felicity
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mercoledì 30 giugno 2021
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un film personale, divertente, toccante
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Onward - Oltre la magia parte da un lutto e da una memoria da colmare.
Ci troviamo in un mondo fatato abitato da creature di ogni sorta in cui però la magia è stata progressivamente accantonata dall’arrivo della tecnologia. Due fratelli elfi rimasti orfani di padre sin dall’infanzia scoprono un incantesimo che lo potrebbe riportare in vita solo per un giorno. Lungo il tragitto, ovviamente ricco di ostacoli e imprevisti, i ragazzi proveranno a dare forma ai ricordi che li legano al papà, ma per poterlo riabbracciare un’ultima volta dovranno spogliarsi delle loro costrizioni, mutare lo sguardo di chi li circonda e infine far riassaporare all’intera comunità il gusto di un valore antico, nascosto e soppresso da strati e strati di tensione evolutiva.
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Onward - Oltre la magia parte da un lutto e da una memoria da colmare.
Ci troviamo in un mondo fatato abitato da creature di ogni sorta in cui però la magia è stata progressivamente accantonata dall’arrivo della tecnologia. Due fratelli elfi rimasti orfani di padre sin dall’infanzia scoprono un incantesimo che lo potrebbe riportare in vita solo per un giorno. Lungo il tragitto, ovviamente ricco di ostacoli e imprevisti, i ragazzi proveranno a dare forma ai ricordi che li legano al papà, ma per poterlo riabbracciare un’ultima volta dovranno spogliarsi delle loro costrizioni, mutare lo sguardo di chi li circonda e infine far riassaporare all’intera comunità il gusto di un valore antico, nascosto e soppresso da strati e strati di tensione evolutiva.
Il percorso è ovviamente mirato a riscoprire sé stessi attraverso le proprie radici, la propria tradizione, non tanto per rifugiarsi malinconicamente nel passato, quanto per comprenderlo, sposarlo e con esso dar forma a nuovi orizzonti.
Questa è la rivoluzione di cui Pixar si fa portavoce. Il loro cinema non teme di scardinare i generi, di spogliarsi di qualsiasi preconcetto e optare per un nuovo sguardo, di condannare la tecnologia per esaltare ciò che costantemente rivendicano come la più sorprendente delle magie: la potenza delle immagini. È così, quindi, che una danza liberatoria in cui busto e gambe di padre e figlio si sovrappongono, oppure un semplice dialogo tra un adolescente e una registrazione audio con la voce del genitore scomparso diventano momenti indimenticabili, semplici ma potentissimi, in grado di comunicare a tutto il mondo e a tutte le fasce di età che un futuro senza memoria non è possibile, mentre un futuro calato nel passato è insensato.
Le due componenti devono saper convivere, mano nella mano, per ricordare e ricordarsi anche di voltare pagina. In questo senso, chiudere il film con un climax emotivo di rara potenza, tuttavia celato allo sguardo nostro e del protagonista, è probabilmente una delle scelte più rivoluzionarie che il cinema d’animazione mainstream abbia fatto negli ultimi anni.
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stramonio70
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sabato 19 settembre 2020
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elogio dell''amore fraterno
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La Pixar stavolta sforna un film minore, sia come trama che come personaggi, sicuramente non all'altezza di molti capolavori precedenti come "Up" o "Coco". Tuttavia "Onward" riesce a divertire e a mandare anche un bel messaggio positivo. C'è solo una certa confusione nell'ambientazione della storia (elfi, manticore, centauri, unicorni... ma in quale universo fiabesco siamo esattamente?) In compenso c'è un'ottima animazione (come al solito!) e soprattutto un doppiaggio italiano adeguato. In definitiva a me il film è piaciuto, sebbene dalla Pixar mi aspettassi dei contenuti un po' più profondi. Voto: 6,5.
