thomas
|
martedì 3 maggio 2022
|
e vissero tutti felici e fasulli
|
|
|
|
Un’apoteosi di zuccherosa falsità: nei dialoghi, nelle situazioni, nelle dinamiche narrative, persino nella personalità dei protagonisti. Tutto è artificioso, dai dialoghi manierati alle espressioni artefatte e stereotipate (viene battuto il record mondiale di sopraccigli alzati), dagli sviluppi illogici della storia allo spessore dei personaggi. Nell’accavallarsi caotico di assurdità spiccano la trasformazione in tempo reale di una nobile nullafacente in esperta doppiatrice cinematografica, la metamorfosi improvvisa di una sguaiata attrice del cinema muto in raffinata star, l’ostentata certezza di un rapporto di parentela fraterna puerilmente basata su mere congetture prive di qualsivoglia riscontro e verifica, il tutto accompagnato da battute che vogliono essere sofisticate, ma si rivelano vacue perché hanno la funzione di dare consistenza ad un corpo privo di scheletro.
[+]
Un’apoteosi di zuccherosa falsità: nei dialoghi, nelle situazioni, nelle dinamiche narrative, persino nella personalità dei protagonisti. Tutto è artificioso, dai dialoghi manierati alle espressioni artefatte e stereotipate (viene battuto il record mondiale di sopraccigli alzati), dagli sviluppi illogici della storia allo spessore dei personaggi. Nell’accavallarsi caotico di assurdità spiccano la trasformazione in tempo reale di una nobile nullafacente in esperta doppiatrice cinematografica, la metamorfosi improvvisa di una sguaiata attrice del cinema muto in raffinata star, l’ostentata certezza di un rapporto di parentela fraterna puerilmente basata su mere congetture prive di qualsivoglia riscontro e verifica, il tutto accompagnato da battute che vogliono essere sofisticate, ma si rivelano vacue perché hanno la funzione di dare consistenza ad un corpo privo di scheletro. Giovani cameriere si trasformano improvvisamente in esperte psicologhe capaci di cambiare con un solo dialogo la vita di chi le ascolta, alteri maggiordomi preferiscono sudare copiosamente in riva al mare francese pur di non rinunciare per attaccamento alle tradizioni all’abbigliamento della fredda e piovosa Inghilterra, coppie di sposi si sorridono sempre, sia dopo trent’anni di matrimonio, che dopo trenta giorni. Non si litiga mai a Downtown Abbey, tutt’al più si alza un sopracciglio, con l'effetto che tutto diventa insopportabilmente stereotipato. Ben altra solidità avevano i personaggi di Darlington Hall, in “Quel che resta del giorno”: l’affettazione della governante Sally Kenton (la strepitosa Emma Thompson) lì era una maschera che celava profondi desideri interiori e l’impassibilità del maggiordomo James Stevens (l'immenso Anthony Hopkins) nascondeva una serrata lotta tra senso supremo del dovere e voglia di lasciarsi andare facendo scorrere le emozioni. A Downtown Abbey tutto è invece felicemente monodimensionale, ognuno è quello che sembra, il che rivela una desolante povertà di approfondimento psicologico dei personaggi reso ancora più insopportabile dall’ossessivo ricorso a sdolcinate musiche di sottofondo volte ad accompagnare sviluppi narrativi tutti invariabilmente destinati all’immancabile lietissimo fine, tra volti sorridenti e felici. È raro imbattersi in una pellicola scritta peggio di questa, che trasuda fastidiosa falsità fin dal primo fotogramma e risulta più che altro un tentativo di descrivere una società che non può esistere in nessun luogo se non nei film malriusciti
[-]
[+] un po'' di equilibrio non guasta mai
(di aledeca)
[ - ] un po'' di equilibrio non guasta mai
|
|
[+] lascia un commento a thomas »
[ - ] lascia un commento a thomas »
|
|
d'accordo? |
|
loland10
|
lunedì 16 maggio 2022
|
cast in plebaglia
|
|
|
|
“Downton Abbey II – Una nuova era” (Downton Abbey II: A New Era, 2022) è il quinto lungometraggio del regista-produttore londinese Simon Curtis.
Un seguito variopinto, rumoroso, vintage, vissuto, perspicace e con una scrittura ‘secca, glamour e sagace’. Ci si diverte nella miriade di dialoghi, di scontri verbali, di bei modi, di vita che scorre e di ambienti colorati. Tutto appare poco spento e tutto appare in set (con vivacità sui luoghi comuni e il mondo presente e a venire della settima arte).
