luca scandroglio
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giovedì 9 novembre 2023
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ho dovuto spegnere.
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Come programmatore (e ai tempi che furono anche hacker) ritengo di essere stato sufficientemente ispirato dalla trilogia originale e di ritenemrmi sufficientemente titolato per esprimere un giudizio su questo episodio. Ma vorrei partire in primo luogo da una valutazione squisitamente di marketing: diciamo che il target di un sequel é perlomeno il pubblico già fidelizzato, e in questo episodio si propone qualcosa di talmente differente da disorientare anche gli spettatori più affezionati.
Nel complesso si tratta di una mediocre parodia in salsa woke, troppo differente per essere apprezzata da chi amava la serie originale, ma troppo uguale alla spazzatura contemporanea per distigunersi anche nell'offerta dell'entertainment attuale.
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Come programmatore (e ai tempi che furono anche hacker) ritengo di essere stato sufficientemente ispirato dalla trilogia originale e di ritenemrmi sufficientemente titolato per esprimere un giudizio su questo episodio. Ma vorrei partire in primo luogo da una valutazione squisitamente di marketing: diciamo che il target di un sequel é perlomeno il pubblico già fidelizzato, e in questo episodio si propone qualcosa di talmente differente da disorientare anche gli spettatori più affezionati.
Nel complesso si tratta di una mediocre parodia in salsa woke, troppo differente per essere apprezzata da chi amava la serie originale, ma troppo uguale alla spazzatura contemporanea per distigunersi anche nell'offerta dell'entertainment attuale.
Il ripescaggio dei protagonisti originali risulta triste, scialbo e nostalgico.
Se Matrix ha rappresentato una rivoluzione del suo tempo, questo episodio é convenzionale, ridicolo, contorto e noioso.
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paolp78
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sabato 17 giugno 2023
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pozzo esaurito
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Anche le idee più visionarie e ricche di articolazioni prima o poi si esauriscono.
I fratelli Wachowski, poi divenuti sorelle a seguito del cambio di sesso, sono stati gli artefici di una delle più famose e ben riuscite saghe fantascientifiche della cinematografia, che ha alla propria base ha un’idea originalissima e persino geniale per certi versi. La trilogia di film che venne realizzata a cavallo tra gli anni ’90 e la prima decade del 2000, era riuscita ad attingere al meglio da tale idea visionaria, sviluppandola in ogni suo aspetto, in modo estremamente proficuo ed accattivante, e realizzando così un prodotto completo e finito. In definitiva quindi non si sentiva proprio la necessità di un ulteriore capitolo della saga originaria, se non evidentemente quelle legate alle solite logiche commerciali, per le quali si cerca di sfruttare l’ampia platea di affezionati per ricercare un facile successo al botteghino (operazione ahimè sempre più frequente a Hollywood).
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Anche le idee più visionarie e ricche di articolazioni prima o poi si esauriscono.
I fratelli Wachowski, poi divenuti sorelle a seguito del cambio di sesso, sono stati gli artefici di una delle più famose e ben riuscite saghe fantascientifiche della cinematografia, che ha alla propria base ha un’idea originalissima e persino geniale per certi versi. La trilogia di film che venne realizzata a cavallo tra gli anni ’90 e la prima decade del 2000, era riuscita ad attingere al meglio da tale idea visionaria, sviluppandola in ogni suo aspetto, in modo estremamente proficuo ed accattivante, e realizzando così un prodotto completo e finito. In definitiva quindi non si sentiva proprio la necessità di un ulteriore capitolo della saga originaria, se non evidentemente quelle legate alle solite logiche commerciali, per le quali si cerca di sfruttare l’ampia platea di affezionati per ricercare un facile successo al botteghino (operazione ahimè sempre più frequente a Hollywood). Il risultato è un film privo di idee e stancamente ripetitivo.
Le prime tre pellicole fondavano il loro successo sulla portata innovativa dell’opera; al contrario questo quarto capitolo, diretto dalla sola Lana Wachowski, si caratterizza per il monotono rifugiarsi in un’idea già sfruttata, dando luogo ad un’operazione di livello assai mediocre.
