flaw54
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domenica 10 dicembre 2017
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la solita commedia
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Niente di più che la solita commediola all'italiana. L'argomento poteva anche essere interessante nella descrizione del rapporto tra i figli e un padre famoso e condizionante, ma il tutto si riduce specialmente nel primo tempo ad una serie di gags scontate che culminano con l'uccisione del gatto-armadillo ( una scena veramente pietosa e scontata ) e con alcune trovate veramente surreali( l'ibernazione.......). Migliore la seconda parte. Da brivido gli attori: una Foglietta sopra le righe e perennemente schizzata. Un Gasmann ( in genere bravissimo secondo me ) ridotto a fare battute da spalla e un Proietti sornione ed elegante come sempre, ma più adatto a sketch televisivi che ad un ruolo portante in un film.
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Niente di più che la solita commediola all'italiana. L'argomento poteva anche essere interessante nella descrizione del rapporto tra i figli e un padre famoso e condizionante, ma il tutto si riduce specialmente nel primo tempo ad una serie di gags scontate che culminano con l'uccisione del gatto-armadillo ( una scena veramente pietosa e scontata ) e con alcune trovate veramente surreali( l'ibernazione.......). Migliore la seconda parte. Da brivido gli attori: una Foglietta sopra le righe e perennemente schizzata. Un Gasmann ( in genere bravissimo secondo me ) ridotto a fare battute da spalla e un Proietti sornione ed elegante come sempre, ma più adatto a sketch televisivi che ad un ruolo portante in un film. Non Mi soffermo poi su Papaleo, perchè non capisco come mai i registi insistano a farne una macchietta e lui accetti questi ruoli che ledono la sua professionalità.
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alesimoni
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lunedì 11 dicembre 2017
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eterno gigi
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E' molto piacevole il nuovo film da regista di Alessandro Gassmann. Non abbandonando lo stile da commedia con alcuni divertenti passaggi (l'episodio del gatto su tutti) parla di un padre piuttosto crudele e anaffettivo, innamorato più di sé stesso e del suo essere "genio" che dei suoi figli (quanti ne ha sparsi per il mondo non si sa, ho perso il conto). Gassmann ci mostra bene i traumi irrisolti causati da questo padre così geniale ma assente, raccontando una storia in cui penso che molti possano ritrovarsi. Il film "on the road" è leggero e divertente, grazie a una sceneggiatura credibile e attori ben calati nei ruoli con Gassmann e Papaleo che non sbagliano un colpo, ma Gigi Proietti si prende e domina la scena da par suo come il personaggio che interpreta.
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E' molto piacevole il nuovo film da regista di Alessandro Gassmann. Non abbandonando lo stile da commedia con alcuni divertenti passaggi (l'episodio del gatto su tutti) parla di un padre piuttosto crudele e anaffettivo, innamorato più di sé stesso e del suo essere "genio" che dei suoi figli (quanti ne ha sparsi per il mondo non si sa, ho perso il conto). Gassmann ci mostra bene i traumi irrisolti causati da questo padre così geniale ma assente, raccontando una storia in cui penso che molti possano ritrovarsi. Il film "on the road" è leggero e divertente, grazie a una sceneggiatura credibile e attori ben calati nei ruoli con Gassmann e Papaleo che non sbagliano un colpo, ma Gigi Proietti si prende e domina la scena da par suo come il personaggio che interpreta. Memorabile la scena del pranzo ai Nobel con "sclerata" della Foglietta. Da vedere.
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francesco
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mercoledì 14 febbraio 2018
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manca proprio una sceneggiatura
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Se in un film manca una buona sceneggiatura, puoi avere delle buone idee e dei bravi attori ma il risultato finale sarà deludente. Questo si capisce già dalle prime scene in cui tutti i protagonisti iniziano un lungo viaggio in macchina per accompagnare Giovanni Passamonte (Gigi Proietti) a ricevere un premio. Come ci salgono i vari protagonisti in macchina? L'aiutante di Giovanni si prende un colpo della strega mettendo le valigie in macchina, quindi Giovanni chiede a suo figlio (che passava di li) di fargli da autista per qualche giorno (e questo accetta praticamente subito) poi passa di li anche la sorella che sale anche lei in macchina senza nessun invito. Insomma tutto molto poco credibile.
