michelecamero
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giovedì 19 aprile 2018
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il disagio fa la fronda agli chef stellati
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La cifra del cinema italiano è irrimediabilmente la commedia. E’ la sua grandezza ma anche il suo limite. Ed il pubblico ha comunque le proprie responsabilità, perché evidentemente se non c’è garanzia di “ridere” non ci si inoltra tanto facilmente nel magico buio di una sala cinematografica. Di positivo in questa stagione c’è che per lo meno sembrerebbe si sia spezzato il binomio comicità – volgarità che ha spesso imperato negli ultimi anni. Altra caratteristica poi, ma questa condivisa spesso anche con altri generi ed altre cinematografie, è che sempre più spesso si produce un film sapendo che sosterrà nelle sale un mese e che invece dovrà rendere nella cessione dei diritti televisivi.
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La cifra del cinema italiano è irrimediabilmente la commedia. E’ la sua grandezza ma anche il suo limite. Ed il pubblico ha comunque le proprie responsabilità, perché evidentemente se non c’è garanzia di “ridere” non ci si inoltra tanto facilmente nel magico buio di una sala cinematografica. Di positivo in questa stagione c’è che per lo meno sembrerebbe si sia spezzato il binomio comicità – volgarità che ha spesso imperato negli ultimi anni. Altra caratteristica poi, ma questa condivisa spesso anche con altri generi ed altre cinematografie, è che sempre più spesso si produce un film sapendo che sosterrà nelle sale un mese e che invece dovrà rendere nella cessione dei diritti televisivi. Non si discosta da questi cliché la pellicola di cui ci occupiamo oggi pur gradevole e con momenti di tenerezza centrata sulla diversità proveniente dalla malattia, sul disagio personale e sociale. Protagonisti infatti sono un ragazzo affetto dalla sindrome da Asperger, un ex cuoco stellato finito per questioni caratteriali ai servizi sociali dove andrà appunto ad insegnare a cucinare ad un gruppo di ragazzi affetti da quella diversità, un’assistente sociale interpretata dalla Solarino (di rilievo un suo nudo di spalle per sensualità e capacità seduttive) ed un vecchio maestro di cucina interpretato magistralmente da Haber. C’è anche un altro protagonista della storia che finalmente viene preso in giro, lo chef stellato incursore televisivo e non solo che ci ammorba l’esistenza perfino in libreria ed in pubblicità. Io sono uno di quelli che di questi falsi guru non ne può più. La storia naturalmente scorre verso il suo epilogo buonista con il difetto della sua prevedibilità (appunto, l’ammiccamento verso lo sbarco televisivo). Comunque vedibile soprattutto se si confronta con quanto passato dal convento nelle ultime stagioni.
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silvia
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domenica 13 maggio 2018
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il gusto di guido
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Fuori dallo schema della commedia italiana di successo incentrata quasi sempre su più o meno plausibili disagi sentimentali e familiari, Quanto basta narra l’amicizia tra una persona “normale”, Arturo, e un neuro-atipico, Guido, un ragazzo con sindrome di Asperger. Tema difficile e più volte affrontato, ma qui trattato in maniera lieve ed equilibrata, in modo da far arrivare al momento giusto le emozioni e da farci entrare gradualmente nel mondo “Aspie” così come nell’esistenza disillusa ma non ancora completamente cinica di uno chef in crisi. Non c’è un cast di star, ma di ottimi attori (Marchioni, Fedele, Solarino, Haber), una recitazione eccellente e al servizio della storia, e una regia che pensa a raccontare senza protagonismi, riuscendo a metterti nei panni dei due protagonisti.
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Fuori dallo schema della commedia italiana di successo incentrata quasi sempre su più o meno plausibili disagi sentimentali e familiari, Quanto basta narra l’amicizia tra una persona “normale”, Arturo, e un neuro-atipico, Guido, un ragazzo con sindrome di Asperger. Tema difficile e più volte affrontato, ma qui trattato in maniera lieve ed equilibrata, in modo da far arrivare al momento giusto le emozioni e da farci entrare gradualmente nel mondo “Aspie” così come nell’esistenza disillusa ma non ancora completamente cinica di uno chef in crisi. Non c’è un cast di star, ma di ottimi attori (Marchioni, Fedele, Solarino, Haber), una recitazione eccellente e al servizio della storia, e una regia che pensa a raccontare senza protagonismi, riuscendo a metterti nei panni dei due protagonisti. Divertente, lieve e talvolta toccante, il film evita il pietismo e la macchietta (grazie a una realistica rappresentazione della sindrome di Asperger), scorrendo verso un finale positivo ma non del tutto consolatorio e, tutto sommato, realistico. Da vedere e da consigliare.
