gustibus
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giovedì 21 novembre 2024
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giustizia vera o falsa?
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Adoro Eastwood come mito e icona della mia giovinezza..e non sbagliavo.Con i suoi 94 anni siamo forse all'ultimo film della sua carriera di attore ma primeggiando come regista.Seppur tra alti e bassi..questo "Giurato n.2"primeggia con altri suoi capolavori.Con l'ottima recitazione di N.Hoult(il giurato n.2)e T.Collette(la futura procuratrice)..fa scorrere la storia di un omicidio con mille perplessita'giuridiche portandoci ad un finale che lascia al pubblico la sentenza.Qui ce'la mano del regista da oscar.Film asciutto ma non vi annoiate sicuramente.Sicuramente nonostante e'amato da pubblico e critica il film non fara'incassi esorbitanti..portare un bimbo si annoierebbe no?.
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Adoro Eastwood come mito e icona della mia giovinezza..e non sbagliavo.Con i suoi 94 anni siamo forse all'ultimo film della sua carriera di attore ma primeggiando come regista.Seppur tra alti e bassi..questo "Giurato n.2"primeggia con altri suoi capolavori.Con l'ottima recitazione di N.Hoult(il giurato n.2)e T.Collette(la futura procuratrice)..fa scorrere la storia di un omicidio con mille perplessita'giuridiche portandoci ad un finale che lascia al pubblico la sentenza.Qui ce'la mano del regista da oscar.Film asciutto ma non vi annoiate sicuramente.Sicuramente nonostante e'amato da pubblico e critica il film non fara'incassi esorbitanti..portare un bimbo si annoierebbe no?..quindi rimane un film per palati fini.Oscar?...ma?volevano farlo uscire in streaming senza passare dalla sala.Ci sono 2 film che non perdono all'Accademy degli oscar..Mistic River..GranTorino!..come hanno fatto ha non avere l'oscar per la regia?..misteri.Film da non perdere assolutamente!
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(di edmund)
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johnny1988
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mercoledì 20 novembre 2024
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la lucidità di un regista di 94 anni
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Una giuria è chiamata a emettere un verdetto in un caso che vede come imputato un giovane uomo accusato dell'omicidio della fidanzata. Le prove indiziarie, e non schiaccianti, e le testimonianze incerte spingono comunque i giurati verso la soluzione a loro più ovvia, ossia la colpevolezza. Solo uno di loro, il n.2, sembra nutrire una coscienza morale, oltre che a nascondere una verità che potrebbe ribaltare le sorti del processo, tale che induce i colleghi a riesaminare la cronologia degli eventi.
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Una giuria è chiamata a emettere un verdetto in un caso che vede come imputato un giovane uomo accusato dell'omicidio della fidanzata. Le prove indiziarie, e non schiaccianti, e le testimonianze incerte spingono comunque i giurati verso la soluzione a loro più ovvia, ossia la colpevolezza. Solo uno di loro, il n.2, sembra nutrire una coscienza morale, oltre che a nascondere una verità che potrebbe ribaltare le sorti del processo, tale che induce i colleghi a riesaminare la cronologia degli eventi.
Clint Eastwood, pur non confermando la consanguineità con il cult di Sydney Lumet "La parola ai Giurati", prende senza tanti dubbi spunto dal soggetto di Reginald Rose e ne ripropone la maggior parte degli schemi narrativi, rimpastando la matrice con risvolti originali e un plot twist all'ultimo secondo che, malgrado alcuni potrebbero aver previsto, lascia di sicuro con il fiato sospeso. Non tanto e solo per la solidità dei nuclei semantici, una scansione di battute dal ritmo serrato e per la curiosità che ineludibilmente suscita nel pubblico. Ma anche e soprattutto per la sorprendente freschezza di un'opera (si pensava ultima e invece...) che conferma per l'ennesima volta la lucidità intellettuale di un uomo, che alla bellezza di 94 anni, sa girare un film al tempo stesso "classico" e attualissimo. Come nella maggior parte del suo Cinema, Clint Eastwood definisce i confini, non solo quelli visibili e politici dei suoi lavori più noti, come il tramonto eterno della conquista dell'ovest, visto come metafora di una terra promessa mai del tutto raggiunta, su cui non cala mai la notte e non si alza mai il sole.
