enzo70
|
lunedì 21 settembre 2020
|
un''improbabile amore in un''improbabile rapina
|
|
|
|
Un’improbabile rapina in banca si trasforma in un improbabile sequestro che termina con un ancora più improbabile amore tra il rapinatore e l’ostaggio. Il film è tratto da una storia vera e Budreau ne trae lo spunto per proporre agli spettatori un film divertente, anche se spesso, anche lui, improbabile. Ethan Hawke è un fuoriclasse e riesce a rendere verosimile la storia anche nelle sfumature, dettando il ritmo della storia. E alla fine in questo film la storia resta sullo sfondo rispetto ai dettagli che disegnano il rapinatore buono della Kreditbank, l’uomo di cui l’ostaggio si innamorò. E alla fine rimane anche un messaggio positivo perché a volte i cattivi possono essere buoni e i buoni possono essere cattivi.
[+]
Un’improbabile rapina in banca si trasforma in un improbabile sequestro che termina con un ancora più improbabile amore tra il rapinatore e l’ostaggio. Il film è tratto da una storia vera e Budreau ne trae lo spunto per proporre agli spettatori un film divertente, anche se spesso, anche lui, improbabile. Ethan Hawke è un fuoriclasse e riesce a rendere verosimile la storia anche nelle sfumature, dettando il ritmo della storia. E alla fine in questo film la storia resta sullo sfondo rispetto ai dettagli che disegnano il rapinatore buono della Kreditbank, l’uomo di cui l’ostaggio si innamorò. E alla fine rimane anche un messaggio positivo perché a volte i cattivi possono essere buoni e i buoni possono essere cattivi. Anche se forse il problema di questo film è che sono tutti buoni; ed è un altro fattore che lo rende improbabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
felicity
|
mercoledì 27 novembre 2019
|
hawke è l’unico motivo per cui guardare il film
|
|
|
|
"Rapina a Stoccolma" sta tutto nei tatticismi tra polizia e criminali, nei siparietti comici e soprattutto nelle dinamiche del dramma.
Manca tuttavia un punto di vista privilegiato, nonostante il regista conduca con metodo fino alla fine un racconto accattivante, ma che non riesce né a catturare con dovuta personalità il particolarismo del rapporto della citata sindrome, né a donare valore intrattenente al fatto vero filtrato dalla lente del genere.
E' un film così elementare e dai rapporti di forza così schematici da riuscire nell’impresa di essere al tempo stesso l’unica vera storia della sindrome di Stoccolma e la peggior storia sulla sindrome di Stoccolma.
[+]
"Rapina a Stoccolma" sta tutto nei tatticismi tra polizia e criminali, nei siparietti comici e soprattutto nelle dinamiche del dramma.
Manca tuttavia un punto di vista privilegiato, nonostante il regista conduca con metodo fino alla fine un racconto accattivante, ma che non riesce né a catturare con dovuta personalità il particolarismo del rapporto della citata sindrome, né a donare valore intrattenente al fatto vero filtrato dalla lente del genere.
E' un film così elementare e dai rapporti di forza così schematici da riuscire nell’impresa di essere al tempo stesso l’unica vera storia della sindrome di Stoccolma e la peggior storia sulla sindrome di Stoccolma. Impossibile citare gli altri precedenti cinematografici in fatto di rapine e rapinatori perché di quelli, questo film non vuole avere nulla.
Questo è un film adolescenziale per come estremizza i conflitti così che siano facili da leggere per lo spettatore e così che nessuno possa nutrire dei dubbi su quali siano i personaggi per i quali parteggiare. Rapinatori e sequestrati sono della stessa pasta, uomini e donne sole in un mondo che non li capisce.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
lucio di loreto
|
giovedì 22 agosto 2019
|
non basta un eccelso ethan hawke
|
|
|
|
Robert Budreau replica grazie a “Rapina a Stoccolma” il sodalizio di “Born to be Blue” con Ethan Hawke, inarrivabile campione introspettivo dalla strabiliante carriera, divisa tra recitazione, regia, scrittura e sceneggiatura, concludendo ognuna di queste imprese dando il massimo delle sue enormi potenzialità, che equivale a rendere di nicchia ogni interpretazione, comprese quelle più commerciali e facili. Purtroppo il risultato tra i due lungometraggi è equivalente, col funambolico protagonista a fare il bello e cattivo tempo, oscurando i suoi partner, la direzione artistica e la debole scrittura non originale, sia nell’estrapolare i tormenti di Chet Baker, che nel mimare goliardicamente il suo Kaj Hansson, rapinatore di banche molto glamour e dall’atteggiamento seventies.