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cinzia
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domenica 20 maggio 2018
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film piacevole ed onesto|
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ll pregio di questo film è che non si nasconde dietro facili ambizioni e pretenziosità intellettuali, e proprio per questo, nonostante il tema delicato, non cade mai nel patetico: è un film onesto, come pochi altri. Con onestà viene affrontata la sindrome di Asperger, mostrando i disagi di chi la vive (e l'ottima interpretazione di Luigi Fedele aiuta molto!), ma in realtà ad essere protagonista del film non è la disabilità, quanto la difficoltà per tutti, normodotati compresi, di stare al mondo e soprattutto di starci dignitosamente nonostante tutte le problematiche di una società... malata, questa sì malata irrecuperabile, dove nemmeno i cuochi sono più semplici cuochi ma luccicanti ed insopportabili personaggi televisivi.
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ll pregio di questo film è che non si nasconde dietro facili ambizioni e pretenziosità intellettuali, e proprio per questo, nonostante il tema delicato, non cade mai nel patetico: è un film onesto, come pochi altri. Con onestà viene affrontata la sindrome di Asperger, mostrando i disagi di chi la vive (e l'ottima interpretazione di Luigi Fedele aiuta molto!), ma in realtà ad essere protagonista del film non è la disabilità, quanto la difficoltà per tutti, normodotati compresi, di stare al mondo e soprattutto di starci dignitosamente nonostante tutte le problematiche di una società... malata, questa sì malata irrecuperabile, dove nemmeno i cuochi sono più semplici cuochi ma luccicanti ed insopportabili personaggi televisivi. In questo contesto Arturo e Guido si incontrano sullo stesso piano e in un road-movie leggero e divertente, cercano di capire se stessi, di riuscire a convivere con una certa creatività con i propri problemi, e di trovare una collocazione giusta ed umana in questo mondo: "quanto basta" per essere in pace con se stessi. In fondo tutto quello che cerchiamo tutti noi. Quindi un bel film da vedere!
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alejazz
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martedì 22 gennaio 2019
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la disabilità vs voglia di vita normale
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Q.b. alias “quanto basta”, indicazione che troviamo quasi sempre in ogni ricetta di cucina per consigliare il quantitativo (non oggettivo) dii alcuni ingredienti (come sale, pepe e le spezie in generale).
Arturo, chef (ex) stellato, finalmente riesce a concludere la sua condanna prestando servizio come cuoco presso un centro di riabilitazione dove ci sono ragazzi con problemi psicologici (tra cui vi è Guida che soffre della sindrome di Asperger - sindrome appartenente alla classe dell’autismo).
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Q.b. alias “quanto basta”, indicazione che troviamo quasi sempre in ogni ricetta di cucina per consigliare il quantitativo (non oggettivo) dii alcuni ingredienti (come sale, pepe e le spezie in generale).
Arturo, chef (ex) stellato, finalmente riesce a concludere la sua condanna prestando servizio come cuoco presso un centro di riabilitazione dove ci sono ragazzi con problemi psicologici (tra cui vi è Guida che soffre della sindrome di Asperger - sindrome appartenente alla classe dell’autismo).
Per Arturo è un periodo difficile perché deve da un alto finire di scontare la pena e dall’altra cercare di rimettersi in carreggiata professionalmente per tornare ad essere lo chef brillante come era prima. Inizialmente il rapporto con Guido non è affatto semplice anche per via della poca malleabilità dello chef nei confronti dei ragazzi autistici. Grazie ad un’iscrizione ad un concorso fatta proprio da Guido, Arturo si trova "costretto” ad accompagnarlo in qualità di tutor; allo stesso tempo lo stesso chef ha l’occasione per rilanciare il proprio passato grazie ad un giro di aperture/chiusure di ristoranti e pertanto dovrà essere in grado di coordinare le due situazioni. Riuscirà sia a seguire Guido come tutor al concorso (senza far preoccupare…. la psicologa) che a farsi conoscere come chef per un noto ristorante milanese?
Film con narrazione molto scorrevole; facile da seguire, non annoia ma allo stesso tempo non trasmette particolari emozioni. Certamente il tema dell’autismo e di come alcuni ragazzi sebbene affetti da tale patologia riescano a confrontarsi con coetanei “normali” è piacevole e suscita interesse. Ciò tolto il resto è banale: eventi e finale prevedibili.
Mi ha fatto piacere rivedere ancora una volta Alessandro Haber (anche se come comparsa); è bene che un attore del suo calibro e con la sue esperienza sia presente ogni tanto nel cinema italiano. Ad ogni modo il suo ruolo nel film mi sembra molto marginale e breve.
In generale il cast è promosso con la sufficienza grazie a Luigi Fedele (che interpreta Guido) e Vinicio Marchioni (che è il nostro Arturo). Negativa la performance di Valeria Solarino che nel film (sarà per il ruolo) mi sembra abbastanza stupida e scialba.
Cosa mi è piaciuto:
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morale
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cast
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fotografia (in particolare l’auto guidata da Arturo ripresa dall’alto)
Cosa non mi è piaciuto:
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interpretazione di Solarino
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speravo che fosse più emozionante
Consigliata la visione a tutti
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