cicciovictor
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domenica 2 febbraio 2020
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mi sono divertito!
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sul film avrete letto di tutto nelle righe di chi mi ha preceduto. Resta lo spazio per il punto di vista dello spettatore medio (io) che arriva al botteghino e che deve scegliere fra Jojo e Figli. Ebbene, sono certo di essermi "divertito" molto di più entrando nella sala di Jojo. Dove per divertito non intendo aver riso, ma aver sentito scosse molte personali sensazioni. Il film è assolutamente originale, fra personaggi generici (la mamma di Jojo, la ragazza ebrea), e gli altri che sono quasi tutti surreali; e mi sono sentito dentro un sottile divertente piacere ogni volta che apparivano. E anche la colonna sonora iniziale, con i Beatles che accompagnano la folla osannante per il dittatore è piacere per le orecchie (ma ho la sensazione che le braccia agitate verso l'alto fossero quelle dei ragazzi deliranti all'epoca dei concerti dei Beatles e non qquelle dei tedeschi al passare del dittatore).
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sul film avrete letto di tutto nelle righe di chi mi ha preceduto. Resta lo spazio per il punto di vista dello spettatore medio (io) che arriva al botteghino e che deve scegliere fra Jojo e Figli. Ebbene, sono certo di essermi "divertito" molto di più entrando nella sala di Jojo. Dove per divertito non intendo aver riso, ma aver sentito scosse molte personali sensazioni. Il film è assolutamente originale, fra personaggi generici (la mamma di Jojo, la ragazza ebrea), e gli altri che sono quasi tutti surreali; e mi sono sentito dentro un sottile divertente piacere ogni volta che apparivano. E anche la colonna sonora iniziale, con i Beatles che accompagnano la folla osannante per il dittatore è piacere per le orecchie (ma ho la sensazione che le braccia agitate verso l'alto fossero quelle dei ragazzi deliranti all'epoca dei concerti dei Beatles e non qquelle dei tedeschi al passare del dittatore). Insomma. è un film originale in moltissime scene, ben congeniato, ancor meglio interpretato. Ecco, quando esco dalla sala, io voglio sentirmi emozionato. Qui, mi sono mooolto emozionato!
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enzo70
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sabato 1 febbraio 2020
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waititi delizia lo spettatore con il piccolo jojo
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Jojo è un bambino, ha solo dieci anni. E nella Germania nazista è un bambino che ha un grande amico immaginario, Adolf Hitler. Jojo è fanatico come solo un bambino può essere, odia gli ebrei, anche se non ne ha mai visto uno. Quando scopre che, in realtà, uno, anzi una ebrea, le è molto vicina, in quanto è stata nascosta in casa dalla mamma, fa la cosa che sono un bambino può fare: prima la combatte con coltelli, scolapasta e mestoli; e poi si innamora. E’ difficile per il piccolo Jojo, che non sa neanche allacciarsi le scarpe, accettare che essere nazisti è più difficile se non si è capaci di uccidere un coniglio per il solo gusto di uccidere un coniglio.
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Jojo è un bambino, ha solo dieci anni. E nella Germania nazista è un bambino che ha un grande amico immaginario, Adolf Hitler. Jojo è fanatico come solo un bambino può essere, odia gli ebrei, anche se non ne ha mai visto uno. Quando scopre che, in realtà, uno, anzi una ebrea, le è molto vicina, in quanto è stata nascosta in casa dalla mamma, fa la cosa che sono un bambino può fare: prima la combatte con coltelli, scolapasta e mestoli; e poi si innamora. E’ difficile per il piccolo Jojo, che non sa neanche allacciarsi le scarpe, accettare che essere nazisti è più difficile se non si è capaci di uccidere un coniglio per il solo gusto di uccidere un coniglio. Quanto è difficile per il piccolo Jojo perdere le sue certezze da bambino per entrare nel mondo fantastico della madre, una bella quanto mai Scarlett Johansson, e nelle contraddizioni del capitano Klenzendorf, quanta umanità nel nazista gay interpretato da uno straordinario Sam Rockwell. Ma quanto è semplice per il piccolo Jojo innamorarsi della sua nemica perfetta, Elisa, l’ebrea. Taika Waititi, il regista che interpreta la parte del fuhrer immaginario, regala agli spettatori due ore di pura magia. Per ricordare quello che è stato, e che potrebbe ripetersi se si perde la memoria, va bene anche un piccolo nazista che si innamora di una piccola ebrea. Perché questo è un film che non si dimentica proprio per la sua irriverenza stilistica e narrativa.
