dreamers
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giovedì 26 dicembre 2024
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per essere giusti...
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Per essere giusti... Giurato Numero 2 non è certo un capolavoro e, tanto meno, uno dei migliori film di Clint Eastwood. Ci piacerebbe poter dire il contrario (anche per dare un senso alla freddda uscita notturna) ma questa è, per l'appunto, la Giusta Verità. Il film è un prodotto appena corretto, onestamente incriccato per tutto il tempo a un bivio narrativo impossibilitato a svolte, balzi, imprevedibili sviluppi... Si sa tutto subito e si finisce col non saperne di più. La sceneggiatura, insomma, non è all'altezza della regia che, per quanto ben sistemata su tutti i cliché del genere processuale, a sua volta ben accasato in camera di consiglio (secondo l'antica scuola di Sidney Lumet.
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Per essere giusti... Giurato Numero 2 non è certo un capolavoro e, tanto meno, uno dei migliori film di Clint Eastwood. Ci piacerebbe poter dire il contrario (anche per dare un senso alla freddda uscita notturna) ma questa è, per l'appunto, la Giusta Verità. Il film è un prodotto appena corretto, onestamente incriccato per tutto il tempo a un bivio narrativo impossibilitato a svolte, balzi, imprevedibili sviluppi... Si sa tutto subito e si finisce col non saperne di più. La sceneggiatura, insomma, non è all'altezza della regia che, per quanto ben sistemata su tutti i cliché del genere processuale, a sua volta ben accasato in camera di consiglio (secondo l'antica scuola di Sidney Lumet...), gioca al meglio le quattro carte pescate dal mazzo. L'esito è un lungo sbadiglio, insieme al pensiero che un film così non ci lascerà un ricordo più solido dell'ultima serie Netflix abbandonata al terzo episodio...
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aldot
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domenica 22 dicembre 2024
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ottima regia
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Eastwood si conferma un grande regista. Ho apprezzato come viene dipanato nel film l'intreccio tra l'interesse personale privato e la coscienza legata al bene dell'altro. Un interrogativo sul senso della giustizia che innesca una profonda riflessione nello spettatore.
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venerdì 20 dicembre 2024
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commento pomposo
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Giusti i contenuti del commento. Prolissa, arzigogolata e involuta la forma con cui sono stati esposti.
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annalisa
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sabato 14 dicembre 2024
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la dea della giustizia bendata
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Un grande film che fa discutere dopo averlo guardato. Grazie CLINT! A 94 anni ci hai regalato un altro capolavoro.
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maramaldo
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sabato 14 dicembre 2024
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n?lite iudicare (matteo,7)
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a Ballando l'hanno capito. Inconvenienti, effetti indesiderati comporta il far parte di una giuria sia montata per sollazzo e burla sia designata per sbattere al fresco un malavventurato poco di buono. Il Nazareno categorico in merito: giustizia è faccenda di quelli che ne hanno fame e sete ossia dei giusti.
Non lontana l'idea del film che per composizione e concetto può stare accanto ai classici del genere. Freschezza, movimentazione, ritmo, guizzi nervosi di modernità, di attualità fanno però pensare che non è tutta farina del sacco di Eastwood, a cominciare dalla storia.
L'impenitente patriottardo si preoccupa di salvaguardare la reputazione del sistema giudiziario del suo Paese che, denigrare quanto si vuole, è corretto, spedito, efficace, ha tratti di indipendenza e democraticità.
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a Ballando l'hanno capito. Inconvenienti, effetti indesiderati comporta il far parte di una giuria sia montata per sollazzo e burla sia designata per sbattere al fresco un malavventurato poco di buono. Il Nazareno categorico in merito: giustizia è faccenda di quelli che ne hanno fame e sete ossia dei giusti.
Non lontana l'idea del film che per composizione e concetto può stare accanto ai classici del genere. Freschezza, movimentazione, ritmo, guizzi nervosi di modernità, di attualità fanno però pensare che non è tutta farina del sacco di Eastwood, a cominciare dalla storia.
L'impenitente patriottardo si preoccupa di salvaguardare la reputazione del sistema giudiziario del suo Paese che, denigrare quanto si vuole, è corretto, spedito, efficace, ha tratti di indipendenza e democraticità. Affiora, comunque, il pessimismo, l'acrimonia dell'anziano sconfortato. L'acido di un certo sguardo: In God We Trust, dopo una pronuncia contestabile; la bilancetta della dea bendata che oscilla al vento.