Eastwood ridisegna anche i confini umani, i tormenti etici, che oscillano nel cuore degli uomini, su un filo teso fra l'establishment, apparentemente inconfutabile e "perfetto" e lo scrupolo interiore, terribilmente vacillante. Nicolas Hoult si fa portatore di un'America ingabbiata in un sistema labirintico e pregiudiziale, la cui voce si spegne sotto l'eco dei bisogni più urgenti. Justin Kemp infatti sarà costretto a scegliere, come gli altri giurati, se dare la precedenza alla gravidanza della moglie o nel salvare la vita del condannato, rischiando di mettere in gioco la propria.
Un film che parla, come sempre nel Cinema di Eastwood, al mondo "adulto", alla classe dirigente, e alle nuove generazioni, instillando nel pubblico sempre i dubbi che sollevano il valore attribuito alla "giustizia" e quello dato alla "verità".
Uno dei film più profondi e vividi della stagione, sicuramente degli ultimi 10 anni anni e passa di carriera del regista. Basta un confronto con la versione di Lumet per farsene un'idea. E Nicolas Hoult, da sempre molto bravo, questa volta è un lacrimogeno potentissimo.
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alex2044
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martedì 19 novembre 2024
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una lezione di regia
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Eastwood è riuscito a fare un film bellissimo senza glamour o scene di massa o attori super stars perché è un grande regista, molto più bravo che come attore . Il film è teso , senza pause , impegnato eticamente , gli attori anche quelli meno in vista sono ottimi nella loro parte . Alcune scene hanno un che di geniale nell'uso della cinepresa . Il quesito che propone allo spettatore è importante ma per uno come me che pratica la religione del dubbio è fondamentale e la risposta non può che essere il finale del film.
Piccola considerazione per terminare , questo è uno dei migliori film che ho visto in questa stagione insieme al formidabile "Finalement" di Claude Lelouch .
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Eastwood è riuscito a fare un film bellissimo senza glamour o scene di massa o attori super stars perché è un grande regista, molto più bravo che come attore . Il film è teso , senza pause , impegnato eticamente , gli attori anche quelli meno in vista sono ottimi nella loro parte . Alcune scene hanno un che di geniale nell'uso della cinepresa . Il quesito che propone allo spettatore è importante ma per uno come me che pratica la religione del dubbio è fondamentale e la risposta non può che essere il finale del film.
Piccola considerazione per terminare , questo è uno dei migliori film che ho visto in questa stagione insieme al formidabile "Finalement" di Claude Lelouch .
I due vecchi leoni sono uniti dalla bravura per le loro opere , insomma la classe non è acqua
e non invecchia con l'età .
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alex2044
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lunedì 18 novembre 2024
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una lezione di regia
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Una lezione di Regia , fare molto con poco , niente glamour, niente super star niente scene di massa . Solo capacità di narrazione , maestria registica e intelligenza nel trattamento un argomento ostico ,perfino urticante . Grazie Clint ,vecchio leone silenzioso ,ancora una volta hai fatto centro .
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samanta
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lunedì 18 novembre 2024
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verità o giustizia?
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Appena uscito nei cinema italiani probabilmente è l'ultimo film, salvo imprevisti, di Clint Eastwood regista che con un colpo di coda ci regala un gran bel film.
Il titolo indica il genere: è un legal thriller in parte ambientato in un'aula giudiziaria, siamo in Georgia: Justin Kemp (Nicholas Hoult) 24 anni, giornalista, con un passato da alcolizzato ma che da 4 anni si è liberato da questa dipendenza è sposato con Ally (Zoey Deutch) in gravidanza avanzata e viene scelto a fare il giurato in un processo penale, malgrado abbia cercato di farsi esonerare.La vicenda processuale (di cui Justin non era a conoscenza) riguarda James Sythe (Gabriel Basso) che è un uomo violento con precedenti penali ha una relazione tossica con Kendall (Francesca Eastwood) una sera di ottobre hanno litigato violentemente (solo a parole) in un bar davanti tutti gli avventori, la ragazza decide di lasciarlo e si avvia a casa a piedi ,sotto una violenta pioggia, James cerca di dissuaderla e poi sale sull'auto e si avvia nella direzione presa da lei, una donna nel bar ha ripreso con il cellulare tutta la scena.