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giovanni_b_southern
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mercoledì 29 gennaio 2020
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bello
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Ottimo Film..fattto benissimo....una frase su tutte...un bambino all'altro bambino : sai, in tutta confidenza questi giapponesi non mi sembrano così ariani. Da vedere
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kukkurella
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domenica 26 gennaio 2020
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da non perdere!
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Indubbiamente “romanzare” ciò che tutti oggi conosciamo come storia realmente accaduta nn è missione facile,Benigni lo fece per primo e fu premiato per ciò,lo stesso lo aspetterei per questo film.
Delicato nonostante la tematica,ironico senza perdere di vista il messaggio che da,tenero perché il protagonista è un bambino che nella sua interpretazione è eccellente.... Ma lo è tutto il cast.
per non dimenticare, ciò che è stato,purtroppo oggi ancora è per colpa di chi dal passato è evidente nn abbia imparato nulla.... siamo tutti uguali.... e lottiamo tra di noi in nome di differenze presenti negli occhi degli stolti!!!
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vincenzo ambriola
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domenica 26 gennaio 2020
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il grande tema dell'educazione dei giovani
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Per chi fosse nato in Germania negli anni trenta del secolo scorso il nazismo sarebbe stato la normalità e Hitler il grande Fürher, il condottiero della grande e potente Germania. A partire dai dieci anni avrebbe indossato obbligatoriamente la divisa della Gioventù Hitleriana (la Hitler-Jugend), partecipando a un sistema di addestramento militare e paramilitare. Se fosse nato nei primi anni trenta, sarebbe stato inviato in guerra, per rimpiazzare le enormi perdite subite dall'esercito nazista. Di questo scenario disumano fa parte Johannes Betzler, detto Jojo il coniglio, per un fatto accaduto durante un campo di addestramento in cui dimostrò di non avere il coraggio di uccidere un coniglio.
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Per chi fosse nato in Germania negli anni trenta del secolo scorso il nazismo sarebbe stato la normalità e Hitler il grande Fürher, il condottiero della grande e potente Germania. A partire dai dieci anni avrebbe indossato obbligatoriamente la divisa della Gioventù Hitleriana (la Hitler-Jugend), partecipando a un sistema di addestramento militare e paramilitare. Se fosse nato nei primi anni trenta, sarebbe stato inviato in guerra, per rimpiazzare le enormi perdite subite dall'esercito nazista. Di questo scenario disumano fa parte Johannes Betzler, detto Jojo il coniglio, per un fatto accaduto durante un campo di addestramento in cui dimostrò di non avere il coraggio di uccidere un coniglio. Jojo parla con il suo amico immaginario, Adolf Hilter, delle vicende che gli capitano, dei sentimenti che prova e dei sempre più frequenti dubbi sulla dottrina nazista. Lo fa con grande e infantile serietà, prendendosi sul serio quando argomenta e difende la sua fede, quando chiede maggiori dettagli sugli Ebrei, presentati dalla propaganda nazista come creature inumane, capaci di compiere crudeltà efferate oltre che azioni alquanto bizzarre. Le due figure femminili, la madre e la piccola ebrea, fanno da contraltare alla granitica struttura semantica di Jojo. Troppo intelligente per non vedere il rapido evolversi della situazione, alla fine liquida seccamente il suo amico immaginario, aprendo la strada a una nuova vita. Un film controverso (difficile da accettare nelle prime scene ma commovente e lirico nel finale) che richiede un grande sforzo di immedesimazione nella mente di un bimbo di dieci anni, per coglierne la distorsione cognitiva e l'ingenua fede negli adulti. Un film ottimamente girato, interpretato con leggerezza e ironia, che non da mai spazio a banalità romantiche o a ideologiche recriminazioni. Un film che solleva il grande tema dell'educazione dei giovani e dell'importanza della libertà da tutte le dittature.
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fabio
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venerdì 24 gennaio 2020
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un commedia "contro"
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Un piccolo gioiello da vedere: un film che dietro la patina brillante si scaglia contro i pregiudizi, la guerra, il fanatismo.
Ma soprettutto è la storia di un drammatico percorso di crescita di un bambino; il bisogno di essere accettato, la mancanza del padre e la necesaria ricerca di un modello. Tutto questo e di più raccontato con leggerezza ma fuggendo dalla banalità.
Ottimi tutti gli interpreti e bravo il regista a dirigerli. Bella scelta musicale con i Beatles e David Bowie in tedesco.
I ragazzi in età adolescente potranno accostarsi e confrontarsi con gli adulti, un po' come avviene nel film; non consigliabile la visione ai bambini che potrebbero interpretare erroneamente le immagini.