In fondo il racconto verte su drammi di natura psicologica che denotano la sfiducia che lo stizzoso vegliardo nutre sugli umani. Umori, timori, livori manifatturano un prodotto iniquo. Al perbene Justin (un belloccio e sbiaditello Hoult) si intorcigliano le budella trovandosi in una circostanza inedita e ingarbugliata. Come può capitare a tutti il suo comportamento è determinato dall'influenza di terzi. Un religioso che per un dollaro si compenetra della deontologia e della cinica saggezza dell'avvocato. L'angelo che gli sta vicino che, in compenso di renderlo padre orgoglioso, pretende di dirigerlo in un compito che lo vuole più consapevole e avveduto. Placati i rimorsi, sedato gli scrupoli, il nostro antieroe sarebbe vissuto felice e contento, senonchè all'uscio di casa appare chi lo medusa.
Toni Collette. Non me la perdo mai però mi turba. Commediante versatile e scaltra, eppure inespressiva e impenetrabile. Tetra, cupa, spesso lugubre, come si dice in cucina la morte sua è l'horror. Non me la scordo in Hereditary-Le redici del male di Ari Aster. In un camuffamento pagliaccesco saltabecca e ballonzola invasata da un demone inquieto e balzano. Forse nel film c'è la stessa lunghezza d'onda. Cha fa Faith Killebrew? Accusa imtemerata senza remore di dubbi. Evidentemente "sa" o quanto meno è sicura che in ciascuno alberga il male. Tanto vale scaraventarlo in un qualche infero. Provandoci un gusto perverso cerca e scova errori e colpe.Sempre nel film, creatura del maligno consegue successo, l'avversario le si mostra amico cordiale, la omaggia di un cactus.
Frase e assunto dell'opera: giustizia non è verità. Chi l'ha detto che debbano camminare a braccetto? La verità, poi. Richiesto da Pilato su "cosa" fosse il Nazareno tacque. Serietà, classe. Gingillarsi con pettegolezzi e porcheriole varie è ameno mentre impegnativo (e inopportuno) affrontare interrrogativi come Notre Dame o Le Torri Gemelle. Il meccanismo giudizio/condanna, anche e soprattutto mediatico o nel web, è funzionale all'indignazione di stagione, al biasimo di costume, alla necessaria condiscendenza politica. Contiene, però, la spinta ad uccidere in qualche modo, suscita il cervello rettiliano sempre presente in individui e popoli. Astenetevi pertanto.
Del resto, non sperate che qualcuno vi chiami giusti. Come il buon vecchio Clint adoperatevi ad apparire sufficientemente giudiziosi.
Anche a Ballando. Così sia.
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melania
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venerdì 13 dicembre 2024
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capolavoro
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il vecchio Clint non delude mai
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pippo
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domenica 8 dicembre 2024
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finale mancante e occasione sprecata
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"Giurato Numero 2" di Clint Eastwood ha generato opinioni contrastanti, in particolare per il suo finale aperto che lascia molte domande senza risposta. La trama segue Justin Kemp, un giurato che scopre di poter essere coinvolto nell'omicidio al centro del processo. Nonostante le premesse intriganti e un forte conflitto morale, il film non sfrutta appieno il suo potenziale, risultando meno incisivo rispetto alle migliori opere del regista.
Il finale è stato criticato per la sua ambiguità. Non chiarisce mai il grado di colpevolezza del protagonista né il destino delle sue azioni, lasciando lo spettatore con una sensazione di incompletezza. Molti si aspettavano un confronto più diretto con la verità e una risoluzione narrativa più soddisfacente.
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"Giurato Numero 2" di Clint Eastwood ha generato opinioni contrastanti, in particolare per il suo finale aperto che lascia molte domande senza risposta. La trama segue Justin Kemp, un giurato che scopre di poter essere coinvolto nell'omicidio al centro del processo. Nonostante le premesse intriganti e un forte conflitto morale, il film non sfrutta appieno il suo potenziale, risultando meno incisivo rispetto alle migliori opere del regista.
Il finale è stato criticato per la sua ambiguità. Non chiarisce mai il grado di colpevolezza del protagonista né il destino delle sue azioni, lasciando lo spettatore con una sensazione di incompletezza. Molti si aspettavano un confronto più diretto con la verità e una risoluzione narrativa più soddisfacente. Questa scelta stilistica, invece di arricchire il dramma, rischia di compromettere il coinvolgimento emotivo e di deludere chi cerca una conclusione più netta e significativa.
Nonostante le interpretazioni eccellenti di Nicholas Hoult e Toni Collette, il film manca di una tensione crescente e di una struttura narrativa pienamente appagante. La lentezza riflessiva tipica di Eastwood, invece di approfondire il conflitto morale del protagonista, sembra dissipare l'urgenza emotiva che avrebbe potuto caratterizzare la storia.
