gianni
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mercoledì 12 marzo 2025
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delusione
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Delusione da un regista che da sempre considero un mito. Fallita la missione di raccontare 18 anni di imprese napoleoniche in 160 minuti. Ne risulta un opera che caricaturizza l'imperatore dei francesi (se si è inglesi ciò è spontaneo) nella sua vita militare, famigliare e sessuale, descrivendolo come il male assoluto. Particolarmente forti e non so fino a che punto storicamente veritieri i massacri dei civili con cannonate ad alzo zero e l'annegamento dei soldati russi ed austriaci in ritirata, rompendo, sempre a cannonate, la superficie di un lago ghiacciato.
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ivan il matto
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venerdì 13 settembre 2024
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ei fu siccome immobile....
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[25/11/2023, 23:13] RENATO: Alla veneranda età di 85 anni Ridley Scott si permette il lusso di realizzare l'ambizioso progetto di un biopic su Napoleone Bonaparte, laddove registi come Chaplin e Kubrick avevano a suo tempo fallito. Fra citazioni e ritorni alle origini (trasparente il riferimento al primo lungometraggio di Scott "I duellanti" del 1977, non fosse altro che per l'ambientazione), ripercorriamo, per squarci ed ellissi temporali, il classico ventennio post rivoluzionario in Francia che, non a caso, i manuali scolastici definiscono "età napoleonica". Dalla decapitazione della regina M.Antonietta del 1793 fino all'esilio dell'isola di S.
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[25/11/2023, 23:13] RENATO: Alla veneranda età di 85 anni Ridley Scott si permette il lusso di realizzare l'ambizioso progetto di un biopic su Napoleone Bonaparte, laddove registi come Chaplin e Kubrick avevano a suo tempo fallito. Fra citazioni e ritorni alle origini (trasparente il riferimento al primo lungometraggio di Scott "I duellanti" del 1977, non fosse altro che per l'ambientazione), ripercorriamo, per squarci ed ellissi temporali, il classico ventennio post rivoluzionario in Francia che, non a caso, i manuali scolastici definiscono "età napoleonica". Dalla decapitazione della regina M.Antonietta del 1793 fino all'esilio dell'isola di S.Elena, con il decesso del 5 maggio 1821, scolpito con versi memorabili dal Manzoni, l'epopea dell'imperatore, si dipana attraverso le battaglie che lo hanno reso famoso e vistose inverosimiglianze storiche. Dalla sua presenza alla decapitazione di cui sopra al bombardamento delle piramidi durante l'impresa d'Egitto. Il piatto forte dell'opera, però, restano le scene belliche, spesso virate in un blu intenso, già visto ne "Le crociate"; su tutte quelle che rievocano il campo di battaglia di Austerlitz, dove, a un anno esatto dalla sontuosa incoronazione, il neo imperatore, umilio' gli eserciti russi ed Austriaci, pur più numerosi. Costato 200 milioni di dollari, proprio in virtù della ricostruzione puntuale e molto verosimile di 4 scenari bellici (oltre quello citato ricordiamo: Tolone, Borodino e Waterloo), il film non brilla per pathos ed intensità nel restituirci la personalità del condottiero.
[25/11/2023, 23:13] RENATO: C'è hi ha scritto, in tal senso, di "cinema orizzontale", che resta sulla superficie, incapace, cioè, di conferire un'anima al personaggio, al di là dell'inferno di ferro e di fuoco così mirabilmente esibito. L'imperatore porta il volto distante e quasi sempre rassegnato di un Joaquin Phoenix, sempre alla ricerca di un senso che sembra sfuggirgli perennemente, fra trattati, battaglie e frettolose alcove imperiali. Lo stesso amore per l'unica donna della sua vita, la bellissima creola Giuseppina Beauharnais, appare velato, tenue, privo di quell'intensita' che solo la splendida Vanessa Kirby tenta di manifestare sullo schermo. I 158' di proiezione confermano cmq la dimensione di un Napoleone tanto abile e spregiudicato sui campi di battaglia, quanto goffo e impacciato nelle corti della società nobiliare dell'epoca, così distanti dal suo vissuto. Im conclusione citiamo due imaggi del regista a sua maestà Stanley Kubrick: la colonna sonora a base di musica classica che, come in "Barry Lyndon" (1975), scandisce le sequenze, splendidamente fotografate, ma prive di battute; gli interni dell'imbarcazione dove, nel finale, il duca di Wellington, annuncia all'imperatore il suo esilio a S.Elena, in "2001 odissea nello spazio" quegli stessi interni appaiono ugualmente nel finale quando il neonato diventa vecchissimo alla vista del monolito più famoso della storia del cinema....del resto lo sapevamo che la specialità in casa Scott resta la fantascienza.
