lbavassano
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domenica 1 aprile 2018
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smonta una storia di cui pensavamo di sapere tutto
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Smonta una storia di cui pensavamo di sapere tutto, in cui i ruoli dei buoni e dei cattivi, dei carnefici e delle vittime sembravano assegnati una volta per sempre, non con la pretesa di sostituire una verità semplificatoria con un'altra, inedita, ma complicandola, cercandola, quella verità, se pur esiste, nelle contraddizioni e nelle pieghe, anche banali, o apparentemente tali, anche misere e squallide, e ci mostra altre crudeltà, con crudele ironia, che appartengono al nostro mondo, al mondo reale e non a quello delle fiabe o dei mass-madia. Ci vuole un bravo regista per tradurre tutto ciò in una storia coinvolgente e non in un teorema (complice non secondaria la colonna sonora), ma ancor più ci vuole un'ottima interprete per renderla autentica, per rendere autentica la forza e la disperazione, la violenza che si trasfigura, si esalta, in bellezza.
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manuelazarattini
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domenica 1 aprile 2018
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l'imprinting sbagliato
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Se un bimbo cresce solo nel non affetto e nella violenza poi da adulto penserà che questo modo di vivere è la "normalità". E la vita di questa pattinatrice ne è la testimonianza. Per chi non è ancora andato a vedere il film, fate attenzione a molte dichiarazioni pronunciate dai protagonisti. Come è indicato all'inizio, anche quelle più incredibili sono vere. La prova la si ha alla fine della storia quando si vedono filmati sui reali protagonisti (molto somiglianti agli attori) che pronunciano esattamente le parole ascoltate. Un bel film.
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cocodèbauzipeot
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domenica 1 aprile 2018
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mascalzoni allo sbaragli e sport
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Una storia incredibile. I concitati
accadimenti e ciascun commento,
tutte le pubblicità sembravano parlarne, tv
cronache di carta e radio, freccia... sul ghiaccio con la sua
morte del cigno, con altrettante bellezze coreografate e quel
triplo axel, saltando come saltano gli astri del tavolo di ghiaccio,
anche se di 25 anni fa, e livido come se fosse ora,
2 piroette e tac l'axel e servito, come le mosse degli anni
50 e 60, la malafemmena e quel totò su commissione alla bella
avversaria, sono quelle sfuriate che si pagano care, voto
6 gillespie ha fors cercato un condimento troppo lontano, e chi
non sopportò qualche critica non può pretendere in eterno remissione improponibile,
specie se col fomento di violenze sulla gente, per far
capo alle bande senza voler pagare per non sapere o non esprimere, meglio
forse affaccendarsi per
i propri forse, comunque nei primi 8 minuti quasi sorprende,
guardabile forse e digeribile altrettanto per l'argomento e lo sport.
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Una storia incredibile. I concitati
accadimenti e ciascun commento,
tutte le pubblicità sembravano parlarne, tv
cronache di carta e radio, freccia... sul ghiaccio con la sua
morte del cigno, con altrettante bellezze coreografate e quel
triplo axel, saltando come saltano gli astri del tavolo di ghiaccio,
anche se di 25 anni fa, e livido come se fosse ora,
2 piroette e tac l'axel e servito, come le mosse degli anni
50 e 60, la malafemmena e quel totò su commissione alla bella
avversaria, sono quelle sfuriate che si pagano care, voto
6 gillespie ha fors cercato un condimento troppo lontano, e chi
non sopportò qualche critica non può pretendere in eterno remissione improponibile,
specie se col fomento di violenze sulla gente, per far
capo alle bande senza voler pagare per non sapere o non esprimere, meglio
forse affaccendarsi per
i propri forse, comunque nei primi 8 minuti quasi sorprende,
guardabile forse e digeribile altrettanto per l'argomento e lo sport.
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maramaldo
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sabato 31 marzo 2018
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mockumentary, che vorrà dire?
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La storia di una disgraziata.
Caro Ashtray_bliss, te lo dico subito, sono un fan di Marezia che, spero, ci legga benevola. Quali che siano le sue valutazioni riscalda e diverte i forummate con la sua intransigenza aggressiva. Ciò premesso, passo a complimentarmi per la tua recensione così ricca ed esaustiva. "Forse anch'io l'avrei scritta così bene."
