luca
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giovedì 31 luglio 2025
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the florida project vs the american dream
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Film bellissimo e disturbante per chi crede nell American Dream ma se non hai un assicurazione sanitaria non sei nato nella parte "giusta" del mondo questa è la situazione di emarginazione quotidiana dove vivono milioni di persone che devono essere celate come la polvere sotto il tappeto altrimenti la gente potrebbe svegliarsi e capire che a forza di slogan (just do it if you Walter you can) stiamo tutti andando di corsa a sbattere come mosche contro il vetro come fanno questi poveri bambini che sono apparentemente vivono felici all aria aperta ma sono in gabbia
In una società spietatamente consumistica come quella Americana (ma anche noi ci stiamo arrivando) la libertà la puoi avere solo con i soldi sennò finisci in un riformatorio homele
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Film bellissimo e disturbante per chi crede nell American Dream ma se non hai un assicurazione sanitaria non sei nato nella parte "giusta" del mondo questa è la situazione di emarginazione quotidiana dove vivono milioni di persone che devono essere celate come la polvere sotto il tappeto altrimenti la gente potrebbe svegliarsi e capire che a forza di slogan (just do it if you Walter you can) stiamo tutti andando di corsa a sbattere come mosche contro il vetro come fanno questi poveri bambini che sono apparentemente vivono felici all aria aperta ma sono in gabbia
In una società spietatamente consumistica come quella Americana (ma anche noi ci stiamo arrivando) la libertà la puoi avere solo con i soldi sennò finisci in un riformatorio homeless carcere o peggio ancora
Film davvero che ti lascia qualcosa
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ilpizza
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domenica 29 settembre 2024
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uno dei film da vedere
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Bellissimo.
Vedere una bambina in lacrime, nei film, mi fa sempre una grandissima tenerezza e ogni volta va a finire che piango anche io.
Da vedere.
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cinephilo
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venerdì 7 giugno 2024
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storie di genitori disastrati delle periferie us
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Questo film, girato in pieno stile indie da uno dei registi indie migliori in circolazione è davvero un piccolo capolavoro. Protagonisti una bambina e sua madre totalmente indifferente verso i doveri che il suo ruolo genitoriale le impone. Baker segue le storie dei piccoli personaggi piazzando la macchina da presa ad altezza bambino e crea un film intenso, ironico, divertente e struggente il tutto offrendo uno sguardo umano e compassionevole (ma MAI mieloso e piagnone) su quelle persone che vivono ai margini di una società che non ha spazio per loro.
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robert de nirog
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giovedì 5 novembre 2020
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a due passi dal paradiso
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Consigliato: a chi ha a cuore le tematiche degli emarginati nei sobborghi USA e ai piacevoli ritmi lenti del cinema indipendente americano. Sconsigliato: agli amanti dei film di Hollywood.
Sinossi : A qualche miglia da Disneyworld sorgono dei coloratissimi residence per turisti. La crisi o forse calcoli sbagliati li hanno svuotati costringendoli a riadattarsi come motel a basso costo per emarginati e persone e famiglie che con difficoltà sbarcano il lunario. Qui si svolgono le avventure di Moonee, una bambina che vive assieme alla mamma in una di queste colorate stanze e che gironzola nelle soleggiate giornate estive con i suoi compari di marachelle. Non è un ambiente facile. La madre si arrangia per pagare la pigione, anche prostituendosi.
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Consigliato: a chi ha a cuore le tematiche degli emarginati nei sobborghi USA e ai piacevoli ritmi lenti del cinema indipendente americano. Sconsigliato: agli amanti dei film di Hollywood.
Sinossi : A qualche miglia da Disneyworld sorgono dei coloratissimi residence per turisti. La crisi o forse calcoli sbagliati li hanno svuotati costringendoli a riadattarsi come motel a basso costo per emarginati e persone e famiglie che con difficoltà sbarcano il lunario. Qui si svolgono le avventure di Moonee, una bambina che vive assieme alla mamma in una di queste colorate stanze e che gironzola nelle soleggiate giornate estive con i suoi compari di marachelle. Non è un ambiente facile. La madre si arrangia per pagare la pigione, anche prostituendosi. Unica figura quasi paterna e matura è il manager del residence Bobby interpretato da un Defoe in gran forma. La sinossi è tutta qui. FIno al finale.