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assenzio
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mercoledì 5 giugno 2024
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un notevole buco nell''acqua
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Non sono certo un critico ma devo dire che mentre guardavo il film mi sono più volte fermato a chiedermi:"ma stiamo parlando di Napoleone?" Perché intendiamoci,siamo tutti uomini,fatti di carne e debolezze,con destiji più o meno epico..ma qua si vede un omino piccolo piccolo che saltella di qua e di la senza un filo conduttore e senza che vi sia un filone narrativo adeguato.A mio avviso anche le scelte su come vengono narrato episodi importanti ed omessi tanti altri è decisamente poco azzeccata.Insomma per me è un buco nell'acqua ed a chi è piaciuto ..dico buon per lui.
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asia
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giovedì 4 aprile 2024
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si puo' fare anche senza
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Non è servito a granchè. Ormai da questi film ti aspetti qualcosa di ricco ed invece fra computer e interni la fotografia è sempre mediocre e la storia non è così forte da supplire a questa mancanza.
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carlo santoni
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sabato 23 marzo 2024
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nessuna partita con “i duellanti”
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Colossale, secondo una moda ormai inarrestabile (dura 159 minuti), è un film che stanca facilmente: a meno che chi lo guarda non sia un amante del feuilleton, del cinema come romanzetto d’appendice, perché tale è, e non altro.
Certo, c’è una fotografia accurata, e in più parti si susseguono scene di grande suggestione, come quelle delle battaglie di Austerlitz e di Waterloo, o l’ingresso in Mosca e la successiva disastrosa ritirata, con rara dovizia di mezzi e di comparse: ma tutto sommato incapaci di coinvolgere veramente, visto che i grandi fatti d’armi assumono la consistenza di banali intermezzi rispetto al filo conduttore del film, ovvero la passione (da romanzo rosa) che lega Napoleone a Giuseppina.
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Colossale, secondo una moda ormai inarrestabile (dura 159 minuti), è un film che stanca facilmente: a meno che chi lo guarda non sia un amante del feuilleton, del cinema come romanzetto d’appendice, perché tale è, e non altro.
Certo, c’è una fotografia accurata, e in più parti si susseguono scene di grande suggestione, come quelle delle battaglie di Austerlitz e di Waterloo, o l’ingresso in Mosca e la successiva disastrosa ritirata, con rara dovizia di mezzi e di comparse: ma tutto sommato incapaci di coinvolgere veramente, visto che i grandi fatti d’armi assumono la consistenza di banali intermezzi rispetto al filo conduttore del film, ovvero la passione (da romanzo rosa) che lega Napoleone a Giuseppina. La politica è quasi del tutto espunta dal racconto, eppure il racconto riguarda uno dei massimi artefici della politica mondiale degli ultimi due secoli e mezzo! Le relazioni concrete tra Francia, Gran Bretagna, Austria, Russia, Prussia sono men che accennate, pare che tutte le battaglie e le guerre non siano altro che il frutto di una incontenibile pulsione del Corso alla conquista, un fatto semplicemente personale.
L’unico aspetto degno di nota che il film mette bene in evidenza, è l’assoluto cinismo dei sovrani e dei massimi artefici delle carneficine, come Wellington, i quali mandano al macello decine di migliaia di uomini, ma poi si stringono la mano e brindano con cortesia.
Joaquin Phoenix è all’altezza della sua fama di attore, ma la parte che Scott gli affida è francamente friabile. Vanessa Kirby – Josephina Beauharnais fa la parte di una madonnina infilzata, educata alla bisogna da Lina Sotis.
No, non ci siamo, tempo e soldi (e fama) sprecati: il regista di “Napoleon” è anni luce lontano da quello di “Alien” o “Blade Runner”, e soprattutto dallo splendido “I duellanti”!