Vedi, Marezia, in ciascuno di noi sonnecchia una TONYA la quale scalpita per affermarsi anche quando non dispone del talento per fare una mezza giravolta. Che, poi, diventi più o meno gaglioffa, non dipende soltanto dalla sua buona volontà.
Questioni, queste, piuttosto oziose per un film come I, Tania.
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La storia di una disgraziata.
Caro Ashtray_bliss, te lo dico subito, sono un fan di Marezia che, spero, ci legga benevola. Quali che siano le sue valutazioni riscalda e diverte i forummate con la sua intransigenza aggressiva. Ciò premesso, passo a complimentarmi per la tua recensione così ricca ed esaustiva. "Forse anch'io l'avrei scritta così bene."
Vedi, Marezia, in ciascuno di noi sonnecchia una TONYA la quale scalpita per affermarsi anche quando non dispone del talento per fare una mezza giravolta. Che, poi, diventi più o meno gaglioffa, non dipende soltanto dalla sua buona volontà.
Questioni, queste, piuttosto oziose per un film come I, Tania. Pensate, a botta calda, avrei dato 5*. Sono uscito dalla visione acquietato, disteso, soddisfatto, forse un po' contento. Paradossale, vero, per una storia di protervia, ferocia, stupidità. Amara, impoetica, amorale. E' la funzione catartica dell'Arte, quando viene esercitata con maestria e l'ispirazione è di alto livello. E' la magia del cinema di chi lo sa fare avvolgendoti, coinvolgendoti fino a convincerti che nei panni di un personaggio avresti fatto lo stesso. C'è umorismo che pretende perizia quando lo si impiega nel dramma e nella violenza.
Gillespie ha ha usato qualche accorgimento per ingraziarsi quelli dell'Accademia. Un certo sguardo per indicare che si trattava di un'umanità non all'altezza della cultura che conta: la bandiera sull'uscio alla maniera di Clint Eastwood; nella rimessa il poster di Reagan che ammicca giulivo. Non è bastato. Solo un oscar a Allison Janney, impareggiabile LaVona. Al suo posto lo avrei rifiutato come fece Marlo Brando e per gli stessi motivi: protestare per la scarsa considerazione di quella tribù di nativi che è la gente cui appartiene Tonya. In subordine, avrei preteso che dessero un riconoscimento al pappagallino che mi becchettava sul collo, epressivo ed efficace quanto e più di qualche winner.
P.S. Gentile utente Ashtray_bliss (ci ho lo spazio), anche a me, quel "mockumentary" e non solo hanno detto qualcosa. Che dire? Occhio a Marezia, ha dimestichezza con i nostri "great pretender".
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tmpsvita
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venerdì 30 marzo 2018
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brillante ritratto di una figura controversa
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Pubblicizzato in maniera esemplare da un trailer straordinario, "I, Tonya" ha fin da subito suscitato in me altissime aspettative e tante speranze.
Per quanto straordinario possa essere, il trailer però fa sembrare il film quello che poi si rivela non essere, naturalmente per chi come me non era a conoscenza della storia vera da cui è tratto.
Perciò le mie aspettative sono state soddisfatte ma solo in parte, proprio perché mi aspettavo un film diverso, non migliore e neanche peggiore, semplicemente diverso.
Onestamente si tratta di un grande film, ma un leggero amaro in bocca mi è rimasto comunque.
Sicuramente è un film davvero notevole, soprattutto grazie alla sua sceneggiatura che tra sfrenata ironia, un po' di black humor e tanta freschezza si dimostra tagliente e geniale, proprio come una storia di questo tipo si merita di essere raccontata.
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Pubblicizzato in maniera esemplare da un trailer straordinario, "I, Tonya" ha fin da subito suscitato in me altissime aspettative e tante speranze.
Per quanto straordinario possa essere, il trailer però fa sembrare il film quello che poi si rivela non essere, naturalmente per chi come me non era a conoscenza della storia vera da cui è tratto.
Perciò le mie aspettative sono state soddisfatte ma solo in parte, proprio perché mi aspettavo un film diverso, non migliore e neanche peggiore, semplicemente diverso.
