gbetti
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martedì 18 febbraio 2020
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un film di cui non si sentiva la mancanza
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Inizia lento, annoia, è arduo affrontare una tematica così dura è sconvolgente in chiave comica, infatti il film non ci riesce. A tratti diventa fastidioso. S mira un film per bambini, infatti sono loro i protagonisti, ma trasformati in " macchiette" diventano ridicoli senza riuscire ad avere la verve comica necessaria. Un sala erano presenti alcuni bambini , mi chiedo che cosa possano aver capito di questo film è quale messaggio sia passato. Da vedere per conoscere come non deve essere trattato un argomento come quello del nazismo.
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emanuele 1968
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lunedì 17 febbraio 2020
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dolcissimo jojo
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4.5 << su una cosa siamo d'accordo, che non siamo d'accordo >> by JOJO
anche alcuni grandi tengono un amico immaginario........ci fanno a cazzotti....... si chiama coscenza
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felicity
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martedì 11 febbraio 2020
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una fiaba surreale contro i totalitarismi
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Parte in modo strepitoso questo film su un bambino che sogna di essere un vero nazista mentre esita a uccidere un coniglio, ma poi non osa e gioca in difesa.
Non è facile guardare a Jojo Rabbit senza pensare a una lunga serie di riferimenti. La storia, quella di un giovanissimo figlio della Germania nazista, fedele al partito e alla sua linea più per necessità di omologazione che per sentita credenza, diventa presto, tra classicissime trovate da commedia e battute, una scontata vicenda di formazione, propria di molti coming of age prima di questo.
L’intero film ha un tono sopra le righe fin eccessivo. L’Hitler di Jojo Rabbit non è un comandante ridicolizzato o estremizzato negli atteggiamenti, ma un amico burlone e un po’ goffo: nel tentativo di essere ridicolizzato perde il carattere e il contraltare della sua persona, così come l’esercito nazista sembra più simile agli scout di Moonrise Kingdom.
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Parte in modo strepitoso questo film su un bambino che sogna di essere un vero nazista mentre esita a uccidere un coniglio, ma poi non osa e gioca in difesa.
Non è facile guardare a Jojo Rabbit senza pensare a una lunga serie di riferimenti. La storia, quella di un giovanissimo figlio della Germania nazista, fedele al partito e alla sua linea più per necessità di omologazione che per sentita credenza, diventa presto, tra classicissime trovate da commedia e battute, una scontata vicenda di formazione, propria di molti coming of age prima di questo.
L’intero film ha un tono sopra le righe fin eccessivo. L’Hitler di Jojo Rabbit non è un comandante ridicolizzato o estremizzato negli atteggiamenti, ma un amico burlone e un po’ goffo: nel tentativo di essere ridicolizzato perde il carattere e il contraltare della sua persona, così come l’esercito nazista sembra più simile agli scout di Moonrise Kingdom.
Jojo Rabbit non è così originale, né, soprattutto, particolarmente compatto e centrato.
I due toni, quello più divertente e quello più drammatico, non sempre sono ben amalgamati, e solo nella parte finale il giusto mix sembra essere raggiunto, restituendo definitivamente quell'atmosfera quasi paradossale, accennata all'inizio e poi suggerita sempre più sporadicamente, che avrebbe potuto essere la chiave giusta per ritrarre con maggiore forza lo spaesamento interiore del giovane protagonista e la scoperta che le lenti dell'ideologia nazista danno uno sguardo sfocato.
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jack black
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domenica 9 febbraio 2020
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io ci andrei... e lo consiglio ai miei figli
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La "Vita è bella" è un'altra cosa, ma il film merita merita certamente. Ci sono chicche umoristiche niente male, e momenti per delicati e drammatici. Sam Rockwell si vede poco, ma è sempre un grande come del resto la Scarlet. Colonna sonora molto buona. Un plauso a Taika Waititi. Certamente se vi piacciono I film stile Marvel... forse non fa per voi.
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inesperto
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sabato 8 febbraio 2020
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che sorpresa!
