Notturno |
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Un film di Gianfranco Rosi.
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Italia 2020.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 9 settembre 2020.
MYMONETRO
Notturno
valutazione media:
3,56
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'esplorazione del dolore
di Vittorio Lingiardi Il Venerdì di Repubblica
Il nuovo film di Gianfranco Rosi si intitola come un brano di Chopin: Notturno. La malinconia e la misura non nascono però dalla tastiera di Rubinstein ma dalle periferie della guerra, ai confini di Libano, Siria, Iraq e Kurdistan. Zone raggiunte dall'eco degli spari eppure immobili in metafisica attesa. Ci vuole poco per sentire che l'orrore è lì, a pochi passi dal silenzio delle macerie, ma Rosi sceglie di filmarlo in assenza, mostrandoci invece, senza mai invaderlo, lo spazio appartato degli umani nei loro paesaggi. Molti hanno espresso perplessità e persino sdegno per la scelta di filmare le frontiere della guerra in movimenti lenti di malinconica bellezza: paludi al chiaro di luna, prigioni abbandonate abitate dal lamento delle madri, salotti di dignità familiare dove dormono in dieci, scolari che illustrano coi loro disegni il genocidio degli Yazidi. Senza volerlo, il film di Rosi solleva la domanda se il trauma può essere raccontato con attenzione estetica. Quando un linguaggio consegna il dolore a una cura formale lo sta truccando o solo rappresentando con la soggettività del narratore? È legittima l'attenzione alla forma quando si racconta la guerra? Ma è possibile un racconto senza opzioni formali? Lasciando stare Rilke («il bello è solo l'inizio del tremendo»), secoli di opere, dalla Strage degli innocenti di Reni alla carrozzina di Ejzen§tejn, son lì a rispondere a queste domande evidentemente malposte. Col suo Notturno Rosi non vuole documentare, ma esplorarci ed esplorarsi mostrandoci immagini che i telegiornali non conoscono. Se ci sono artisti a cui possiamo rimproverare compiacimento o gratuità, in questo caso parlerei di bravura. Una bravura capace di visitare con le sue visioni il mondo psichico dei confini abitati dalla pena senza tempo delle vittime. Notturno non estetizza il dolore, semmai lo eternizza.
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