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Se in un film manca una buona sceneggiatura, puoi avere delle buone idee e dei bravi attori ma il risultato finale sarà deludente. Questo si capisce già dalle prime scene in cui tutti i protagonisti iniziano un lungo viaggio in macchina per accompagnare Giovanni Passamonte (Gigi Proietti) a ricevere un premio. Come ci salgono i vari protagonisti in macchina? L'aiutante di Giovanni si prende un colpo della strega mettendo le valigie in macchina, quindi Giovanni chiede a suo figlio (che passava di li) di fargli da autista per qualche giorno (e questo accetta praticamente subito) poi passa di li anche la sorella che sale anche lei in macchina senza nessun invito. Insomma tutto molto poco credibile. Il film continua in questo modo, con tante scene poco credibili, con dialoghi molto forzati, fino alla fine in cui raggiunge l'apoteosi (del non credibile) con l'irrompere nella scena della premiazione di Rinaldo.
Sicuramente con una buona sceneggiatura e un impronta meno da commedia, i temi affrontanti (tipo il rapporto generazionale padri figli) avrebbero potuto essere più credibili, così invece perdono di spessore così come gli attori sembrano meno bravi di quello che in realtà sono. L'unico che forse un pò si salva (o almeno risulta più credibile nel suo personaggio) è Gigi Proietti.
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flyanto
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mercoledì 13 dicembre 2017
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la figura imponente di un padre
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Alessandro Gassmann in veste sia di attore che di regista, filma un'opera, intitolata "Il Premio", che si presenta come un affettuoso ricordo in memoria del padre, il grande attore Vittorio Gassman, scomparso nel 2000.
La storia, infatti, riguarda il fatto che un noto scrittore (Gigi Proietti) deve recarsi a Stoccolma perchè insignito del Premio Nobel e nel corso di questo viaggio viene accompagnato dal fedele segretario/maggiordomo (Rocco Papaleo) e da due dei suoi svariati figli avuti da relazioni diverse (Alessandro Gassmann e Anna Foglietta).
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Alessandro Gassmann in veste sia di attore che di regista, filma un'opera, intitolata "Il Premio", che si presenta come un affettuoso ricordo in memoria del padre, il grande attore Vittorio Gassman, scomparso nel 2000.
La storia, infatti, riguarda il fatto che un noto scrittore (Gigi Proietti) deve recarsi a Stoccolma perchè insignito del Premio Nobel e nel corso di questo viaggio viene accompagnato dal fedele segretario/maggiordomo (Rocco Papaleo) e da due dei suoi svariati figli avuti da relazioni diverse (Alessandro Gassmann e Anna Foglietta). In questo lungo percorso in macchina sino in Svezia si verificheranno numerose avventure, nonchè colpi di scena, che in ogni caso metteranno sempre in luce la figura carismatica del padre, tanto charmant per il pubblico di persone estranee, quanto 'ingombrante' , invece, per i figli da lui adombrati e privi del successo e di una realizzazione personale. Ma il suddetto viaggio servirà come percorso al fine di conoscersi e comprendersi finalmente più profondamente gli uni (i figli) con l'altro (il padre).
Alessandro Gassmann, in forma ironica e del tutto benevola, in questa sua pellicola, ripeto, presenta in pratica ciò che più o meno era la figura del proprio padre Vittorio o, più precisamente, il rapporto che lui stesso, in qualità di figlio, insieme agli altri suoi fratellastri, aveva con un personaggio tanto famoso e seducente, quanto 'ingombrante' , istrionico, a volte sin troppo sincero e lunatico. La commedia risulta nel suo complesso piacevole, sebbene parecchio scontata in certi frangenti iniziali: verso la seconda parte essa migliora ma in ogni caso rimane un'opera piuttosto banale che deve il suo esimio valore soprattutto grazie all'interpretazione di Gigi Proietti che sovrasta nettamente gli altri, sebbene tutti decorosi e convincenti nei propri ruoli.
Consigliabile solo come leggero scaccia pensieri.
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felicity
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giovedì 14 novembre 2019
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road movie in bilico tra commedia e dramma
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Il premio è un road movie che sa dosare con intelligenza dramma e commedia, anche grazie ad una felice direzione degli attori.
Tutti in parte, con Gigi Proietti che finalmente si riconcilia con il grande schermo e si offre in una performance a tutto tondo, capace di miscelare l’altezzosità del genio con la sana passione per i piaceri della vita.
La struttura abusata del road movie presenta delle palesi citazioni a pilastri del genere ai quali è impossibile non attingere, ma la formula non annoia lo spettatore, proprio per merito dello sguardo profondamente sincero ed empatico del Gassmann regista, che si diverte ad osservare con entusiasmo le vicissitudini di questa scapestrata banda di personaggi, mantenendo al tempo stesso un occhio critico verso la società bigotta che li circonda.
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Il premio è un road movie che sa dosare con intelligenza dramma e commedia, anche grazie ad una felice direzione degli attori.