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Appena uscito nei cinema italiani probabilmente è l'ultimo film, salvo imprevisti, di Clint Eastwood regista che con un colpo di coda ci regala un gran bel film.
Il titolo indica il genere: è un legal thriller in parte ambientato in un'aula giudiziaria, siamo in Georgia: Justin Kemp (Nicholas Hoult) 24 anni, giornalista, con un passato da alcolizzato ma che da 4 anni si è liberato da questa dipendenza è sposato con Ally (Zoey Deutch) in gravidanza avanzata e viene scelto a fare il giurato in un processo penale, malgrado abbia cercato di farsi esonerare.La vicenda processuale (di cui Justin non era a conoscenza) riguarda James Sythe (Gabriel Basso) che è un uomo violento con precedenti penali ha una relazione tossica con Kendall (Francesca Eastwood) una sera di ottobre hanno litigato violentemente (solo a parole) in un bar davanti tutti gli avventori, la ragazza decide di lasciarlo e si avvia a casa a piedi ,sotto una violenta pioggia, James cerca di dissuaderla e poi sale sull'auto e si avvia nella direzione presa da lei, una donna nel bar ha ripreso con il cellulare tutta la scena. Kendall viene trovata morta in un burrone sotto un ponte, l'autopsia accerta che ha ricevuto un colpo in testa ed è caduta dal ponte. Justin ricorda che quella notte circa a quell'ora era passato sul ponte aveva sentito un colpo, era sceso non avendo visto nulla era convinto di avere colpito un cervo numerosi nel luogo. Altri protagonisti sono il P.M. Faith Killebrew (Toni Colette) vice procuratore distrettuale che è candidata nell'elezione del Procuratore Distrettuale e una vittoria nel processo garantirebbe l'elezione e un giurato Harold (J.K. Simmons) che si rivela essere un poliziotto andato in pensione. Per non "spoilerare" tralascio la trama di un film che deve essere visto fino in fondo senza anticipazioni.
Clint lascia il cinema con un botto finale perché il Giurato numero 2 è un capolavoro,, è un film "clintiano" al massimo, che termina, dopo avere avvinto lo spettatore per una continua suspense, lasciandolo pensare: perbacco è fuori moda! Non è come si potrebbe pensare, un remake di La parola ai giurati capolavoro di Sidney Lumet del 1957, ma certamente Clint con un'abilità magistrale ne ha attinto alcune scene, ad esempio un testimone anziano che dichiara di avere visto l'imputato la notte del delitto scendere dall'auto e guardare intorno ha probabilmente mentito perché dalla sua posizione non poteva vedere l'imputato, ricorda la donna teste che nel film di Lumet testimoniava di avere visto il ragazzo uccidere il padre affermando una cosa non vera stante la sua posizione. Si è parlato di influenza di Hitchcock, il che appare credibile per i continui colpi di scena, che Clint ha vitalizzato con continui flashback, in ogni caso dimostra l'intelligenza di un regista che ha imparato dai maestri del passato. Ho trovato poi eccezionale la scena delle arringhe finali dell'accusa e del difensore, che sapientamente sono state frazionate con l'utilizzo di flashback e di flash forward risolvendosi in un botta e risposta: ad ogni affermazione del procuratore risponde subito la risposta del difensore. Clint è anche un regista di attori nel senso che anche un attore discreto con lui rende al massimo sapendo il regista ottimizzare le sue qualità, ho trovato bravissima Toni Colette (Sesto senso, Cena con delitto) nel ruolo di procuratore divorata dai dubbi e dalla scelta tra verità e giustizia, bravo anche Nicholas Hoult (Tolkien nel film omonimo), quanto a J.K. Simmons è un veterano del cinema e la sua bravura è riconosciuta, qui è nel ruolo di un giurato curioso, simpatico e fuori dalle righe, bravi anche tutti i comprimari. La Warner bros. voleva fare uscire il film solo in Home video , visto però il successo in Francia, Spagna e adesso in Italia oltre che nelle sole 45 sale USA (!), pare che lo voglia lanciare in vista degli Oscar. D'altra parte Eastwood ha avuto sempre difficoltà con il mondo radical chic di Hollywood pur avendo vinto 2 Oscar come regista e 2 come migliore film (ne meritava di più) non ha mai vinto un Oscar come attore, probabilmente è mal visto dalla Hollywood radical chic, in disgrazia essendo un conservatore repubblicano (ha votato Trump), ma che ha saputo disinvoltamente affrontare le più diverse storie. In conclusione un film capolavoro che dà la scelta del finale allo spettatore: è meglio la verità o la giustizia, o forse tutte due?
