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domenica 24 novembre 2024
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clint colpisce ancora
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Davvero notevole la suspance che Eastwood è riuscito a imprimere giocando sul tema della presa di decisione. Quale sarà la scelta finale del protagonista? La risposta arriva solo alla fine, portata da un gruppo di attori davvero molto convincenti da godere, se possibile, in lingua originale.
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cinephilo
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domenica 24 novembre 2024
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l''ultimo film di eastwood, un addio da fuoriclasse
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Miglior film di Eastwood degli ultimi 15 anni insieme a Richard Jewell e Sully. Correte a vederlo. Mi mancherà il grande Clint.
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samanta
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sabato 23 novembre 2024
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un ottimo attore
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Mi spiace ma è un ottimo attore, ha ricevuto solo una nomination all'Oscar, ma è in buona compagnia basti pensare che Cary Grant non ha mai ricevuto l'Oscar. Ti consiglio di vedere Grant Torino, Al Centro di un mirino, Million dollar baby; quanto ad Hollywood che sia dominata dalla cultura Woke e dal Politically correct non è un opinione ma un fatto: gran parte del mondo cinematografico è dalla parte democratica..
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nino pellino
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venerdì 22 novembre 2024
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un altro bel film di clint eastwood
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Una trama coinvolgente la cui narrazione mi ricorda qualcosa del celebre film "La parola ai giurati" ma con le dovute varianti. Quando la possiible verità, il rimorso di coscienza e l'ombra del dubbio sembrano scontrarsi a vicenda per poi giungere ad un finale insolito ma necessario. Ancora una volta un elogio a Clint Eastwood. Il film merita di essere visto. Meditare per riflettere.
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eugenio
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venerdì 22 novembre 2024
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la parola ai giurati
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Un film di Eastwood alla Eastwood. Meno di due ore, per una vicenda di grande impatto morale ed etica. Il regista scandaglia le contraddizioni dell’animo umano, i sentimenti di giustizia; la sua telecamera lucidamente si sofferma su un gruppo di giurati chiamati a deporre per stabilire se un uomo, violento e irruento, capace di abbandonare dopo un litigio la sua compagna fuori dal locale in una notte di pioggia, sia responsabile della morte di quest’ultima o se “qualcosa” di diverso possa ribattere questa teoria. Questo “qualcosa” ce lo fornisce il protagonista della nostra pellicola, il “giurato numero due”, Justin Kemp (Nicholas Hoult), dal passato di alcolista, ora in attesa di una figlia, che scopre, guarda caso, di poter essere coinvolto nell’omicidio, avendo lui trascorso la serata nel medesimo locale nel quale la coppia ha avuto il diverbio e successivamente avendo investito, chissà, forse un cervo, forse la vittima, proseguendo come se nulla fosse avvenuto.
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Un film di Eastwood alla Eastwood. Meno di due ore, per una vicenda di grande impatto morale ed etica. Il regista scandaglia le contraddizioni dell’animo umano, i sentimenti di giustizia; la sua telecamera lucidamente si sofferma su un gruppo di giurati chiamati a deporre per stabilire se un uomo, violento e irruento, capace di abbandonare dopo un litigio la sua compagna fuori dal locale in una notte di pioggia, sia responsabile della morte di quest’ultima o se “qualcosa” di diverso possa ribattere questa teoria. Questo “qualcosa” ce lo fornisce il protagonista della nostra pellicola, il “giurato numero due”, Justin Kemp (Nicholas Hoult), dal passato di alcolista, ora in attesa di una figlia, che scopre, guarda caso, di poter essere coinvolto nell’omicidio, avendo lui trascorso la serata nel medesimo locale nel quale la coppia ha avuto il diverbio e successivamente avendo investito, chissà, forse un cervo, forse la vittima, proseguendo come se nulla fosse avvenuto.
Il dubbio lecito nasce. E si parla di omicidio colposo. Inizia così il dramma, quello di una persona semplice, che nel corso dello sviluppo della vicenda, in maniera ambivalente, prima sembra far finta di niente, poi inizia una sorta di battaglia dell’insinuazione nella mente di sé stesso e degli altri giurati, vinto dai rimorsi per aver contribuito, probabilmente, alla condanna di un innocente. Con un procuratore intento a farsi solo pubblicità col caso, Faith Killebrew (Toni Colette), la condanna pare scontata ma nulla è come sembra; Eastwood elegantemente non cerca il melodramma, ma con sequenze dirette e immediate, ci fa immedesimare nella vicenda di un uomo dilaniato dai sensi di colpa. Grazie a una fotografia eccellente, Giurato numero due pone inquietanti interrogativi sul significato della parola giustizia, convenzionale nei suoi flashback all'americana ma efficacemente tempestoso a porre domande, sospese, sul labile confine tra colpa e innocenza.