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xprojectx
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lunedì 31 agosto 2020
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bellissimo
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Un film davvero bello, divertente, toccante. è riuscito a combinare tutti questi elementi bilanciandoli perfettamente, a metà del film ho riso talmente tanto da piangere in sala per un buon 10 minuti, in altri punti invece è stato davvero commovente senza scendere nella banalità con frasi strappalacrime. i personaggi sono molt ocaratterizzati, la sceneggiatura e le animazioni molto belle e il doppiaggio italiano di alta qualità, lo considero quasi un piccolo capolavoro nel suo genere, ve lo consiglio assolutamente.
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67user
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venerdì 28 agosto 2020
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favoletta senza pretese
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Concordo con laurence316: il film è scialbo, i personaggi non convincono, la trama è noiosa e gli spunti avventurosi, scopiazzati da altri film, privi di spessore; un film che potrà anche piacere ai più piccini, specie se hanno apprezzato i personaggi e le avventure di Shreck o Trolls, ma che di certo non è destinato ad avere un posto tra i grandi titoli Disney/Pixar; titoli come Frozen, Oceania o La bella e la bestia (per dire i primi che mi vengono in mente) sono superiori anni luce a questa storia mediocre.
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taty23
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mercoledì 19 agosto 2020
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amore fraterno in uno urban fantasy on the road
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Onward – Oltre la magia: Amore fraterno nel nuovo film Pixar.
La storia di Onward – Oltre la magia si svolge in un universo fantasy, abitato da creature mitologiche, dove l’uso della magia era all’ordine del giorno. Con il passare del tempo la tecnologia ha soppiantato la magia e questa è stata dimenticata dalla maggior parte della popolazione.
L’elfo Ian è un adolescente taciturno, poco sicuro di sé, a cui manca tremendamente il padre, deceduto quando era ancora piccolo.
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Onward – Oltre la magia: Amore fraterno nel nuovo film Pixar.
La storia di Onward – Oltre la magia si svolge in un universo fantasy, abitato da creature mitologiche, dove l’uso della magia era all’ordine del giorno. Con il passare del tempo la tecnologia ha soppiantato la magia e questa è stata dimenticata dalla maggior parte della popolazione.
L’elfo Ian è un adolescente taciturno, poco sicuro di sé, a cui manca tremendamente il padre, deceduto quando era ancora piccolo. Neanche le esuberanze della madre Laurel e del fratello Barley sono riusciti a colmare quel vuoto.
Per la festa dei suoi 16 anni la madre gli regala un artefatto magico con il quale potrà far tornare il padre per 24 ore. Però l’incantesimo riesce solo a metà materializzando solo le gambe del genitore. Ian e Barley partiranno per un’avventura contro il tempo per riuscire a completare l’incantesimo e vedere il padre per l’ultima volta.
Onward – Oltre la magia: Uno urban fantasy on the road capace di emozionare
Presentato al Festival di Berlino 2020 il film Onward – Oltre la magia è la prima storia originale Pixar dopo Coco, esce finalmente in Italia nella nuova programmazione post chiusura cinema legata alla pandemia di Coronavirus.
La pellicola ha uno sviluppo narrativo che si basa su una storia semplice, lineare, ma funzionale che riesce a creare empatia con lo spettatore. La componente fantasy viene utilizzata per creare momenti comici, ma non mancano momenti drammatici ed adrenalinici.
Interessante l’inserimento di citazioni a saghe iconiche quali “Il signore degli anelli” e “Indiana Jones”.
Viene utilizzata principalmente la tematica del viaggio on the road come espediente narrativo per raccontare l’evoluzione dei protagonisti, un “viaggio dell’eroe”, anzi degli eroi, che compiranno Ian e Barley insieme, affrontando i vari ostacoli posti sulla loro strada per riuscire nel loro intento. La narrazione crea un’interessante analisi del rapporto e delle dinamiche che si instaurano tra fratelli.
La colonna sonora rimane una grande componente di questa produzione Pixar, forse quella meno originale tra le ultime che non rischia neanche a livello registico, ma che comunque riesce a mantenere un buon ritmo ed a non annoiare.
In conclusione
Onward – Oltre la magia porta sullo schermo una storia genuina, che fa della sua semplicità la sua carta vincente. Riesce ad equilibrare i vari elementi della narrazione, divertendo, intrattenendo ed emozionando senza mai diventare troppo banale.
