Freaks Out

Freaks out, il merito dell'affabulazione

Bene, fatevi sotto. Se scegliendo d' andare al cinema vi augurate sbalordimenti, scompigli, sarabande e non gradite l' erogazione di pillole indorate di contrizione e impegno, Freaks Out è uno dei rari titoli italiani da non perdere, uno di quelli su cui si formeranno gruppi di lodatori e odiatori e all' uscita si litigherà come ai bei tempi. Non è previsto, insomma, alcun limite prudenziale nel brandire i giudizi e neppure il ricorso ai cuscinetti usati dagli spettatori che davanti un film fuori standard brancolano nel buio (in parte forse a tratti cosa vorrebbe dire qual' è il messaggio), perché il giovane regista Mainetti demiurgo del capodopera Lo chiamavano Jeeg Robot e il co-sceneggiatore più ricercato del momento Guaglianone hanno puntato tutte le carte proprio sul casino organizzato drammaturgico, gli shock visionari a cascata, i ricalchi spazianti tra i circhi di Fellini e i poliziotteschi di Lenzi (dovrebbero regalare premi a chi indovina il maggior numero di omaggi cinefili), i cortocircuiti onirici, i personaggi mostruosi in tutti i sensi e via sparando a palle incatenate contro le platee non solo sospettose del made in Italy ma recentemente intorpidite a causa dei lockdown. [...]

di Valerio Caprara, articolo completo (4303 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino 29 ottobre 2021