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luciano sibio
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venerdì 22 novembre 2024
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una vera noia
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Francamente stento a capire l'entusiamo generale difronte a questo film . Film che ricalca un format consueto e sfruttatissimo del cinema americano che oramai non entusiasma più di tanto. Una vera noia senza alcun dubbio con un protagonista lamentoso e patetico che non rende bene la sua lacerazione interiore. Ma si sa che il genere è una perla per una certa economicità di produzione. E Clint, detto ciò, vi aggiunge la sua proverbiale ruffianeria verso il publlico. Dipinge infatti, come tutti lì, un America in cui non viene messo nel mirino il funzionamento di una giustizia americana che non riesce a difendersi nel produrre sentenze ingiuste informate al concetto di giustizialismo,questo è un dettaglio.
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Francamente stento a capire l'entusiamo generale difronte a questo film . Film che ricalca un format consueto e sfruttatissimo del cinema americano che oramai non entusiasma più di tanto. Una vera noia senza alcun dubbio con un protagonista lamentoso e patetico che non rende bene la sua lacerazione interiore. Ma si sa che il genere è una perla per una certa economicità di produzione. E Clint, detto ciò, vi aggiunge la sua proverbiale ruffianeria verso il publlico. Dipinge infatti, come tutti lì, un America in cui non viene messo nel mirino il funzionamento di una giustizia americana che non riesce a difendersi nel produrre sentenze ingiuste informate al concetto di giustizialismo,questo è un dettaglio. Intanto, alla fine, da quelle parti, la giustizia vera in un modo o in un altro trionfa sempre.
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giovanni morandi
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venerdì 22 novembre 2024
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colpevole o innocente ?
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Clint Eastwood ha scritto la storia del Cinema e ci ha abituato a visioni della società americana, che spesso ci portano-aldila' di una narrativa serrata ed avvincente- a veri e propri interrogativi dell'essere, lasciando a noi pubblico le risposte più varie.
È il caso che si prospetta anche qui per il protagonista di questo film: è un giovane uomo, in attesa di una figlia, che viene convocato per partecipare ad una giuria popolare in un processo per omicidio. L’imputato è accusato di aver ucciso la compagna dopo una lite in un locale. Ma durante il processo Justin Kemp si rende conto che l’assassino di quella donna è proprio lui stesso, che, inavvertitamente, l’ha investita dopo aver passato la serata nel medesimo locale nel quale la coppia aveva avuto un diverbio.
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Clint Eastwood ha scritto la storia del Cinema e ci ha abituato a visioni della società americana, che spesso ci portano-aldila' di una narrativa serrata ed avvincente- a veri e propri interrogativi dell'essere, lasciando a noi pubblico le risposte più varie.
È il caso che si prospetta anche qui per il protagonista di questo film: è un giovane uomo, in attesa di una figlia, che viene convocato per partecipare ad una giuria popolare in un processo per omicidio. L’imputato è accusato di aver ucciso la compagna dopo una lite in un locale. Ma durante il processo Justin Kemp si rende conto che l’assassino di quella donna è proprio lui stesso, che, inavvertitamente, l’ha investita dopo aver passato la serata nel medesimo locale nel quale la coppia aveva avuto un diverbio. Era una notte con una pioggia fitta, la strada era buia e stretta, ma Justin, quella sera, non aveva investito un cervo, come credeva, ma una donna, provocandone la morte. Omicidio colposo si, ma un passato da alcolista rende la posizione di Justin difficilmente difendibile-come gli suggerisce l'avvocato- nell’ipotesi di un processo a suo carico. Inizia così il dramma di un uomo dilaniato tra due possibilità: partecipare alla condanna di un innocente o assumersi la responsabilità della morte della ragazza, rinunciando a veder nascere e crescere la figlia.
Ed ecco che il film ci rimanda ad un vecchio classico del genere legal-thriller, quello interpretato mirabilmente da Henry Fonda in La Parola ai Giurati di Sidney Lumet.
