felicity
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martedì 18 febbraio 2020
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l'amore al tempo delle seconde generazioni
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Un’opera prima decisamente creativa ed intelligente, Bangla non è certo esente da alcune naturali ingenuità, ma Phaim Bhuyian porta in scena una storia fresca, autentica, specchio di una realtà che ci riguarda.
Nel racconto di un amore giovanile complicato c’è tutta la passione di un ragazzo che ama quello che fa e che ha voglia di descrivere le differenze di una cultura diversa dalla nostra, ma ormai radicata ed integrata, quindi accettata.
Bangla è un piccolo film che ha il pregio, più unico che raro, di mostrare lo scontro tra culture differenti da un punto di vista che più micro non si può, ossia attraverso il racconto di formazione di un ragazzo che non percepisce il proprio senso di appartenenza né come un punto di forza né, tanto meno, come un handicap nelle relazioni con l’esterno, ma che anzi, ne affronta ogni minimo aspetto con irresistibile autoironia.
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Un’opera prima decisamente creativa ed intelligente, Bangla non è certo esente da alcune naturali ingenuità, ma Phaim Bhuyian porta in scena una storia fresca, autentica, specchio di una realtà che ci riguarda.
Nel racconto di un amore giovanile complicato c’è tutta la passione di un ragazzo che ama quello che fa e che ha voglia di descrivere le differenze di una cultura diversa dalla nostra, ma ormai radicata ed integrata, quindi accettata.
Bangla è un piccolo film che ha il pregio, più unico che raro, di mostrare lo scontro tra culture differenti da un punto di vista che più micro non si può, ossia attraverso il racconto di formazione di un ragazzo che non percepisce il proprio senso di appartenenza né come un punto di forza né, tanto meno, come un handicap nelle relazioni con l’esterno, ma che anzi, ne affronta ogni minimo aspetto con irresistibile autoironia.
Perché Phaim è, molto semplicemente, il prodotto di un melting pot che forse, in alcuni contesti urbani, si risolve in maniera assai meno problematica di quanto la politica delle divisioni non voglia farci credere.
Ma ciò che stupisce ancor di più di qualsiasi sottotesto sociale è la naturalezza con cui il regista dribbla tutti i luoghi comuni nei quali, chiunque alle prese con un’opera prima basata sostanzialmente sull’autobiografismo, rischierebbe di incappare.
C’è già, nello stile, una maturità difficile da attribuire a un regista di soli ventidue anni.
La macchina da presa si muove sicura tra le strade di una periferia che il giovane autore evidentemente conosce a menadito e, complice una scrittura vivace, frulla il primo Nanni Moretti con il Kevin Smith di Clerks.
Bangla è un gioiellino che, se non è necessario, poco ci manca. Perché parla di differenze tra culture utilizzando la leggerezza, unico filtro possibile per un argomento di cui, oggi, quasi chiunque si riempie la bocca, quasi sempre senza capirne il senso.
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mauridal
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mercoledì 22 maggio 2019
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phaim non fa l'indiano
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BANGLA un film di e con Phaim Bhuiyan, e con Carlotta Antonelli.
il tema dell'immigrazione straniera è in tempi recenti ,molto dibattuto sfiorando toni drammatici se utilizzato per fini di speculazione politica italiana, ma se a raccontare una storia di integrazione di un giovane nato in italia di origine bengalese è proprio il protagonista e il realizzatore del film ovvero il Phaim di cui si parla allora i toni si stemperano diventando addirittura ironici con punte di comicità involontaria sia nel linguaggio parlato che nei comportamenti dei personaggi.
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BANGLA un film di e con Phaim Bhuiyan, e con Carlotta Antonelli.
