montefalcone antonio
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venerdì 10 giugno 2022
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ascensione oltre i limiti, anche sul nemico tempo
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Dopo 36 anni torna sul grande schermo il sequel del film cult “Top Gun” di Tony Scott (a cui è dedcato), iconica pellicola degli anni ’80 e della sua generazione. E si può dire che torna alla grande, al top delle condizioni. Grazie al suo eternamente giovane e dinamico attore protagonista, Tom Cruise.
A supportarlo egregiamente nell’ardua impresa, in armonioso equilibrio tra celebrazione nostalgica del passato e sguardo proteso verso il futuro, un gruppo di tecnici e artisti tutti di elevata garanzia: a cominciare dal regista Joseph Kosinski che aveva già collaborato con Tom Cruise nel fantascientifico “Oblivion”, dagli sceneggiatori Ehren Kruger, Eric Warren Singer e Christopher McQuarrie (ha scritto gli ultimi quattro film del franchise “Mission: Impossible”); e poi al cast di giovani e vecchie glorie, tra i quali Val Kilmer, Jennifer Connelly, Ed Harris, e Miles Teller (“Whiplash”) nel ruolo del figlio del compianto Goose; per finire col notevole contributo dato dalla fotografia e dal montaggio, coinvolgenti e avvincenti; e con l’emozionante colonna sonora e Lady Gaga che offre all’opera una suggestiva canzone originale (“Hold my hand”).
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Dopo 36 anni torna sul grande schermo il sequel del film cult “Top Gun” di Tony Scott (a cui è dedcato), iconica pellicola degli anni ’80 e della sua generazione. E si può dire che torna alla grande, al top delle condizioni. Grazie al suo eternamente giovane e dinamico attore protagonista, Tom Cruise.
A supportarlo egregiamente nell’ardua impresa, in armonioso equilibrio tra celebrazione nostalgica del passato e sguardo proteso verso il futuro, un gruppo di tecnici e artisti tutti di elevata garanzia: a cominciare dal regista Joseph Kosinski che aveva già collaborato con Tom Cruise nel fantascientifico “Oblivion”, dagli sceneggiatori Ehren Kruger, Eric Warren Singer e Christopher McQuarrie (ha scritto gli ultimi quattro film del franchise “Mission: Impossible”); e poi al cast di giovani e vecchie glorie, tra i quali Val Kilmer, Jennifer Connelly, Ed Harris, e Miles Teller (“Whiplash”) nel ruolo del figlio del compianto Goose; per finire col notevole contributo dato dalla fotografia e dal montaggio, coinvolgenti e avvincenti; e con l’emozionante colonna sonora e Lady Gaga che offre all’opera una suggestiva canzone originale (“Hold my hand”).
Con una squadra del genere, alcune spettacolari sequenze aeree, e il godibile interessante script tra le mani, era impossibile non fare bene e non deliziare gli occhi e il cuore dello spettatore.
La forza di questo sequel sta proprio nella capacità di rispettare il materiale originale, di rivisitarlo / aggiornarlo in una modalità che sfruttando il passato si racconta nel presente, in una trama collaterale legata a doppio filo con la pellicola originale.
È un’opera che vive dell’originale, ne omaggia la struttura, lo spirito (il fascino classico dell’epopea, il rapporto padri-figli, cittadini-patria).
Ma con toni diversi, più legati al tempo che è passato, più crepuscolari. Persino sul versante sentimentale.
Non a caso tra i momenti più commoventi del film c'è sicuramente l’incontro tra Maverick e Iceman (cinque anni fa Val Kilmer ha subito una tracheotomia per rimuovere un tumore alla gola, e da quel momento ha difficoltà a parlare) così straziante e significativo (l’azione come unico slancio salvifico per l’uomo che arriva ad accettare rimpianti e fragilità e combattere così il Tempo, «lasciare andare il passato» e tornare alla vita).
Insomma, al netto di qualche imperfezione qua e là evitabile, non deluderà questo riuscitissimo sequel, un blockbuster adrenalinico, elettrizzante e seducente, formalmente ineccepibile, dalla narrazione fluida ed efficace, e ricco di un umanesimo fragile, poetico, malinconico e chiaroscurale che spinge anche a momenti di riflessione(il bisogno vitale di continuare a credere nel fattore umano a dispetto di ogni tipo di tecnica o limite, nell’estro – anche istintivo – del singolo, nel superamento della macchina, nel romanticismo sentimentale e familiare).