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eugenio
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venerdì 17 aprile 2020
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un viaggio speciale alla ricerca del busto perduto
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C’era una volta Monsters University. Un film d’animazione della Pixar firmato da Dan Scanlon che indagava quel bizzarro universo fantasy di pseudo-mostri dalla natura visivamente e emozionalmente umana. Qualcosa di simile è presente in Onward- oltre la magia, l’ultimo lungometraggio realizzato in tempi pre-pandemici, ambientato in un mondo non molto lontano dal nostro (come spesso i fumetti palesano), un mondo meccanizzato, tecnologico, capace tuttavia di far sopravvivere quella scintilla di magia, figlia (almeno mentale) di ciascun young adults che si appresta alla visione.
Onward ci mostra appunto il nostro protagonista elfo, Ian Lightfoot, con tutte le sue insicurezze e idiosincrasie di un adolescente odierno in una tipica famiglia borghese di New Mushroomton (dalla similitudine mica tanto velata americana con tante casette a forma di funghi e trafficate strade) costituita dal fratello maggiore Barley, appassionato di un gioco di ruolo e patito di magia, Mamma Laurel e… Colt Bronco, un agente di polizia Centauro.
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C’era una volta Monsters University. Un film d’animazione della Pixar firmato da Dan Scanlon che indagava quel bizzarro universo fantasy di pseudo-mostri dalla natura visivamente e emozionalmente umana. Qualcosa di simile è presente in Onward- oltre la magia, l’ultimo lungometraggio realizzato in tempi pre-pandemici, ambientato in un mondo non molto lontano dal nostro (come spesso i fumetti palesano), un mondo meccanizzato, tecnologico, capace tuttavia di far sopravvivere quella scintilla di magia, figlia (almeno mentale) di ciascun young adults che si appresta alla visione.
Onward ci mostra appunto il nostro protagonista elfo, Ian Lightfoot, con tutte le sue insicurezze e idiosincrasie di un adolescente odierno in una tipica famiglia borghese di New Mushroomton (dalla similitudine mica tanto velata americana con tante casette a forma di funghi e trafficate strade) costituita dal fratello maggiore Barley, appassionato di un gioco di ruolo e patito di magia, Mamma Laurel e… Colt Bronco, un agente di polizia Centauro. Colt non è però il papà di Ian e Balrey; quello naturale, Wilden, è stato ahimè stroncato da una malattia alla nascita dei figli allevati interamente dalla madre.
Come in ogni film d’animazione che si rispetti, Onward ha il suo momento chiave in un “paradosso” che farebbe storcere il naso ai più per l’eccessiva melassa, ma che è propedeutico allo sviluppo: il sedicesimo giorno del suo compleanno, Ian riceve in dono una lettera contenente un "incantesimo di visita" in grado di ridar vita per sole ventiquattro ore a Wilden. La gioia del nostro protagonista si tramuterà nell’errore di vedere apparire quella notte solo la metà del corpo inferiore dell’amato padre. Ecco quindi che per cercar di risolvere quello sbaglio e ritrovar la gemma che possa in qualche modo sistemare quell’errore, i due fratelli partiranno con un desueto furgone “hippie” affrontando numerosi pericoli. Inutile dire che il viaggio cambierà entrambi e rappresenterà, soprattutto per Ian, un baluardo per la sua crescita futura e la comprensione di un problematico rapporto col fratello da molti superficialmente definito “schizzato”.
Parlando di morti e defunti, in chiave ironica ma comunque pervasiva nella presenza di questo spiritello “inquieto” troncato a metà, Onward ricalca in qualche modo un altro capolavoro della Pixar, Coco. Tuttavia, se nella pellicola commovente e al tempo stesso divertente, la cultura della morte era filtrata mediante un’elaborazione del lutto partecipe alla tradizione messicana, estremamente cristiana e cattolica, in Onward, prevale il culto laico della famiglia e la scomparsa del padre diviene occasione per i due orfani di una crescita che esula dall’intimismo religioso per puntar maggiormente alla dinamica e al coacervo relazionale.
