iggy
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martedì 23 luglio 2019
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la lenta suspance
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un dramma, uno psico film, un documento d'attualità, una storia che non può non far riflettere.
la necessità di migrare (e di scappare) resta sullo sfondo, quasi intoccata, mentre si svolgono le vicende umane del passeur, del giovane di provincia e dell'investigatrice dotata di un tatto e di una comprensione dei fatti che sbalordisce.
persone, non personaggi, della provincia montana cuneense che si rivelano esseri umani.
interpretazione maestrale di luigi lo cascio, di ursina lardi e del giovane vincenzo crea.
bello+++
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giovedì 18 luglio 2019
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una sorpresa
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C'è un Luigi Lo Cascio bravissimo, in ruolo totalmente insolito per lui, una sorta di capitana Carola Rackete delle montagne. Intorno a lui un gruppo di scafisti d'alta quota. E relazioni tra padri e figli dove nessuno è padre e nessuno è veramente figlio. Tutto ruota intorno a una scelta, che ognuno di noi potrebbe oggi trovarsi a dover compiere: tra scegliere di non fare nulla e voltarsi dall'altra parte, o agire. Un noir volutamente "disarticolato", avvolto dentro uno scenario montano da Western, in uno stile classico, quasi démodé, inattuale in senso nietzschiano. Strano che esca solo a fine luglio, e in pochissime sale. Da vedere.
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covo
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martedì 21 maggio 2019
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un giallo psicologico
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Un film che affronta con degno coraggio la figura del "padre" ed il rapporto padri/figli.Senza mai imporre la propria visione , cosa rara in questo tempo di narcisismo assoluto ,il regista lascia che sia l'inconscio di ogni spettatore a leggere ed interpretare le immagini secondo il proprio vissuto. Un giallo psicologico ambientato in provincia che con finezza, come durante un'arrampicata tortuosa verso una soleggiata cima, ci porta a riflettere sulla figura paterna , sull' atavica difficoltà dell'essere "padre" , sulla responsabilità di essere "padre" e sul perché dopo secoli di storia l'essere umano non apprenda dai propri errori; non riesca a liberarsi dal giogo dell'invidia causa di quasi tutte le frustrazioni che mortificando i figli vengono poi trasmesse di generazione in generazione.
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Un film che affronta con degno coraggio la figura del "padre" ed il rapporto padri/figli.Senza mai imporre la propria visione , cosa rara in questo tempo di narcisismo assoluto ,il regista lascia che sia l'inconscio di ogni spettatore a leggere ed interpretare le immagini secondo il proprio vissuto. Un giallo psicologico ambientato in provincia che con finezza, come durante un'arrampicata tortuosa verso una soleggiata cima, ci porta a riflettere sulla figura paterna , sull' atavica difficoltà dell'essere "padre" , sulla responsabilità di essere "padre" e sul perché dopo secoli di storia l'essere umano non apprenda dai propri errori; non riesca a liberarsi dal giogo dell'invidia causa di quasi tutte le frustrazioni che mortificando i figli vengono poi trasmesse di generazione in generazione. La montagna avvolge tutto come fosse l' unica presenza materna capace di accogliere padri e figli.
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