle varie fasi del processo penale americano spiegate in modo semplice e diretto da una pregevole sceneggiatura ed una mirata regia del maestro Clint Eastwood con le argomentazioni dei 2 avvocati (accusa e difesa) circa le presunte prove di colpevolezza o innocenza e le testimonianze del medico legale e di chi ha visto qualcosa quella sera al bar e lungo la strada. Inoltre ci si immerge nella stanza dei giurati che prima in modo un po' frettoloso e superficiale sono convinti della colpevolezza dell'imputato per poi pian piano avere dei dubbi su quanto realmente sia accaduto. Il regista, con un attento utilizzo di diversi flashback, pone al centro della vicenda giuridica comunque il giurato numero 2 che è eroso dal senso di colpa per la sua condotta la sera al bar e su quale cosa sia giusto fare durante il processo. Grazie ad una ottima interpretazione di tutto il cast di attori, ad una eccezionale fotografia e ad una azzeccata colonna sonora, il film mantiene la tensione viva per tutta la sua durata fino al finale aperto alla immaginazione dello spettatore. Sicuramente un bel film da vedere al cinema. Voto: 8/10.
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