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martedì 21 gennaio 2020
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..meglio dire la verità!!!
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Deludente..e non esalta l'attore come di solito i suoi film di successo... Peccato zero....
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stefano p
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martedì 21 gennaio 2020
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allegorico
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Jojo, il protagonista, è un bambino di 10 anni caratterizzato da una passione innata verso l’ideologia nazista che caratterizza quasi tutti i tedeschi di quegli anni. Un’ideologia allegoricamente interpretata dalla presenza di Adolf Hitler nella mente del bambino che fa appunto pensare a come la sua figura di furher abbia influenzato e corrotto la mente del popolo tedesco durante la seconda guerra mondiale. Si scoprirà durante il film che, al contrario del figlio, il padre e la madre, interpretata da Scarlett Johansson, sono contro la guerra a tal punto che verranno uccisi, il padre come soldato disertore mentre la madre con l’accusa di fare propaganda a sfavore della guerra. Ma Jojo non vive solo con la madre, tra le intercapedini dei muri si nasconde un ragazzina ebrea di nome Elsa che dapprima suscita odio nel piccolo Jojo, ma poi non quest’ultimo si affeziona a lei vedendola come la sorella maggiore morta qualche anno prima.
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Jojo, il protagonista, è un bambino di 10 anni caratterizzato da una passione innata verso l’ideologia nazista che caratterizza quasi tutti i tedeschi di quegli anni. Un’ideologia allegoricamente interpretata dalla presenza di Adolf Hitler nella mente del bambino che fa appunto pensare a come la sua figura di furher abbia influenzato e corrotto la mente del popolo tedesco durante la seconda guerra mondiale. Si scoprirà durante il film che, al contrario del figlio, il padre e la madre, interpretata da Scarlett Johansson, sono contro la guerra a tal punto che verranno uccisi, il padre come soldato disertore mentre la madre con l’accusa di fare propaganda a sfavore della guerra. Ma Jojo non vive solo con la madre, tra le intercapedini dei muri si nasconde un ragazzina ebrea di nome Elsa che dapprima suscita odio nel piccolo Jojo, ma poi non quest’ultimo si affeziona a lei vedendola come la sorella maggiore morta qualche anno prima. Elsa cercherà di spiegare al bambino che gli ebrei perseguitati dai nazisti non sono poi così diversi da lui stesso com’egli crede. Personalmente consiglio vivamente la visione di questo film agli adulti mentre non sarei del tutto d’accordo a consigliarne la visione anche ai bambini dal momento che, sebbene abbia un profondo significato intrinseco ed una morale altrettanto profonda, il suo significato potrebbe essere travisato agli occhi dei bambini.
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loland10
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martedì 21 gennaio 2020
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corri jo, corri jo...
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“Jojo Rabbit” (id., 2019) è il sesto lungometraggio dell’attore, sceneggiatore e regista neozelandese Taika David Waititi (Taika Cohen).
Film salutare e inverecondo, intriso di riso e pieno di vero, scaraventato da un bambino in prima pagina e mandato indietro da un calcio alle idee distorte.
Il Coniglio Jojo apre le danze con il suo amico Fuhrer. Gli sta attorno, un mito, si fida e vuole essere forte. Con il sarcasmo e le vite distorte di un piccolo Chaplin il ragazzino si mette sull’onda della svastica per diventare grande subito.
Naturalmente i grandi sono macchiette e tutto avviene in uno stile fumettistico-surreale dove il colore della fotografia (in ambienti interni e in zuccherosi esterni) sembra pompato e posticcio, sarcastico e festante.
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“Jojo Rabbit” (id., 2019) è il sesto lungometraggio dell’attore, sceneggiatore e regista neozelandese Taika David Waititi (Taika Cohen).
Film salutare e inverecondo, intriso di riso e pieno di vero, scaraventato da un bambino in prima pagina e mandato indietro da un calcio alle idee distorte.
Il Coniglio Jojo apre le danze con il suo amico Fuhrer. Gli sta attorno, un mito, si fida e vuole essere forte. Con il sarcasmo e le vite distorte di un piccolo Chaplin il ragazzino si mette sull’onda della svastica per diventare grande subito.
Naturalmente i grandi sono macchiette e tutto avviene in uno stile fumettistico-surreale dove il colore della fotografia (in ambienti interni e in zuccherosi esterni) sembra pompato e posticcio, sarcastico e festante. Tutto mette in risalto il minimo intellettivo della storia e l’abbaglio vistoso del ragazzino Jojo verso un sogno, un’epopea tronfia e l’amicizia (fintamente vera e dolcemente dispettosa) dei ragazzi in divisa che vogliono superare lo sforzo fisico per rivestire dell’afflato del Sogno con i baffetti.