Non ci sono novità degne di nota, persino i personaggi sono pressoché gli stessi: viene addirittura riproposta la medesima coppia protagonista, nonostante che al termine del terzo film i due fossero fatti morire; insomma la pellicola si accontenta di abbeverarsi allo stesso pozzo della trilogia originaria, senza però accorgersi che non c’è più acqua.
A Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss, che come detto riprendono i loro ruoli, si aggiungono alcuni nuovi interpreti tra cui si ricordano Jessica Henwick, l’attrice indiana Priyanka Chopra e Neil Patrick Harris. Si deve citare infine la performance di Jada Pinkett Smith che sotto un trucco che la rende davvero irriconoscibile, riprende il suo vecchio personaggio (Niobe), invecchiato di 60 anni.
I combattimenti, con le solite evoluzioni acrobatiche trite e ritrite, sono più stancanti che entusiasmanti.
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roberto
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lunedì 19 dicembre 2022
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ottimo film viva le sorelle waschosky.
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Non ho visto il film, ma la trama e' originale, a quando una serie ad episodi con attori in carne e ossa per la TV?
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angelo
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sabato 3 dicembre 2022
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completamente in disaccordo con il voto medio
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Dopo aver visto il voto dato da MyMovies ed il voto medio degli utenti mi sarei aspettato un pessimo sequel, invece il film ha più che superato le mie aspettative e sinceramente non riesco a capire il motivo di votazioni tanto basse. Gran bel sequel in perfetto stile Matrix. Non mi sarei potuto aspettare di meglio. Molto figo il fnale. Ripeto e sottoscrivo: completamente in disaccordo con il voto di mymovies e quello medio degli utenti.
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felicity
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lunedì 7 marzo 2022
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un film molto più anarchico di quanto non sembri
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Il primo livello di lettura di Matrix Resurrections è facile: in un’epoca in cui ogni grande Studio cerca di capitalizzare sulle sue storie più forti e amate, era difficile pensare che Matrix non venisse toccato, a maggior ragione ora che Warner Bros. ha lanciato la sua piattaforma di streaming, HBO Max, su cui arriveranno sequel, serie e spin-off di ogni tipo.
Lana Wachowski gioca apertamente con questa proposta arrivata dalla major: ambientato 60 anni dopo i fatti dei primi tre film, in Matrix Revolutions ritroviamo Neo nei panni di Thomas A. Anderson. L’inizio sembra molto simile a quello del 1999: un personaggio sembra addirittura abbattere la quarta parete e dire agli spettatori “conosciamo quella storia”.
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Il primo livello di lettura di Matrix Resurrections è facile: in un’epoca in cui ogni grande Studio cerca di capitalizzare sulle sue storie più forti e amate, era difficile pensare che Matrix non venisse toccato, a maggior ragione ora che Warner Bros. ha lanciato la sua piattaforma di streaming, HBO Max, su cui arriveranno sequel, serie e spin-off di ogni tipo.
Lana Wachowski gioca apertamente con questa proposta arrivata dalla major: ambientato 60 anni dopo i fatti dei primi tre film, in Matrix Revolutions ritroviamo Neo nei panni di Thomas A. Anderson. L’inizio sembra molto simile a quello del 1999: un personaggio sembra addirittura abbattere la quarta parete e dire agli spettatori “conosciamo quella storia”. Eppure molte cose sono cambiate: il signor Anderson ora è uno sviluppatore di videogiochi e la sua creatura più famosa è Matrix. Sta lavorando a un nuovo progetto, ma il suo socio in affari lo scoraggia: le persone preferiscono combattere l’ansia con la nostalgia, quindi è meglio dar loro un’altra dose della stessa medicina.
Assistiamo così a brainstorming in cui sembra di vedere la stessa Lana Wachowski parlare con Warner Bros.: sequel, prequel, remake, la vera Matrix ormai è Hollywood, che ci tiene buoni dandoci prodotti sempre uguali, allontanando l’angoscia della morte (e dei bassi incassi) spremendo il più possibile idee e personaggi.