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[+] radical chic ? inutile polemica
(di alex2044)
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imperior max
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lunedì 18 novembre 2024
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a volte la verità non è giustizia.
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(Le stelle sarebbero 4,5/5) Ormai è appurato. Clint Eastwood a 94 anni quando si mette dietro la macchina da presa come minimo ci sarebbe da invertirgli le cifre nell’età anagrafica, data una regia molto pulita e a dir poco invisibile nel seguire i personaggi e le loro storie non poco interessanti. Stavolta con GIURATO NUMERO 2 fa’ un legal drama alla base simile ad altri già visti come ad esempio LA PAROLA AI GIURATI di Sidney Lumet, ma con uno sviluppo della storia più umana, più larga e tematiche più riflessive nei personaggi.
In Georgia Justin Kemp, un giovane giornalista sposato con Ally e in attesa di una bambina, diventa membro della giuria del tribunale di Savannah a seguito di un processo per omicidio.
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(Le stelle sarebbero 4,5/5) Ormai è appurato. Clint Eastwood a 94 anni quando si mette dietro la macchina da presa come minimo ci sarebbe da invertirgli le cifre nell’età anagrafica, data una regia molto pulita e a dir poco invisibile nel seguire i personaggi e le loro storie non poco interessanti. Stavolta con GIURATO NUMERO 2 fa’ un legal drama alla base simile ad altri già visti come ad esempio LA PAROLA AI GIURATI di Sidney Lumet, ma con uno sviluppo della storia più umana, più larga e tematiche più riflessive nei personaggi.
In Georgia Justin Kemp, un giovane giornalista sposato con Ally e in attesa di una bambina, diventa membro della giuria del tribunale di Savannah a seguito di un processo per omicidio. Un anno prima una ragazza venne trovata morta in un ruscello e di conseguenza accusato il suo fidanzato, ex spacciatore, con il quale aveva litigato quasi violentemente la sera stessa all’uscita del bar lì vicino. Ad accusa e difesa messe in chiaro i dodici membri della giuria dovranno decidere il verdetto. Dal dissenso di Justin in poi le cose si faranno sempre più complesse e intricate tra dubbi, pregiudizi, ragionamenti, riflessioni e segreti svelati.
Partiamo col fatto che Nicholas Hoult, Toni Collette e J.K. Simmons interpretano benissimo e con naturalezza dei personaggi belli sfaccettati, sorprendenti e che per un motivo o per l’altro non toccano mai del tutto il bianco o il nero. Ma così come tutti i personaggi sono in una scala di grigi dove Eastwood porta lo spettatore a diventare egli stesso giudice e imparziale senza veramente odiare o amare qualcuno di loro. Chi ha un passato non proprio pulito, chi segue più i propri interessi che a fare giustizia, chi nutre troppi pregiudizi ed empatie nei confronti dell’imputato e della vittima, chi fa’ scelte sbagliate e chi ha conflitti interiori.
Inoltre si parla molto di concetti attuali e classici. Molte volte l’accusato viene automaticamente dichiarato colpevole senza un attimo rifletterci, spesso non si entra nei panni delle persone care ai coinvolti al processo, si descrive il sistema giudiziario nelle sue pecche in quanto a volte fallisce per troppa empatia e il contrario, di quanto risulta essere troppo schematico e ristretto nei ruoli quando a volte rompere tali cose risulta invece essere una soluzione migliore e che la verità e i fatti concreti non sono sempre sinonimo di giustizia.
Non mancano poi i colpi di scena, momenti tesi e situazioni molto particolari che terranno incollati alla visione fino ad un finale “sospeso” e nelle mani dello spettatore. Del lato tecnico c’è poco da dire, una scorrevolezza veramente liscia seppur lenta, ma necessaria per far arrivare messaggi che altrimenti verrebbero capiti solo dai dottorati in legge.