Da vedere, soprattutto al cinema.
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folgore94
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mercoledì 1 giugno 2022
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gradevole
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Il film è scorrevole,belle le scene d'azione ,la sceneggiatura è sufficente con dialoghi un po' scarsi ,buona la prova di Tom Cruise anche se ovviamente ha perso la verve degli anni d'oro.Non c è il romanticismo del predecessore si esalta l'azione rendendo il protagonista quasi un supereroe.Il resto del cast funge da contorno,Miles a parte.Non rimarrà nella storia ,ma si può tranquillamente vedere.
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giorgio postiglione giorpost
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venerdì 3 giugno 2022
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teniamoci stretto tom, ultimo divo di hollywood
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A più di trent'anni dal conseguimento del brevetto di pilota Top Gun, Pete Mitchell, meglio noto con il nickname "Maverick", viene richiamato inaspettatamente in servizio dalla marina statunitense, con il compito di finalizzare l'addestramento di 10 aviatori già formati e diplomati ma non ancora pronti a scendere davvero sul campo di battaglia. Lo scopo è di prepararli ad una missione apparentemente impossibile: neutralizzare un deposito di uranio in uno stato nemico, che rappresenta una seria minaccia anche per gli alleati della NATO.
Naturalmente Pete, che aveva scelto di restare un semplice capitano di vascello e di lavorare come collaudatore di nuovi caccia, non può esimersi dall'accettare l'incarico, tornando in quella San Diego teatro di un vecchio amore, di una fiamma più recente e dove ritroverà il figlio dell'amico Goose, tragicamente morto in volo.
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A più di trent'anni dal conseguimento del brevetto di pilota Top Gun, Pete Mitchell, meglio noto con il nickname "Maverick", viene richiamato inaspettatamente in servizio dalla marina statunitense, con il compito di finalizzare l'addestramento di 10 aviatori già formati e diplomati ma non ancora pronti a scendere davvero sul campo di battaglia. Lo scopo è di prepararli ad una missione apparentemente impossibile: neutralizzare un deposito di uranio in uno stato nemico, che rappresenta una seria minaccia anche per gli alleati della NATO.
Naturalmente Pete, che aveva scelto di restare un semplice capitano di vascello e di lavorare come collaudatore di nuovi caccia, non può esimersi dall'accettare l'incarico, tornando in quella San Diego teatro di un vecchio amore, di una fiamma più recente e dove ritroverà il figlio dell'amico Goose, tragicamente morto in volo.
Sarà capace di addestrare le nuove reclute? Ma soprattutto, sarà in grado di fare i conti con il passato e di accettare il tempo che inevitabilmente sta portando via tutti i pezzi della sua vita?
"Top Gun: Maverick" è uno di quei sequel che mezzo mondo attendeva da tempo, e va detto sin da subito che il film non tradisce le attese, tutt'altro.
Certo, a prima vista si possono rintracciare vari difetti di script, come pure si può facilmente provare un senso di distacco verso il militarismo spinto e la solita visione americana del mondo, nel quale ci sono nemici chiamati "stati canaglia" e dove il bene si trova sempre e comunque ad ovest, al di là dell'Atlantico. Il tutto, ovviamente, ben pubblicizzato e (perché no) utile a reclutare nuove leve. Ma occorre mettere un attimo da parte le proprie convinzioni e le critiche, pur legittime, verso la politica estera degli USA: in fondo stiamo parlando di intrattenimento, di Cinema, di Tom Cruise e di un film cult che ha segnato un'epoca: "Top Gun" (1986).
Al netto delle assenze di Michael Ironside, Meg Ryan, di Kelly McGillis e la sua mitica Charlie e di "Viper", il nuovo film diretto da Kosinski è davvero potente, instancabile, a tratti commovente, meno machista del primo, meno romantico ma più gagliardo e (se possibile) più elettrizzante, con una punta d'ironia davvero ben riuscita. Oltretutto, a compensare le assenze, Tom ha invece convinto Val Kilmer a reindossare i panni di "Iceman" in una scena rischiosissima, visti i problemi di salute dell'attore di "The Doors", ma che alla fine è risultata non solo bella, ma delicata, girata con grande sensibilità. E non è l'unica. Ci sono alcune sequenze in quest'opera che tolgono il fiato, come quella del giovane Bradshaw che, seduto al piano, improvvisa Great Balls of Fire: difficile trattenere la lacrima, che poi dovrebbe essere sempre il fine ultimo quando si guarda un film, ovvero lasciarsi andare e cedere alle emozioni.
