Il sol dell'avvenire

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Un film di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova.
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Drammatico, durata 95 min. - Italia 2023. - 01 Distribution uscita giovedì 20 aprile 2023. MYMONETRO Il sol dell'avvenire * * * 1/2 - valutazione media: 3,78 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Abbiamo settant''anni - prima parte Valutazione 5 stelle su cinque

di Fulvio Wetzl


Feedback: 325 | altri commenti e recensioni di Fulvio Wetzl
giovedì 4 maggio 2023

Abbiamo 70 anni (io li ho appena compiuti, lui li compie ad agosto). Ci conosciamo dal 1976, quando mi prestò la Canon superotto muta con cui aveva girato "Io sono un autarchico", gelosamente conservata da Andrea Parlatore, ai tempi assistente di Nanni, per permettermi di concludere il mio super8 di esordio "L'amore è un salto di qualità". Nanni non mi aveva detto però che la cinepresa era caduta, e che la parallasse s'era spostata, quindi quello che io vedevo nel mirino non corrispondeva a quello che rimaneva impresso sulla pellicola. Mi ritrovai quindi un film con gran parte delle inquadrature eccentriche, che giustificai come scelte estetiche, come un costruttivista russo. Candidamente Nanni, quando portai a vedere il corto, appena ultimato, a Via San Tommaso d'Aquino, casa dei suoi prospicente il Tribunale a Piazza Clodio, mi disse che gli piaceva, però non capiva perché in molte inquadrature in Piazza di  Spagna i due protagonisti, Cristina Ruiz e Daniele Formica, guardassero altrove... Ritrovai Nanni, io in qualità di direttore dell'Officina Filmclub, quando per primi fummo scelti da lui per visionare "Io sono un autarchico", in vista di una programmazione. Lo vidi e lo apprezzai sullo schermo di via Benaco, insieme ai quattro altri soci, Cristina Torelli, Paolo Luciani, e i compianti Ciro Giorgini e Fabrizio Grana.  Tutti e quattro avevano forti riserve, dovute allo stile frammentario e artigianale (derivante dalla scarsa lunghezza delle bobine super8), dalla fissità delle inquadrature (forse dovuta alla "timidezza"  espressiva di Nanni, che non si avventurava in movimenti di macchina, di cui allora non capiva ancora il significato); stile e inquadrature che diventarono di lì a breve una sua cifra stilistica personalissima. A me il film era piaciuto, sinceramente, più per i contenuti caustici, per le frasi lapidarie, l'autoironia sferzante, il disegno senza pietismi di una generazione incerta. Mi imposi ai miei soci e chiamai Nanni, proponendogli la prima e la tenitura del film per un tot di giorni. Nanni mi chiese a bruciapelo: "Vi è piaciuto il film?" io gli risposi che mi era piaciuto molto. Lui incalzò: "Ma è piaciuto a tutti, all'unanimità?". Io ebbi un'esitazione, fatale. Dissi che gli altri soci avevano delle riserve, ma che sì, tutti avevano deciso di programmarlo. Lapidariamente Nanni concluse: "Allora non ve lo do!" Poi la Storia è nota, Nanni lo portò al Filmstudio, che lo programmò per mesi, diventando sul passaparola un successo incredibile che ha determinato il prosieguo fulgido della sua carriera. Nanni si ricordò di nuovo di me, sempre in modo caustico, nel successivo "Ecce Bombo", in quella scena in cui il gruppetto al bar, compreso Nanni, decidono di andare al "Montesacro Alto, in via Emilio Praga 47" e finiscono in un'appartamento in penombra, dove una famiglia sta cenando. Il cineclub in questione l'avevo fondato un'annetto prima, trasformando exnovo una scuola di danza in un cinema, ma senza avere il permesso dal condominio di mettere la benché minima insegna esterna luminosa. Quindi era di assai difficile individuazione in quel quartiere periferico, da cui derivava lo smarrimento dei ragazzi di Nanni alla ricerca del cinema perduto. Mi sono permesso questa lunga introduzione autoreferenziale, "andando fuori tema", perché sono in casa (meglio, nella casella) di chi ha trasformato il narcisismo, la danza intorno al proprio ombelico, il parlare solo di qualcosa e qualcuno che si conosce a fondo, cioé se stessi, me stesso, in un' arte dell'interpretazione della realtà, che procede inossidabile da 47 anni fino ad oggi. La vera ragione di questa longevità è l'assoluta consapevolezza di Nanni nell' usare il narcisismo come chiave interpretativa, e in questo io mi riconosco, mi identifico, in maniera commovente e febbrile, ora come allora e lungo tutti questi anni. I brevi ricordi personali del rapporto tra Nanni e me, in cui in maniera così aguzza lui si è espresso, imprimendosi nella mia mente indelebili, io li ritrovo smaltati e smaglianti in "Il sol dell'avvenire", che è come un "Catalogo degli oggetti introvabili" di Carelman di tutte, proprio tutte le passioni, le idiosincrasie, le sottolineature, le puntualizzazioni, le frasi epocali (senza coscienza di esserlo), il cambio continuo di stile e di ritmo, come in una jam session di free jazz, che Nanni ha dipanato in "13 film" in 47 anni (fine prima parte)

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