Voto: 6,5
Prima di tutto, non è un thriller, come molti lo hanno catalogato. Non gliela fa.
Si tratta della storia vera della vita e delle imprese di Francisco (Paco) Paesa, un agente dei servizi segreti spagnoli. La sua missione più importante fu quella di vendere dei missili antiaerei all’ETA, senza che i terroristi sapessero che contenevano un localizzatore, e che fece scoprire alla polizia segreta uno dei loro maggiori nascondigli.
Il film comincia proprio con questa operazione. La spia, a causa di alcuni suoi comportamenti non proprio cristallini, non solo non viene pagato per i suoi servizi, ma il governo gli affida una finta missione con lo scopo di incastrarlo, e lui è costretto a fuggire. Cosi, quando il Generale della Guardia Civile Luis Roldán, sospettato di corruzione, gli chiede aiuto per salvare dei soldi e delle case che altrimenti avrebbe perso se indagato, Paesa, squattrinato e reduce dalla berlina, non può fare altro che aiutarlo.
Co-sceneggiato dal regista stesso (Alberto Rodríguez) e basato sul libro “Paesa, el espía de las mil caras” di Manuel Cerdán, è un opera che non riesce a rendere giustizia al personaggio, né alla storia, e nemmeno all’etichetta di thriller, perché di suspense se ne vede pochissima. Dopo un’introduzione necessaria, con le immagini commentate da una voce fuori campo, il film zooma stretto sulla vicenda Roldan e da lì si trascina per oltre un’ora e mezza, raccontando in modo confuso gli avvenimenti, abusando della suddetta voce fuori campo, mantenendo tutti i personaggi sopra una zattera senza timone né remo, e lasciando che la corrente della storia porti in qualche maniera l’imbarcazione verso terra.
L’unico momento di vita arriva nelle sequenze finali, quando però è ormai troppo tardi e lo spettatore non vede l’ora che scorrano i titoli di coda.
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