E con ciò l’unico mio rammarico, già da un po’ di anni, è che questo potrebbe diventare l’ultimo film di Clint Eastwood, ma a detta sua ha ancora voglia di farne un altro (mi tocco le palle per lui…). Piccola postilla: Francesca Eastwood, sebbene una piccola, ma importante parte, è veramente carina…
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lunedì 18 novembre 2024
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la verità esige diffidenza
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La frase chiave del film è che la Verità impedisce la giustizia. Ma è ancora più importante il ragionevole dubbio. Non c'è chi come Clint capace di distillare i due concetti. Film magnifico, importante come pochi. Eastwood, incredibile considerando i 94 anni, migliora ancora come regista e maestro del cinema. Era da un pezzo che non vedevo un film di questa forza e bellezza, Ivan Berni
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clintrenato
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lunedì 18 novembre 2024
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clint, regalaci un altro film...
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Un film davvero spiazzante. La cinepresa dell'ormai 94enne Eastwood è sempre attenta nel descrivere ogni istante, ogni atteggiamento, ogni episodio dei protagonisti della vicenda. Il giovane Justin Kemp, giornalista, ex alcolista, ha svoltato la sua vita e adesso è sposato con la giovane Ally, che ha deciso di premiare il cambio di rotta della vita del marito. I due sono in attesa dell'arrivo di un figlio, la gravidanza è ad alto rischio, dato che già l'anno precedente la povera Ally aveva perso due gemelli... Il ragazzo si ritrova coinvolto, come giurato numero 2, in un processo per omicidio, dove una ragazza è stata ritrovata esanime presso un ruscello dopo una caduta da un burrone, e il maggiore indiziato dell'incidente è il fidanzato.
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Un film davvero spiazzante. La cinepresa dell'ormai 94enne Eastwood è sempre attenta nel descrivere ogni istante, ogni atteggiamento, ogni episodio dei protagonisti della vicenda. Il giovane Justin Kemp, giornalista, ex alcolista, ha svoltato la sua vita e adesso è sposato con la giovane Ally, che ha deciso di premiare il cambio di rotta della vita del marito. I due sono in attesa dell'arrivo di un figlio, la gravidanza è ad alto rischio, dato che già l'anno precedente la povera Ally aveva perso due gemelli... Il ragazzo si ritrova coinvolto, come giurato numero 2, in un processo per omicidio, dove una ragazza è stata ritrovata esanime presso un ruscello dopo una caduta da un burrone, e il maggiore indiziato dell'incidente è il fidanzato. Da questo momento cominciano i guai per il nostro protagonista. Evitando di darvi altri spoiler, soprattutto per chi ancora non abbia visto questo film, c'è da apprezzare ancora una volta la grande maestria di Clint Eastwood nel raccontare e descrivere storie di gente comune; il vecchio Clint negli ultimi vent'anni ha davvero invertito la rotta, come il protagonista di questo film, ma in maniera davvero ammirevole. "Million Dollar Baby", "Gran Torino", "Changeling" , "American Sniper", "Sully", "Ore 15:17 - Attacco al treno", "Richard Jewell" e l'ultimo appena menzionato, "Juror #2", sono la dimostrazione di come Eastwood sia diventato il vero cantore, una sorta di Omero moderno, ma non nel raccontare eroi senza macchia, bensì uomini e donne comuni, con i loro dubbi, le loro insicurezze ed anche le loro meschinità. In "Giurato numero 2" non c'è alcun difetto, a partire dalla straordinaria sceneggiatura di Jonathan Abrams, la fotografia in chiaroscuro di Yves Belanger, collaboratore fidato da quasi un decennio del vecchio Clint, e il commento musicale mai invasivo e molto lirico del bravo Mark Mancina, che ha preso il posto di colui che per più di 30 anni era stato il musicista "feticcio" di Eastwood, Lenny Niehaus. Ottima la prova quasi monocorde (ma voluta dal regista) del bravo Nicholas Hoult nel ruolo di Justin, straordinarie le prove di Toni Collette e Chris Messina nei ruoli di pubblico ministero e avvocato difensore, molto azzeccati i cammei di J.K. Simmons, che continua a dimostrare la sua bravura di interpretare qualsiasi ruolo, e di Kiefer Sutherland. Si dice che questo sia l'ultimo film per Clint Eastwood; la speranza è che non sia così, che il nostro buon vecchio "uomo senza nome" della trilogia del dollaro, ci regali nei prossimi anni un nuovo film, un nuovo capolavoro. Il cinema ha bisogno di un regista come Eastwood e delle sue storie. Meno supereroi, più Clint.