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Allegro e profondo, a tratti stupidino ed in altri toccante. Con grande abilità, si mostrano gli effetti della propaganda nazista sulla vita, tipicamente in continua evoluzione, di un bambino di 10 anni. Durante la guerra, Jojo fa parte della gioventù hitleriana e, come tutti, è un convinto sostenitore del fuhrer, tanto da averlo persino come amico immaginario. Nel suo fanciullesco fanatismo, però, è un tipetto timidino ed insicuro con un solo amico: un bimbetto cicciottello e tenero almeno quanto lui. Vive con sua madre (la sempre ottima Scarlett), che fa parte della resistenza clandestina, ma che con lui non ne fa mai parola per evitargli guai. Nello stesso tempo, tuttavia, cerca di condizionarlo discutendo di argomenti allegri, scherzando e canzonandolo, per far passare il messaggio che, nonostante i tempi terribili, la vita potrebbe svoltare e bisogna essere pronti a cogliere l'opportunità.
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Allegro e profondo, a tratti stupidino ed in altri toccante. Con grande abilità, si mostrano gli effetti della propaganda nazista sulla vita, tipicamente in continua evoluzione, di un bambino di 10 anni. Durante la guerra, Jojo fa parte della gioventù hitleriana e, come tutti, è un convinto sostenitore del fuhrer, tanto da averlo persino come amico immaginario. Nel suo fanciullesco fanatismo, però, è un tipetto timidino ed insicuro con un solo amico: un bimbetto cicciottello e tenero almeno quanto lui. Vive con sua madre (la sempre ottima Scarlett), che fa parte della resistenza clandestina, ma che con lui non ne fa mai parola per evitargli guai. Nello stesso tempo, tuttavia, cerca di condizionarlo discutendo di argomenti allegri, scherzando e canzonandolo, per far passare il messaggio che, nonostante i tempi terribili, la vita potrebbe svoltare e bisogna essere pronti a cogliere l'opportunità. Jojo resta molto deluso quando scopre che sta offrendo rifugio ad una ragazza ebrea ma, per quanto si sfrozi, non trova il modo di liberarsi di quest'ultima. E' ora che comincia il punto forte: in principio, il bimbo nazista esprime tutta la cattiveria che gli hanno insegnato nei confronti della giovane giudea; ella ne viene ferita e lui ne ha rimorso, così cerca di rimediare per farla stare meglio, pur mantenendosi suo nemico; infine se ne innamora ed è disposto a liberarla. Tutta questa evoluzione di sentimenti che passa attraverso la mente ed il cuore di un innocente... l'opprimente influenza di una società terribile che si sfarina completamente di fronte alla conoscenza diretta di due personcine che dovrebbero odiarsi ma che non ce la fanno proprio... Sta tutto qui il nocciolo del film ed è qualcosa di notevole.
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francesca meneghetti
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lunedì 3 febbraio 2020
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una parodia del nazismo in chiave rock, ma non solo
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Una chiave di lettura potrebbe essere questa: una parodia del nazismo in chiave rock, che ne ridicolizza certi tratti. Come si evince fin dalle prime inquadrature: scorrono sullo schermo le tipiche scene di adunata di regime, coperte però dalla beatlesiana” I want to hold your hand”, gridolini femminili di fan estasiate inclusi. Per arrivare a una scena di gioia accompagnata da un ballo che mima le mossa di John Travolta. Ma sarebbe minimizzare la complessità di approcci al film. La storia ormai è nota. Jojo, dieci anni, orfano di padre, è innamorato di Hitler - uomo forte, sostituto forse della figura paterna, al punto da vederselo in camera - in un gioco allucinatorio che finisce per umanizzare il Grande Dittatore.