Si piange, dunque, ma si ride di gusto, anche: Cruise ha sviluppato negli anni una sorta di autoironia che migliora invecchiando, come il vino, e nella prima parte dell'opera ne dispensa a giuste dosi, come la deliziosa scena in una caffetteria dove entra sconvolto appena dopo essersi salvato da uno schianto.
Sull'attore americano se ne sono dette tante, soprattutto per il suo legame con Scientology, ma onestamente non saprei cos'altro deve inventarsi quest'uomo per conquistare definitivamente i cuori di chi ancora non riesce ad apprezzarlo.
Tom è un operaio della settima arte, un condottiero che si è caricato sulle spalle l'intera macchina cinematografica, restando fedele alle sale fisiche e ai pop-corn, resistendo alle tentazioni di cedere alle piattaforme streaming, unico grande attore della sua generazione che non ha preso parte ai Comics movie, con tutto il rispetto che ho per quel genere ma che sembra essere l'ultimo rifugio sicuro in fatto di popolarità e guadagni.
Senza dimenticare che Cruise è uno dei pochi divi rimasti in circolazione che gira le scene d'azione in prima persona, senza stuntman, uno che ci mette sempre la faccia, spesso producendo le pellicole a cui partecipa, rischiando in prima persona, proprio come in questo caso nel quale si è introdotto in una Danger Zone da cui poteva facilmente precipitare, avvitandosi su se stesso, esattamente come i caccia protagonisti delle due pellicole.
Consiglio vivamente di vedere Top Gun: Maverick, in sala, adesso. E se non avete ancora visto il primo, fatelo in fretta e poi correte al cinema: sarà anche un modo per ringraziare, come fatto nei titoli di coda, il regista del primo capitolo, il compianto Tony Scott.
Viva Tom Cruise, via Top gun, viva il Cinema!
Voto: 8,5
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riccardo
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sabato 11 giugno 2022
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nella giusta scia del tempo
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Film visto con la famiglia e ben felice di averlo fatto assieme, perchè, con tutta la forza del cinema "in sala", sono giunti messaggi valoriali importanti per me e per le persone che amo di più.
Devo dire che pochi hanno la capacità di rivisitare il passato creando e mantenendo le aspettative proprie e altrui. Quando si torna nel vecchio Liceo, per immergersi nei luoghi della nostra memoria adolescenziale, difficilmente ci si orienta in un ambiente che invece credevamo di conoscere. La realtà non calza più nel ricordo e pur in una spasmodica ricerca non si riesce, molto spesso, che a cogliere solo piccoli particolari, che però non aiutano, se non per un attimo, a sentire lo stesso sapore di un tempo.
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Film visto con la famiglia e ben felice di averlo fatto assieme, perchè, con tutta la forza del cinema "in sala", sono giunti messaggi valoriali importanti per me e per le persone che amo di più.
Devo dire che pochi hanno la capacità di rivisitare il passato creando e mantenendo le aspettative proprie e altrui. Quando si torna nel vecchio Liceo, per immergersi nei luoghi della nostra memoria adolescenziale, difficilmente ci si orienta in un ambiente che invece credevamo di conoscere. La realtà non calza più nel ricordo e pur in una spasmodica ricerca non si riesce, molto spesso, che a cogliere solo piccoli particolari, che però non aiutano, se non per un attimo, a sentire lo stesso sapore di un tempo.
Aspettativa, illusione e delusione si susseguono in rapida sequenza.
Ebbene, questo in genere. Ma non sempre e non per tutti è così.