Onestamente si tratta di un grande film, ma un leggero amaro in bocca mi è rimasto comunque.
Sicuramente è un film davvero notevole, soprattutto grazie alla sua sceneggiatura che tra sfrenata ironia, un po' di black humor e tanta freschezza si dimostra tagliente e geniale, proprio come una storia di questo tipo si merita di essere raccontata.
Molto buona anche la regia molto chiara e fluida (splendide le sequenze sul ghiaccio), una regia schietta e cinica che tra una rottura della quarta parete e l'altra mi ha letteralmente conquistato.
Bravissime le interpreti femminili, Margot Robbie e Allison Janney e se la prima ha finalmente ricevuto un ruolo che le potesse permettere di dimostrare il suo grande talento, fino ad ora tenuto un po' in ombra, la seconda ha finalmente ricevuto, dopo una lunga carriera tra tv e cinema, il suo primo Oscar grazie ad un ruolo nel quale si è perfettamente immedesimata.
Il film viene sorretto inoltre da un'incalzante ed atmosferica colonna sonora che spazia tra grandi classici degli anni '90, decennio nel quale il film si svolge, come è evidenziato dai costumi in perfetta sintonia con lo spirito del film.
Purtroppo nella parte centrale subisce qualche frenata per quanto riguarda il ritmo che rallentandosi appesantisce un pochino il resto, vista anche la durata di due ore.
Voto: 8-/10
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(di marezia)
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marezia
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venerdì 30 marzo 2018
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apologia della delinquenza
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Premettendo che non l'ho visto, non lo vedrò e che, tra perentesi, mi auguro che, nonostante il battage pubblicitario che dagli Stati Uniti è arrivato fino a qui, nessuno lo veda, ritengo questo tipo di film estremamente pericoloso perché corre il rischio di convincere lo spettatore, esattamene come fa gran parte degli assistenti sociali, pschiatri, psicologi e affini, che l'aggressore sia un'anima bella sporcata dalla vita e che vada ascoltata, capita e aiutata a redimersi. Sbagliato! Chi sa e non ferma, se non è stato lui/lei a prendere materialmente in mano l'attrezzo, è come se l'avesse fatto. Non merita niente; tantomeno, poi, un ritorno di notorietà.
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Premettendo che non l'ho visto, non lo vedrò e che, tra perentesi, mi auguro che, nonostante il battage pubblicitario che dagli Stati Uniti è arrivato fino a qui, nessuno lo veda, ritengo questo tipo di film estremamente pericoloso perché corre il rischio di convincere lo spettatore, esattamene come fa gran parte degli assistenti sociali, pschiatri, psicologi e affini, che l'aggressore sia un'anima bella sporcata dalla vita e che vada ascoltata, capita e aiutata a redimersi. Sbagliato! Chi sa e non ferma, se non è stato lui/lei a prendere materialmente in mano l'attrezzo, è come se l'avesse fatto. Non merita niente; tantomeno, poi, un ritorno di notorietà. Amen.
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(di maramaldo)
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freerider
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venerdì 30 marzo 2018
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grintoso biopic fuori dagli schemi
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Notevole esempio di grintoso biopic che evita tutte le trappole della biografia filmata in modo classico ovvero l'agiografia, l'illustrazione e l'ansia cronachistica che finiscono di solito per uccidere il film.
Craig Gillespie non è in soggezione di fronte al personaggio e ci consegna non solo una storia individuale ma anche e soprattutto un affresco dell'America profonda, a mio parere molto più sentito di quello proposto dal recente "The Florida Project": una storia vera di volontà di riscatto, di ascesa e caduta, di successo e rovina. La controversa vicenda di Tonya Harding corre lungo la pellicola con la stessa energia con cui la giovane pattinatrice cerca di uscire dal pantano socio-familiare da cui proviene e la stessa forza e volontà di affermazione si specchiano in ogni aspetto più strettamente filmico del lavoro di Gillespie: ritmo serrato, ironia che sostiene adeguatamente la marcatura dei personaggi, ricostruzione dei punti di vista dei diversi protagonisti comprese contraddizioni e assurdità, uso molto brillante della musica, insomma un lavoro articolato e ben scritto che domina perfettamente anche la svolta thriller legata all'episodio dell'aggresssione, insomma una volata disperata di due ore contro tutto e contro tutti.