Giudizio: è una ottima regia quella di Baker. Il film scorre senza sussulti e colpi di scena come lenta e uguale a se stessa è la vita degli abitanti dei residence colorati fuori dalla portata di Disneyworld. La fotografia è piacevole ed elegante. I colori pastello accompagnano lo sfondo di tutto il film. Ma non c'è niente di mieloso e felice per i protagonisti. Dal parco arrivano solo gli echi lontani. L'elicottero per i giri dei ricchi. Agli emarginati restano le briciole. Ai bimbi, di questo residence, il famoso parco, pur vicino, è precluso. Il loro safari sono le vacche in una fattoria li vicina. Il loro gelato è fornito da un triste chiosco e la giostra della casa degli orrori non è altro che un complesso di condomini disabitati. Non c'è spazio per loro. Sono tagliati fuori dal luccicchio che solo ad alcuni la vita riserva. Che brava è la giovane attrice che interpreta la protagonista (Brooklin Prince) ma non da meno sono i suoi piccoli colleghi, bravi davvero. Come molti hanno detto Defoe è impeccabile, una super prestazione che tiene su la trama che non spicca per sussulti improvvisi. Perchè non è la trama il centro della pellicola. Il baricentro è il finale. Li sta il grido. E la potenza della pellicola. Alla fine lo spettatore riflette. E questo per un film ben fatto è un ulteriore motivo di orgoglio.
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metyou
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domenica 21 giugno 2020
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un percorso travolgente
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È un film che racconta la storia di un gruppo di bambini indisciplinati che vivono in un motel perchè hanno alle spalle genitori che non sono all’altezza del ruolo pur impegnandosi. Moonee è la miccia del gruppo, costretta a vivere nel limbo tra infanzia e adultità. La pellicola è uno spaccato di vita di una realtà dura, spesso presa in considerazione, ma stavolta con gli occhi di un bambino che cede con le stesse debolezze che nasconde un adulto e un adulto che cede con le stesse debolezze visibili in un bambino.
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È un film che racconta la storia di un gruppo di bambini indisciplinati che vivono in un motel perchè hanno alle spalle genitori che non sono all’altezza del ruolo pur impegnandosi. Moonee è la miccia del gruppo, costretta a vivere nel limbo tra infanzia e adultità. La pellicola è uno spaccato di vita di una realtà dura, spesso presa in considerazione, ma stavolta con gli occhi di un bambino che cede con le stesse debolezze che nasconde un adulto e un adulto che cede con le stesse debolezze visibili in un bambino. A tenere insieme i mattoni di questa costruzione che potrebbe crollare da un momento all’altro c’é Bobby (Willem Dafoe), il manager del motel.
La mdp spesso altezza bambino ha un'aura coinvolgente.
A mio parere vi sono parecchi richiami al film di vent’anni prima La stanza di Marvin. Un ragazzo ribelle, la Florida, qualcuno bisognoso di compagnia sono le caratteristiche principali. Meno in superficie troviamo alcune inquadrature e nella parte finale l’entrata a Disneyworld di Orlando. Oggettivamente più forzato ma a mio parere valido é la figura maschile adulta vista in modo negativo dagli attori ma non dagli spettatori. Per Moonee è Bobby che la sgrida e non le permette di vivere come vuole e per Bessie (Diane Keaton) è il Dr. Wally che le da cattive notizie e dunque non le permette di vivere come vuole. Ma in entrambi i film il pubblico vede che questi comportamenti sono quelli giusti da avere.
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felicity
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venerdì 2 agosto 2019
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ritratto tenero del sottoproletariato americano
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Il film mescola documentarismo e finzione come metodo d’indagine dello spazio urbano e dell’odierno tessuto sociale americano.
Un film ricco di contrasti, di entusiasmi infantili e di rassegnazioni quotidiane, di ingenua poesia e di consapevole prosa.
Un ritratto tenero e puntuale del nuovo sottoproletariato e dei suoi figli dove si rende immediatamente visibile e facilmente leggibile ciò che l'immagine (di Disney World, della Florida, dell'America) continua a nascondere.
Straordinaria la direzione degli attori: Willem Dafoe giganteggia, ma è attraverso gli occhi e l'esuberanza della piccola e bravissima protagonista che emerge quel senso di divertimento effimero e un po' malinconico che è il tono stesso del film.
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barbaram
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domenica 19 maggio 2019
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da non perdere
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Nonostante lo spaccato e la riconoscibilità tipica di diversi film che raccontano la vita nelle periferie americane, in Un sogno chiamato Florida ci si immedesima. Qui l'ambientazione è un motel dipinto di viola, non tanto diverso dai condomini delle città del Mondo. Chi non ha vissuto le avventure piene di immaginazione delle vacanze estive ? Chi non ha conosciuto situazioni personali o di un amico precarie per contesto familiare o ambiente ?
La piccola eccezionale protagonista del film è una bambina con una mamma bambina, che non è in grado di gestire responsabilmente né la propria vita né quella della figlia. Le propone un modello privo di contenuti proprio come il cibo spazzatura : dolci che gratificano al momento ma che non costruiscono un futuro.