Tom Cruise, in questo film riesce in quella che a suo modo chiameremmo una apparente “missione impossibile” (cui d’altra parte ci ha abituato negli anni). E vi riesce mettendosi in gioco, a rischio (viste anche le acrobazie aeree) e in discussione in prima persona. Tornare negli stessi panni di un personaggio dopo più di 35 anni è già un atto di per se coraggioso, quasi eroico. Ma Cruise lo fa saggiamente, proprio senza cadere nel ripetersi delle stesse scene del primo Top Gun, una ripetizione che emotivamente potrebbe fallire, con l’aggancio ad un ricordo ormai anacronistico, bensì trova, con nuova ambientazione temporale, richiami che saggiamente collocati disegnano una nuova trama. Ciò fa sì che la nostalgia sdolcinata non prenda il sopravvento su una storia odierna e ben narrata ma dia solo un sapore di continuità che lo spettatore non può esimersi dal ricercare. Nessuna illusione disillusa quindi ma aspettative che soddisfano anche i nati nel ventunesimo secolo, che arrivano ad amare i personaggi, Maverick in primis, come i loro padri hanno amato quelli del film dell’86. Tom Cruise e Jarry Bruckheimer non solo sono riusciti a dare nuovo adito ad una bella storia del passato ma hanno creato un racconto nuovo, che cattura lo spettatore anche più prevenuto e dubbioso. Il personaggio di Maverick racchiude adesso in se una saggezza che gli è stata conferita dal tempo e dalle vicende artistiche di Cruise, che appare come quei compagni di una vita che hanno oggi una bellezza soggettiva che supera quella oggettiva, per una completezza e una ricchezza inimmaginabili, che li rende insostituibili.
E Maverick ritorna come se non se ne fosse mai andato, perché Cruise è, diciamocelo, un po’ Maverick (anche più di un po’, visto che è davvero un coraggioso e pure un abile e temerario pilota di aerei) e Maverick è sempre stato lì, davanti a noi. Quasi una fusione tra l’uomo ed il personaggio, cui un attore da sempre un po’ di se (anche per questo Cruise non adotta controfigure). Non a caso e con grande genialità e lungimiranza per questo ruolo era stato scelto, il solo, quando aveva appena 21 anni, da chi voleva Top Gun prima di averne delineato gli altri attori e la stessa trama definitiva (cui avrebbe lavorato poi anche Tom con il regista e gli sceneggiatori, anche in corso d’opera).
Ho appreso che Cruise aveva sempre detto no ad un sequel, con la paura di cadere in una sciapa ripetizione, una scialba emulazione e per non rischiare di rovinare qualcosa che era nato e vissuto talmente bene da superare la prova del tempo e diventare un cult. Le voci dei fans di tutto il mondo però, negli anni, lo hanno fatto ricredere (a ragione) e dopo un’attenta progettazione in team, ne è sortita una produzione che non ha eguali e forse mai potrà averne. Tecnicamente la hold school, spinta su nuove rotte e incredibili realtà (ma tali, non virtuali), ha prodotto un film di oltre due ore, con scene riprese dal vivo con gli attori stessi veramente in volo, non create in CGI, in cui l’adrenalina che mantiene alta l’attenzione dello spettatore e le lacrime che compaiono agli angoli degli occhi che osservano attenti si alternano in una maestrale orchestrazione di una sinfonia nuova, più ricca e completa.
L’opera è stata realizzata con l’attenzione ai massimi livelli (ad alta quota, verrebbe da dire), che solo uomini del calibro di Cruise possono avere. E devono averla, perché si sentono addosso la responsabilità di chi ha tanto ricevuto, avendo tanto dato ma che avvertono anche che la bilancia pesa sempre maggiormente dalla parte di ciò che il pubblico ha riconosciuto loro, in termini di apprezzamento e affetto.
Anche in abile volo rovesciato sulle debolezze del personaggio, fonte poi della sua stessa forza, la sceneggiatura realizza il principio che i problemi non sono solo tali ma nuove opportunità, nella determinazione sempre possibile a risolverli.
In tutto ciò, che è già nuovo paradigma per il cinema moderno più vero, affrontando temi agganciati al passato, al contempo proprio gli esordi di un attore così famoso adesso, Tom centra nuovamente l’obiettivo e riesce a far chiudere la manovra di looping in un cerchio perfetto, di un tempo che ritorna su se stesso e presente e prosegue verso un orizzonte infinito, sui disegni meravigliosi della scia veloce del suo jet.
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felicity
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giovedì 25 agosto 2022
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un film sulla nostalgia, fatto di amore e passione
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Top Gun: Maverick è un film sul cinema, su quello che siamo diventati e che vogliamo tornare a essere; è un film sulle star, sul loro successo e sulla loro visibilità, ma è anche un film sul tempo che passa e sulle cose che cambiano. È una celebrazione. Una festa.
È Tom Cruise che non smette mai di crederci; è la faccia incredibile di Ed Harris ed è il carisma magnetico di Jennifer Connelly.
