La freccia del tempo

Una delle cose che ho sempre amato di più è vedere trattare un tema difficile in modo chiaro e completo evitando banalizzazioni, noia, parzialità e magari - cosa rarissima - inserendo il tutto in un contesto di piacevolezza e misura rispettoso del testo e allo stesso tempo ilare e divertente. Non ci riuscì (e onestamente: come avrebbe potuto?) Annaud con Eco. Ci riesce invece, e benissimo, Carlo Sarti con questa sua ultima opera.

In un plot semplice ma non semplicistico ideale per sottolineare le capacità dell'Autore in fatto di conoscenza della materia e abilità nell'esporla, un tema con i controfiocchi come l'origine dell'Universo viene trattato con una levità da non confondersi con la leggerezza, una chiarezza con l'approssimazione, un humour molto all'inglese con lo slapstick e lo sberleffo ed infine l'immagine di una bellissima Bologna con la piaggeria di chi vuole recuperare facili consensi in casa. Il tutto in un finalmente encomiabile 'sotto le righe' che rivela anche ai meno attenti la classe e l'eleganza tipiche di un Autore capace di fare ironia su se stesso e, vivaddìo, anche di non prendersi troppo sul serio, come le simpaticissime animazioni o certe scene in costume dimostrano.

Ne risultano circa 90 minuti di raffinato divertimento e piacevolezza, una vera boccata d'ossigeno in un panorama di noiosissimi blockbuster dove i contenuti sono inversamente proporzionali agli incassi e il pubblico sempre più simile a un gregge pasciuto a videogiochi e popcorn. Differenza percepita perfettamente in occasione di una gremitissima anteprima tra calorosi e sinceri applausi seguiti, nel foyer, da una salva di congratulazioni rese personalmente al bravissimo Sarti - al quale però ricordiamo che la rotondità del globo era già nota ai Medievali - Dante docet!