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Nonostante lo spaccato e la riconoscibilità tipica di diversi film che raccontano la vita nelle periferie americane, in Un sogno chiamato Florida ci si immedesima. Qui l'ambientazione è un motel dipinto di viola, non tanto diverso dai condomini delle città del Mondo. Chi non ha vissuto le avventure piene di immaginazione delle vacanze estive ? Chi non ha conosciuto situazioni personali o di un amico precarie per contesto familiare o ambiente ?
La piccola eccezionale protagonista del film è una bambina con una mamma bambina, che non è in grado di gestire responsabilmente né la propria vita né quella della figlia. Le propone un modello privo di contenuti proprio come il cibo spazzatura : dolci che gratificano al momento ma che non costruiscono un futuro. Non si tratta solo ed unicamente di degrado e povertà, si tratta di un vuoto di contenuti non tanto dissimile, se non per forma, a quello dei tanti bambini lasciati soli davanti ad una TV o ad un tablet. Ottima la recitazione, ottima la sceneggiatura.
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gianleo67
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sabato 20 ottobre 2018
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memories...from the florida age
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Le scorribande della piccola Moonie e dei suoi due amici del cuore, animano la monotona estate di un motel dormitorio alla periferia di Orlando, tra l'economia di sussistenza di un indotto commerciale di Disney World e la precarietà di ragazze madri che tirano a campare. A vigilare su di loro, come un angelo custode che tutto vede e tutto comprende, solo il compassionevole manager della struttura, un uomo di mezza età in rotta con la moglie, che non intende rinunciare al suo rapporto un figlio ormai adulto. Tra le illusioni psichedeliche di un'era spaziale in dismissione che agitavano i miraggi delle belve olografiche di un Ballard d'annata alla ruspante educazione sociale della Scout di Harper Lee, la favola dolceamara di un'America marginale e periferica, in cui l'incombente disgregazione ad opera delle forze centrifughe che mandano in frantumi gli ultimi scampoli di un sogno americano ridotto a merchandising viene miracolosamente arginata dai negletti valori della solidarietà e della compassione; una piccola Alamo dai colori pastello in cui sono arroccate le ultime speranze di un involontario esperimento urbanistico che riesce a tenere l'innocenza dell'infanzia miracolosamente stornata dalle miserie dell'età adulta e dalle scenografie posticce che gli fanno da sfondo.
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Le scorribande della piccola Moonie e dei suoi due amici del cuore, animano la monotona estate di un motel dormitorio alla periferia di Orlando, tra l'economia di sussistenza di un indotto commerciale di Disney World e la precarietà di ragazze madri che tirano a campare. A vigilare su di loro, come un angelo custode che tutto vede e tutto comprende, solo il compassionevole manager della struttura, un uomo di mezza età in rotta con la moglie, che non intende rinunciare al suo rapporto un figlio ormai adulto. Tra le illusioni psichedeliche di un'era spaziale in dismissione che agitavano i miraggi delle belve olografiche di un Ballard d'annata alla ruspante educazione sociale della Scout di Harper Lee, la favola dolceamara di un'America marginale e periferica, in cui l'incombente disgregazione ad opera delle forze centrifughe che mandano in frantumi gli ultimi scampoli di un sogno americano ridotto a merchandising viene miracolosamente arginata dai negletti valori della solidarietà e della compassione; una piccola Alamo dai colori pastello in cui sono arroccate le ultime speranze di un involontario esperimento urbanistico che riesce a tenere l'innocenza dell'infanzia miracolosamente stornata dalle miserie dell'età adulta e dalle scenografie posticce che gli fanno da sfondo. Basato su un'idea di cinema che propone uno sguardo in tralice sulla complessità di una nazione sempre più problematica e contraddittoria, misurandosi con tecniche di ripresa che riproducono un punto di vista sull'infanzia scevra da pietismi e pongono la sottesa metafora delle sue sperequazioni costantemente fuori quadro (ed a guardare il concept dell'ultima scena persino fuori fuoco), lo Sean Baker di questo Progetto Florida ci precipita nell'occhio placido di un ciclone tropicale in cui tutto scorre tranquillo, senza apparenti sussulti, tenendo a debita distanza la forza devastante dei venti che gli ruotano intorno, come fa con lo squallore di un sottaciuto degrado familiare che riceve un'inflessibile censura, con l'arrancare claudicante di qualche predatore sessuale e con i roghi lontani di una speculazione edilizia senza futuro che la ludica incoscienza degli infanti trasforma nell'inaspettato spettacolo di un pomeriggio estivo. Un minimalismo funzionale, senza retorica e che tuttavia non rinuncia al lirismo che solo una rappresentazione di rapporti umani veramente autentici riesce a trasmettere, toccando le corde di una commozione che gioca a rimpiattino con il tenero disincanto dei piccoli abitanti di un microcosmo favolistico da cui è possibile ammirare le immaginifiche mandrie di unicorni pascolanti, rincorrere le iridescenti promesse di un pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno o precipitarsi a rotta di collo verso le guglie raggelate del castello di Arendelle che fa capolino in fondo ad un viale affollato di turisti. Tutti attori non professionisti, tranne un impareggiabile e laconico Willem Dafoe con quattro importanti nomination (Academy Awards, Globe, BAFTA,Screen Actors Guild Awards) come miglior attore non protagonista e la meravigliosa rivelazione dell'enfant prodige Brooklynn Prince, piccola novella Cristina Ricci con un nome che è tutto un programma, il rutto libero ed un dito medio già rivolto all'indirizzo del pubblico.