Top Gun: Maverick è un film costruito sull'azione, sulle coreografie, sul montaggio, sulla capacità di mostrare tutto senza, però, esaurire gli argomenti. È un film sulla nostalgia, sull'importanza del talento quando si vogliono raccontare delle storie.
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Top Gun: Maverick è un film sul cinema, su quello che siamo diventati e che vogliamo tornare a essere; è un film sulle star, sul loro successo e sulla loro visibilità, ma è anche un film sul tempo che passa e sulle cose che cambiano. È una celebrazione. Una festa.
È Tom Cruise che non smette mai di crederci; è la faccia incredibile di Ed Harris ed è il carisma magnetico di Jennifer Connelly.
Top Gun: Maverick è un film costruito sull'azione, sulle coreografie, sul montaggio, sulla capacità di mostrare tutto senza, però, esaurire gli argomenti. È un film sulla nostalgia, sull'importanza del talento quando si vogliono raccontare delle storie. Non è perfetto, non è irraggiungibile. Ma è fatto di amore e passione, e di tutto ciò che, una volta, faceva grande il cinema.
Le sequenze ad alta quota, senza effetti e compromessi, sono l'ultimo respiro di un'industria che non ha paura e che, nonostante tutto, vuole provarci. Che pensa allo spettatore, e che vuole intrattenerlo. Top Gun: Marverick è l'alternativa alla Disney e alla Marvel. È muscolare, enorme e costoso. Vede la tradizione come una possibilità concreta e non come un fallimento. Vuole regalare emozioni, niente di più. E ci riesce. E spesso questo è tutto quello che conta.
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[+] è tutto quello che conta
(di danyela)
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jaylee
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sabato 11 giugno 2022
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il ribelle vola ancora
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36 anni dal primo Top Gun, il sequel più distanziato di sempre dal suo predecessore. Sempre Tom Cruise come protagonista, ma niente più Tony Scott alla regia (defunto nel 2012, e si vocifera che stesse lavorando proprio ad un sequel quando dipartì). In realtà, questo è un progetto voluto fortemente proprio da Cruise, e a dire la verità, qualcuno potrebbe averlo trovato decisamente fuori tempo massimo. Non solo nel primo film il buon Tom sprizzava energia giovanile da 24enne (ora 60 tondi), ma anche un periodo storico diverso: pieno reaganismo, edonismo anni ’80, i Russi erano i cattivi da guerra fredda (beh, qualcosa non cambia…). Minestra ibernata e poi riscaldata? Diciamo che il nuovo regista Joseph Kosinski era la persona giusta, visto che ha pure diretto il secondo Tron (Legacy) 28 anni dopo il primo (oltre che lo stesso Cruise in Oblivion).
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36 anni dal primo Top Gun, il sequel più distanziato di sempre dal suo predecessore. Sempre Tom Cruise come protagonista, ma niente più Tony Scott alla regia (defunto nel 2012, e si vocifera che stesse lavorando proprio ad un sequel quando dipartì). In realtà, questo è un progetto voluto fortemente proprio da Cruise, e a dire la verità, qualcuno potrebbe averlo trovato decisamente fuori tempo massimo. Non solo nel primo film il buon Tom sprizzava energia giovanile da 24enne (ora 60 tondi), ma anche un periodo storico diverso: pieno reaganismo, edonismo anni ’80, i Russi erano i cattivi da guerra fredda (beh, qualcosa non cambia…). Minestra ibernata e poi riscaldata? Diciamo che il nuovo regista Joseph Kosinski era la persona giusta, visto che ha pure diretto il secondo Tron (Legacy) 28 anni dopo il primo (oltre che lo stesso Cruise in Oblivion).
Trama: sempre lo stesso scavezzacollo ribelle, il nostro Pete “Maverick” Mitchell viene richiamato in servizio un’ultima volta (e meno male, piloti di velivoli supersonici a 60 anni… manco fossero a corto di piloti) per addestrare una dozzina di nuovi Top Gun nell’ennesima missione suicida clandestina (il nemico non viene mai citato, ma di fatto tutti gli indizi vanno verso l’Iran, uno degli ultimi Paesi “offendibili” commercialmente o politicamente parlando). Uno dei 12 è il figlio del suo co-pilota Goose, che morì proprio in missione con Maverick.