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luca agnifili
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domenica 17 marzo 2024
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opera magna su napoleone
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Ogni film ha i suoi difetti. Anche questo. Ma come tutto, la bilancia da una parte pende: ed in questo caso pende assolutamente dalla parte del positivo. NON SI TRATTA di un DOCUMENTARIO o di una biografia! I film non vanno infatti confusi con queste soluzioni che devono attenersi in maniera scrupolosissima alla storia. Ai film è permesso disboscamenti e reinterpretazioni anche significative dalla realtà per raggiungere il risultato finale: trasmettere il messaggio interpretativo del regista su quel topic, e creare attenzione e piacere allo spettatore. Penso che questo film, tra tanti alti e qualche basso, sia riuscito in questo. Ve ne consiglio la visione.
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felicity
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mercoledì 13 marzo 2024
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senza un libro di storia rischi di non capire
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Napoleon è praticamente un elenco di robe che succedono nella vita di Napoleone Bonaparte, raccontate con lo stesso coinvolgimento con cui un alunno di seconda media ripete le robe a pappagallo durante l’interrogazione di storia. E con la stessa apparente comprensione dei nessi storici: la sceneggiatura salta di palo in frasca, è un susseguirsi di informazioni che non vengono mai contestualizzate nel più ampio quadro storico, ma viste tutte in maniera confusa dal punto di vista del suo protagonista, uno stramboide un po’ goffo che per qualche ragione un’intera nazione ha scelto di seguire fino alla morte. Se non hai un libro di storia sottomano rischi di non capire molti snodi.
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Napoleon è praticamente un elenco di robe che succedono nella vita di Napoleone Bonaparte, raccontate con lo stesso coinvolgimento con cui un alunno di seconda media ripete le robe a pappagallo durante l’interrogazione di storia. E con la stessa apparente comprensione dei nessi storici: la sceneggiatura salta di palo in frasca, è un susseguirsi di informazioni che non vengono mai contestualizzate nel più ampio quadro storico, ma viste tutte in maniera confusa dal punto di vista del suo protagonista, uno stramboide un po’ goffo che per qualche ragione un’intera nazione ha scelto di seguire fino alla morte. Se non hai un libro di storia sottomano rischi di non capire molti snodi. E questo è un problema, perché un buon film dovrebbe essere sempre in grado di funzionare logicamente.
L’idea di aderire al punto di vista del protagonista non sarebbe nemmeno un grosso problema, se a) non fosse una scusa per far dire le cose ai personaggi, ovvero a Napoleone e sua moglie Giuseppina in un eterno scambio di lettere al fronte, e b) non depotenziasse terribilmente alcuni momenti chiave del film.
In tutto questo, non aiuta il fatto di avere un protagonista completamente inadeguato al ruolo: Joaquin Phoenix è ormai l’ombra del bravo attore che era e si è accontenta di rifare eternamente se stesso, quello zio strambo che si fuma i cannoni, ti fissa e parla poco, mettendo il parentado a disagio durante le feste comandate. È stato detto che Phoenix pare prelevato a sorpresa dal suo letto e piazzato sul set di Napoleon con un copione in mano, e l’immagine calza davvero a pennello: è spaesato, svogliato e poco incisivo.
Il film non riesce assolutamente a comunicarti come mai tutti siano così determinati a seguirlo e a concedergli poteri sempre più fuori controllo, e, siccome non può contare sul carisma del protagonista, è costretto a farlo dire ai personaggi in continuazione.
Il più grosso problema di Napoleon, comunque, è che non sa che direzione prendere. Non sa letteralmente che film essere. È una storia d’amore tossica? È un film epico su uno dei più grandi geni militari della storia? Oppure vuole mostrare quanto la guerra faccia schifo e sacrifichi i deboli per il vantaggio di pochi? È tutto questo, a tratti.
Le battaglie sono tecnicamente inappuntabili, ma per quanto formalmente perfette, le battaglie di Napoleon non riescono a emozionare e coinvolgere.
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(di samanta)
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paolorol
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venerdì 16 febbraio 2024
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pasticciaccio
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Film schizofrenico, diviso in due parti diseguali. Splendide e spettacolari le ricostruzioni fantasiose delle battaglie. Peccato che occupino non più del 10 % della durata del film, laddove tutto il resto del tempo viene assorbito da una narrazione superficiale, approssimativa e spesso imbarazzante. Non vale la pena di sperare che la versione completa, di oltre quattro ore, prossimamente in uscita su Apple TV, possa far compiere a questo pasticciaccio brutto di via Scott un salto di livello.
Lo stesso regista ha dichiarato di preferire la versione "corta" destinata alle sale, in quanto più stringata ed efficace. Non so se lo ha fatto per non desertificare le sale.