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Una chiave di lettura potrebbe essere questa: una parodia del nazismo in chiave rock, che ne ridicolizza certi tratti. Come si evince fin dalle prime inquadrature: scorrono sullo schermo le tipiche scene di adunata di regime, coperte però dalla beatlesiana” I want to hold your hand”, gridolini femminili di fan estasiate inclusi. Per arrivare a una scena di gioia accompagnata da un ballo che mima le mossa di John Travolta. Ma sarebbe minimizzare la complessità di approcci al film. La storia ormai è nota. Jojo, dieci anni, orfano di padre, è innamorato di Hitler - uomo forte, sostituto forse della figura paterna, al punto da vederselo in camera - in un gioco allucinatorio che finisce per umanizzare il Grande Dittatore. La sua aspirazione è diventare nazista, al pari del suo amico del cuore, paffutello , tenace nel perseguire la causa, ma non abbastanza all’arrivo dei Russi (allora cercherà la mamma per le coccole). Solo che il tirocinio richiede dei riti di iniziazione, che Jojo, ragazzino dal cuore tenero, non può sostenere, a partire dal coniglio che dovrebbe uccidere. Fa da sponda alle sue frustrazione una dolce mamma, Rosie (Scarlett Johansson), che va e viene in un casa arredata con molto legno, e molto ben congegnata per restituirci l’atmosfera degli anni Trenta. Dietro uno di questi rivestimenti di legno si muove però qualcosa: Jojo scopre che in un anfratto oscuro si trova una ragazza più grande di lui, Elsa. E’ ebrea e la madre la tiene nascosta consapevole del pericolo. Jojo è confuso, al pari del suo Hitler allucinatorio. Ma un po’ alla volta alla curiosità subentrano la compassione, l’amicizia e qualcosa di più, qualcosa che fa sentire le farfalle nello stomaco. Non diciamo di più. La conclusione riserva dei momenti tragici, anche se non enfatizzati, che ne sconsigliano la visione ai bambini, o ai ragazzi più sensibili. Per ritornare alla tesi iniziale, il film può essere letto come parodia, come una rivisitazione del tema ormai classico dell’efferatezza nazista con una sensibilità più vicina forse a “Train de Vie” che “La vita è bella”, o anche come un messaggio sulla gentilezza e sulla bontà. Il film sfiora anche il tema della condizione traumatica dell’infanzia durante la guerra e nel corso delle violenze inferte ai civili. Certamente assistiamo a un'incredibile contaminazione di stili e modi che si può spiegare solo con la biografia del regista, Taika Waititi, detto anche Taika Cohen (che nel film interpreta Hitler). Padre maori (cui si deve forse la grande energia espressiva) e madre russa ed ebrea, cui si deve quel particolare umorismo yiddish che consente agli ebrei di ridere di loro stessi, oltre che degli altri. I dialoghi sono a dir poco scoppiettanti. Da non perdere.
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no_data
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lunedì 3 febbraio 2020
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la bellezza della vita festeggiata con la danza
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E' un film capolavoro che risce a mostrare al tempo stesso l'assurdità della guerra e dell'odio e l'importanza dell'amore verso gli altri. Ti prende per mano e ti abbraccia nella semplicità di un bambino di 10 anni che in mezzo a tanta misera e aridità si salva capendo proprio che la vita è bello e niente potrà valere altrettanto. La chiave di tutto è la frase della mamma al protagonista: " Dobbiamo ballare per mostrre a Dio quanto siamo grati di essere vivi." E dovremmo farlo anche noi, come se fossimo appena stati liberati da un incubo chiamato nazismo, pronti a lasciare che tutto ci accada: bellezza e terrore. Perché si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano…
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elfoscuro75
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lunedì 3 febbraio 2020
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un capolavoro assoluto che schiaccia sulla sedia.
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La responsabilità di fare un'opera quando hai l'ombra addosso di chi ti ha preceduto. Cosa si può dire di più?
Se vuoi fare un film sul nazismo cosa puoi dire di più di quanto hanno già fatto Chaplin, Kubrick e mille altri fino ad arrivare a Benigni?
Jojo rabbit è la risposta. Un film che probabilmente non sarebbe esistito senza opere come il grande dittatore, la vita è bella o bastardi senza gloria di Tarantino.
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La responsabilità di fare un'opera quando hai l'ombra addosso di chi ti ha preceduto. Cosa si può dire di più?
Se vuoi fare un film sul nazismo cosa puoi dire di più di quanto hanno già fatto Chaplin, Kubrick e mille altri fino ad arrivare a Benigni?