In realtà questa è una lettura ingenua: in altre forme d’arte più antiche, come la tragedia e la musica, si è sempre fatto. Gli autori greci scrivevano sequel dei loro drammi, Bach scomponeva le sue opere letteralmente rimontando e ribaltando alcuni pezzi. Il cinema, essendo un’arte più giovane, ci è semplicemente arrivato più tardi. Lana Wachowski lo sa benissimo e ci gioca consapevolmente, anche in modo poco sofisticato: Trinity viene definita “milf” e il nuovo Morpheus non indossa più abiti scuri ma completi coloratissimi e dice la sua frase a effetto uscendo da un gabinetto.
In tutta questa ironia metacinematografica quelli smarriti sono proprio Neo e Trinity: i loro ricordi sono stati cancellati, non sanno più chi sono, soprattutto non si ricordano l’uno dell’altra.
I fantasmi della sua vita precedente sembrano però tornare a far visita all’Eletto: per riuscire a distinguere tra realtà e finzione Anderson va quindi dall’analista.
Non è un caso se dall’Architetto siamo passati all’Analista: a Lana Wachowski non interessa sconvolgere di nuovo il cinema, rivoluzionare lo stile dei film d’azione. In Matrix 4 si smonta la mitologia della saga, rileggendola attraverso tutto ciò che è successo nell’industria cinematografica in 20 anni.
Non solo: Lana Wachowski ragiona anche sui cambiamenti sociali. Centrale è il discorso sulle donne: c’è chi dice che “una volta le donne erano facili da controllare”. Oggi Trinity, risoluta come non mai, dimostra che essere padrone della propria storia e scegliersi da sole il nome è fondamentale.
Arriviamo quindi al livello più profondo di Matrix Resurrections, quello che lo rende un film molto più anarchico di quanto non sembri.
Lana Wachowski ha messo il suo vissuto anche dentro questo Matrix Resurrections, stavolta in modo molto più consapevole.
Nel film c’è la sua esperienza da regista che fa un film dettato dal marketing per Warner Bros., c’è l’artista che ha creato uno stile riconoscibile e ne prende le distanze con affetto e c’è la donna a cui ora interessa essere sempre più padrona della propria storia e delle proprie storie.
Nel film si dice che “Matrix ti mette rumore in testa”: possiamo interpretarlo come Hollywood, i social, la politica poco interessata ai diritti civili, i pregiudizi della gente. Tutto ciò che affievolisce la nostra speranza e fa aumentare la nostra disperazione. L’Analista lo dice: “la speranza e la disperazione hanno un codice quasi identico”. Come si fa quindi a preservare il codice della speranza? Attraverso le storie e le emozioni che sanno trasmettere. L’emozione è uno strumento potentissimo: fatti e finzione possono essere facilmente confusi e manipolati se si sanno gestire le emozioni. È quello che fa un bravo narratore, ma anche un leader politico. Bisogna quindi capire da che parte stare. Sì, capire, non scegliere: in Matrix Resurrections si dice forte e chiaro che “la scelta è un’illusione: sai già cosa devi fare”. È proprio chi non conosce se stesso, chi non sa chi è, chi continua a ragionare in termini binari – “pillola rossa e pillola blu”, “maschio e femmina”, “giusto e sbagliato”, “noi contro di loro” – che può provocare disastri. E soprattutto che vive in una bugia. Alla fine la risposta di questo Matrix è semplicissima, ma non per questo meno efficace: la risposta è l’amore. Non soltanto quello romantico, ma sopratutto un amore accogliente, che abbraccia ogni forma, colore, volontà di espressione. L’amore che fa pensare in termini di “noi e loro”, che cerca di far evolvere e migliorare il mondo, invece che distruggerlo e mantenerlo immobile.