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Film schizofrenico, diviso in due parti diseguali. Splendide e spettacolari le ricostruzioni fantasiose delle battaglie. Peccato che occupino non più del 10 % della durata del film, laddove tutto il resto del tempo viene assorbito da una narrazione superficiale, approssimativa e spesso imbarazzante. Non vale la pena di sperare che la versione completa, di oltre quattro ore, prossimamente in uscita su Apple TV, possa far compiere a questo pasticciaccio brutto di via Scott un salto di livello.
Lo stesso regista ha dichiarato di preferire la versione "corta" destinata alle sale, in quanto più stringata ed efficace. Non so se lo ha fatto per non desertificare le sale. Di certo dopo aver visto questo polpettone mal cucinato non mi viene voglia di vederne una versione annacquata.
Del resto da Scott non c'è molto da aspettarsi. Dal sopravvalutato Gladiatore (grande polpettone fantasy) al famigerato Gucci (grande polpettone soap) Ridley Scott ha dimostrato di essere un regista poco o niente creativo, mai in grado di volare.
Concordo con la quasi unanimità delle recensioni. Sicuramente il tema era ambizioso, il risultato è fallimentare.
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ciolo
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giovedì 25 gennaio 2024
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una mondezza... ben confezionata
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Ricostruzione storica pessima! costumi belli ma utilizzati male! battaglie completamente sbagliate! tutto arricchito da una storiella d'amore tra due adolescenti Napoleone e Giuseppina... bah RIDICOLO il cecchino a Waterloo...
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alessandro spata
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mercoledì 24 gennaio 2024
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"scott" e il surrealismo storico e psicoanalitico
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Vita splendida e incredibile del grande condottiero insieme ai particolari squallidi della vita privata dell’«uomo di casa». Ennesima prova di capolavoro mal riuscito del grande regista britannico. Senza dubbio, uno dei ritratti più generosi (in termini di impegno e denaro profusi) che il cinema abbia dedicato al “grande francese”. Peccato che al grande budget non corrisponda sempre un equivalente risultato in termini “artistici” (ma dipende sempre dal punto di vista che selezioniamo, immagino). Sicuramente, un film “generoso” che vuol mostrare un superbo ed epico “sentiero di gloria”’ lastricato però, come da copione, di nefandezze inaudite e meschine azioni quotidiane.
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Vita splendida e incredibile del grande condottiero insieme ai particolari squallidi della vita privata dell’«uomo di casa». Ennesima prova di capolavoro mal riuscito del grande regista britannico. Senza dubbio, uno dei ritratti più generosi (in termini di impegno e denaro profusi) che il cinema abbia dedicato al “grande francese”. Peccato che al grande budget non corrisponda sempre un equivalente risultato in termini “artistici” (ma dipende sempre dal punto di vista che selezioniamo, immagino). Sicuramente, un film “generoso” che vuol mostrare un superbo ed epico “sentiero di gloria”’ lastricato però, come da copione, di nefandezze inaudite e meschine azioni quotidiane. Un film “agiografico” a suo modo, potremmo dire, che agli intenti di edificazione (che non mancano, in verità), si aggiunge un certo gusto denigratorio dettato anche dalle tendenze culturali della nostra epoca, ma di ogni epoca, forse. È questa contraddizione, prima di tutto il resto, che il regista non riesce a sanare completamente, a mio parere. E allora ecco immancabile questo percorso di vita che dal grande "piedistallo" dell’iconica "autoincoronazione" si dipana scendendo giù giù fino al "predellino" dell’isola di Sant'Elena dove il supremo combattente poggerà i suoi reali piedi fino al sopraggiungere della morte.