[+]
Robert Budreau replica grazie a “Rapina a Stoccolma” il sodalizio di “Born to be Blue” con Ethan Hawke, inarrivabile campione introspettivo dalla strabiliante carriera, divisa tra recitazione, regia, scrittura e sceneggiatura, concludendo ognuna di queste imprese dando il massimo delle sue enormi potenzialità, che equivale a rendere di nicchia ogni interpretazione, comprese quelle più commerciali e facili. Purtroppo il risultato tra i due lungometraggi è equivalente, col funambolico protagonista a fare il bello e cattivo tempo, oscurando i suoi partner, la direzione artistica e la debole scrittura non originale, sia nell’estrapolare i tormenti di Chet Baker, che nel mimare goliardicamente il suo Kaj Hansson, rapinatore di banche molto glamour e dall’atteggiamento seventies. Il giovane regista canadese si esibisce anche stavolta dietro la macchina da presa, in produzione e dettando i dialoghi ai suoi interpreti, prendendo spunto da un articolo di Daniel Lang sul “The New Yorker” del 1975, relativo all’origine dell’espressione “sindrome di Stoccolma”, rifacendosi dunque alla rapina della Sveriges Kredit Bank, avvenuta nel 1973. L’esuberante gangster infatti, prende in ostaggio tre dipendenti, instaurando un legame amoroso con uno di loro. Da qui lo stato di totale dipendenza psicofisica che la vittima di violenze fisiche, mentali e verbali manifesta in alcuni casi col proprio carnefice, sottomettendosi volontariamente a lui, fino a provare affetto nei suoi confronti. Qui c’è il primo grosso errore di trama, con la rivelazione quasi istantanea durante il prologo di quello che accadrà da lì a poco, con la Bianca di Noomi Rapace assolutamente fuori contesto e annunciatrice del gossip sin dal primo sguardo. I discorsi, appositamente studiati così, confondono lo spettatore dandogli un senso sdrammatizzante in ogni azione, sia nell’atteggiamento da rock-folk star alla Dylan di Ethan-Lars che in quello impaurito senza però la ben che minima convinzione della rapita e futura fiamma, dagli accordi e contatti quasi trash col negoziatore di turno per arrivare al rapporto fraterno con Gunnar, un sempre eccellente Mark Strong, partner in crime tenuto dal director troppo in disparte, fino a farsi oscurare dal compagno di avventura, uno adulto e l’altro ancora bambino. Lars si prende la scena immediatamente, dall’arrivo in barca, mentre si traveste, fin quando allestisce il suo palco dentro la banca, con radiolina sul tavolo, mitragliatrice in mano, parruccone in testa e giacca di pelle! Hawke è affascinato come non mai nel dare carisma e spessore al ladro gentiluomo, tanto sicuro di sé quanto maldestro e impacciato, chiudendo il suo exploit dentro un penitenziario, stavolta in modo calmo e misurato, allorquando si congeda col suo “ostaggio”. La quasi totale mancanza di piani sequenza rende la pellicola monotona, al pari della scrittura priva di hype che punta solo alle gag attoriali, così come le inquadrature sono semplici fotogrammi dove i protagonisti costruiscono la loro storia; le interpretazioni come detto, danno fin da subito l’idea di quel che sarà, con i rapiti a fidarsi più dei loro rapinatori che delle forze dell’ordine piene di gas. In un lungometraggio girato su pochi frame per esaltare frasi e trama, si lascia solo alla recitazione il fardello di far girare le lancette nel verso giusto, ma se ciò non avviene nella totalità, si rischia di rimanere a lodare le capacità di pochi singoli, loro sì soddisfatti di tanto spazio. Senza colpi di scena in regia, dialoghi forti e bravura interpretativa di tutto il cast, il massimo a cui si può aspirare è fare il verso alle eccellenze del passato (“Dog Day Afternoon”), rimanendo unicamente ad ammirare l’ennesima performance di uno dei migliori attori della sua generazione. Meglio di niente!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lucio di loreto »
[ - ] lascia un commento a lucio di loreto »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
martedì 2 luglio 2019
|
una storia assurda tratta dalla realtà
|
|
|
|
La frase "una storia assurda tratta dalla realtà" è l'incipit del film e rappresenta bene la vicenda. Il film tratta della c.d. "Sindrome di Stoccolma" ovvero quell'atteggiamento di simpatia, di giustificazione, addirittura di collaborazione tra la vittima e il suo carnefice, nel caso trattato dal film, il comportamento dei sequestrati nei confronti del rapinatore che li aveva sequestrati in una banca di Stoccolma.
