muttley72
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domenica 28 gennaio 2024
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ridicolo terzo episodio che rovina la saga
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Terzo episodio della saga di "Equalizer", distante anni luce (in negativo) dal primo episodio (gradevole) e dal secondo (più che sufficiente anche se inferiore al primo).
Qui si parte in modo più "soft" (a parte la strage iniziale) e "meditativo", ma la seconda parte (quella in cui la sceneggiatura avrebbe dovuto "decollare" sia per l'azione che per la trama) il film si perde totalmente e scade in una serie di episodi abbastanza ridicoli (il Keebab presentato tra i cibi tipici italiani da assaggiare alla sagra del paese) il Commissario di Polizia con la mano tagliata di netto (in una villa nel centro di Roma, accompagnato da un altro poliziotto con l'auto di servizio alla villa del camorrista che lo paga) e messa nel secchio del ghiaccio dello Champagne, le scene stile "messicano" al centro della piazza del paese (con convogli di auto dei cattivi tutte nere) il povero appuntato (nominato come Maresciallo) dei Carabinieri vessato (insieme alla sua famiglia) solo per aver cercato di capire di chi fosse la targa di un furgone usato dai camorristi (.
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Terzo episodio della saga di "Equalizer", distante anni luce (in negativo) dal primo episodio (gradevole) e dal secondo (più che sufficiente anche se inferiore al primo).
Qui si parte in modo più "soft" (a parte la strage iniziale) e "meditativo", ma la seconda parte (quella in cui la sceneggiatura avrebbe dovuto "decollare" sia per l'azione che per la trama) il film si perde totalmente e scade in una serie di episodi abbastanza ridicoli (il Keebab presentato tra i cibi tipici italiani da assaggiare alla sagra del paese) il Commissario di Polizia con la mano tagliata di netto (in una villa nel centro di Roma, accompagnato da un altro poliziotto con l'auto di servizio alla villa del camorrista che lo paga) e messa nel secchio del ghiaccio dello Champagne, le scene stile "messicano" al centro della piazza del paese (con convogli di auto dei cattivi tutte nere) il povero appuntato (nominato come Maresciallo) dei Carabinieri vessato (insieme alla sua famiglia) solo per aver cercato di capire di chi fosse la targa di un furgone usato dai camorristi (...ma non usavano quelli con targa alterata o ruvbati per dare fuoco a un negozio che non paga il pizzo sotto agli occhi di mille telecamere?).
Infine come se non bastsse la scena finale contro il boss è assai moscetta e banale (priva dell'inventiva splatter tipica dei rpimi episodi).
Si conferma che c'è un problema (notato anche in altri film degli ultimi anni) tra gli sceneggiatori, anche in film costosi e in cui fare un film perlomeno decente era abbastanza facile inquadrandosi in una saga con le sue caratteristiche già note allo spettatori che le avevano apprezzate.
Pessimo
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felicity
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giovedì 8 febbraio 2024
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senza dubbio il peggiore dei tre
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The Equalizer 3 richiede di passare sopra a tutto, da una trama confusa e messa insieme con lo sputo, incoerente e indecisa su che strada intraprendere, alla solita vagonata di luoghi comuni sul Sud Italia, un regno magico fatto di paesini arroccati su promontori, in cui le vecchine ti trattano come loro nipote nonostante tu abbia visibilmente settant’anni, nell’aria si spandono le note del Nessun dorma, si mangia bene (il kebab, a quanto pare, in uno dei massimi cortocircuiti del film) e i gangster dicono cose come “Sta’ senza penzieri”. Bisogna pure passare sopra a una babele di accenti: comprensibile che uno spettatore estero non si accorgerà mai che il fratello del cattivo principale, napoletano, parla calabrese, eppure nondimeno ciò è fastidioso.