Intensi, ironici, silenzi persi, modi e stili nei personaggi e nel loro porsi con naturalezza.
[+]
“Downton Abbey II – Una nuova era” (Downton Abbey II: A New Era, 2022) è il quinto lungometraggio del regista-produttore londinese Simon Curtis.
Un seguito variopinto, rumoroso, vintage, vissuto, perspicace e con una scrittura ‘secca, glamour e sagace’. Ci si diverte nella miriade di dialoghi, di scontri verbali, di bei modi, di vita che scorre e di ambienti colorati. Tutto appare poco spento e tutto appare in set (con vivacità sui luoghi comuni e il mondo presente e a venire della settima arte).
Intensi, ironici, silenzi persi, modi e stili nei personaggi e nel loro porsi con naturalezza.
Il periodo storico e le vite raccontate si incastrano in sfaccettature ‘puzzle-dipendenti’ per farci sentire gli accadimenti lontani ma vicinissimi alla/e dinastia/e della tenuta dei Dawnton.
Tutto va e viene, le persone possono andare via ma ‘la famiglia rimane’. Il senso dell’appartenenza e della dipendenza di ogni compito.
I sottopiani, i bassi piani come quelli alti hanno alla fine, ma sempre, un lascito di umanità di forma che è vita in ogni mondo ristretto che tende sempre ad allargarsi.
Incipit e titoli di testa con un matrimonio. Bisogna dite che in pochi attimi, mentre scorrono i vari nomi del cast, si ha la giusta sensazione del prodotto che si vede. Coinvolgente e distante, sentito e distaccato. Un modo di fare cinema tipico inglese che rende il racconto tutto con un un sorriso ristretto, un silenzio giusto e un coinvolgimento amorevole.
‘Questa casa infestata da plebaglia del cinema’. Con voce ferma e arguzia femminile, con livore azzerato e misura chic, la Contessa madre (Violet) pronuncia le parole che allungano il film a considerazioni spassose e di quello che fu l’arte della ‘ripresa’ e di quello che attende ‘il grande schermo’ oggi accerchiato da misture ‘danarose’ di ogni svariato tipo. Elenco lunghissimo.
Ma la tenuta ha un tetto che fa acqua. Letterale. Bisogna pure non disprezzare il denaro ...che arriva da certa ‘plebaglia’. Tutto cambia in fretta e il cambio di avere un riscontro (immediato) delucida menti ottuse o aliena il sarcasmo dell’incasso facile (che poi sono la stessa cosa). Dal muto al sonoro, il cinema è in evoluzione: dal silenzio dei divi al sonoro canto di vite ingarbugliate fra loro. Ecco che la ‘soap-tv’ è già in ‘Downton’ mentre il cinema arriva dentro per farsi largo.
Non siamo dalle parti di ‘Quel che resta del giorno’ o ‘Casa Howard’ (di James Ivory) o ‘Gosford Park’ (di Robert Altman), ma il film si vede con gran piacere e non stanca affatto; infatti si sente e si vede lo scambio facile tra piccolo e grande schermo con ‘schemi’ e ‘guizzi’ tipici del prodotto in pausa per uno stacco (di ‘gradevoli’ spot). Niente di male (e certamente più di qualcuno sente strano odore e puzza sotto il naso): un qualcosa di addomesticabile in un’ambientazione di lusso e stanze strapiene di ‘quello che desideri’.
Il finale, con funerale, con commozione sincera e trattenuta, si allunga e si sposta verso un ‘ritorno’ in casa (con nascita acclusa). Giusto un minuto per una ‘prossima puntata’ (cine).
Cast di livello e con grandi nomi. Attenzioni ai minimi particolari e posture vive e teatrali.
Tra i/le tanti/e una spanna a tutti si deve dare a Maggie Smith. Non si dimentica ogni suo sguardo, fisso e sbilenco, come ogni movimento e racconto dalla sua bocca. Oscar in ogni dove per quello che ha fatto..L’età della dolce ironia a Dawnton.
Regia: ammiccante e avvolgente; il mestiere serve sempre.
