ruger357mgm
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sabato 2 settembre 2023
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una visione edulcorata
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Quella che la regista Maëwenn ci propina per due lunghe ore: del secolo dei lumi, della corta e di Versailles, della vita quotidiana, del suo essere " libertina" alla francese,ça va sans dire.Unica preziosità filologica che le concedo é la descrizione del cerimoniale di corte, che da perfettamente l'idea di quale fosse il gap tra la nobiltà e il terzo stato, per tacere del quarto.Parlando di cinema la tecnica di ripresa non offre spunti originali, limitandosi a fotografare quelle che già sono le meraviglie: la reggia e i castelli, le fontane e i giardini. Jhonny Depp é un Luis XV bolso e scostumato al punto giusto, a mezza via tra la simpatica canaglia che ci ha abituati a conoscere e il coprotagonista serio e compenetrato nel ruolo.
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Quella che la regista Maëwenn ci propina per due lunghe ore: del secolo dei lumi, della corta e di Versailles, della vita quotidiana, del suo essere " libertina" alla francese,ça va sans dire.Unica preziosità filologica che le concedo é la descrizione del cerimoniale di corte, che da perfettamente l'idea di quale fosse il gap tra la nobiltà e il terzo stato, per tacere del quarto.Parlando di cinema la tecnica di ripresa non offre spunti originali, limitandosi a fotografare quelle che già sono le meraviglie: la reggia e i castelli, le fontane e i giardini. Jhonny Depp é un Luis XV bolso e scostumato al punto giusto, a mezza via tra la simpatica canaglia che ci ha abituati a conoscere e il coprotagonista serio e compenetrato nel ruolo.A lui perdoniamo tutto. Sopra le righe la premiere dame, che ostenta una bellezza che vorrebbe essere tragressiva senza scadere nella volgarità,riuscendo nel secondo intento ma non nel primo, esprimendo di fatto il fascino di un cetriolo.Fuoriclasse vero l' interprete del maggiordomo Laborde, bella faccia da cinema che potrebbe dare altre soddisfazioni in futuro.Nel complesso un prodotto ben confezionato, ma con pochissimo appeal, lontano anni luce dal Barry Lindon di Kubrick, pietra miliare dei film sul settecento e inarrivabilmente fotografato,cui anche un frammento di colonna sonora sembra volersi ispirare... Avrebbe potuto essere meglio.
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max
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domenica 27 agosto 2023
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entusiasmante
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Ottima interpretazione di Maïwenn Le Besco.
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martedì 22 agosto 2023
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critica non equilibrata
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1la critica è fatta alla regista e non al film, non ha quindi equilibrio 2 amo il cinema e vedo molti film, ma non conosco l'opera omnia di Maiwraieenn. E cos' la media dei lettori del sito. Inutile criticare il film partendo dal lavoro complessivo della regista che il lettore medio non può conoscere.Diventa un discorso del tutto autoreferenziale e fuorviante 3 mi sfugge il senso della critica, che sembra indicare che l'elaborazione delle proprie ossessioni e problemi da parte della regista sia disdicevole. Ma allora il 90% dei registi dovrebbero essere scartati, perché legati a temi dominanti 4 suggerirei di rileggere a freddo la sua critica e riequilibrarla. Il film non è un capolavoro, ma ha da dire qualcosa a chi lo prende cos' com'è, senza preconcetti e antipatie personali
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angelo umana
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sabato 19 agosto 2023
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i piaceri della nobiltà
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E' una notizia interessante che la regista e protagonista Maïwenn di questo film “storico”, nata Le Besco, abbia rinnegato il suo cognome per i pessimi rapporti coi suoi genitori. Maïwenn è Marie Jeanne Bécu nel racconto (1743-1793): si staccò presto dalle sue origini. Chi dice fosse figlia di un monaco e di una cuoca, chi figlia illegittima di una sarta molto povera, l'avvenire per le figlie del popolo era molto incerto. La voce commentante del film la descrive come una ragazza preparata a tutto, “figlia di Satana” la definiscono le suore che la allontanano dal convento dove fu messa, perché non leggeva libri sacri, ma letteratura erotica e comunque “grande”, che la rese colta abbastanza per salire al rango di cortigiana di nobili, uomini provvisti di ricchezze, vino e ragazze a volontà.