Ian imparerà a comprendere l’assenza che un ruolo genitoriale comporta e nell’archetipo del viaggio dell’eroe, estatico di un bambino, panni disteso al sole come una beffa dentro ai giardini della vita, comprenderà col fratello, nel sentiero a metà tra fantasia e vita reale di un gioco di ruolo, l’importanza della “magia” nella vita quotidiana. Ci sembra dire Scanlon, modulando Onward, tra gli effetti speciali della computer grafica e il percorso intimo e privato della sua esperienza, nell’amarezza chiara e indelebile di una scottante ferita che il mondo ha necessità di tornare a credere alla fantasia, all’estro artistico, a dare adito maggiormente le emozioni piuttosto che pensar unicamente a se stessi.
New Mushroomton la città dove Ian vive, è infatti, un universo fantastico ma impigrito che ha rinunciato alla magia, per via della difficoltà di padroneggiarla e che l’ha ridotta a merce obsoleta per via dei progressi tecnologici del mondo moderno, quel mondo una volta popolato da creature mitiche, che non esiste più.
E forse anche la parziale resurrezione di un Lazzaro senza bende e troncato a metà, una specie di cavaliere inesistente di Calvino con bacino e gambe che si muovono per proprio conto, se da un lato appare buffo e adatto a un pubblico apparentemente più “infantile”, dall’altro nelle emozioni comunicate ai figli con il semplice tocco dei loro piedi, spezza quella resistenza emotiva di un cartoon, sorridendo con i limpidi occhi chiari di suggestioni passate, di un ritmo riuscito e di dialoghi frizzanti, ad un pubblico maturo.
E, cosa ancora più importante, riuscendo a superare la matrice del ricordo per andar oltre, per immaginar qualcosa di diverso dalla magia, onward, fino all’infinito e oltre.
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laurence316
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mercoledì 25 marzo 2020
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di pixar non c'è traccia, di disney ce n'è troppa
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In attesa dell’uscita del prossimo progetto di Docter (Soul) che si spera risollevi la situazione, sembra comunque già di assistere, da alcuni anni, ad un generale e triste declino della casa californiana, sia in termini di qualità in senso assoluto che in termini di “distinguibilità”.
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In attesa dell’uscita del prossimo progetto di Docter (Soul) che si spera risollevi la situazione, sembra comunque già di assistere, da alcuni anni, ad un generale e triste declino della casa californiana, sia in termini di qualità in senso assoluto che in termini di “distinguibilità”. In altre parole, dà sempre più l’idea di essersi ridotta ad una mera filiale Disney, dai cui codici e stilemi si discosta sempre meno (ed è un qualcosa di cui si ha l’impressione almeno dai tempi di Ribelle – The Brave).
E si tratta davvero di un tristissimo destino per quello che è (è stato) uno dei maggior studi d’animazione di sempre, capace di sfornare capolavori della settima arte come Monsters & Co., Gli Incredibili, Wall-E…
Invece, in questo caso, già il titolo (pericolosamente piatto, più che in passato [lett. “[In] Avanti”]) pare quasi un fosco presagio: rivela già in qualche misura quella mancanza di idee della quale si ha sentore sin da prima di iniziare la visione, semplicemente dando uno sguardo alla sinossi del film. E della quale si ha infine dolorosa conferma a pochi minuti dall’inizio della proiezione.
Diretto da quel Scanlon regista del pessimo (e inutile) seguito di Monsters & Co., Onward purtroppo si afferma (insieme a quello e perfino più di Cars) come il punto più basso sinora toccato dalla Pixar. E’ un film per buona parte della durata assolutamente piatto, privo di idee degne di particolar rilievo, esilissimo dal punto di vista narrativo (la storia poggia su fragilissime basi e difatti l’intero percorso di viaggi non ha molto senso e non regala neanche grandi trovate visive) e, in conseguenza di tutto ciò, molto poco appassionante anche, è presumibile, per i più piccoli ai quali è chiaramente rivolto.