Tutti in parte, con Gigi Proietti che finalmente si riconcilia con il grande schermo e si offre in una performance a tutto tondo, capace di miscelare l’altezzosità del genio con la sana passione per i piaceri della vita.
La struttura abusata del road movie presenta delle palesi citazioni a pilastri del genere ai quali è impossibile non attingere, ma la formula non annoia lo spettatore, proprio per merito dello sguardo profondamente sincero ed empatico del Gassmann regista, che si diverte ad osservare con entusiasmo le vicissitudini di questa scapestrata banda di personaggi, mantenendo al tempo stesso un occhio critico verso la società bigotta che li circonda.
Il ritmo non sempre viene gestito in maniera ottimale e l’equilibrio tra il serio e il faceto diventa spesso e volentieri assai precario.
Dopotutto la presenza di un ottimo cast permette di incasellare questi momenti di indecisione nel processo di scrittura, a partire da Gigi Proietti, che si trova a ricoprire un ruolo con forti inclinazioni drammatiche, fino ai vari Gassmann, Papaleo e Foglietta e alle giovani leve Matilda De Angelis e Marco Zitelli.
ll premio è senza dubbio un film godibile e consigliabile, dove l’ironia e la comicità di alcune situazioni non è mai forzata e, allo stesso tempo, l’evoluzione dei personaggi segue il naturale percorso della storia stessa.
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elgatoloco
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martedì 3 novembre 2020
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triste e saggio, talora gigi
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Film di Gassman, ossia Alessandro Gassman, del 2017, questo"Il premio", anche scritto dal regista con Walter Lupo e Alessandro Bruno, che mostra un volto differente di Gigi Proietti, del quale è difficile dire vista la sua recente dipartita.Dirò che dal film emerge la versione triste, malinconica, pensosa del grande attore, identificato soprattutto e in modo improprio come un comico, mentre naturalmente è stato un attore a 360°, avendo affrontato Shakespeare, ma anche altri testi lontanissimi dalla comicità, quale era"Il dio Kurt"di Moravia,,, Del resto anche le famose"Mandrakare", a ben pensarci, avevano sempre anche un co^té triste, riflessivo.
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Film di Gassman, ossia Alessandro Gassman, del 2017, questo"Il premio", anche scritto dal regista con Walter Lupo e Alessandro Bruno, che mostra un volto differente di Gigi Proietti, del quale è difficile dire vista la sua recente dipartita.Dirò che dal film emerge la versione triste, malinconica, pensosa del grande attore, identificato soprattutto e in modo improprio come un comico, mentre naturalmente è stato un attore a 360°, avendo affrontato Shakespeare, ma anche altri testi lontanissimi dalla comicità, quale era"Il dio Kurt"di Moravia,,, Del resto anche le famose"Mandrakare", a ben pensarci, avevano sempre anche un co^té triste, riflessivo... La doppiezza del grande interprete, volendo, la"schisi"dell'attore già benissimo individuata da Denis Diderot nel"Paradosso dell'attore", sempre considerando che in questo caso il film è firmato da vari autori(Gassman, Lupo, Bruno, appunto)e non da Gigi Proietti stesso, anche se ha accettato di esserne il protagonista, con Gassman che, nel ruolo di uno dei figli che fa da"spalla", ANna FOglietta migliore interprete femminile, Rocco Papaleo che, nel ruolo dell'amico, rende una prova"only italian", ossia senza accentuazioni dialettali(credo lucane, nella fattispecie), Erika Blanc che, nel ruolo di una diva ormai al tramonto e malata, si dedica alla criogenesi, aliasall'ormai quasi antico sogno dell'immortalità via ibernazione... Molti temi, per un film comp'lesso senza essere"complicato"dove comunque il ruolo mattatoriale di Proietti emerge nella sua migliore forma(mirabile il discorso quando lo scrittore che interpreta parla a Stoccolma ricevend il Nobel, con tutto il"vissuto"e il"dichiarato"di perfidie invero buone(voluto, certo, l'ossimoro)e di riferimenti infra.familiari. Decisamente in questa"umana avventura"che il mfilm rapppresenta o vuole cercare di rappresentare, il ruolo del"leader"è fortemente accentuato, divenendo"pivotale", in qualche modo, senza che gli altri(ossia le altre intepretazioni)spariscano, ma rispettando una gerarchia di valori che, almneo nello spettacolo, va rispettata....Il rischio dell'autocelebrazione era senz'altro presente, immanente, ma è stato(almeno in gran parte)evitato, diremmo. Rimane il rimpianto per il fatto che Proietti manca, ormai e ne rimane comunque l'immagine che lo schermo riesce a ridarci(seconda possibile lettura della frase di Jean Cocteau, per cui"il cinema è la morte al lavoro"). El Gato
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