Top Gun Maverick è un film che ricorda, oltre che l’originale, due film: il primo è Full Metal Jacket, una metà che racconta l’addestramento, una metà (forse qualcosa in meno) che racconta la missione in territorio nemico dove (e qui siamo al film numero due) in pratica è la versione rivista e “terrestre” del primo Star Wars. L’effetto finale è… Positivo! E con un sospiro di solievo diremmo. La prima parte è quella più debole, con un sacco di riempitivi e storie d’amore e partite di football sulla spiaggia francamente dimenticabili. Si, va bene, l’effetto nostalgia è assicurato, peraltro con il vecchio avversario (ora amico) di Maverick, Iceman/Val Kilmer che torna sullo schermo (portando orgogliosamente con sé i tantissimi problemi che purtroppo lo hanno ridotto sulla sedia a rotelle), le corse in moto, Danger Zone di Kenny Loggins, le scene sulla portaerei, l’iconica colonna sonora di Harold Faltermeyer, ecc… ma qui siamo davvero nei paraggi della re-union dei Take That: fuori tempo massimo. E con un sorriso di Tom Cruise ormai poco credibile.
Ma quando la missione parte (e vi lascio indovinare chi scelgono come leader dello squadrone), il film decolla (scusate il gioco di parole): non solo le scene di volo e combattimento sono all’altezza del primo (forse pure meglio – e Zimmer fa un bellissimo lavoro di modernizzazione delle musiche del predecessore) ma si innesca una profondità psicologica del film, con l’eterno ribelle che diventa padre, che dà un senso a tutta l’operazione, forse anche al primo Top Gun, quasi chiudendone il cerchio.
Tom Cruise è in realtà, quando vuole, un buon attore; se fosse l’ora per lui di abbandonare quel genere alla Mission Impossible che comincia a vederlo fuori posto? Questo Top Gun Maverick sembra proprio un film di passaggio, chissà non ne colga anche lui l’attimo, un po’ come Clint Eastwood che dopo l’ennesimo film dell’Ispettore Callaghan, si re-inventò una carriera anche di regista quasi-autoriale. In mezzo al super-cast, tutti pompati e yankee fino al midollo e volutamente messi in ombra per non oscurare Cruise, salviamo però Miles Teller (anche lui pompato per l’occasione), il “figlio” che Maverick non aveva mai avuto.
Terzo film in arrivo? Boh. Però questo sarebbe un buon punto di atterraggio. (www.versionekowalski.it)
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jonnylogan
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domenica 7 agosto 2022
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a volte ritornano
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A oltre trent’anni dalla missione per salvare una nave in avaria in territorio nemico, Pete “Maverick” Mitchell torna da dove era iniziata la fase migliore della propria carriera. Richiamato a fare quello che meno bene sa fare, ovvero insegnare, ma al tempo stesso dando una mano alle reclute Top Gun impegnate nella preparazione per una missione dalle sembianze disperate. Cruise e la piacevole sorpresa in cabina di regia , Joe Kosinski, riescono a riesumare un record d’incassi della metà degli anni ‘80 grazie a una trama che affonda le radici proprio nella pellicola capostipite ma che da questa si discosta per l’assenza di tutte le figure femminili presenti nel primo film, presentando come sola eccezione all’effetto nostalgia la richiesta dello stesso Cruise di fare apparire Val Kilmer nel ruolo del vecchio avversario e amico Iceman, ormai ammiraglio privo di voce e che apprendiamo non aver mai fatto mancare all’ex collega un aiuto per tirarlo fuori dai suoi soliti problemi d’insubordinazione.