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stefano mondi
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domenica 20 febbraio 2022
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benino, magari anche bene, non proprio benissimo
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Ho notato molti commenti in cui si esprime il distacco tra la trilogia originale e questo quarto film. Il distacco è chiaro ed è anche dovuto ai venti anni trascorsi tra i due ultimi film della serie. Non dimentico, però, che anche tra il primo film e i due sequel vi è un solco importante. Resurrections è chiaramente molto impregnato di fanservice, ma ha una sceneggiatura ben concepita e per niente affatto banale. Il limite è che, probabilmente per compiacere i fan, non approfondisce a dovere il tema della percezione di quanto sia reale il vissuto personale per quanto filtrato e si ancora ai cliché storici dei primi film. In ogni caso non è un sequel strampalato come quelli di Terminator, o addirittura in grado di svilire la serie come fatto dalla trilogia sequel di Star Ward (in particolare l"ultimo).
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Ho notato molti commenti in cui si esprime il distacco tra la trilogia originale e questo quarto film. Il distacco è chiaro ed è anche dovuto ai venti anni trascorsi tra i due ultimi film della serie. Non dimentico, però, che anche tra il primo film e i due sequel vi è un solco importante. Resurrections è chiaramente molto impregnato di fanservice, ma ha una sceneggiatura ben concepita e per niente affatto banale. Il limite è che, probabilmente per compiacere i fan, non approfondisce a dovere il tema della percezione di quanto sia reale il vissuto personale per quanto filtrato e si ancora ai cliché storici dei primi film. In ogni caso non è un sequel strampalato come quelli di Terminator, o addirittura in grado di svilire la serie come fatto dalla trilogia sequel di Star Ward (in particolare l"ultimo). Benino, bene, ma non proprio benissimo.
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enrico
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giovedì 3 febbraio 2022
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il festival del già visto
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Pessimo sequel. La trilogia era videogioco che le macchine gli avecano messo davanti agli occhi per nascondergli il solito mondo reale. Tutto ricomincia come allora.Il film è un continuo riferimento agli altri tre film. Noioso e ripetitivo. Veramente, certi capolavori dovrebbero essere lasciati stare come sono.
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pierfrancesco pan
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martedì 25 gennaio 2022
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non più l''architetto ma l''analista
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il primo matrix non era un capolavoro da oscar ma con effetti speciali originali ed idee comunque semplici nelle loro complessità filosofica era piaciuto e lanciato mode.
Poi con reloaded e revolution tutto questo si era un po' perso arrivando a complessità come i superpoteri nella vita reale mischiate ad altrettante complessità date dai videogiochi, i comics e la serie animatrix ed a tal proposito il secondo rinascimento di animatrix faceva intravedere la possibilità di un Neo interconnesso anche nella vita reale e da qui i suoi poteri come da molte teorie reperibili su internet.
Venti anni dopo tutto questo condito di ironia lo vediamo in matrix resurrection e vedendolo in quest'ottica può piacere, l'architetto sostituito dall'analista (psicologo) a sua volta interconnesso con il suo gatto (a tal proposito non perdetevi l'ultima scena dopo gli infiniti titoli di coda) Neo e Trinity che si risvegliano una seconda volta come risorti perchè precedentemente morti (o quasi), il bullet time che viene nominato più volte durante il film ed usato dall'analista come arma contro il suo vero creatore (Neo).
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il primo matrix non era un capolavoro da oscar ma con effetti speciali originali ed idee comunque semplici nelle loro complessità filosofica era piaciuto e lanciato mode.
Poi con reloaded e revolution tutto questo si era un po' perso arrivando a complessità come i superpoteri nella vita reale mischiate ad altrettante complessità date dai videogiochi, i comics e la serie animatrix ed a tal proposito il secondo rinascimento di animatrix faceva intravedere la possibilità di un Neo interconnesso anche nella vita reale e da qui i suoi poteri come da molte teorie reperibili su internet.
Venti anni dopo tutto questo condito di ironia lo vediamo in matrix resurrection e vedendolo in quest'ottica può piacere, l'architetto sostituito dall'analista (psicologo) a sua volta interconnesso con il suo gatto (a tal proposito non perdetevi l'ultima scena dopo gli infiniti titoli di coda) Neo e Trinity che si risvegliano una seconda volta come risorti perchè precedentemente morti (o quasi), il bullet time che viene nominato più volte durante il film ed usato dall'analista come arma contro il suo vero creatore (Neo). Mi sarebbe piaciuto a questo punto un sottile velo di ironia anche sulla matrix levitation (cercatela su internet, è diventata un must tra i prestigiatori) o sul cucchiaino di Uri Geller, rimane ad ogni modo l'ironia sul volo alla matrix ed è divertente anche se collegato a pseudo tentativi di suicidio.