Jojo rabbit è la risposta. Un film che probabilmente non sarebbe esistito senza opere come il grande dittatore, la vita è bella o bastardi senza gloria di Tarantino.
Ma che va oltre , aggiungendo , citando ma infine brillando di luce propria. Un film perfetto, a mio avviso capolavoro vero: comico e emozionante; capace di farmi sorridere e piangere come nessun altro film negli ultimi 10 anni.
Una regia stupenda, attori in stato di grazia: da Scarlett Johansson nella parte della vita, a Sam Rockwell che alza il tiro anche rispetto a tre manifesti a Ebbing, ai due ragazzi capaci di farti venir voglia di ballare piangendo sulle note di Heroes di Bowie.
E poi ancora fotografia, gusto per il dettaglio, una grande colonna sonora.
Se non avete speso la vostra quota cinema per Checco Zalone, qui c'è il Cinema con la C maiuscola: da brividi.
"LASCIA CHE TUTTO TI ACCADA: BELLEZZA E TERRORE.
SI DEVE SEMPRE ANDARE:
NESSUN SENTIRE È MAI TROPPO LONTANO" Rainer Maria Rilke
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(di robert mann)
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movieman
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lunedì 3 febbraio 2020
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il bambino nazista e la ragazza ebrea
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Fra tutti gli orrori del Novecento, il nazismo è stato quello che ha assunto il ruolo di simbolo del Male assoluto perché è stato l'apice ( la punta dell'iceberg, se preferite ) di tutto lo strisciante razzismo che stava alla base dei nazionalismi esasperati che avevano imperversato in Europa (e anche nel resto del mondo) durante gli anni precedenti e che, purtroppo, ancora oggi continuano a fare danni. Le cause che hanno portato a quell'abominio che erano i campi di sterminio sono, infatti, sempre ben presenti nella società e non a caso il cinema torna spesso a riflettere su quel periodo storico e, ormai, si può affermare perfino che i film sul nazismo e sulla Shoah sono un sottogenere a parte del cinema.
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Fra tutti gli orrori del Novecento, il nazismo è stato quello che ha assunto il ruolo di simbolo del Male assoluto perché è stato l'apice ( la punta dell'iceberg, se preferite ) di tutto lo strisciante razzismo che stava alla base dei nazionalismi esasperati che avevano imperversato in Europa (e anche nel resto del mondo) durante gli anni precedenti e che, purtroppo, ancora oggi continuano a fare danni. Le cause che hanno portato a quell'abominio che erano i campi di sterminio sono, infatti, sempre ben presenti nella società e non a caso il cinema torna spesso a riflettere su quel periodo storico e, ormai, si può affermare perfino che i film sul nazismo e sulla Shoah sono un sottogenere a parte del cinema. Nel mare formato da tutti questi film, molti anche banali, ogni tanto ne spunta qualcuno che non solo affronta un punto di vista inedito sull'argomento, ma è anche un gran bel diamante capace di emozionare fino in fondo. Uno è questo film, bellissimo e geniale, diretto da Taika Waititi, regista di origine ebraiche e neozelandesi che nella storia interpreta una versione immaginaria di un Adolf Hitler vivente soltanto nella fantasia del giovanissimo protagonista ( lo strepitoso esordiente Roman Griffin Davis ). Johannes (questo è il nome del bambino) ha dieci anni e vive nella Germania nazista. La storia si svolge nel 1945, al tramonto del regime nazista: gli Anglo-americani e i Russi sono ormai molto vicini, ma il nostro piccolo protagonista è un nazista convinto ( o almeno lui crede di essere convinto ) ed entra con un certo entusiasmo nella Hitlerjugend ( la gioventù hitleriana). Ma Johannes non è veramente un esaltato sostenitore del nazismo ed è fondamentalmente buono e ciò diventa evidente quando si rifiuta di uccidere un coniglio. Ha inoltre un rapporto conflittuale di amore e odio con la madre (una splendida e assai commovente Scarlett Johansson) e sarà costretto a rivedere tutte le sue idee quando si scoprirà costretto ad una convivenza forzata con una ragazza ebrea (Thomasin McKenzie, emozionante anche lei) che la madre nasconde in casa. E