Per descrivere degnamente questo excursus di decadenza storica ed esistenziale torna buona un’immagine che è emblematica del film, secondo me: Napoleon che trascina la moglie sotto il tavolo nell’ennesimo accenno di amplesso sfrenato e sotto lo sguardo impassibile della servitù. Ah, se certi camerieri potessero parlare ne racconterebbero delle belle su granduomini e grandonne. E in effetti, quel cameriere che assiste eroico a suo modo (bisogna essere davvero intrepidi per presenziare alle copule del signore di turno) e apparentemente indifferente all’entusiasmo erotico della coppia in questione, potrebbe essere lo stesso regista che sembra voler sbirciare, alla maniera del servo impertinente, il padrone di turno dal buco della serratura e per il puro piacere di “coglierlo in fallo” (sarebbe il caso di dire). Per la “plebe” non c’è miglior vendetta che poter ridicolizzare i propri oppressori (dopo il taglio della testa, si capisce). Certo che vedere Napoleon che si accoppia da dietro come un coniglio in calore con la sua consorte alquanto apatica sul momento, è una roba che fa un po’ ridere effettivamente (e mi torna in mente Corrado Guzzanti nella scena in cui giunto all’acme del piacere chiede speranzoso a lei che appare nel frattempo alquanto distratta: “ti è piaciuto cara?”). Ma il regista, anche lui, deve divertirsi non poco visto che indulge nel ritrarre la coppia in quella posizione in varie sequenze che ricerche storiche, immagino, attestino sia stata la posizione erotica prediletta del grande condottiero, verosimilmente. Ma vista anche la proverbiale scarsa adesione al realismo storico di Scott potrebbe essere incerta la questione. Ma tant’è, non è questo il punto. Il punto è semmai: a cosa ci serve sapere che “Sì, Napoleon fu un grande condottiero e valoroso, ma a letto faceva schifo?”. E forse soffriva pure di ansia da prestazione? È vero, in fondo cosa c’è di meglio per burlarsi dei potenti che coglierli in atteggiamenti intimi o mentre sono seduti sulla tazza del cesso? Ok, ma certi risvolti intimi hanno un qualche legame con le vicissitudini di Napoleon e con la storia di Francia e non soltanto? A primo acchito direi proprio di no! È pur vero che certi aspetti privati aiutano sicuramente a comprendere meglio la complessità di un personaggio. E andare a rovistare morbosamente tra le sue abitudini sessuali può servire alla bisogna. Se poi pensiamo a Napoleon come a un soggetto piuttosto infantile e sadico che vive una relazione simbiotica con la compagna e con la propria madre in primis, allora “ci piace vincere facile”. Per non parlare poi del fatto che ci possiamo fare di Napoleon l’idea di un sincero “pervertito”, a tratti, che predilige le giovanissime e ha la fissa del figlio maschio. Una sessualità abbastanza irrisolta quella del magnifico imperatore? L’impressione è che il regista ricorra in modo piuttosto grossolano a certi cliché distampo veteropsicoanalitico, per provare a descriverci in profondità il personaggio Napoleon. Da qui a giudicare persino i fenomeni storici e sociali alla luce di certa paccottiglia sessualfreudiana (mal interpretata, oltretutto) il passo è breve, temo.
Allora la domanda più consona potrebbe essere, semmai: - quanto pesa la vita privata (la personalità, le esperienze, le relazioni) nell’azione pubblica di un uomo o donna di governo? -. Ma questa è materia per un altro film. ”È pur vero forse che certi espedienti servono a farci capire quanto spesso i grandi uomini siano semplicemente uomini “imperfetti”, quindi, con i loro vizi e i difetti e le loro virtù (e con le braghe calate). Insomma, siamo tutti esseri complessi e tutto sommato anche un po’ ridicoli fatalmente sotto le lenzuola, un po’ come lo stesso Napoleon. O forse il regista ci vuole mettere in guardia dal rischio e dalle conseguenze dell’idolatria e di quanto davvero “piccoli” siano tante volte gli uomini che pretendono di governarci? Il Re qui è letteralmente nudo sorpreso com’è nell’esercizio della sua “farsesca” sessualità e quella sua nudità sembra renderlo inevitabilmente un satiro tragicomico. Quest’opera sistematica di smitizzazione del governante di turno è quanto mai necessaria (seppure non debba passare necessariamente per la messa alla berlina di certi costumi sessuali privati) soprattutto oggi in cui si riaffacciano all’orizzonte quelli che si credono “unti del Signore” e si presentano alla “plebe”, pardon, al popolo, come dotati di chissà quali poteri miracolosi. Napoleone ebbe il buon gusto almeno di far derivare la propria investitura unicamente da se stesso.
Ridley Scott è un regista “impulsivo” come “istintivo” fu a suo tempo Napoleon (“amava troppo la Francia” e ciò lo rese imprudente?) e chissà che non sia stata proprio questa “passionalità” a cagionare certe cocenti sconfitte a Napoleon o a impedire al regista di riproporsi ai livelli di certe sue opere del passato.
Ma, a parte il “surrealismo” storico e pseudopsicoanalitico del regista britannico come si fa a dire male dell’autore di Alien, Blade Runner, I Duellanti? È pur vero che dai tempi di "Thelma e Louise" il grande regista non ne azzecca una. Parere personale, si capisce.
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