In tutta questa complessità matrix resurrection mostra altri aspetti del mondo Wachowsky, una nuova storia anche se è difficile creare qualcosa di nuovo, Neo e Trinity che da sconosciuti si rinnamorano e forse accade più sentimentalmente rispetto agli altri film, in fondo si sapeva che la vera forza degli umani che sbilanciava ogni equazione era l'amore e matrix resurrection conferma questo aspetto.
Il gatto dèjà-vu di matrix merita un discorso a parte ed in aggiunta a quanto mostrato nei film fino ad arrivare alla scena oltre i titoli di coda di matrix resurrection vorrei far notare che tra i laser commerciali quello a diodo verde è l'unico visibile al buio anche lungo la sua traiettoria.
I gatti vedono al buio ed i gatti amano i laser.
Ne parlano alla fine del film:
Catrix
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jaylee
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domenica 23 gennaio 2022
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neo ritorna alla tana del bianconiglio
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Il film che ha definito il mood degli anni a cavallo del secolo, torna sugli schermi con un quarto episodio, ben 19 anni dopo il suo terzo. Alla regia torna Lana Wachovsky, una dei due fratelli Wachowski al tempo (ora sorelle – e questo è il mood degli anni attuali).
A dire la verità il primo Matrix rimane anche un gran bel film, fantastico mix di fantascienza, kung fu, filosofia. Molto meno il secondo (soprattutto) e il terzo, dove in realtà entrambi i protagonisti morivano, dando spunto al fatto che, forse una trilogia doveva essere e stop. Invece, le leggi di mercato pesano, soprattutto in un periodo dove di idee nuove al cinema latitano (vedi anche l’ultimo Spiderman).
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Il film che ha definito il mood degli anni a cavallo del secolo, torna sugli schermi con un quarto episodio, ben 19 anni dopo il suo terzo. Alla regia torna Lana Wachovsky, una dei due fratelli Wachowski al tempo (ora sorelle – e questo è il mood degli anni attuali).
A dire la verità il primo Matrix rimane anche un gran bel film, fantastico mix di fantascienza, kung fu, filosofia. Molto meno il secondo (soprattutto) e il terzo, dove in realtà entrambi i protagonisti morivano, dando spunto al fatto che, forse una trilogia doveva essere e stop. Invece, le leggi di mercato pesano, soprattutto in un periodo dove di idee nuove al cinema latitano (vedi anche l’ultimo Spiderman). Ed ecco invece il tocco originale: Il film inizia con Neo/Thomas Anderson che è un cinquantenne autore di videogame, anzi il videogame più di successo di tutti i tempi, The Matrix per l’appunto; il suo capo gli impone di iniziare a lavorare su un nuovo (il quarto) episodio di questo videogioco. Titubante, Anderson si rimette al lavoro, attraversando la sua vita è insoddisfatto, ogni tanto ha delle immagini di una vita che non sembra sua, tanto che è in cura dallo psicologo che gli prescrive delle Pillole Blu per tenere a bada queste immagini… Fino a che trova/ritrova una persona che lo fa tornare di tanti anni addietro, a quella che vita che forse è meno immaginata di quello che pensa: il suo nome è Tiffany, ma gli ricorda la co-protagonista di The Matrix, Trinity.
Dire di più rovinerebbe il resto del film, ma abbiamo apprezzato come siano riusciti a dare senso ad un episodio (probabilmente esso stesso imposto dalla Warner – la regista aveva la scelta se farlo o meno, ma avrebbero comunque trovato un sostituto – quasi un metafilm, questo), senza farne l’ennesimo reboot e magari togliere quello che ne è stato uno dei motivi del successo, ovvero Keanu Reeves, un po’ come il Luke Skywalker/Mark Hamill di Star Wars . anche con vent’anni di più, il suo Neo rimane “cool”, anzi, stavolta con Trinity/Carrie Ann Moss con un ruolo più importante a dargli una mano (e sempre affascinante); è “cool” rimangono le immagini e il design, aggiornate ma sempre raffinatissime come lo erano nel 1999, sia il mondo di Matrix, che quello reale (anche se un po’ troppo accennato… forse si sono lasciati la porta aperta per altri episodi?). Insomma, il parallelismo con Alice Nel Paese delle Meraviglie, regge ancora.