In sintesi, "Giurato Numero 2" offre spunti di riflessione interessanti, ma il finale poco chiaro e la narrazione priva di incisività lasciano nello spettatore un senso di incompiutezza che limita l'impatto complessivo dell'opera.
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eraldo
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giovedì 5 dicembre 2024
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emozioni
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni.
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni. Non avrei mai voluto che finisse, ma eppure doveva succedere dopo 114 minuti in cui neppure un istante è stato superfluo. Ho trovato fantastica la parabola dei contrasti, la lotta per rinascere del protagonista per uscire da una dipendenza e impegnarsi con una donna a fare una famiglia, ma come l’etichetta del passato possa travolgerti anche dopo anni, come se la redenzione personale non abbia mai un avallo sociale definitivo. Gesù disse: - Chi è senza peccato scagli la prima pietra!- E tutti se ne andarono. Ma questo non ha fatto grande insegnamento nemmeno nelle società che fanno riferimento in qualche modo a quei valori religiosi. Così come l’accusato innocente, anche lui redento da un passato criminale, ma ancora con la debolezza del vizio alcolico è considerato per questo il perfetto assassino per la giustizia che deve fare il suo sbrigativo corso, a costo di mandare all’ergastolo un innocente, come innocente è anche il giurato numero 2, che pensava di aver investito un cervo in quella terribile notte temporalesca, dove l’intensa pioggia toglie visibilità esterna nell’auto, mentre amplifica quella interna messa a nudo in tutto il suo dolore.
Il vero condannato qui per Clint Eastwood credo sia almeno in parte il pregiudizio, che ci riguarda tutti ed è difficilissimo da razionalizzare e soprattutto in questioni di giustizia e di pena non dovrebbe diventare un’aggravante fino ad oscurare le attenuanti reali, per cui la giustizia umana possa fare si il suo corso nel modo più giusto possibile senza cedere al giustizialismo sempre in agguato.
In ogni caso oltre a questo aspetto, il film è anche molto altro di imponderabile, di poetico sospeso, che mi ha trattenuto fino ala fine dell’ultimo titolo di coda, lasciando la sala solo ormai deserta.
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eraldo
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martedì 3 dicembre 2024
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interrogativi profondi
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni. Non avrei mai voluto che finisse, ma eppure doveva succedere dopo 114 minuti in cui neppure un istante è stato superfluo.
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Non voglio rinarrare la trama del film ampiamente ben descritta in più recensioni, in primis quella più che esaustiva e profonda di Marzia Gandolfi: vorrei solo scrivere le sensazioni che ho provato durante la visione del film.
Mi è stato impossibile non pensare che il regista fosse Clint Eastwood, quello che è stato anche quel grande attore alto asciutto col suo viso e i suoi occhi, unico ed unici, nei primi piani davanti alla macchina da presa, ora di un’anzianità estrema quanto lucida nei suoi 94 anni. Non avrei mai voluto che finisse, ma eppure doveva succedere dopo 114 minuti in cui neppure un istante è stato superfluo. Ho trovato fantastica la parabola dei contrasti, la lotta per rinascere del protagonista per uscire da una dipendenza e impegnarsi con una donna a fare una famiglia, ma come l’etichetta del passato possa travolgerti anche dopo anni, come se la redenzione personale non abbia mai un avallo sociale definitivo. Gesù disse: - Chi è senza peccato scagli la prima pietra!- E tutti se ne andarono. Ma questo non ha fatto grande insegnamento nemmeno nelle società che fanno riferimento in qualche modo a quei valori religiosi. Così come l’accusato innocente, anche lui redento da un passato criminale, ma ancora con la debolezza del vizio alcolico è considerato per questo il perfetto assassino per la giustizia che deve fare il suo sbrigativo corso, a costo di mandare all’ergastolo un innocente, come innocente è anche il giurato numero 2, che pensava di aver investito un cervo in quella terribile notte temporalesca, dove l’intensa pioggia toglie visibilità esterna nell’auto, mentre amplifica quella interna messa a nudo in tutto il suo dolore.
Il vero condannato qui per Clint Eastwood credo sia almeno in parte il pregiudizio, che ci riguarda tutti ed è difficilissimo da razionalizzare e soprattutto in questioni di giustizia e di pena non dovrebbe diventare un’aggravante fino ad oscurare le attenuanti reali, per cui la giustizia umana possa fare si il suo corso nel modo più giusto possibile senza cedere al giustizialismo sempre in agguato.
In ogni caso oltre a questo aspetto, il film è anche molto altro di imponderabile, di poetico sospeso, che mi ha trattenuto fino ala fine dell’ultimo titolo di coda, lasciando la sala solo ormai deserta.
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