[SPOILER] Il rapinatore è Lars Nystrom (Ethan Hawke L'attimo fuggente, Training Day) entra in un Palazzo di Stoccolma,in cui c'è la sede della Banca di Credito, sequestra 2 impiegate e poi un cliente che si era nascosto, chiedendo alla polizia il rilascio di un amico carcerato Gunnar (Mark Strong, Kingsman: il cerchio d'oro, Shazam) che ottiene, come anche la macchina per la fuga e varie altre cose, ma alla fine dopo due giorni vengono i 2 rapinatori catturati e i sequestrati liberati.
[+]
La frase "una storia assurda tratta dalla realtà" è l'incipit del film e rappresenta bene la vicenda. Il film tratta della c.d. "Sindrome di Stoccolma" ovvero quell'atteggiamento di simpatia, di giustificazione, addirittura di collaborazione tra la vittima e il suo carnefice, nel caso trattato dal film, il comportamento dei sequestrati nei confronti del rapinatore che li aveva sequestrati in una banca di Stoccolma.
[SPOILER] Il rapinatore è Lars Nystrom (Ethan Hawke L'attimo fuggente, Training Day) entra in un Palazzo di Stoccolma,in cui c'è la sede della Banca di Credito, sequestra 2 impiegate e poi un cliente che si era nascosto, chiedendo alla polizia il rilascio di un amico carcerato Gunnar (Mark Strong, Kingsman: il cerchio d'oro, Shazam) che ottiene, come anche la macchina per la fuga e varie altre cose, ma alla fine dopo due giorni vengono i 2 rapinatori catturati e i sequestrati liberati. Durante il sequestro i rapinatori ottengono la collaborazione e anche la simpatia dei sequestrati, specie di Bianca (Noomi Rapace,attrice svedese che ha girato vari film in USA), che anche un momento di intimità sessuale con Lars.
Il film parte da una buona premessa: l'indagine perché un momento drammatico quale può essere un sequestro si trasformi in una collaborazione della vittima con il proprio sequestratore. Peraltro il prodotto confezionato non dà un risultato buono, manca uno sviluppo della psicologia del sequestrato, certamente nel caso prospettato l'inettitudine della polizia svedese era preoccupante per i sequestrati che temevano, per la loro incolumità, più la polizia che i banditi, sembrerebbe quasi che gli americani ce l'abbiano con i svedesi, con un capo della polizia (Christopher Heyerdahl) che viene rappresentato come un mezzo psicopatico inetto e il primo ministro, il mitico Olaf Palme, presentato come un indeciso. Il film in realtà è in bilico tra il thriller e il dramma per l'appunto non approfondito. ad esempio non si comprende la motivazione per cui Bianca si conceda a Lars, forse la frustazione di un matrimonio grigio pur con 2 figli e un marito che l'amava, anche perchè Lars si presenta come uno psicopatico completamente incapace come bandito e infantile; peraltro il thriller è totalmente privo di tensione e di suspence. La regia e la sceneggiatura di Robert Budreau (canadese con un discreto curriculum cinematografico, Born to be Blue) appaiono prive di nerbo, mediocri, il personaggio di Lars è caricaturale, non è approfondita la figura di Bianca, l'interpretazione di Noomi Rapace non è convincente come quella di Ethan Hawke, mentre l'altro rapinatore è bene interpretato da Mark Strong. Si direbbe che il film sia stato girato frettolosamente e anche la sua durata, neanche un'ora e mezza, giustifica tale impressione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
inesperto
|
mercoledì 26 giugno 2019
|
la rapina peggio organizzata di sempre
|
|
|
|
E' un biografico che sconfina spesso e volentieri nella commedia ciò che questa pellicola mostra. Il denaro assume un'importanza del tutto secondaria rispetto ad altri aspetti; come quello del legame empatico che si crea tra rapiti e rapitori, oppure del rapporto personale tra i due criminali, per non parlare della finestrella che viene aperta sulla scarsa fiducia che il cittadino svedese medio di quegli anni riponeva nello Stato, nelle sue istituzioni e nei suoi corpi di sicurezza. E' un film che si lascia guardare volentieri grazie anche ad un cast di tutto rispetto.