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Notevole esempio di grintoso biopic che evita tutte le trappole della biografia filmata in modo classico ovvero l'agiografia, l'illustrazione e l'ansia cronachistica che finiscono di solito per uccidere il film.
Craig Gillespie non è in soggezione di fronte al personaggio e ci consegna non solo una storia individuale ma anche e soprattutto un affresco dell'America profonda, a mio parere molto più sentito di quello proposto dal recente "The Florida Project": una storia vera di volontà di riscatto, di ascesa e caduta, di successo e rovina. La controversa vicenda di Tonya Harding corre lungo la pellicola con la stessa energia con cui la giovane pattinatrice cerca di uscire dal pantano socio-familiare da cui proviene e la stessa forza e volontà di affermazione si specchiano in ogni aspetto più strettamente filmico del lavoro di Gillespie: ritmo serrato, ironia che sostiene adeguatamente la marcatura dei personaggi, ricostruzione dei punti di vista dei diversi protagonisti comprese contraddizioni e assurdità, uso molto brillante della musica, insomma un lavoro articolato e ben scritto che domina perfettamente anche la svolta thriller legata all'episodio dell'aggresssione, insomma una volata disperata di due ore contro tutto e contro tutti.
Notevoli dal punto di vista non solo registico ma anche drammatico le immancabili riprese delle esibizioni di pattinaggio, che anzichè conformarsi ad un certo stile enfatico tipico dei biopic sugli artisti riescono invece a trasmettere un'autentica tensione emotiva che emana direttamente dal personaggio prima che dall'esibizione in se', tanto che quando sui titoli di coda vediamo scorrere le immagini di repertorio delle vere gare di Tonya Harding ci ritroviamo ad assistere a quei volteggi con occhi diversi e notevolmente sensibilizzati.
Un plauso è dovuto a Margot Robbie che ha messo da parte la sua avvenenza per interpretare un ruolo privo di fascino ma forte di una volontà di competizione e rivincita che ne infuoca la tempra, il regista e il personaggio le hanno chiesto davvero tanto in termini di immedesimazione e la sua prestazione, rispettosa oltre che incisiva, avrebbe meritato un riconoscimento. Recenetemente solo "Steve Jobs" di Danny Boyle mi aveva convinto come prova del fatto che le biografie al cinema possono svincolarsi dai dettami del genere e affermarsi come opere autonome e interessanti e, seppur molto diverso da quel precedente, "I, Tonya" è un altro ottimo risultato fuori dai dettami.
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[+] l'amara parabola di una vita turbolenta
(di antoniomontefalcone)
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marezia
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lunedì 26 marzo 2018
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l'esaltazione del male
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Trovo semplicemente vergognoso che si possa portare sul grande schermo (ma anche sul piccolo, perfino sul minuscolo) le vicende di una persona che abbia cagionato CON INTENZIONE E SODDISFAZIONE un danno fisico ad un'altra, senza considerare poi il fatto che si trattasse di sport e che sport! Talento, grazia, eleganza, classe, doti non acquisibili con un colpo di bastone su un ginocchio, o sbaglio? L'episodio mi colpì allora e mi colpisce adesso nella stessa identica maniera. Del passato della Harding non me ne frega niente e non credo che debba essere usato come motivazione di quello che ha fatto, MAI. CHE SCHIFO!
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(di marezia)
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ashtray_bliss
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martedì 27 febbraio 2018
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tonya: ascesa e caduta del sogno americano.
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Il regista australiano Gillespie riesce con questa pellicola candidata agli Oscar a uscire dai soliti schemi del biopic, costruendo in modo narrativamente e tecnicamente impeccabile una dramedy moderna, originale, sgargiante e animata da una viviva estetica pop anni '90 senza mai perdere di vista l'obiettivo principale: quello di raccontare la storia di Tonya Harding senza eccedere nel melodramma ma senza nemmeno sminuire o ridicolizzare la vicenda e la protagonista. Quella di Tonya, come ci viene descritta, è una storia controversa, segnata da un passato pieno di abusi, un presente scintillante e promettente ma anche un epilogo altrettanto brusco, punitivo e irreversibile.