A volte la trama fa un po’ acqua, come del resto nel secondo e terzo episodio, e i nuovi volti di questo episodio, sono tutti un po’ anonimi, soprattutto il nuovo Smith (allora c’era Hugo Weaving, ora Jonathan Groff), e il nuovo Morpheus (allora Lawrence Fishburn, ora Yahya Abdul-Mateen II), che ne erano dei cardini; ed il nuovo cattivo, l’Analista (Neal Patrick Harris), sembra poco incisivo.
Ma insomma, ne è valsa la pena? Riaprire una trilogia mitica, ma conclusa, intendiamo. Chissà. Però, al di là dell’effetto nostalgia, ci è piaciuto il nuovo rapporto tra Neo e Trinity, molto più reale ed emotivo, che racconta un nuovo messaggio di fondo: pericoloso non vivere il presente, nel ricordo di un passato glorioso. E le nuove opportunità si perseguono in compagnia di altri, infondendosi reciprocamente coraggio. Old New Age. (www.versionekowalski.it)
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lizzy
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sabato 22 gennaio 2022
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se ne poteva fare a meno...
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"EMBEH?"
Questo è quello che ho detto arrivati ai titoli di coda (titoli con consueta scenettina finale, come ormai da moda attuale) di codesto "polpettone".
Qua di Matrix c'è veramente ben poco.
Non so se per la mancanza di un "Waciosko" o di incapacità di sceneggiatura.
Onestamente, dopo diversi minuti di "Nulla" espressivo, quando si arriva alla vera azione e a cercar di tirar fuori il succo del prodotto... si rimane con un pugno di mosche.
I dialoghi sono veramente banali, le spiegazioni aldilà di ogni umana accettazione e pure il tanto caro "bullet time" sprecato miseramente.
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"EMBEH?"
Questo è quello che ho detto arrivati ai titoli di coda (titoli con consueta scenettina finale, come ormai da moda attuale) di codesto "polpettone".
Qua di Matrix c'è veramente ben poco.
Non so se per la mancanza di un "Waciosko" o di incapacità di sceneggiatura.
Onestamente, dopo diversi minuti di "Nulla" espressivo, quando si arriva alla vera azione e a cercar di tirar fuori il succo del prodotto... si rimane con un pugno di mosche.
I dialoghi sono veramente banali, le spiegazioni aldilà di ogni umana accettazione e pure il tanto caro "bullet time" sprecato miseramente.
Già, come qualcuno ha fatto notare, i due episodi successivi al Matrix originale sono stati una bella forzatura, ma vedendo il tutto come un unico pezzo (parlo di Reloaded e Revolutions) qualcosa si salvava e, tutto sommato, l'effetto non era così pessimo.
Ma qua tutto è stato ribaltato: quello che in un film è un capace eroe qua è pessimo cialtrone, quelle che erano meccaniche rodate qua improvvisate scenette da teatrino parrocchiale.
Tanto che alla fine mi aspettavo la grande rivelazione: E' Trinity il vero eletto, non è mai stato Neo.
Invece... manco questo colpo di teatro. Nemmeno un tentativo di spiazzare lo spettatore.
Anzi...tutto il contrario: pure il gatto "deja vu"! Il massimo del minimo (sindacale).
Solo questo gran picchiare confusionario a destra e a manca, senza che mai nessuno si potesse veramente far del male.
E in tutto questo un personaggio, Neo, che sembra sia sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Veramente un film pessimo, se posso esprimermi.
Tanto valeva lasciar tutto come stava e inventarsi qualcos'altro per far su qualche soldino.
E io che ci speravo tanto: tipico caso di occasione dannatamente sprecata.
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