Voto: 7 (***) -cinema amichevole-
[-]
|
|
[+] lascia un commento a loland10 »
[ - ] lascia un commento a loland10 »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
domenica 22 maggio 2022
|
gli ineffabili conti grantham
|
|
|
|
Continua la saga tra il 1912 e il 1929 di una famiglia aristrocatica inglese i conti Grantham che vive nella lussuosa dimora di Dawnton Abbey ( abbazia quando Enrico VIII confiscò i beni ecclesiastici che servivano a mantenere i poveri)e li passò a ricchi mercanti diventati poi aristocratici) . La saga iniziò con una fortunata serie televisiva che durò 6 stagioni, seguita da un film ambientato di cui questo è il sequel.
Dawnton Abbey ha visto una molteplicità di personaggi pricipalmente: Robert Crowley conte di Gratham (Hugh Bonneville noto attore inglesese: Notting Hill), la moglie Cora (Elisabeth McGovern brava attrice USA: Gente Comune, C'era una volta l'America), la contessa madre Violet fulcro della saga (Maggie Smith, brava attrice: Oscar come migliore attrice ne La strana voglia di Jean e Oscar come migliore attrice n.
[+]
Continua la saga tra il 1912 e il 1929 di una famiglia aristrocatica inglese i conti Grantham che vive nella lussuosa dimora di Dawnton Abbey ( abbazia quando Enrico VIII confiscò i beni ecclesiastici che servivano a mantenere i poveri)e li passò a ricchi mercanti diventati poi aristocratici) . La saga iniziò con una fortunata serie televisiva che durò 6 stagioni, seguita da un film ambientato di cui questo è il sequel.
Dawnton Abbey ha visto una molteplicità di personaggi pricipalmente: Robert Crowley conte di Gratham (Hugh Bonneville noto attore inglesese: Notting Hill), la moglie Cora (Elisabeth McGovern brava attrice USA: Gente Comune, C'era una volta l'America), la contessa madre Violet fulcro della saga (Maggie Smith, brava attrice: Oscar come migliore attrice ne La strana voglia di Jean e Oscar come migliore attrice n.p. ne California suite), ci sono poi i figli Lady Mary (Michelle Dockery), l'altra figlia Edith, Tom Bronson vedovo della terza figlia Sybil morta nel dare alla luce una bimba che si è risposato, il vecchio maggiordomo Carson (Jim Carter) in questo film andato in pensione sostituito da Barrow. Nel precedente film il clou della vicenda era costituito dalla visita di Re Giorgio V con la famiglia, qui ci sono 2 eventi: un'inaspettata eredità per Violet: una lussuosa villa nella Costa Azzurra da parte del defunto marchese di Montmirail e le riprese nella dimora di un film muto con 2 famosi divi di Hollywood: Guy Baxter e Myrna Galglish che soggiornano nel castello con il regista (la restante troupe in albergo) il conte convinto da Lady Mary ha consentito perché il lucroso canone permetterà la riparazione del tetto.La trama si sviluppa sugli equivocie e gli incidenti, il Conte con parenti e domestici visita la villa in cui Violet giovane sposa aveva soggiornato e teme di essere figlio naturale del marchese, ma tutto si chiarirà. Quanto al film il regista s'innamora di Lady Mary, le riprese sono sospese perché il sonoro ha spazzato il muto, ma il tutto si risolve grazie a Lady Mary che ha convinto il regista di passare al sonoro e che doppia la povera Myrna dalla voce sgradevole. Nel finale poi muore Violet.
L'ambientazione specie gli interni è perfetta, i costumi sono belllissimi, gli attori sono bravi e specie Maggie Smith suscita un'immediata empatia. ovviamente la storia è quella che è, occorre inoltre conoscere un pò la saga altrimenti non ci si raccapezza più con tanti personaggi. La sceneggiatura fa del suo meglio, anche scopiazzando: ad esempio Myrna e la sua incapacità di adattarsi al sonoro è ripresa in toto da Cantando sotto la pioggia (in cui la doppiatrice è Debbie Reynolds) c'è pure l'ossequio al politically correct con Baxter che nasconde la sua identità gay e s'innamora, ricambiato, da Barrow che lascia il servizio per seguirlo. Forse ci sarebbe voluto un pò più d'inventiva, d'altra parte avendo già detto tutto è difficile creare qualcosa di nuovo.In conclusione uno spettacolo che diverte e lascia soddisfatto lo spettatore (con qualche eccezione).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
|