il tema dell'immigrazione straniera è in tempi recenti ,molto dibattuto sfiorando toni drammatici se utilizzato per fini di speculazione politica italiana, ma se a raccontare una storia di integrazione di un giovane nato in italia di origine bengalese è proprio il protagonista e il realizzatore del film ovvero il Phaim di cui si parla allora i toni si stemperano diventando addirittura ironici con punte di comicità involontaria sia nel linguaggio parlato che nei comportamenti dei personaggi. Allora tutto il dramma degli immigrati assume un differente punto di vista che i l giovane regista ci propone in questa storia semplice di un amoruccio tra lui indiano di colore cappuccino, e una lei altrettanto giovane, ma italiana , della periferia romana abitante nella stessa Torpignattara dove risiede con la sua tradizionalissima famiglia , il ragazzo bangla. Dunque Un melting polt tra centro e periferia del mondo tra chi nasce immigrato e chi nasce" periferico" essendo cittadino italiano titolato. Un divertente miscuglio nel film, diciamo recitato, in un dialetto romanesco alla "bangla" quasi a dire coatto , che conferisce un tono forse pasoliniano di borgata o forse il perfetto opposto di brutti sporchi e cattivi di memoria scoliana. Infatti tutti i personaggi da Phaim ad Asia la neo fidanzatina, agli amici e familiari e via dicendo sono pulitini bellini e soprattutto buoni e simpatici. Forse il vero riferimento cinefilo del giovane regista indiano Phaim è il Moretti alias Michele di ecce bombo o meglio il Nanni di caro diario. Tutto questo confezionato in una semplice e veloce narrazione di scenette divertenti e adatte ad un pubblico consono all'età dei protagonisti, forse più autentici dei giovani di Moccia e Muccino. Insomma Phaim non fa l'indiano pur essendolo , anzi è ben consapevole di entrare con il suo film in una fascia di pubblico da conquistare , giovani immigrati e non , islamici induisti o cristiani , ben vengano dunque a cinema. (mauridal)
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jonnylogan
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giovedì 23 maggio 2019
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paese che vai...
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Phaim è un ventiduenne italiano di origini bengalesi, che vive alla periferia di Roma con la sua famiglia, alternandosi fra il lavoro, la fede musulmana, le prove con il suo gruppo musicale e Asia, studentessa universitaria conosciuta a un suo concerto. L’incontro con una ragazza di origini italiane creerà in lui difficoltà fino a quel momento del tutto inattese.
La storia di Phaim è quella del suo autore, già svezzato fra documentari e la passione folle per il cinema, concretizzatasi in una pellicola distribuita da Fandango e che sa fare centro avvalendosi dell’ esperienza di figlio d’immigrati Bengalesi (o Bangladesi) arrivati a Roma poco prima della sua nascita, anzi per la precisione trasferiti a ‘TorPigna’ (N.
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Phaim è un ventiduenne italiano di origini bengalesi, che vive alla periferia di Roma con la sua famiglia, alternandosi fra il lavoro, la fede musulmana, le prove con il suo gruppo musicale e Asia, studentessa universitaria conosciuta a un suo concerto. L’incontro con una ragazza di origini italiane creerà in lui difficoltà fino a quel momento del tutto inattese.
La storia di Phaim è quella del suo autore, già svezzato fra documentari e la passione folle per il cinema, concretizzatasi in una pellicola distribuita da Fandango e che sa fare centro avvalendosi dell’ esperienza di figlio d’immigrati Bengalesi (o Bangladesi) arrivati a Roma poco prima della sua nascita, anzi per la precisione trasferiti a ‘TorPigna’ (N.d.R. Tor Pignattara) quartiere multietnico ove convivono hipster, decine di minoranze ben radicate e gli anziani che si ricordano la Roma che era ma che ormai non è più. Riuscendo a far respirare al loro primogenito le medesime difficoltà nelle quali vivono i suoi coetanei in bilico fra il lavoro sottopagato e precario e, nel suo caso, con matrimoni combinati perennemente in agguato. Con l’auspicio per un trasferimento all’estero, con Londra come meta preferita e le uscite con ragazze autoctone. Riuscendo a farci capire che le difficoltà sono le medesime per tutti a prescindere dal colore della pelle, a eccezione, nel caso di Phaim, di una tempesta ormonale amplificata dall’essere un giovane musulmano praticante e per questo dedito all’estensione sessuale fino al matrimonio. Si ride e sorride delle convinzioni del poco più che ventenne che si affaccia al mondo, grazie alla capacità dell’autore di sdrammatizzare argomenti così importanti che possono essere fonte di separazione fra differenti culture, come nel caso di scelte imposte da tradizione e famiglia, sempre riviste con una dose di leggerezza che pervade tutto il film. Ci deliziano le aggiunte di Sermonti e Liberati, nei ruoli di un padre rocker mancato e di un pusher silente oltre alla protagonista Carlotta Antonelli anche lei, come buona parte del cast, alla sua prima uscita sul grande schermo. Godiamoci quindi la prima pellicola di questa giovane promessa, in attesa di un nuovo lavoro che dovrà dimostrarci se siamo di fronte all’esplosione di un vero talento o a un semplice fuoco di paglia.
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