Tutto estremizzato e corrosivo, in un inizio folgorante e sagace, con scorribande di battute represse e di un popolo che ha la nuvola sopra come l’emblema di una vittoria sicura.
Si deve dire che le piazze rivestite di bandiere con palazzi arditamente lucidi e folgoranti fanno (ir)ridere e nello stesso tempo danno il tempo dei brividi per dei ragazzi ridanciani, con il Coniglio Jojo che vuole aprire le danze, verso una piazza tristemente disadorna, sconquassata e i ruderi che fanno a gara per farsi vedere (e nel pre-finale la carrellata dà il senso dei tempi storici e del cambio di registro del ragazzino che ritrova l’amico tra polveri e battute ‘mi sa tanto che siamo al capolinea’…’la sconfitta è certa’-).
Coniglio non demorde mai e l’attore dodicenne (all’esordio) Roman Griffin Davis ne dà le sembianze con una verve e un piglio davvero da discolo dirompente e da volto navigato nella bufera della storia. Una prova intensa con un volto semplice e vivo, fresco e disarmante.
Lo stesso regista (Taika Waititi) è anche attore nel personaggio di Hitler: goffo e sarcastico con toni da ‘maestro’ verso il ‘Coniglio’, ora leggeri, ora leggiadri, ora misti a segni di nervosismo. Il suo corpo appare acremente acceso e accadicamente intonso. I discorsi-sogni con Jojo sono uno spasso di velleità autorevoli e autoriali; una pomposità allegorica con corse e baldanze da avanspettacolo.
E Scarlett Johansson (la mamma Rosie di Jojo), candidata all’Oscar (come attrice non protagonista) è la terza parte del cast che magnificamente impersona la donna coraggio verso il figlio e la debolezza materna verso una crescita da grande ‘soldato’. Una sensibilità nascosta che va oltre al suo personaggio. E poi il personaggio scomodo rifugiato in casa Beyzler, Elsa (Thomasin McKenzie), una ragazza ebrea che è nascosta e nasconde il suo passato.
‘Ma che cazzo stai facendo?’ dice Adolf al ragazzino Jojo. ‘Fanculo Hitler’ dice Jojo mentre da un calcio (come si vede e in stile fumetti) al suo sogno con i baffi da scaraventare via. Uniche parole volgari che destano il pubblico dal risveglio di un sogno.
Ecco un film in cui l’ironia profonda, la risata ristretta, il sarcasmo da inghiottire, le velleità piatte, l’incanto di un bambino e le storie di una patria sono un excursus di vero godimento e dove il fare storia pare raccontato con arguzia e intelligenza.
Perché Adolf prima vola da solo forte della sua grandezza e comodità dall’alto. E poi viene scaraventato con forza da un calcio nel sedere. Il Fuher avrà anche quattro palle ma i fuochi oramai sono affievoliti....e le bandiere ammainate. È la storia di un bambino che non sa allacciarsi le stringhe delle scarpe...fino ad impararlo a spese sue. Sua madre ci pensa sempre per il suo figliolo....Poi arriva il momento di allacciarle ad altre scarpe
Titoli di testa con i Beatles che aprono lo schermo; canzone finale (‘Heroes’) di David Bowie che schianta l’ironia e la sua storia (scritta quando il muro di Berlino era ancora lì): un sottopasso di grande effetto tra la voce del ‘Duca’ e le movenze delle braccia. Comunque una colonna sonora di grande espressione tra canzoni e score originale di Michael Giacchino.
Prima parte dirompente e invettiva, acuta e di presa in giro; poi un po’ forzata dove il luogo di incontro è quello casalingo dove una madre vuole accudire il figlio di dieci anni e dove uno strano nascondiglio apre le parte a troppe spiegazioni, retorica arguta e sofismi cinematografici.
Regia allegra e irrispetosa, scapestrate e didattica.
Voto: 7/10 (***½) -cinema ficcanaso-
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amarolucano
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martedì 21 gennaio 2020
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un film che riempie il cuore
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se il cinema ha il compito di regalare emozioni, questo film raggiunge il suo scopo, sono emozioni forti e contrastanti: è un film che diverte ma ci rende anche tristi, un film che fa riflettere nonostante i suoi toni a tratti spensierati. E' un film ricco di contrasti interpretato in modo memorabile (sopratutto dal protagonista). Lo si può amare ma anche criticare, comunque da vedere.
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