Dopo il già mediocre (e, anche in questo caso, del tutto inutile) seguito di Toy Story, a strettissimo giro la Pixar torna con un altro film dalle basse (bassissime) pretese che ricorda pericolosamente la peggio Disney degli ultimi vent’anni. I tratti distintivi della casa di produzione di Emeryville (quelli che ne hanno fatto un gigante del settore) sembrano persi per sempre.
L’inventiva, l’originalità, la sorpresa, la complessità, la densità e profondità (pensiamo, giusto per fare un esempio, ad Up), la meraviglia dei film d’un tempo si sono definitivamente perse e quel che rimane è unicamente un medio prodotto d’intrattenimento destinato al consumo e, si suppone, a favorire la vendita di pupazzetti e gadget (un po’ come nel caso del Viaggio di Arlo).
Peccato che, persino in confronto con quest’ultimo film del 2016, Onward non riesca a distinguersi neppure al livello “minimo”, se vogliamo “meramente tecnico”, delle animazioni che, per quanto (e ci mancherebbe) di buona qualità, non riescono ad impressione più di tanto al pari di quelle della maggior parte degli altri film, e del film su Arlo stesso nel quale la “pupazzosità” da cartoon di bassa lega dei personaggi strideva alquanto proprio in virtù dell’eccezionale complessità e cura nel dettaglio degli sfondi, qui invece mai particolarmente impattanti o memorabili.
E, dunque, anche in questo “campo” nel quale di solito mai gli animatori Pixar deludono (nemmeno nel caso dell’ultimo Toy Story, per rimanere negli ultimi tempi), purtroppo questo film non lascia il segno e, seppur mai platealmente scadente tecnicamente, rimane quasi sempre palesemente spento, scialbo, incolore, e pertanto si dimentica ben presto.
Anche perché poche sono le idee se non originalissime quantomeno riuscite e non troppo scontate: le potremmo addirittura ridurre a tre (MINI-SPOILER: ovvero, quella degli unicorni, delle “gambe portate al guinzaglio” e della patatina al formaggio trasformata in agile imbarcazione [quasi delle gag demenziali] FINE MINI-SPOILER).
Ma sono sprazzi, anche molto brevi, che si perdono nel mare di banalità, cliché e stanchezza dell’insieme. In un mondo di citati unicorni fuori controllo che si azzuffano tra i rifiuti e di fatine cattive che manco gli Hells Angels, tutto pare in linea generale pericolosamente freddo e, come già detto, poco avvincente, nonché vagamente (e, sottolineiamo, vagamente) emozionante solo negli ultimissimi minuti, quando comunque ormai è troppo tardi. E quando si è ormai dovuti passare, tra le altre cose, anche tra diverse cadute di tono e ritmo (MINI SPOILER: come nel caso della madre che si lancia al salvataggio con tanto di musichetta “cazzuta” di sottofondo o nel caso cardine della mappa “di degustazione” compilata da una bambina che guarda caso conduce davvero alla meta… FINE MINI-SPOILER) davvero pesanti e ridicole anche nell’ottica del film per bambini. Se già l’ultimo film originale Pixar in ordine di tempo (Coco) palesava certe carenze in questo senso di puerilità veramente asfissiante e para-disneyana (che pare in sé contenere l’idea che i bambini non siano in grado di comprendere ).
Se già l’ultimo film originale, Coco, palesava nella prima parte certe carenze in questo senso di puerilità veramente asfissiante (manco i bambini non capissero oltre la battutina cretina o la continua prosaica illustrazione in V.O. degli eventi), in confronto a questo film assurge quasi al grado di capolavoro dell’animazione al pari di altri della casa californiana, grazie ad un paio di scene indubbiamente riuscite (qua del tutto assenti). Onward invece si riduce ad un triste elenco. Pochi personaggi interessanti, poche innovazioni o anche solo belle scene dal punto di vista visivo, poca emozione, in definitiva: poca cosa. Davvero un peccato. Davvero un peccato.
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