|
|
[+] lascia un commento a inesperto »
[ - ] lascia un commento a inesperto »
|
|
d'accordo? |
|
taty23
|
giovedì 20 giugno 2019
|
da dove nasce la sindrome di stoccolma
|
|
|
|
Rapina a Stoccolma racconta di un caso di cronaca ispirato ad una storia vera.
Nel 1973 a Stoccolma Lars Nystrom (Ethan Hawke) per far scarcerare il suo amico Gunnar(Mark Strong) decide di irrompere nella banca centrale della città prendendo alcuni impiegati come ostaggi.
Lars con i suoi modi da rapinatore bizzarro, eccentrico ed imprevedibile riesce a conquistare le simpatie e l’aiuto dei rapiti. Tra questi troviamo Bianca (Noomi Rapace) moglie e madre devota che tra tutti instaura con lui un rapporto paradossale.
[+]
Rapina a Stoccolma racconta di un caso di cronaca ispirato ad una storia vera.
Nel 1973 a Stoccolma Lars Nystrom (Ethan Hawke) per far scarcerare il suo amico Gunnar(Mark Strong) decide di irrompere nella banca centrale della città prendendo alcuni impiegati come ostaggi.
Lars con i suoi modi da rapinatore bizzarro, eccentrico ed imprevedibile riesce a conquistare le simpatie e l’aiuto dei rapiti. Tra questi troviamo Bianca (Noomi Rapace) moglie e madre devota che tra tutti instaura con lui un rapporto paradossale. Questo fatto diede origine alla patologia chiamata “Sindrome di Stoccolma”.
Rapina a Stoccolma uno psicodramma con tinte comiche.
Tratto da un articolo di giornale il film Rapina a Stoccolma alterna momenti adrenalinici a momenti di riflessione.
La narrazione funziona nel suo insieme cercando di amalgamare ed equilibrare vari generi quali action, dark comedy e dramma psicologico.
La colonna sonora diventa parte integrante del film con le canzoni di Bob Dylan in sottofondo. Vari elementi sono stati inseriti per caratterizzare e collocare il risvolto politico e socioculturale in cui la Svezia si trovava in quel momento e sul perché gli ostaggi si sentivano più vicini ai sequestratori che alla polizia che doveva salvarli.
Una storia con vari sviluppi emotivi ed emozionali dove i personaggi principali intraprendono un percorso interiore e di scoperta, in una situazione al di fuori della loro confort zone soprattutto per quanto riguarda gli ostaggi.
La scelta del cast risulta vincente con Ethan Hawke nel ruolo di Lars, un personaggio che viene ben caratterizzato tra libero pensiero, follia e umanità. Ma è l’impiegata Bianca, interpretata da Noomi Rapace, ad avere uno sviluppo narrativo più sfaccettato; a fare da mediatore con la polizia il carcerato Gunnar che ha il volto di Mark Strong non nuovo e a suo agio in questo tipo di ruoli.
Rapina a Stoccolma racconta una storia fuori dai soliti schemi dei film di genere. Puntando su un cast che riesce ad interagire e convincere, affrontando anche situazioni apparentemente assurde in un contesto di forte pressione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a taty23 »
[ - ] lascia un commento a taty23 »
|
|
d'accordo? |
|
|