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A oltre trent’anni dalla missione per salvare una nave in avaria in territorio nemico, Pete “Maverick” Mitchell torna da dove era iniziata la fase migliore della propria carriera. Richiamato a fare quello che meno bene sa fare, ovvero insegnare, ma al tempo stesso dando una mano alle reclute Top Gun impegnate nella preparazione per una missione dalle sembianze disperate. Cruise e la piacevole sorpresa in cabina di regia , Joe Kosinski, riescono a riesumare un record d’incassi della metà degli anni ‘80 grazie a una trama che affonda le radici proprio nella pellicola capostipite ma che da questa si discosta per l’assenza di tutte le figure femminili presenti nel primo film, presentando come sola eccezione all’effetto nostalgia la richiesta dello stesso Cruise di fare apparire Val Kilmer nel ruolo del vecchio avversario e amico Iceman, ormai ammiraglio privo di voce e che apprendiamo non aver mai fatto mancare all’ex collega un aiuto per tirarlo fuori dai suoi soliti problemi d’insubordinazione. Da lì il passo per il ritorno a Miramar è breve e al cospetto del professor Mitchell si presentano sia nuove reclute Top Gun, tutte pronte a incarnare i differenti stereotipi narrativi, dallo spaccone al più silente e fra le quali non manca Bradley “Rooster” Bradshaw, l’attore Miles Turner, figlio del suo vecchio amico e navigatore “Goose”, che ancora non gli perdona né la scomparsa del padre, ma nemmeno molto altro. Ma anche una nuova possibile storia d’amore con una gestrice di bar uscita dal passato e con le sembianze rassicuranti di Jennifer Connelly. Il sequel del quale si parlava da decenni, e rimandato fino all’inizio di quest’anno, alla fine riesce a mettere d’accordo sia gli estimatori del primo episodio ma anche coloro che per evidenti ragioni anagrafiche non si erano mai appassionati ai giubbotti Avirex e agli occhiali da sole marca Ray-Ban. Il cast riesce perfettamente a ricostruire le medesime ambientazioni respirate trentasei anni or sono e a non fare minimamente rimpiangere l’idea, che avrebbe potuto risultare infelice, di tornare sulle tracce di Pete Mitchell, del quale (pare) sentiremo nuovamente parlare.
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felicity
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lunedì 8 agosto 2022
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gran bel sequel che va assolutamente visto
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“Top Gun: Maverick” è costruito interamente sull’originale con una riproposizione di sequenze prese pari pari dall’originale e modificate/aggiornate un minimo sindacale, inclusa una missione finale leggermente ampliata rispetto all’originale. Affermare che “Top Gun: Maverick” è migliore dell’originale è una ingenuità, ma affermare invece che “Top Gun: Maverick” si piazza in una ideale classifica dei migliori sequel di sempre è decisamente più credibile. La forza di questo sequel sta proprio nella capacità di rispettare “religiosamente” il materiale originale, di rivisitarlo / aggiornarlo in una modalità che sfruttando il passato si racconta nel presente, in una modalità di cui sono capaci solamente i fan.
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“Top Gun: Maverick” è costruito interamente sull’originale con una riproposizione di sequenze prese pari pari dall’originale e modificate/aggiornate un minimo sindacale, inclusa una missione finale leggermente ampliata rispetto all’originale. Affermare che “Top Gun: Maverick” è migliore dell’originale è una ingenuità, ma affermare invece che “Top Gun: Maverick” si piazza in una ideale classifica dei migliori sequel di sempre è decisamente più credibile. La forza di questo sequel sta proprio nella capacità di rispettare “religiosamente” il materiale originale, di rivisitarlo / aggiornarlo in una modalità che sfruttando il passato si racconta nel presente, in una modalità di cui sono capaci solamente i fan. Tom Cruise da questo punto di vista ha colto questo bisogno di ritrovare volti e luoghi familiari e lo ha posto come fil rouge del sequel, che pur presentando volti nuovi non si limita a proseguire la storia, ma ne crea una collaterale legata a doppio filo con il film originale, che ripetiamo resta un must degli anni ottanta e un cult inarrivabile.
“Top Gun: Maverick” è un gran bel sequel che va assolutamente visto da vecchi e nuovi fan, ma soprattutto goduto su grande schermo che è il luogo che più si confà alle spettacolari sequenze aeree, che grazie alle moderne tecnologie, alzano ulteriormente l’asticella rispetto alle meraviglie coreografie di combattimento mozzafiato viste nel film originale.
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dandy
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lunedì 20 febbraio 2023
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"non pensare,agisci!"
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Dopo 36 anni e molte difficoltà(l'idea risaliva al 2014,escludendo il sequel abortito che avrebbero dovuto girare subito dopo il film di Scott)arriva il seguito di uno dei film-simbolo degli anni'80 nonchè il trampolino di lancio(o di volo)per Cruise(qui co-produttore ed ovviamente promotore del progetto).In molti pensavano ad un fallimento annunciato,e in effetti la scelta di base era un bell'azzardo:non c'è nessuna attualizzazione,tolta la tragedia qui solo sfiorata il repertorio dell'originale è ripreso in toto dalle spacconate al patriottismo ai conflitti tra i personaggi(in questo caso c'è il figlio di "Goose" che non ha perdonato a "Maverick" di averne causato la morte)ai momenti di dubbio e sconforto alle parentesi romantiche.
