Il premio |
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Un film di Alessandro Gassmann.
Con Gigi Proietti, Alessandro Gassmann, Rocco Papaleo, Anna Foglietta.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Italia 2017.
- Vision Distribution
uscita mercoledì 6 dicembre 2017.
MYMONETRO
Il premio
valutazione media:
2,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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triste e saggio, talora gigidi elgatolocoFeedback: 257552 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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martedì 3 novembre 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film di Gassman, ossia Alessandro Gassman, del 2017, questo"Il premio", anche scritto dal regista con Walter Lupo e Alessandro Bruno, che mostra un volto differente di Gigi Proietti, del quale è difficile dire vista la sua recente dipartita.Dirò che dal film emerge la versione triste, malinconica, pensosa del grande attore, identificato soprattutto e in modo improprio come un comico, mentre naturalmente è stato un attore a 360°, avendo affrontato Shakespeare, ma anche altri testi lontanissimi dalla comicità, quale era"Il dio Kurt"di Moravia,,, Del resto anche le famose"Mandrakare", a ben pensarci, avevano sempre anche un co^té triste, riflessivo... La doppiezza del grande interprete, volendo, la"schisi"dell'attore già benissimo individuata da Denis Diderot nel"Paradosso dell'attore", sempre considerando che in questo caso il film è firmato da vari autori(Gassman, Lupo, Bruno, appunto)e non da Gigi Proietti stesso, anche se ha accettato di esserne il protagonista, con Gassman che, nel ruolo di uno dei figli che fa da"spalla", ANna FOglietta migliore interprete femminile, Rocco Papaleo che, nel ruolo dell'amico, rende una prova"only italian", ossia senza accentuazioni dialettali(credo lucane, nella fattispecie), Erika Blanc che, nel ruolo di una diva ormai al tramonto e malata, si dedica alla criogenesi, aliasall'ormai quasi antico sogno dell'immortalità via ibernazione... Molti temi, per un film comp'lesso senza essere"complicato"dove comunque il ruolo mattatoriale di Proietti emerge nella sua migliore forma(mirabile il discorso quando lo scrittore che interpreta parla a Stoccolma ricevend il Nobel, con tutto il"vissuto"e il"dichiarato"di perfidie invero buone(voluto, certo, l'ossimoro)e di riferimenti infra.familiari. Decisamente in questa"umana avventura"che il mfilm rapppresenta o vuole cercare di rappresentare, il ruolo del"leader"è fortemente accentuato, divenendo"pivotale", in qualche modo, senza che gli altri(ossia le altre intepretazioni)spariscano, ma rispettando una gerarchia di valori che, almneo nello spettacolo, va rispettata....Il rischio dell'autocelebrazione era senz'altro presente, immanente, ma è stato(almeno in gran parte)evitato, diremmo. Rimane il rimpianto per il fatto che Proietti manca, ormai e ne rimane comunque l'immagine che lo schermo riesce a ridarci(seconda possibile lettura della frase di Jean Cocteau, per cui"il cinema è la morte al lavoro"). El Gato
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