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venerdì 15 dicembre 2017
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surreale e metaforico, decisamente interessante
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Camera a mano e montaggio discontinuo, interpreti professionisti in scena insieme a non attori, una scrittura aperta all’improvvisazione e non supina alla narrazione, che rimane infatti scomposta alimentando una costante tensione metaforica, sono gli elementi che riflettono il carattere estremamente contemporaneo e scevro da sovrastrutture consolidate del primo lungometraggio della videoartista Rä Di Martino.
Surreale già lo spunto: il protagonista di un film ambientato a Marrakech vuole fare ritorno a casa attraversando a nuoto le piscine e a piedi scalzi le strade della città, soggetto ispirato a quello del film The Swimmer di Frank Perry, pellicola del 1968 con Burt Lancaster.
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Camera a mano e montaggio discontinuo, interpreti professionisti in scena insieme a non attori, una scrittura aperta all’improvvisazione e non supina alla narrazione, che rimane infatti scomposta alimentando una costante tensione metaforica, sono gli elementi che riflettono il carattere estremamente contemporaneo e scevro da sovrastrutture consolidate del primo lungometraggio della videoartista Rä Di Martino.
Surreale già lo spunto: il protagonista di un film ambientato a Marrakech vuole fare ritorno a casa attraversando a nuoto le piscine e a piedi scalzi le strade della città, soggetto ispirato a quello del film The Swimmer di Frank Perry, pellicola del 1968 con Burt Lancaster. Mentre il produttore ricerca tra le ville patrizie specchi d’acqua rettangolari da mettere in sequenza per tracciare il bizzarro percorso e gli attori attendono di girare immersi nel molle chiacchiericcio del set, l’uomo-ombra del protagonista, la Controfigura del titolo, una sorta di doppio-testatore di scene e location sperimenta, duplicandoli, circostanze e segmenti di finzione e realtà.
Controfigura è opera prima che richiede una certa concentrazione in fase iniziale, ma una volta familiarizzato con la sua natura evidentemente astratta e simbolica e con gli elementi che si muovono al suo interno, ne emergono chiaramente la lucida determinazione progettuale, il consapevole lavoro di destrutturazione formale mirato a liberare il campo da troppe intermediazioni e un inconsueto equilibro tra costante rilancio allegorico e naturalezza descrittiva. Lavori analogamente atipici e cerebrali possono correre il rischio di una certa freddezza o chiusura, non è questo il caso del lungometraggio di Rä Di Martino che, pur sulla base di premesse teoriche complesse, mantiene una levità di sguardo e di linguaggio che permette allo spettatore di avvicinarsi ad esso pur senza esserne adescato, apre una via d’accesso pur lasciando la porta aperta e offrendo un oggetto inconsueto ma vivo e per nulla respingente, grazie anche a un minutaggio assolutamente ragionevole per la particolare natura del progetto. Opera emancipata e metaforica che può ripagare un pubblico attento e aperto, Controfigura potrebbe valicare i confini del circuito dei festival o degli incontri dedicati accedendo ad una distribuzione selettiva ma raggiungibile.
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