Ecco finalmente un horror.
Scritto e diretto da una giovane regista australiana, Natalie Erika James, Relic, tuttavia, non può essere semplicemente classificata come una delle tante pellicole di genere e pur attingendo ai topoi dell’horror, la vecchia villa dall’aspetto sinistro con le scale in legno scricchiolanti, le mura che emettono rumori inquietanti e le ombre che si muovono nell’oscurità della casa, aspira ad essere qualcosa di più, ovvero un drammatico introspettivo che coinvolge tre generazioni di donne, madre, figlia e nipote, che lottano, si scontrano ed infine si riuniscono per affrontare il mostro dell’ Alzheimer che sta divorando lentamente la personalità di una di loro.
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Ecco finalmente un horror.
Scritto e diretto da una giovane regista australiana, Natalie Erika James, Relic, tuttavia, non può essere semplicemente classificata come una delle tante pellicole di genere e pur attingendo ai topoi dell’horror, la vecchia villa dall’aspetto sinistro con le scale in legno scricchiolanti, le mura che emettono rumori inquietanti e le ombre che si muovono nell’oscurità della casa, aspira ad essere qualcosa di più, ovvero un drammatico introspettivo che coinvolge tre generazioni di donne, madre, figlia e nipote, che lottano, si scontrano ed infine si riuniscono per affrontare il mostro dell’ Alzheimer che sta divorando lentamente la personalità di una di loro.
Spoiler.
E’ la descrizione fantastica di un viaggio impossibile, alla Verne, nei meandri di una mente afflitta da demenza senile, che ha inizio metaforicamente nello sgabuzzino, dove sono ammucchiati alla rinfusa i ricordi del passato, e addentrandosi in ambienti che si dipanano sempre più angusti, attraverso corridoi e stanze che riproducono, in un mondo parallelo, la vecchia casa, conducono all’essenza dell’essere umano, che spogliato della maschera della persona, denudato della pelle come di un vestito, si riduce ad una mera richiesta di amore.
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