Anche qui la giuria popolare, viene fortemente orientata da Justin in un senso o nell’altro, ed è una perfetta rappresentazione della società americana, nessun eccesso, una fredda istantanea di varia umanità (molto diversa da quella di Lumet, quella a parte il tifoso che perde la partita di baseball- era molto più cosciente e interessata-questa, frutto dei tempi, appare distratta, come se non ci fosse in gioco la vita di un uomo.
Si insinua il dubbio nel dibattito tra i giurati che durante i loro discorsi passano dalla certezza della colpevolezza dell'imputato all'innocenza, spaccandosi tra di loro. Clint naturalmente, come sempre, nonostante le 94 primavere, vanno oltre la semplice narrazione e dietro la macchina da presa ci mette del suo, che va oltre una scarna sceneggiatura, confezionando così un ottimo film.
Nicolas Hoult (un attore inesperto) interpreta un ruolo difficile, intrappolato com'è, in un dilemma morale profondo.
Eastwood ci guida attraverso questo legal thriller psicologico di grande intensità, che culmina in un finale che invita a riflettere sulla propria moralità:
"Siamo disposti a dire la verità, anche a costo di mettere in discussione i nostri affetti più cari e alle piccole conquiste di serenità-dopo una vita ritrovata dopo un passato non esaltante ?"
Ma non è questa forse l'intenzione reale di Clint, che in tutta la sua splendida cinematografia, da Gli Spietati a Cry Macho (al contrario dai veri ? eroi celebrati da Ford e dal suo mentore, Leone), ha "esaltato" (si fa per dire) la figura dell'Anti-eroe, come ce ne sono tanti in questa era "medievale", dove tutto ruota intorno ad un successo "fasullo" di una vita facile e borderline.
Anche il protagonista (ma forse siamo proprio noi...ecco perché Eastwood non è ricorso ad ingaggiare attori famosi) di questa storia lo è: ha vissuto per anni ai limiti della legalità, facendola franca, ed ecco che "la vita" gli presenta il conto.
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gustibus
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giovedì 21 novembre 2024
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giustizia vera o falsa?
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Adoro Eastwood come mito e icona della mia giovinezza..e non sbagliavo.Con i suoi 94 anni siamo forse all'ultimo film della sua carriera di attore ma primeggiando come regista.Seppur tra alti e bassi..questo "Giurato n.2"primeggia con altri suoi capolavori.Con l'ottima recitazione di N.Hoult(il giurato n.2)e T.Collette(la futura procuratrice)..fa scorrere la storia di un omicidio con mille perplessita'giuridiche portandoci ad un finale che lascia al pubblico la sentenza.Qui ce'la mano del regista da oscar.Film asciutto ma non vi annoiate sicuramente.Sicuramente nonostante e'amato da pubblico e critica il film non fara'incassi esorbitanti..portare un bimbo si annoierebbe no?.
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Adoro Eastwood come mito e icona della mia giovinezza..e non sbagliavo.Con i suoi 94 anni siamo forse all'ultimo film della sua carriera di attore ma primeggiando come regista.Seppur tra alti e bassi..questo "Giurato n.2"primeggia con altri suoi capolavori.Con l'ottima recitazione di N.Hoult(il giurato n.2)e T.Collette(la futura procuratrice)..fa scorrere la storia di un omicidio con mille perplessita'giuridiche portandoci ad un finale che lascia al pubblico la sentenza.Qui ce'la mano del regista da oscar.Film asciutto ma non vi annoiate sicuramente.Sicuramente nonostante e'amato da pubblico e critica il film non fara'incassi esorbitanti..portare un bimbo si annoierebbe no?..quindi rimane un film per palati fini.Oscar?...ma?volevano farlo uscire in streaming senza passare dalla sala.Ci sono 2 film che non perdono all'Accademy degli oscar..Mistic River..GranTorino!..come hanno fatto ha non avere l'oscar per la regia?..misteri.Film da non perdere assolutamente!
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(di edmund)
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johnny1988
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mercoledì 20 novembre 2024
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la lucidità di un regista di 94 anni
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Una giuria è chiamata a emettere un verdetto in un caso che vede come imputato un giovane uomo accusato dell'omicidio della fidanzata. Le prove indiziarie, e non schiaccianti, e le testimonianze incerte spingono comunque i giurati verso la soluzione a loro più ovvia, ossia la colpevolezza. Solo uno di loro, il n.2, sembra nutrire una coscienza morale, oltre che a nascondere una verità che potrebbe ribaltare le sorti del processo, tale che induce i colleghi a riesaminare la cronologia degli eventi.