E la memoria è già dolore È già il rimpianto d'un aprile Giocato all'ombra di un cortile…
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marcobrenni
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sabato 13 ottobre 2018
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questo non è un paese per bambini
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Se non fosse per qualche ridondanza, l'avrei definito un vero capolavoro: impianto scenico, scenggiatura, attori - bambini compresi - sono da eccellenza. All'inizio sembra un banale film per giovani madri alle prese con delizie, dolori e doveri verso la prole. Ma poi si intravvede presto dove vuole parare l'autore: è una denuncia tragicomica (!) di certa realtà postmoderna americana (e non solo) ove in una ambiente apparentemente sereno e coloratissimo, sito in prossimità di Disneyland, si narra la vicenda di una famigliola disfunzionale composta da una mamma sola con prole che vive di espedienti. Nulla si sa perché si trovi in simili condizioni : riflette una realtà non rara, ove una madre per vicissitudini varie si trova con prole, senza compagno, a vivere di precariato.
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Se non fosse per qualche ridondanza, l'avrei definito un vero capolavoro: impianto scenico, scenggiatura, attori - bambini compresi - sono da eccellenza. All'inizio sembra un banale film per giovani madri alle prese con delizie, dolori e doveri verso la prole. Ma poi si intravvede presto dove vuole parare l'autore: è una denuncia tragicomica (!) di certa realtà postmoderna americana (e non solo) ove in una ambiente apparentemente sereno e coloratissimo, sito in prossimità di Disneyland, si narra la vicenda di una famigliola disfunzionale composta da una mamma sola con prole che vive di espedienti. Nulla si sa perché si trovi in simili condizioni : riflette una realtà non rara, ove una madre per vicissitudini varie si trova con prole, senza compagno, a vivere di precariato. Qui in un improbabile motel d'una Florida in apparenza prospera e serena, ma che cela pure insospettati gravi casi sociali. Tutto è precario: cibo e affitto settimanale che viene racimolato di volta in volta da questa mamma un po' svitata- alternativa-sboccata che con le carabattole per strada, vende pure il proprio corpo. Lotta col custode del motel che appare severo ma cela un animo generoso, pronto a tollerare le zingarate che di continuo combinano i pestiferi bimbi Moonee e Scotty. È persino disposto ad anticipare una rata d'affitto, pur di evitare lo sfratto della disastrata famigliola. Salta all'occhio che tutti i motel nel vicinato recano colori vistosi e sono pure ben tenuti, in perfetto accordo col vicino coloratissimo parco Disneyland simbolo del kitsch USA più sfrenato. Insomma: un ambiente falsamente sereno, persino con parchi e mucche al pascolo, ma pure disturbato da enorme e pericoloso traffico di transito e dal continuo volo di fastidiosi elicotteri che portano qualche utente benestante. Un atmosfera di benessere alquanto surreale che stona con la tragicità di casi sociali che solitamente siamo abituati a vedere nei rovinosi bassifondi metropolitani, ma non certo qui! Sul finale il film incalza con metafore tragicomiche che culminano con l'esautorazione della madre da parte delle autorità sociali per comportamento manifestamente inadegauto (prostituzione, droga, furti): si prospetta di collocare la figlia Moonee in adozione. Il finale è poi da antolgia del cinema, con la fuga dei bambini verso l'adiacente Disneyland che simboleggia il totale rifiuto-rifugio dalla relatà. L'apparizione sullo sfondo di un quasi minaccioso "Magic Castle" sempre più invasivo e falsamente consolatorio, rivela tutto il dramma di quest'epoca dalle enormi diseguaglianze sociali, celate da réclame bombardanti, TV - spazzatura, ciarpame consumistico, junk food, kitsch, falsi valori e vita apparentemente (!) serena. Mutatis mutandi, ricorda a contrario il titolo dell'eccellente capolavoro dei fratelli Cohen - "Non è un paese per vecchi" - ma qui non lo è nemmeno per bimbi.
Marco Brenni
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emanuele1968
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venerdì 20 luglio 2018
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un incubo chiamato florida
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Penso che sia un buon film, pero troppe pressioni, focalizzate sempre li, esco con un po di mal di testa, idem maggior parte dei clienti, contenti ma perplessi.
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