In Locked Down le similitudini con l’altro film girato in pandemia e mainstream, Malcolm & Marie, sono incidentali: la coppia mista è un atto dovuto e la clausura privilegia l’appartamento con crisi di coppia. È però interessante analizzarne le scritture agli antipodi: Sam Levinson ordisce, con raffinatezza di penna e figurativa, un gioco al massacro cassavetesiano e meta-cinematografico; Steven Knight rimette il talento al servizio delle attrazioni di genere, amante degli spazi chiusi, mentali o reali, per puzzle da ricomporre con l’azzardo nel cocktail di registri.
Il film funziona fin quando la pandemia detta i confini e le riflessioni sull’evento esterno che, mettendo in pausa la routine (altro confinamento), fa deperire le convinzioni sulla propria esistenza privata/lavorativa.
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In Locked Down le similitudini con l’altro film girato in pandemia e mainstream, Malcolm & Marie, sono incidentali: la coppia mista è un atto dovuto e la clausura privilegia l’appartamento con crisi di coppia. È però interessante analizzarne le scritture agli antipodi: Sam Levinson ordisce, con raffinatezza di penna e figurativa, un gioco al massacro cassavetesiano e meta-cinematografico; Steven Knight rimette il talento al servizio delle attrazioni di genere, amante degli spazi chiusi, mentali o reali, per puzzle da ricomporre con l’azzardo nel cocktail di registri.
Il film funziona fin quando la pandemia detta i confini e le riflessioni sull’evento esterno che, mettendo in pausa la routine (altro confinamento), fa deperire le convinzioni sulla propria esistenza privata/lavorativa. Knight è abile nel vivacizzare le dinamiche con videochiamate, tormentoni (il riccio, le sigarette, il pane, la moto), il mix di generi (dramma sentimentale, commedia, film criminale) e aperture all’esterno (le poesie diegetiche declamate per strada). Funziona fin quando Doug Liman è al servizio degli interpreti, degli estri della sceneggiatura in interni e non promuove troppo una commedia sin lì piacevolmente parca (grande Ben Kingsley). Con un titolo così evocativo e contingente, invece, gli autori ad un certo punto pretendono la sospensione d’incredulità con l’heist movie compiacente (il contrasto al potente corrotto, la donazione al Servizio Sanitario Nazionale) e inverosimile (il collega licenziato che favorisce il furto come atto simbolico). Partire dalle restrizioni da Covid-19 per banchettare con le convenzioni spensierate è come aggirarsi in un reparto di terapia intensiva per parlare di supereroi che combattono nel parcheggio. Omaggio al grande magazzino Harrods, in chiusura dopo 170 anni di attività, e morale di coppia alla Eyes Wide Shut.
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