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Il regista australiano Gillespie riesce con questa pellicola candidata agli Oscar a uscire dai soliti schemi del biopic, costruendo in modo narrativamente e tecnicamente impeccabile una dramedy moderna, originale, sgargiante e animata da una viviva estetica pop anni '90 senza mai perdere di vista l'obiettivo principale: quello di raccontare la storia di Tonya Harding senza eccedere nel melodramma ma senza nemmeno sminuire o ridicolizzare la vicenda e la protagonista. Quella di Tonya, come ci viene descritta, è una storia controversa, segnata da un passato pieno di abusi, un presente scintillante e promettente ma anche un epilogo altrettanto brusco, punitivo e irreversibile. Tonya, indiscutibilmente divenne l'incarnazione perfetta del sogno americano, repentinamente costruito e altrettanto drasticamente distrutto; dalla rapida ascesa a livello nazionale che la rende una delle campionesse più amate e ammirate dagli americani, essendo la prima pattinatrice artistica in USA ad eseguire correttamente un triplo axel (1991), all'altrettanto repentina caduta verso il baratro, divenendo il personaggio più odiato dal pubblico e dai mass media, con una carriera stroncata ad appena 23 anni per via di uno scandalo di cronaca nera che coinvolse lei e la collega Nancy Kerrigan all'alba delle Olimpiadi invernali del 1994.
La frase che pronuncia Tonya già nel trailer è dunque senza ombra di dubbio quella che meglio rappresenta il leit motif del film: "There's no such thing as truth. Everyone has their own truth". Infatti, la pellicola in questione racconta la vita della nota e controversa pattinatrice americana attraverso il suo punto di vista e quello delle persone che le sono state vicine, ovvero la madre, il marito Jeff e i loro amici in comune. Le opinioni e i punti di vista, naturalmente non potrebbero essere più distanti e contraddittori facendo emergere un'immagine tutt'altro che omogenea della pattinatrice. A questo punto è doveroso notare come il regista riesca nell'intento di mantenere acceso l'interesse degli spettatori, mediante l'utilizzo di diverse tecniche narrative che spezzano la linearità della trama, scongiurando la monotonia e mantenendo una verve di freschezza nella pellicola: dall'uso dello stile mockumentary, qui presente sotto forma di finte interviste dei protagonisti (in realtà fornite sempre dagli attori) alle sequenze nelle quali i protagonisti si rivolgono direttamente al pubblico, guardando dritti nella cinepresa.
Gillespie ricrea così un effervescente mix tra commedia nera, dramma e biopic ripercorrendo la vita di Tonya come lei l'ha raccontata agli altri. Dall'infanzia difficile, all'insegna di una madre severa, austera, inflessibile e fredda totalmente incapace di amare, che spinge la figlia ad abbracciare lo sport del pattinaggio artistico e farne l'unico scopo di vita, all'adolescenza sempre segnata dall'ossessione della madre e dai suoi scatti anche violenti che porteranno Tonya a cercare amore e affetto tra le braccia di Jeff, destinato a diventare suo marito. Le cose purtroppo per lei non miglioreranno e Tonya diventerà vittima di violenza domestica per mano del coniuge, che caparbiamente alterna momenti di dolcezza e complicità con scatti violenti che dirige contro la compagna. Vissuta in un contesto grezzo e di provincia, senza una vera e propria educazione scolastica, Tonya accetterà l'umiliazione e la violenza come parte integrale della sua vita e arriverà a convincersi di meritarsi la situazione vissuta.
Ma mentre la vita personale va a rotoli, quella professionale prosegue a gonfie vele e la vede partecipare e vincere molti campionati nazionali guadagnandosi le simpatie del pubblico e le antipatie dei giudici. Colpa del suo carattere anticonformista, spigoloso e arrogante. Ciò nonostante mostrerà il pregio di restare fedele a se stessa, senza mai provare ad allinearsi agli standard delle giurie, di chi la vorrebbe più fine, elegante ed educata. Tonya anche quando arriva in vetta resta la ragazza di provincia, di quell'America maleducata e gretta, ma attira comunque l'interesse mediatico per via delle sue indiscusse capacità agonistiche. Peccato che tutto è destinato a finire e far crollare il mito nascente di Tonya quando l'ormai ex marito, Jeff, organizza un piano per mettere fuori gioco la rivale numero uno della Harding, l'atleta Nancy Kerrigan, in vista delle Olimpiadi Invernali di Lillehammer in Norvegia. Col beneplacito di Tonya e con l'aiuto logistico e materiale del suo migliore amico, Jeff riuscirà a portare a termine il piano, aggredendo la Kerrigan e distruggendo definitivamente tutto quello che Tonya era riuscita a crearsi con anni di sacrifici e duro impegno.