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Una giuria è chiamata a emettere un verdetto in un caso che vede come imputato un giovane uomo accusato dell'omicidio della fidanzata. Le prove indiziarie, e non schiaccianti, e le testimonianze incerte spingono comunque i giurati verso la soluzione a loro più ovvia, ossia la colpevolezza. Solo uno di loro, il n.2, sembra nutrire una coscienza morale, oltre che a nascondere una verità che potrebbe ribaltare le sorti del processo, tale che induce i colleghi a riesaminare la cronologia degli eventi.
Clint Eastwood, pur non confermando la consanguineità con il cult di Sydney Lumet "La parola ai Giurati", prende senza tanti dubbi spunto dal soggetto di Reginald Rose e ne ripropone la maggior parte degli schemi narrativi, rimpastando la matrice con risvolti originali e un plot twist all'ultimo secondo che, malgrado alcuni potrebbero aver previsto, lascia di sicuro con il fiato sospeso. Non tanto e solo per la solidità dei nuclei semantici, una scansione di battute dal ritmo serrato e per la curiosità che ineludibilmente suscita nel pubblico. Ma anche e soprattutto per la sorprendente freschezza di un'opera (si pensava ultima e invece...) che conferma per l'ennesima volta la lucidità intellettuale di un uomo, che alla bellezza di 94 anni, sa girare un film al tempo stesso "classico" e attualissimo. Come nella maggior parte del suo Cinema, Clint Eastwood definisce i confini, non solo quelli visibili e politici dei suoi lavori più noti, come il tramonto eterno della conquista dell'ovest, visto come metafora di una terra promessa mai del tutto raggiunta, su cui non cala mai la notte e non si alza mai il sole.
Eastwood ridisegna anche i confini umani, i tormenti etici, che oscillano nel cuore degli uomini, su un filo teso fra l'establishment, apparentemente inconfutabile e "perfetto" e lo scrupolo interiore, terribilmente vacillante. Nicolas Hoult si fa portatore di un'America ingabbiata in un sistema labirintico e pregiudiziale, la cui voce si spegne sotto l'eco dei bisogni più urgenti. Justin Kemp infatti sarà costretto a scegliere, come gli altri giurati, se dare la precedenza alla gravidanza della moglie o nel salvare la vita del condannato, rischiando di mettere in gioco la propria.
Un film che parla, come sempre nel Cinema di Eastwood, al mondo "adulto", alla classe dirigente, e alle nuove generazioni, instillando nel pubblico sempre i dubbi che sollevano il valore attribuito alla "giustizia" e quello dato alla "verità".
Uno dei film più profondi e vividi della stagione, sicuramente degli ultimi 10 anni anni e passa di carriera del regista. Basta un confronto con la versione di Lumet per farsene un'idea. E Nicolas Hoult, da sempre molto bravo, questa volta è un lacrimogeno potentissimo.
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alex2044
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martedì 19 novembre 2024
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una lezione di regia
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Eastwood è riuscito a fare un film bellissimo senza glamour o scene di massa o attori super stars perché è un grande regista, molto più bravo che come attore . Il film è teso , senza pause , impegnato eticamente , gli attori anche quelli meno in vista sono ottimi nella loro parte . Alcune scene hanno un che di geniale nell'uso della cinepresa . Il quesito che propone allo spettatore è importante ma per uno come me che pratica la religione del dubbio è fondamentale e la risposta non può che essere il finale del film.
Piccola considerazione per terminare , questo è uno dei migliori film che ho visto in questa stagione insieme al formidabile "Finalement" di Claude Lelouch .
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Eastwood è riuscito a fare un film bellissimo senza glamour o scene di massa o attori super stars perché è un grande regista, molto più bravo che come attore . Il film è teso , senza pause , impegnato eticamente , gli attori anche quelli meno in vista sono ottimi nella loro parte . Alcune scene hanno un che di geniale nell'uso della cinepresa . Il quesito che propone allo spettatore è importante ma per uno come me che pratica la religione del dubbio è fondamentale e la risposta non può che essere il finale del film.
Piccola considerazione per terminare , questo è uno dei migliori film che ho visto in questa stagione insieme al formidabile "Finalement" di Claude Lelouch .
I due vecchi leoni sono uniti dalla bravura per le loro opere , insomma la classe non è acqua
e non invecchia con l'età .
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