In attesa dell’uscita del prossimo progetto di Docter (Soul) che si spera risollevi la situazione, sembra comunque già di assistere, da alcuni anni, ad un generale e triste declino della casa californiana, sia in termini di qualità in senso assoluto che in termini di “distinguibilità”. In altre parole, dà sempre più l’idea di essersi ridotta ad una mera filiale Disney, dai cui codici e stilemi si discosta sempre meno (ed è un qualcosa di cui si ha l’impressione almeno dai tempi di Ribelle – The Brave).
E si tratta davvero di un tristissimo destino per quello che è (è stato) uno dei maggior studi d’animazione di sempre, capace di sfornare capolavori della settima arte come Monsters & Co., Gli Incredibili, Wall-E…
Invece, in questo caso, già il titolo (pericolosamente piatto, più che in passato [lett. “[In] Avanti”]) pare quasi un fosco presagio: rivela già in qualche misura quella mancanza di idee della quale si ha sentore sin da prima di iniziare la visione, semplicemente dando uno sguardo alla sinossi del film. E della quale si ha infine dolorosa conferma a pochi minuti dall’inizio della proiezione.
Diretto da quel Scanlon regista del pessimo (e inutile) seguito di Monsters & Co., Onward purtroppo si afferma (insieme a quello e perfino più di Cars) come il punto più basso sinora toccato dalla Pixar. E’ un film per buona parte della durata assolutamente piatto, privo di idee degne di particolar rilievo, esilissimo dal punto di vista narrativo (la storia poggia su fragilissime basi e difatti l’intero percorso di viaggi non ha molto senso e non regala neanche grandi trovate visive) e, in conseguenza di tutto ciò, molto poco appassionante anche, è presumibile, per i più piccoli ai quali è chiaramente rivolto.
Dopo il già mediocre (e, anche in questo caso, del tutto inutile) seguito di Toy Story, a strettissimo giro la Pixar torna con un altro film dalle basse (bassissime) pretese che ricorda pericolosamente la peggio Disney degli ultimi vent’anni. I tratti distintivi della casa di produzione di Emeryville (quelli che ne hanno fatto un gigante del settore) sembrano persi per sempre.
L’inventiva, l’originalità, la sorpresa, la complessità, la densità e profondità (pensiamo, giusto per fare un esempio, ad Up), la meraviglia dei film d’un tempo si sono definitivamente perse e quel che rimane è unicamente un medio prodotto d’intrattenimento destinato al consumo e, si suppone, a favorire la vendita di pupazzetti e gadget (un po’ come nel caso del Viaggio di Arlo).
Peccato che, persino in confronto con quest’ultimo film del 2016, Onward non riesca a distinguersi neppure al livello “minimo”, se vogliamo “meramente tecnico”, delle animazioni che, per quanto (e ci mancherebbe) di buona qualità, non riescono ad impressione più di tanto al pari di quelle della maggior parte degli altri film, e del film su Arlo stesso nel quale la “pupazzosità” da cartoon di bassa lega dei personaggi strideva alquanto proprio in virtù dell’eccezionale complessità e cura nel dettaglio degli sfondi, qui invece mai particolarmente impattanti o memorabili.
E, dunque, anche in questo “campo” nel quale di solito mai gli animatori Pixar deludono (nemmeno nel caso dell’ultimo Toy Story, per rimanere negli ultimi tempi), purtroppo questo film non lascia il segno e, seppur mai platealmente scadente tecnicamente, rimane quasi sempre palesemente spento, scialbo, incolore, e pertanto si dimentica ben presto.
Anche perché poche sono le idee se non originalissime quantomeno riuscite e non troppo scontate: le potremmo addirittura ridurre a tre (MINI-SPOILER: ovvero, quella degli unicorni, delle “gambe portate al guinzaglio” e della patatina al formaggio trasformata in agile imbarcazione [quasi delle gag demenziali] FINE MINI-SPOILER).
Ma sono sprazzi, anche molto brevi, che si perdono nel mare di banalità, cliché e stanchezza dell’insieme. In un mondo di citati unicorni fuori controllo che si azzuffano tra i rifiuti e di fatine cattive che manco gli Hells Angels, tutto pare in linea generale pericolosamente freddo e, come già detto, poco avvincente, nonché vagamente (e, sottolineiamo, vagamente) emozionante solo negli ultimissimi minuti, quando comunque ormai è troppo tardi. E quando si è ormai dovuti passare, tra le altre cose, anche tra diverse cadute di tono e ritmo (MINI SPOILER: come nel caso della madre che si lancia al salvataggio con tanto di musichetta “cazzuta” di sottofondo o nel caso cardine della mappa “di degustazione” compilata da una bambina che guarda caso conduce davvero alla meta… FINE MINI-SPOILER) davvero pesanti e ridicole anche nell’ottica del film per bambini. Se già l’ultimo film originale Pixar in ordine di tempo (Coco) palesava certe carenze in questo senso di puerilità veramente asfissiante e para-disneyana (che pare in sé contenere l’idea che i bambini non siano in grado di comprendere ).
Se già l’ultimo film originale, Coco, palesava nella prima parte certe carenze in questo senso di puerilità veramente asfissiante (manco i bambini non capissero oltre la battutina cretina o la continua prosaica illustrazione in V.O. degli eventi), in confronto a questo film assurge quasi al grado di capolavoro dell’animazione al pari di altri della casa californiana, grazie ad un paio di scene indubbiamente riuscite (qua del tutto assenti). Onward invece si riduce ad un triste elenco. Pochi personaggi interessanti, poche innovazioni o anche solo belle scene dal punto di vista visivo, poca emozione, in definitiva: poca cosa. Davvero un peccato. Davvero un peccato.
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