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andrea saldutti
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domenica 17 novembre 2024
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gran film
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Grande Clint. Pura tragedia greca. Una chiave per comprendere l'etica dell'America profonda.
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jonnylogan
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domenica 17 novembre 2024
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la regola eastwood
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Pellicola dai toni decisamente contemporanei e che desidera gettare più di un dubbio lungo la dorsale dei criteri con i quali negli States si giudicano i potenziali colpevoli di omicidio. Il soggetto e la relativa sceneggiatura, firmati dall’autore di cinema, tv e teatro Jonathan Abrams passano nelle sapienti mani di uno dei registi tra i più americani e iconici dello scorso secolo e anche di quello presente, qui alla sua quarantesima, e probabilmente ultima, pellicola.
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Pellicola dai toni decisamente contemporanei e che desidera gettare più di un dubbio lungo la dorsale dei criteri con i quali negli States si giudicano i potenziali colpevoli di omicidio. Il soggetto e la relativa sceneggiatura, firmati dall’autore di cinema, tv e teatro Jonathan Abrams passano nelle sapienti mani di uno dei registi tra i più americani e iconici dello scorso secolo e anche di quello presente, qui alla sua quarantesima, e probabilmente ultima, pellicola. E poco importa se il ‘prode’ Clint Eastwood all’anagrafe reciti quasi un secolo di vita, attualmente l’ ID card si attesta a quota 94, perché mentre assistiamo ai dubbi morali di un futuro padre di famiglia, con le sembianze rassicuranti dell’inglesissimo, e altrettanto perfettamente idoneo nel ruolo, Nicholas Hoult, l’anagrafe di Eastwood pare più che un limite un pregio. Ovvero il pregio di chi usa il mezzo cinema sfruttandone ogni anfratto e spiraglio, facendoci intravedere immediatamente dove possa fissarsi la scena, per quale ragione un solo apparentemente mite giornalista possa involontariamente, ma sino a un certo punto, rendersi protagonista di una vicenda dalle tinte decisamente thriller.
La trama è semplice nelle sue innumerevoli sfaccettature: un ex alcolista una sera di ottobre si reca in un bar a riflettere sul suo matrimonio. Nel medesimo luogo una coppia di fidanzati sta litigando in maniera furibonda. Fuori impazza un temporale. La ragazza prende la via di casa lungo una strada male illuminata e l'ex alcolista in auto urta quello che immagina essere un cervo. A distanza di un anno viene selezionato per fare parte di una giuria che dovrà decretare la colpevolezza o meno di quell'uomo che la stessa sera di un anno prima ha presumibilmente ucciso la sua ex fidanzata abbandonandone il cadavere in un torrente posto sul ciglio della strada.
Oltre al già citato Hoult vanno menzionati J.K.Simmons, nel ruolo di un altro giurato, oltre che ex poliziotto in pensione, e soprattutto un pubblico ministero, che nel bel mezzo della propria campagna elettorale per diventare procuratore, non desidera comunque abdicare alle proprie convinzioni su come il rispetto della legge e il raggiungimento anche della più scomoda verità siano imprescindibili per ottenere la versione migliore di qualunque società. A impersonarne il ruolo Toni Collette che a distanza di oltre due decenni torna al fianco di Hoult non più nelle vesti di sua madre (About a Boy; 2002) ma di coprotagonista.
Facile scorgere nella pellicola delle similitudini con altri film dallo sfondo processuale, prima fra tutte La parola ai giurati (12 Angry Men; 1957) di Sidney Lumet, simile proprio perché completamente ambientata nel ventre di un tribunale e di una giuria non unanime in termini di verdetto sempre riguardo un caso di omicidio. Ma come detto in tal caso è il dilemma morale che la fa da padrone e il senso d'impotenza con il quale deve convivere il protagonista.
Imperdibile per gli amanti del 'fu' Ispettore Harry Callaghan con la speranza, probabilmente vana, che non sia il suo canto del cigno.
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