L'incidente al ginocchio della collega e rivale agonistica riceverà un'ampia copertura mediatica, divenendo un caso di cronaca nera vero e proprio, nonchè uno degli scandali sportivi più noti di sempre coinvolgendo anche l'azione dell'FBI. Il nome di Tonya Harding figura ovunque e la sua partecipazione alle Olimpiadi con un'indagine in corso è avvolta dalla controversia. Rientrata in America ammetterà di essere stata al corrente del piano ma negerà di essere lei l'organizzatrice. Infine il bilancio per l'atleta sarà pesante: non solo si guadagnerà una squalifica ma verrà bandita a vita dalla federazione sportiva cosa di fatto le impedisce di praticare lo sport a qualsiasi livello.
Vittima delle dure e difficili circostanze nelle quali è vissuta o artefice della sua stessa rovina, in preda a tendenze autodistruttive e ad un carattere difficile e competitivo oltre ogni limite consentito? Forse Tonya era un po' tutto questo. Un po' l'arroganza della ragazzotta provinciale che raggiunge la vetta e non vuole cederla; e un po' la fragilità di una ragazza abituata ai soprusi e alle privazioni sin da piccola che si è lasciata abbagliare troppo in fretta dal successo. Quello che è certo, che il film mette in evidenza, è che è stata indubbiamente vittima di un sistema (quello mediatico) e di una mentalità (quella americana) che ti inghiottisce troppo in fretta, rendendoti dapprima una star amata da tutti e ricoperta di elogi, ma l'attimo dopo ti getta in rovina, ti distrugge e ti annienta. Il sogno americano è sempre vivo ma anche pronto a sgretolarsi dentro le proprie mani quando le cose vanno storte.
Tonya verrà ricordata sempre come una sabotatrice ma il film riesce indubbiamente a farti entrare in empatia col suo personaggio dalle mille sfaccettature; da vittima a carnefice, da fragile ed insicura ragazza di periferia ad arrogante e avida arrivista senza scrupoli. Merito anche della straordinaria interpretazione di Margot Robbie che dona spessore al personaggio facendo emergere tutto il ventaglio di emozioni e stati d'animo della protagonista. La Robbie è veramente in stato di grazia e regala una delle sue migliori e memorabili performance sino ad ora. Bravissima come già confermato da tutti la perfida e glaciale Allison Jenney nei panni di Lavona ma i complimenti vanno estesi anche all'afascinante Sebastian Stan che mostra quanto capace e versatile sia come attore nel ruolo dello scaltro manipolatore Jeff Gooley.
Incorniciato da una sgargiante soundtrack pop anni '80/'90 e da un'estetica nineties pop molto nostalgica e retrò I, Tonya è sicuramente uno dei biopic più interessanti che spicca per la sua originalità, per le ottime interpretazioni e per la buona stesura dello script e per l'abbondanza di umorismo nero; elementi che riescono sempre a mantenere vivo l'interesse dello spettatore.
Una parabola di ascesa e caduta di un talento bruciato troppo in fretta e caduto in quella voragine mediatica senza scrupoli nè pietà. Tonya è la rappresentazione perfetta della mediocrità umana che prova a tutti i costi a crearsi un futuro migliore e sfondare nel mondo dello sport, oltremodo competitivo e corrosivo, fallendo miseramente con tutti riflettori puntati addosso. Un film pungente, amaro, ironico e dissacrante, indubbiamente a tratti divertente ed esplosivo che merita assolutamente di essere visionato: 3,5/5.
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[+] troppe chiacchiere
(di marezia)
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[+] fantasia ai massimi livelli
(di michelevoss)
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