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E' una notizia interessante che la regista e protagonista Maïwenn di questo film “storico”, nata Le Besco, abbia rinnegato il suo cognome per i pessimi rapporti coi suoi genitori. Maïwenn è Marie Jeanne Bécu nel racconto (1743-1793): si staccò presto dalle sue origini. Chi dice fosse figlia di un monaco e di una cuoca, chi figlia illegittima di una sarta molto povera, l'avvenire per le figlie del popolo era molto incerto. La voce commentante del film la descrive come una ragazza preparata a tutto, “figlia di Satana” la definiscono le suore che la allontanano dal convento dove fu messa, perché non leggeva libri sacri, ma letteratura erotica e comunque “grande”, che la rese colta abbastanza per salire al rango di cortigiana di nobili, uomini provvisti di ricchezze, vino e ragazze a volontà.
Attraverso il legame con il Conte di Barry (l'attore è Melvil Poupaud) si avvicina ai palazzi della nobiltà. Fu proprio il conte Richelieu (Pietro Riccardo) che le fece raggiungere la corte di Luigi XV (Johnny Depp) a Versailles. Questi ne rimase soggiogato e così “nacque” Jeanne du Barry - La Favorita del Re. Lei molto pratica e di manifestazioni spontanee, immediate, dovette apprendere e osservare le cerimonie di corte assistita da un istitutore, sottoporsi ad una accurata visita ginecologica (con gli strumenti di allora!), le complicate e artificiose usanze di Versailles.
La corte era popolatissima di gente varia, donne invidiose per le attenzioni che il re – triste per aver perduto la compagnia di Madame de Pompadour - dedicava a Jeanne. Ne fu conquistato per i modi spicci e la sua naturalezza, che egli stesso prediliggeva, vivendo tra convenenoli e riti ridondanti della corte. Là non era consentito mostrare sentimenti e non si davano abbracci sinceri, tutti erano dediti a servire quello sfarzo, i pranzi, le cucine, i trastulli del re e dei notabili. I moltissimi partecipanti e servitori di quelle regge erano per lo più gente umile o dotata di qualche titolo insignificante che ebbe la possibilità di un “lavoro” o un impiego, mantenuta dalle finanze del regno.
Ottimo film, godibile, presentato a Cannes quest'anno, ben ambientato e di grande sceneggiatura, scenografie ricche di tappeti e di arazzi, di ricchi vestiti (chi li indossava all'epoca credo dovesse muoversi incartapecorito), di enormi parrucche decorative sui capini delle signore.
Sia consentito di accostare la storia passata o il film alla attuale società, del resto anche a questo i film servono! Come non pensare alle famose “olgettine” italiane di berluschina memoria, mantenute a 2500€ al mese, o alla gente osannante le classi “alte” della società, o presunte alte, esistenze a cui stare accanto o da voler emulare ai tempi nostri. “Nelle società pre-politiche (scrive Luca Sommi sul Fatto Quotidiano del 17/8/2023, dai “Saggi” di Montaigne) i ricchi decidevano e disponevano tutto e i poveri subivano”. Una rivoluzione distrugge ma ricrea nuovi rapporti sociali. E' ancora Luca Sommi che lo scrive sul FQ: “Girando per la città gli indios notavano che per metà era abitata da uomini ben pasciuti e satolli di ogni bene e per l'altra metà da persone senza cibo, prive di tutto, che mendicavano per le strade camminate dai primi … si stupivano del fatto che i poveri non si avventassero alla gola di quelli, né incendiassero le loro dimore”. Come non pensare a governanti, buoni o meno buoni, che vivono di “appena” 500€ al giorno del loro stipendio pagato dai loro amministrati?
Poi, in Francia nel 1789 e sotto Luigi XV, arrivò la Rivoluzione con Robespierre e Marat e la Presa della Bastiglia. La ghigliottina tagliò tante teste, anche quella della 50enne Jeanne du Barry, figlia del popolo che con la sua grazia e intelligenza aveva goduto di quei fasti e di quei favori.
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