Il bene mio

Il peso delle rovine sulle spalle di Sergio Rubini

Elia (Rubini) si aggira tra le - rovine di un paesino - distrutto dal terremoto. È l'unico che ha deciso di rimanere e non andare nella new town, ma adesso il sindaco suo cognato deve obbligarlo a sloggiare. Nel borgo c'è un cancello che lui non si decide a varcare, e soprattutto ci sono presenze misteriose: Elia, evidentemente, non è solo. Il film ha qualche bel momento: l'ingegnosa sequenza iniziale, o il momento in cui, sulle note di Lu bene mio del grande Matteo Salvatore, il racconto si sospende e si guarda intorno. Alla base però c'è uno spunto esile, quasi da cortometraggio, che mette insieme un po' a forza una situazione suggestiva e il tema di attualità dei migranti. Passaggi e dialoghi si fanno didascalici, e -molto finisce col pesare sulle spalle di Rubini. Più che la vicenda, insomma, rimangono nella memoria certe atmosfere e certi luoghi di un Sud fantasma (il film è stato girato tra Puglia e Campania).
Da La Repubblica, 4 ottobre 2018


di Emiliano Morreale, 4 ottobre 2018