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The Equalizer 3 richiede di passare sopra a tutto, da una trama confusa e messa insieme con lo sputo, incoerente e indecisa su che strada intraprendere, alla solita vagonata di luoghi comuni sul Sud Italia, un regno magico fatto di paesini arroccati su promontori, in cui le vecchine ti trattano come loro nipote nonostante tu abbia visibilmente settant’anni, nell’aria si spandono le note del Nessun dorma, si mangia bene (il kebab, a quanto pare, in uno dei massimi cortocircuiti del film) e i gangster dicono cose come “Sta’ senza penzieri”. Bisogna pure passare sopra a una babele di accenti: comprensibile che uno spettatore estero non si accorgerà mai che il fratello del cattivo principale, napoletano, parla calabrese, eppure nondimeno ciò è fastidioso.
Niente di eclatante, il film procede spedito, mette tutte le pedine al loro posto e crea aspettative con il giusto mestiere. Peccato che poi, quando il momento che tutti aspettavano arriva, si concluda tutto in fretta e furia, con una faciloneria inusitata. Robert McCall non è più solo il vendicatore della porta accanto: è diventato un supereroe, una specie di imbattibile angelo della morte che, nonostante l’età, non sbaglia un colpo, non ha mai paura, non rischia mai davvero la pelle.
Nei due film precedenti la sensazione che qualcosa potesse andare storto c’era sempre, o per lo meno c’era la voglia di mettere in scena dei confronti finali più complessi e imprevedibili, ma soprattutto soddisfacenti.
Qui tutto si risolve a tarallucci e vino, in un paio di scene rapidissime in cui proprio non c’è storia: non fosse per la violenza davvero copiosa e sopra le righe, sembrerebbe di trovarsi di fronte a un lungo episodio di Don Matteo, o una qualunque fiction di prima serata, in cui tutto deve per forza andare a finire nel migliore dei modi, con tanto di paesello in festa e tutti che si scambiano sorridenti sguardi d’intesa.
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figliounico
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martedì 5 marzo 2024
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confuso ed approssimativo
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Fuqua e Washington al loro terzo Equalizer appaiono, il primo confuso, il secondo invecchiato. Le rocambolesche imprese dell’ex giustiziere di New York, ex Marine, ex agente della Cia, Robert McCall vanno definitivamente in pensione in uno sperduto paesello del salernitano, Altomonte, famoso per il buonissimo kebab, almeno secondo Fuqua, mezzo reinventato in un film che abbonda di incantevoli e stereotipati paesaggi marini tra cui si riconosce il suggestivo borgo di Furore. La scenografia è un collage di colorate cartoline dall’Italia mentre il plot è un assemblaggio mal riuscito di luoghi comuni sul Belpaese forse in voga oltreoceano, ed è triste pensare che gli Americani ci vedano così, e dei classici topoi dei gangster movies sulla mafia, con scene efferate che vorrebbero emulare quella della testa del cavallo nel letto de’ Il Padrino ma che in questo caso risultano inverosimili fino al ridicolo come la mano mozzata al capo della polizia messa nel secchiello del ghiaccio.
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Fuqua e Washington al loro terzo Equalizer appaiono, il primo confuso, il secondo invecchiato. Le rocambolesche imprese dell’ex giustiziere di New York, ex Marine, ex agente della Cia, Robert McCall vanno definitivamente in pensione in uno sperduto paesello del salernitano, Altomonte, famoso per il buonissimo kebab, almeno secondo Fuqua, mezzo reinventato in un film che abbonda di incantevoli e stereotipati paesaggi marini tra cui si riconosce il suggestivo borgo di Furore. La scenografia è un collage di colorate cartoline dall’Italia mentre il plot è un assemblaggio mal riuscito di luoghi comuni sul Belpaese forse in voga oltreoceano, ed è triste pensare che gli Americani ci vedano così, e dei classici topoi dei gangster movies sulla mafia, con scene efferate che vorrebbero emulare quella della testa del cavallo nel letto de’ Il Padrino ma che in questo caso risultano inverosimili fino al ridicolo come la mano mozzata al capo della polizia messa nel secchiello del ghiaccio. Ma la sceneggiatura del fantasioso Richard Wenk non si accontenta di camorristi, picciotti e poliziotti corrotti e condisce la trama con la miscela esplosiva dei terroristi mediorientali, che, fatti i debiti scongiuri, fanno saltare la stazione Termini in aria. Ovviamente accorrono sul posto le autoambulanze della croce gialla di Lanciano che forse si stavano facendo un giro turistico a Roma.
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