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Dopo 36 anni e molte difficoltà(l'idea risaliva al 2014,escludendo il sequel abortito che avrebbero dovuto girare subito dopo il film di Scott)arriva il seguito di uno dei film-simbolo degli anni'80 nonchè il trampolino di lancio(o di volo)per Cruise(qui co-produttore ed ovviamente promotore del progetto).In molti pensavano ad un fallimento annunciato,e in effetti la scelta di base era un bell'azzardo:non c'è nessuna attualizzazione,tolta la tragedia qui solo sfiorata il repertorio dell'originale è ripreso in toto dalle spacconate al patriottismo ai conflitti tra i personaggi(in questo caso c'è il figlio di "Goose" che non ha perdonato a "Maverick" di averne causato la morte)ai momenti di dubbio e sconforto alle parentesi romantiche.Persino il nemico rimane spersonalizzato,con tanto di elmetti che ne nascondono completamente la testa.Insomma a dispetto del tempo trascorso il film(al pari del protagonista)è come sospeso nel tempo,rimasto fermo al periodo in cui uscì il suo predecessore.E francamente funziona,sia come omaggio ai vecchi tempi sia come spettacolo per i palati di oggi(le riprese aeree sono quasi totalmente prive di effetti digitali e l'ultima parte richiama palesemente a "Mission:Impossible").Anche l'effetto nostalgia è meno pretestuoso del previsto,e almeno in un momento realmente commovente(l'incontro tra Maverick e "Iceman" malato di cancro alla gola[dal quale Kilmer si stava appena riprendendo]impossibilitato a parlare e prossimo alla scomparsa).E ancora una volta si riconosce a Cruise l'abilità nello sfruttamento commerciale del divo imponente che è diventato nelle ultime 3 decadi.E il regista è al suo servizio,con diligenza ma senza incidere particolarmente,specie nelle scontate parentesi con la Connelly che però non fa rimpiangere la McGillis,non richiamata(a sua detta per il drastico declino fisico)assieme a Meg Ryan.Malgrado i vari ritardi nell'uscita in sala causa Covid-19,uno strasuccesso globale(con quasi un miliardo e mezzo di incasso e' il film più visto del 2022,ed il maggior incasso di sempre per Cruise).Nella colonna sonora,la canzone "Hold My Hand" è composta da Lady Gaga.Dedicato a Tony Scott.
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umberto
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mercoledì 1 giugno 2022
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il sequel che tutti speravamo
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TOP GUN - MAVERICK... Come detto già in situazioni simili, fare un sequel a distanza di molti anni (36 per la precisione) non è semplice, quando poi il suddetto riguarda un film culto come Top Gun, allora il terreno che si intende percorre è un vero campo minato. Da quest'ultimo, di solito, se ne esce utilizzando una sola via e Joseph Kosinski è riuscito a trovarla e a seguirla fino in fondo. Apparentemente sembra un copia/incolla, ma nella realtà il regista è riuscito a trasportare le atmosfere, il fascino, l'adrenalina, la solarità, la drammaticità e l'ironia del film di Tony Scott in questa pellicola aggiungendo piccoli particolari e chicche a livello di ripresa e di effetti che ne esaltano il tutto rimanendo allo stesso tempo naturali e poco invasivi.
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TOP GUN - MAVERICK... Come detto già in situazioni simili, fare un sequel a distanza di molti anni (36 per la precisione) non è semplice, quando poi il suddetto riguarda un film culto come Top Gun, allora il terreno che si intende percorre è un vero campo minato. Da quest'ultimo, di solito, se ne esce utilizzando una sola via e Joseph Kosinski è riuscito a trovarla e a seguirla fino in fondo. Apparentemente sembra un copia/incolla, ma nella realtà il regista è riuscito a trasportare le atmosfere, il fascino, l'adrenalina, la solarità, la drammaticità e l'ironia del film di Tony Scott in questa pellicola aggiungendo piccoli particolari e chicche a livello di ripresa e di effetti che ne esaltano il tutto rimanendo allo stesso tempo naturali e poco invasivi. Nonostante ci sia una grande distanza temporale, la storia regge molto bene, e scorre che è un piacere, a parte in alcuni punti nell'ultima parte n cui risulta un po' troppo "una classica americanata", ma ci sta e ce lo possiamo far andar bene. Cast perfetto in cui spicca, ovviamente, un Tom Cruise impeccabile e una superba Jennifer Connelly.
Voto: 9,5
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