verso cui, a modo suo, comincerà a provare i primi turbamenti preadolescenziali . La bellezza di questo film consiste nel fatto che riesce ad unire la satira ( a farne le spese è l'ideologia nazista) con la storia e la comicità con il dramma, permettendo, al film, di pigiare, con rara grazia, su più tasti scivolando con grande intelligenza dai toni buffi ( ma squarciati da lampi sinistri: la già citata scena del coniglio, le esercitazioni dove si insegna ai bambini a lanciare le bombe, la stessa presenza dell'immaginario Hitler che assume toni sempre più dittatoriali quando il protagonista comincia ad aprire gli occhi sulla vera natura del nazismo) della prima parte a quelli più drammatici e malinconici della seconda riuscendo a regalare emozioni molto forti, umane e profonde attraverso personaggi mai banali e molto ben approfonditi (l'istruttore interpretato da Sam Rockwell nasconde più di una sfaccettatura) che insegnano ad andare oltre le apparenze e oltre i pregiudizi e scaraventare via le paure che portano all'odio. Nel finale, la stupenda "Heroes" esplode, insieme alla voce del compianto David Bowie, con il fragore di un tuono ed è la degna chiusura di un film molto umano, originale, intelligente ed emozionante. E che, attraverso una storia ambientata in quel tragico passato, invita a riflettere sul presente.
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domenica 2 febbraio 2020
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parametri della critica superati. fil attualissimo.
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Gentile Marzia, i parametri di giudizio critico che lei utilizza sono davvero superati, la sua visione non le ha assolutamente permesso di godersi questo piccolo, ma forse anche grande capolavoro. Non è affatto datato il film di Chaplin, ma certamente un film del 2019 non può utilizzare gli stessi binari, non si rivolge allo stesso pubblico. Il pubblico attuale dal più ricercato a quello più superficiale é entrato in luna di miele con questo film. Obiettivo raggiuto! Davvero enorme, dato l'argomento pieno di insidie. Non ultima insidia: quello di essere troppo tenero. Lei con il suo sofismo ha messo appunto l'accento in quello che è il massimo pregio di questo film, aver convertito alla causa anti-totalitaria un pubblico abituato a film fantasy e a polpettoni tratti dai videoogiochi.
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Gentile Marzia, i parametri di giudizio critico che lei utilizza sono davvero superati, la sua visione non le ha assolutamente permesso di godersi questo piccolo, ma forse anche grande capolavoro. Non è affatto datato il film di Chaplin, ma certamente un film del 2019 non può utilizzare gli stessi binari, non si rivolge allo stesso pubblico. Il pubblico attuale dal più ricercato a quello più superficiale é entrato in luna di miele con questo film. Obiettivo raggiuto! Davvero enorme, dato l'argomento pieno di insidie. Non ultima insidia: quello di essere troppo tenero. Lei con il suo sofismo ha messo appunto l'accento in quello che è il massimo pregio di questo film, aver convertito alla causa anti-totalitaria un pubblico abituato a film fantasy e a polpettoni tratti dai videoogiochi. Il film è stato in equilibrio sull'unico filo sottile capace di portare il grande pubblico su questo argomento e persuaderlo. Il miracolo è che bambini e genitori, abituati alla playstation sono entrati nel film, lo hanno visto e hanno passato parola. Esistono persone geniali, come questo regista e poi c'è lei, con i suoi sofismi, con le sue 2 stellette e mezzo, le stesse, che si danno ai thriller più ritriti e mal riusciti, alle commediole da 4 soldi, ai fantasy tratti dai giochi di ruolo. Lei ha una grandissima responsabilità: le sue stellette si convertono in migliaia di spettatori che vanno o non vanno al cinema.Non si rivolgono a un gruppo di intellettuali che possono divertirsi a discutere sul sesso degli angeli fino ad addormentarsi. Lei non è minimamente entrata nel film, il pubblico si, ha compreso molto meglio di lei. L'erudizione può essere una leva, oppure un velo davanti agli occhi.
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